3 - So cos'hai fatto, fratello!
Questo posto è davvero straordinario, sono qui da poche ore e ancora non mi sono stancata. Il mio bungalow è piccolo, ma confortevole, le pareti di pietra e il pavimento color grigio chiaro rendono il luogo davvero magico, ho sempre amato questo stile, per di più c'è la tv, anche se non credo avrò molto tempo per guardarla. È composto da due stanze, una comprende un piccolo cucinino, con un tavolino rotondo e due sedie, e un divanetto a due posti, l'altra è composta da un letto a castello in legno scuro, sulla sinistra c'è un armadio a due ante, non credo che ci stiano tutti i miei vestiti, ma pazienza, in fondo a destra un piccolo bagno con la cabina doccia. È tutto troppo carino e perfetto, che non mi sembra proprio che sia qui per lavorare. Ho deciso di sfruttare questa giornata libera per curiosare un po' in giro, magari scoprirò qualcosa di ancora più bello. Potrei andare a visitare gli hotel o meglio, la spiaggia. Chiamerò Lizzie e le chiederò di accompagnarmi, sarà più divertente e ho proprio voglia di fare un bagno. Vado verso la mia valigia, la apro e frugo al suo interno.
Dopo aver indossato il costume e messo a posto alcune cose in camera, mi avvio all'uscita. Apro la porta e vengo travolta da una bella arietta estiva, inspiro ed espiro. Varco la soglia e chiudo la porta alle mie spalle, pronta a raggiungere la casetta di Lizzie. Sto per bussare alla sua porta, quando avverto degli strani versi provenire dall'interno. Mi acciglio e furtivamente mi metto a spiare dalla finestra.
«Cacchio!» esclamo a voce bassa.
Quello che ho appena visto ha dell'incredibile, resterò traumatizzata a vita; Leonard che fa cose con la sua ragazza. Mi batto una mano sulla fronte, quando mi rendo conto di aver sbagliato casa, che imbranata, quella di Lizzie è a destra, non a sinistra. Cerco di abbandonare la mia faccia disgustata e mi avvio nella direzione opposta. Dovrò dirlo a Leonard che l'ho visto? Meglio di no, sarebbe davvero imbarazzante. Raggiungo finalmente il bungalow desiderato e busso alla porta. Non ricevo alcuna risposta. Possibile che non sia in casa? Non mi ha detto che sarebbe uscita. Be', vorrà dire che questo giretto dovrò farmelo da sola, pazienza. Cammino per la piccola stradina, fino ad arrivare ad un cartello che indica la spiaggia. Scendo la lunga scalinata in legno e finalmente vedo il mare. Resto affascinata, questa spiaggia è bellissima, peccato solo che non possa condividere il momento con la mia migliore amica. Sorrido e percorro la lunga passerella, fino ad arrivare alla riva del mare. Slaccio le converse, liberando i piedi anche dai calzini e li immergo nell'acqua fresca. Questo mi ha sempre rilassata, fin da bambina. Alzo la testa al cielo e chiudo gli occhi. Sarebbe perfetto restare così per sempre, non pensare più a niente, dimenticarsi di tutti i problemi, soprattutto dimenticare Zack. Devo smetterla di torturarmi, Zack è un capitolo chiuso, non posso permettergli di rovinarmi la vita anche quando non è presente. Il momento relax viene rovinato da qualcuno che urla, i miei occhi si aprono di scatto e seguono la direzione in cui ho sentito l'urlo.
«Ti ho detto che non lo farò!» un ragazzo dai lunghi capelli fino al collo, castani e mossi, sta urlando al cellulare. Indossa una canotta bianca con lo stemma del villaggio e dei pantaloncini rossi, dev'essere il bagnino, credo. «Non farmi perdere la pazienza, lo sai come la penso sulla questione.» Riesco ad intravedere dei tatuaggi sulle sue braccia muscolose, li ho sempre trovati fastidiosi, anche mio fratello e i nostri amici ne sono pieni, tranne Nick, dice che preferisce distinguersi dal gruppo. «Cazzo, smettila!»
Siamo nervosetti, a quanto pare. Improvvisamente, il mio cellulare comincia a squillare, spaventandomi. Ero così concentrata a fissare quello strano ragazzo che urlava, che il telefono mi ha colto alla sprovvista.
Lo tiro fuori dalla tasca e rispondo. «Lizzie.»
«Ma dove sei? Sono passata al tuo bungalow.»
«Che coincidenza, anche io sono passata da te, ma non eri in casa.» dico con sarcasmo.
«Ero sotto la doccia, lo sai che alzo il volume della radio, mi aiuta a rilassarmi.»
«Sì, lo so, ma non mi è parso di sentire la radio.»
«Be', me lo dici o no dove sei?» cambia argomento. «Ti hanno rapita?»
«Sono in spiaggia.» ridacchio.
«Cosa fai in spiaggia?»
«Nulla, Liz, volevo dare un'occhiata.»
«Che ficcanaso che sei.»
«Senti chi parla.»
«Ti raggiungo!»
«No, sto per tornare, aspettami.»
«Come vuoi, sbrigati.»
Riattacco e ripongo il cellulare in tasca, poi volto nuovamente lo sguardo verso il ragazzo, ma è sparito. Non ha importanza, meglio ritornare al villaggio.
Incontro Lizzie lungo il tragitto, menomale che le avevo chiesto di aspettarmi, invece stava venendo da me. Questa ragazza non fa mai ciò che le viene chiesto, è davvero una ribelle. Quel pensiero sciocco mi fa ridere.
Si avvicina a me e mi scruta con attenzione. «Sei ubriaca?» chiede con un mezzo sorriso.
«No, anche perché non ho idea di dove siano i bar.»
«Io ne ho visto uno lungo la strada.»
«Davvero? Come ho fatto a non notarlo?»
«Perché sei distratta.» Mi limito a guardarla male. «Allora, c'è qualche bel ragazzo a cui possa fare il filo?»
«Liz, ma non avevi una cotta per Nick e Luke?»
«Certo, ma non vuol dire che non possa guardare tutti gli altri.»
«Il tuo ragionamento non fa una piega.»
Entrambe scoppiamo a ridere.
***
La sera è arrivata troppo velocemente e ora ci troviamo tutti insieme nella mensa del villaggio, dove si riuniscono i camerieri e il personale. Abbiamo appena finito di cenare e ognuno di noi sta raccontando cosa ha fatto questo pomeriggio. Mio fratello si limita a stare zitto e ad ascoltare. So cosa hai fatto, fratello! Avrei voluto dirgli, ma mi limito a fissarlo. Ovviamente non c'è niente di male nel sesso, ma pensarlo a letto con Miss Stronzetta mi fa venire il voltastomaco. Lizzie non ha fatto altro che guardare Nick e Luke tutto il tempo, credo che sia ancora troppo confusa riguardo i suoi sentimenti. A me è ritornato in mente quel ragazzo della spiaggia, chissà perché urlava tanto. Okay, ammetto che sono una ficcanaso e mi interesso anche delle cose che non mi riguardano affatto, ma non posso farci nulla, è più forte di me, sono curiosa. Improvvisamente, mi ritrovo una mollica di pane nella maglietta, proprio nel bel mezzo dei seni. Alzo lo sguardo e vedo Luke sghignazzare.
«Hai fatto canestro, amico.» Nick gli dà il cinque e ridacchia.
Stringo le labbra e lo guardo male, dopodiché gli restituisco la sua mollica. Ma lui non molla e comincia a lanciarmi altre briciole.
«Vuoi la guerra?» ironizzo.
Mi alzo dalla sedia e gli tiro dell'acqua in pieno viso, lasciandolo spiazzato. Non posso fare a meno di ridere, accompagnata dalla mia amica.
«Quanto è infantile.» commenta Kimberly sottovoce, ma abbastanza forte da farsi sentire.
«Hai detto qualcosa, biondina ossigenata?» chiedo poco gentile.
«Come mi hai chiamata?» si alza di scatto dalla sedia e mi minaccia con lo sguardo.
«Dai, ragazze smettetela.» interviene Leonard.
«Guarda, faccio di meglio, me ne vado!» urla Kimberly, allontanandosi arrabbiata.
Ovviamente Leonard mi lancia un'occhiataccia, dopodiché la segue come un cagnolino. Cosa pretende, che me ne resti in silenzio mentre quella sciocca della sua ragazza si prende gioco di me? Non gliela darò mai vinta, avrò sempre qualcosa su cui dibattere. Lizzie mi afferra un polso per costringermi a sedere.
«Non vorrete mica fare questo tutta l'estate, vero?» mi chiede Nick.
«È sempre lei che ha da ridire.» risponde Lizzie per me.
«Ma Kels dovrebbe ignorarla.»
«Certo che no! Deve risponderle a tono, proprio come ha appena fatto.»
«In questo modo non la smetteranno mai di litigare.»
«E chi se ne frega!» alza un po' la voce.
Io e Luke ci guardiamo confusi. Come al solito sono finiti per battibeccare e parlano come se io non fossi presente. Avrei riso di questa situazione, quando tutto andava bene, ma ora non riesco a smettere di irritarmi.
«Che bei consigli che le dai.» continua Nick.
«Certo, sono la sua migliore amica, ovvio che le do dei bei consigli.»
«Ero sarcastico.»
«Mi avete rotto le palle.» urlo, attirando l'attenzione degli altri camerieri. «Non sopporto questa ostilità che c'è tra di voi, andate a discutere altrove!»
«Sì, Kelsey ha ragione.» continua Luke. Mi alzo di scatto dalla sedia e comincio a camminare verso l'uscita della mensa. «Ehi, aspettami.» Luke mi segue. Non capisco proprio perché quei due debbano sempre discutere, sono in disaccordo su tutto, praticamente opposti. Mi dispiace aver reagito in quel modo, ma non potevo più sopportare che si continuasse a parlare di me e poi, la discussione stava prendendo una brutta piega, dovevo intervenire. Quando siamo tutti insieme, la serata deve concludersi sempre con Lizzie e Nick che hanno qualche discussione, mai una volta che si possa cenare in santa pace. Raggiungo l'uscita e finalmente respiro l'aria priva di tensione. Mi siedo sugli scalini di pietra e resto in silenzio. Luke fa lo stesso, un attimo dopo. «Bella scena, vero?» chiede.
Volto lo sguardo verso di lui e gli faccio un mezzo sorriso. «Già.»
«Sono proprio fatti l'uno per l'altra.»
«Se dovessero mettersi insieme si sbranerebbero.» ridacchio.
«È questo il bello.» ride di gusto, poi mi avvicino di più a lui e poggio la testa sulla sua spalla. «Cosa ti prende, perché sei così nervosa?»
«Il viaggio mi ha un po' stremata, poi i litigi con Kim, quei due che litigano in continuazione... insomma, un po' di stress, tutto qua.»
«Sicura che sia soltanto questo?»
«Sì.»
Almeno credo.
Io e Luke siamo sempre stati ottimi amici, eravamo nella stessa classe alle scuole medie e al liceo abbiamo frequentato gli stessi corsi. Lui era il tipico ragazzino un po' sfigato e secchione, mi ha sempre aiutata a studiare, ed io aiutavo lui con i bulli che cercavano di mettergli le mani addosso. Portava sempre un paio di occhialoni che gli alteravano il bel colorito azzurro dei suoi occhi e si vestiva in modo imbarazzante, ma non gliel'ho mai detto, proprio perché non mi andava di vederlo stare male. Ora è completamente diverso, il suo aspetto è cambiato moltissimo, è diventato proprio un bel ragazzo. Forse avrei dovuto innamorarmi di lui, anziché di Zack.
«Bella serata, vero?» chiede, alzando gli occhi al cielo.
«Sì.» rispondo, accoccolandomi di più sulla sua spalla.
Poggiala testa sulla mia e ce ne restiamo in silenzio. Meglio non rovinare il momentocon parole inutili e brutti ricordi.
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