Nerd Night Date
Prompt: Gelato
Nerd Night Date
A Eddie pare assurdo che Steve non abbia mai letto – o sentito parlare, de Il Signore degli Anelli. È assurdo, non tanto perché Steve gli sembra un tipo avvezzo a certe letture (anzi, probabilmente non è un tipo da letture pesanti o, per meglio dire, non gli sembra uno che dedica il suo tempo alla lettura, ma ci sono tante cose di lui che lo hanno stupito, da quando lo conosce, che non dà più nulla per scontato), ma il fatto che Dustin non gli abbia rotto le palle fino a sfinirlo e convincerlo allora a leggerlo o, per lo meno, a guardare il film d'animazione che ha ormai una decina di anni, è vero, ma che nel loro mondo, quello dei nerd senza futuro, è un cult.
Ha la sua risposta, però, un pomeriggio di giugno, il giorno prima della pausa estiva, dove lui, Dustin e Steve, decidono di andare a prendere un gelato alla piazza principale di Hawkins, sebbene pulluli di adolescenti e ragazzini che festeggiano le tanto agogniate ferie.
A Eddie, le folle, non sono mai piaciute particolarmente, ma riesce sempre a crearsi una bolla di sicurezza intorno, quando è con Dustin e, ultimamente, anche con Steve. Ormai è praticamente una presenza fissa da quando sono riusciti nell'impresa di chiudere le porte del sottosopra, e Eddie ha quasi paura che sia per via della gelosia che condividono nei riguardi del ruolo genitoriale che si sono quasi affibbiati per caso – forse pure inconsapevolmente, nei riguardi di Dustin. Come se, entrambi, volessero essere la figura paterna che gli è mancata nella vita e sostituirla in qualche modo o... renderla meno dura, ecco.
Così sono lì, seduti ad un tavolino – che si è liberato dopo minuti interi di attesa, passati in silenzio, siccome c'è troppo caos e non si capiscono tra di loro, quando parlano. Per fortuna, però, la postazione scelta è in fondo al locale e lontana dalla musica, dagli schiamazzi e soprattutto dall'entrata, dove c'è un via vai continuo di persone che entrano e escono urlando e ridendo e facendo casino.
Eddie è uno fa casino, che sale sui tavoli, che attira l'attenzione, che aggiunge gadget e chincaglierie al suo outfit pur di farsi notare eppure, da quando sono tornati, quasi vorrebbe essere un po' più invisibile e non sa se sia per via dell'equilibrio che ha trovato, in quella stramba famiglia che condivide il segreto di una Hawkins alternativa, sottosopra, e in cui è entrato quasi senza accorgersene. Forse sì, forse è l'aver trovato un posto nel mondo, il motivo per cui non ha bisogno di essere caotico malvagio . È quasi diventato un neutrale buono. No, forse lo è già e non può non ammetterlo a sé stesso.
Si muove sul sedile, quando Steve poggia i gomiti sul tavolo e si prende la testa tra le mani, quasi già scocciato sapendo quale sarà la conversazione che andranno ad affrontare, perché Dustin si è fissato che devono stabilire un giorno per vedere quel film d'animazione insieme e istruirlo della potenza dell'opera di Tolkien e non ci sono santi che tengano. Se Eddie ha già perso le speranze dopo che glielo hanno detto almeno cinque o sei volte, Dustin sembra più che intenzionato a non demordere affatto finché quella serata non avrà luogo.
«Cosa vuoi sentirti dire, Henderson? Di sì per forza, immagino», dice Steve e lancia un'occhiata stanca ad entrambi. Eddie vorrebbe dirgli che non è obbligatorio dire di sì, ma non vuole nemmeno mettersi contro Dustin. Si sente come un padre che va contro la madre per far felice il figlio . È ridicono, lui non sa nemmeno come siano un padre e una madre premurosi ma, forse, è per questo che gli riesce così bene con quel ragazzino.
Dustin imita Steve e si mette nella sua stessa posizione; chiude gli occhi in due fessure minuscole e lo sfida, quasi. Non ha paura di lui. In realtà nessuno ha paura di Steve Harrington da un bel po', e quando quest'ultimo distoglie lo sguardo alzando gli occhi al cielo e puntandoli poi verso la vetrata, Dustin si fa più avanti con la schiena.
«Voglio solo che tu capisca che provare a vedere qualcosa che pensi non sia nelle tue corde non significa essere un debole.»
«Significa perdere tempo. Non me ne frega niente di conoscere da dove viene il vostro linguaggio in codice », risponde Steve, aprendo le virgolette e soppesando quel fatto del codice che usano tra loro usando Il Signore degli Anelli come dizionario. «Può benissimo rimanere una cosa tra di voi», continua e Eddie sente il suo sguardo addosso e lo percepisce quasi... geloso. Qualcosa che lui ha esternato al di sotto di Hawkins, quando l'argomento Dustin è uscito fuori tra loro.
«Beh», esordisce, sentendosi in dovere di intervenire, «Magari Dustin sta solo cercando di coinvolgerti in qualcosa che piace sia a me che a lui.»
Dustin lo indica con un gesto della testa, annuendo poi, con gli occhi ancora puntati su quelli di Steve, per nulla intenzionato a lasciar andare quel mood truce. Sembra quasi pronto a lanciargli un incantesimo.
Eddie infila una mano nella tasca dei jeans e si rigira nervosamente il dado di D&D che porta sempre con sé, mentre l'altra mano va a giocherellare con la collana con il plettro che indossa praticamente da sempre. Non sa perché, ma quella tensione che si è creata tra loro, lo innervosisce un po'.
Forse, semplicemente, non gli piace l'idea che Steve pensi di contare meno, rispetto a lui. No, decisamente questa cosa non gli piace per niente.
Vuole che siano pari, anche se è lui quello a sentirsi meno importante, forse non solo invisibile al mondo intero, ma anche un po' agli occhi di Steve, certe volte, specie quando si tratta di Henderson.
Quel rompipalle di Henderson.
«Non basta il babysitting continuo? Non basta il dover combattere dei... cosi mostruosi una volta ogni tot insieme, guarda caso sempre attacchi l'uno al culo dell'altro?»
«Non lo decido io!», controbatte Dustin, e Steve si esibisce in una risata senza entusiasmo e annuisce velocemente, prima di indicarlo con un indice accusatorio.
«Perché sono io quello che ti salva sempre le chiappe!»
«Penso di averti salvato le chiappe molte più volte io, sai?»
«Ah, sì?»
«Sì, penso proprio di sì, deficiente!»
«Non credo proprio! Se vuoi posso raccontartele tutte, in ordine cronologico partendo dal 1983, che ne dici?»
«Dico che potrei fare lo stes-»
«Okay, ora avete rotto le palle, d'accordo?», interviene Eddie, rizzandosi sulla schiena e agitando una mano tra di loro, che continuano comunque a guardarsi in cagnesco, come un genitore e un figlio che non fanno altro che discutere su cavolate e basta, «State facendo a gara a chi ha dovuto salvare le chiappe all'altro più volte, ve ne rendete conto da soli?»
«Certo che sì!», esclamano entrambi, girandosi a guardarlo, indignati quasi che abbia sottolineato quell'ovvietà, quando lui voleva semplicemente dimostrare loro quanto fosse ridicolo quel fatto.
Apre bocca per parlare ma arrivano i loro gelati e, forse per fortuna, questo calma un po' le acque. L'arrivo della cameriera ha bloccato quel flusso di stronzate che sembravano non vedere una fine e, passandosi una mano tra i capelli lunghi, sospira.
I due cominciano a mangiare il loro gelato e, stavolta, hanno deciso di non guardarsi affatto. Sono tutti concentrati sui loro dolci e nient'altro, finché Eddie non si accorge che, in sordina, stanno facendo a gara a chi lo finirà prima.
«Okay, mi avete davvero stufato, voi due! Vi gelerà il cervello se non rallentate, e non ho voglia di... portarvi in ospedale o, che ne so, tirarvi addosso una secchiata d'acqua calda, specie in pieno giugno. Se Steve non ha voglia di vedere quel cartone non c'è bisogno di insistere, Dustin», dice, infine, tirando fuori scocciato tutte quelle cose che ha represso fino ad ora per paura che entrambi possano odiarlo. Dustin si gira verso di lui, già pronto a rispondere a tono, deluso forse dal fatto che stia prendendo le difese di Steve; quest'ultimo gli punta un dito contro, corrugando le sopracciglia, decisamente contento che sia dalla sua parte. «E tu, Harrington, dovresti rilassarti un po'. Ti ha solo chiesto di vedere una cosa insieme, si tratta di un paio d'ore. Che cazzo ti costa provare?», chiede, infine, perché ne ha fin sopra i capelli di quelle scene patetiche che si sono generate per colpa di una stronzata colossale come quella.
«Del tempo perso?», risponde Steve, e abbassa il dito, deluso.
«Come se avessi di meglio da fare.»
«Io ho sempre di meglio da fare! Lavorare, per esempio! O badare a te e ai tuoi amici piantagrane, o ascoltare il flusso infinito dei discorsi senza senso di Robin senza prenderla a schiaffi o... l'ho già detto lavorare », chiede, confuso, e Eddie trattiene una risata quando vede la sua espressione mutare e perdere ogni vena di disappunto per via di quel dubbio. Lo guarda con la stessa tenerezza con cui guarderebbe un golden retriever che corre felice in un campo fiorito.
«Che uomo impegnato!», esclama Dustin, poi scuote la testa e torna a mangiare il suo gelato, chiaro segno che la conversazione è finita lì, anche se Eddie sa benissimo che quello non è un comportamento da Dustin e si accorgi che quel silenzio non è altro che una sorta di punizione. Un silenzio punitivo, che pare funzionare. Steve passa lo sguardo da lui a Eddie, palesemente in difficoltà con le sue emozioni e boccheggia qualche frase senza senso, cercando forse di uscire da quella situazione dove non c'è più conflitto, ma solo il nulla.
E Eddie lo sa, lo ha capito, che tutti e tre sono incapaci di ascoltare il silenzio, da quando sono tornati dal sottosopra .
«Okay. Okay, sentite, due ore libere le posso anche trovare, una sera di queste, per vedere questo cartone che tanto vi piace ma alle mie condizioni!», dice, infine, sconfitto e Dustin alza una mano per dare il cinque a Eddie che ricambia con un sorrisetto soddisfatto, che non riesce proprio a nascondere.
«Che non si faccia tardi perché sei vecchio e devi andare a nanna presto?»
Steve stringe i denti. «Non farmi pentire di aver accettato, Henderson. No, la prima condizione è che se il film mi annoia, si toglie, e non cercherete mai più di incastrarmi per farmelo vedere.»
«Io non ho cercato di costringerti», dice Eddie, in sua difesa, sentendosi preso in causa, e Steve gli lancia un'occhiata comprensiva, come a voler dire no, non parlavo di te, ma capiscimi... devo generalizzare o si sentirà offeso.
È quasi assurdo quanto sia semplice leggere Steve nel pensiero, anche solo con uno sguardo e basta.
«La seconda richiesta è che ci sia del cibo decente e non la tua roba del discount, Dustin!»
«Ricevuto. Non voglio che mi intasi il cesso di casa l'ennesima volta», ride Dustin e Eddie trattiene una risata mordendosi il labbro inferiore.
«È successo una sola volta, ed è tutta colpa dei tuoi nachos alla paprika di settima categoria! Stavolta ognuno porterà qualcosa!», conclude e attende poi, con sguardo quasi severo, che entrambi accettino.
Eddie e Dustin si guardano e, annuendo prima tra loro, poi lo fanno verso Steve, che rilassa le spalle e torna a mangiare il suo gelato.
«Perfetto, dunque si fa domani sera a casa mia. Alle otto. Non un minuto di più. Porta la cassetta dal negozio di noleggio, Steve», decide Dustin, mentre si alza improvvisamente in piedi.
«Cosa?», chiede l'altro, aprendo le mani e mettendo su un'espressione quasi schifata. «Oltre il danno la beffa? Tu non ce l'hai quel merdosissimo film?»
«Bada a come parli e sciacquati la bocca quando parli de Il Signore degli Anelli! Io vado al cesso, ci vediamo tra un po'», conclude Dustin e poi se ne va, senza attende nemmeno una risposta.
Quando sparisce dalla loro visuale, Steve si accascia sul sedile della panca imbottita e si posa una mano sulla fronte.
«Mi farà diventare vecchio prima del previsto.»
Eddie sorride e si rende conto di non aver nemmeno toccato il suo gelato, ma ha solo giocato distrattamente con il cucchiaio nella crema, che si sta sciogliendo.
«Se ti può consolare, penso la stessa cosa.»
Steve si toglie la mano dalla fronte e sospira, poi torna in una posizione normale e alza le spalle.
«La verità è che mi sono preso la responsabilità su tutti loro, ma lui è quello che mi fa dannare di più. Per questo forse riesce sempre a convincermi a fare qualunque cosa. Poi, da quando siamo tornati...», dice, ma non riesce a finire la frase; i suoi occhi semplicemente si fermano su quelli di Eddie che, forse, stanno emanando troppa sincerità e forse si sono anche velati leggermente di tristezza, al ricordo di tutto quello che ha dovuto sopportare fino a qualche mese fa, quando tutti pensavano che fosse un assassino, quando lui non torcerebbe un capello a una mosca.
«Capisco benissimo», si sente di dire, e abbassa gli occhi sul suo gelato, incapace di sopportare ancora i ricordi che, tra le tante cose che Steve gli trasmette, sono una specie di interferenza nella gola, che gli si secca e quando manda giù il primo boccone di gelato, sente quasi dolore.
«Senti, Eddie... mi dispiace molto per quello che è successo e per quello che... insomma, quello che hai dovuto vedere, e che hai passato poi. So che le cose non sono migliorate del tutto, ma se ti può consolare noi sappiamo la verità al cento per cento e sappiamo cosa sei.»
«E cosa sono?», chiede, ridendo nervosamente, e non ce la fa proprio ad alzare gli occhi al cielo.
«Beh», esordisce Steve, a disagio, visibilmente non abituato a esprimersi in modo profondo. «Quello che non sei!»
Gli viene quasi da ridere e, con un po' di coraggio, alza appena gli occhi sui suoi. «Wow, impressionante, Harrington!»
«Quello che intendo è...»
«Lo so. Scherzavo. Non sono bravo a dire grazie ma so cosa intendevi», che non sono un assassino, un satanista, una brutta persona.
«Bene, perché io pure sono un casino a esprimere qualunque sentimento, quindi mi fa piacere se ci capiamo al volo», ammette Steve, e deglutisce a vuoto, visibilmente a disagio. «Per questo...»
«Mh?»
«Domani che fai?»
«Oh, vado da Dustin a vedere Il Signore Degli Anelli, vuoi venire?», ironizza, capendo che ha già dimenticato quell'appuntamento. Infatti Steve si morde il labbro superiore e ride nervoso, scuotendo poi la testa.
«Giusto, la serata di merda a casa del rompipalle... e dopodomani?»
«Nulla, assolutamente nulla, come al solito», risponde, sincero, perché da quando sono tornati Eddie si è distaccato da un bel po' di cose, tra cui le sostanze che ogni tanto gli servivano per sentirsi meno solo e depresso – dopotutto è vero, ha trovato degli amici, ha instaurato con loro un legame completamente diverso, di complicità, quasi indefinibile, così tanto che non ha bisogno di altri modi per evadere e non pensare alle cose brutte, alla sofferenza e a quanto si è sentito solo fino a qualche tempo fa.
Forse un pezzo di lui è rimasto nel sottosopra, e per questo quando Steve gli chiede cosa farà dopodomani, gli concede la sincerità più assoluta, come se potesse salvare anche lui, oltre che Dustin, o tutti gli altri. Come se anche lui volesse, in qualche modo, entrare nella cerca di gente protetta da Steve Harrington.
«Proiettano Top Gun, dopodomani, al Cinema Park e... non so, magari ti andava di vederlo insieme. Sempre che sia il tuo genere», chiede, morsicandosi qualche parole, tra quelle che escono fuori un po' più sicure di sé.
Eddie alza la testa di scatto e lo guarda mordendosi le guance dall'interno, preso alla sprovvista.
Steve Harrington... gli sta proponendo un appuntamento?
«Con Dustin?»
«Senza Dustin», risponde, immediatamente, come se potesse mancargli il coraggio da un momento all'altro e Eddie non si è mai sentito così elettrizato in vita sua.
Non sa che tipo di invito sia, se è di carattere amicale o ha altri intenti, ma non gli interessa saperlo o scoprirlo ora. È già tanto che, la persona per cui ha iniziato a nutrire un vago interesse, gli stia proponendo una cosa tra loro, da soli... come due genitori che escono senza il figlio, dopo tanto tempo.
«Okay, non è il mio genere ma... dopotutto ti devo un favore dopo la serata di domani.»
«Non te l'ho chiesto perché penso che tu sia in debito con me per la serata di domani!», risponde Steve, indignato.
Eddie scoppia a ridere, reclinando la testa all'indietro, ed è quasi sicuro di non poter contenere la felicità, sebbene senta dentro una sorta di groviglio che somiglia a una gabbia di farfalle pronta a spalancarsi dentro al suo stomaco. «Lo so, Steve, stavo scherzando!»
«Allora andata?»
«Andata», risponde, semplicemente e si sorridono a vicenda, prima di tornare di nuovo a mangiare, senza parlare, i loro gelati.
Il silenzio non è mai stato così piacevole come adesso.
Dustin torna dal bagno e, prima di sedersi di nuovo, li guarda confuso.
«Che diavolo è successo, qui?»
Eddie e Steve si guardano, poi si girano verso di lui, sorridendo.
«Assolutamente niente», dicono all'unisono e, negli occhi del Dustin, c'è una scintilla, quella della consapevolezza e, senza dire altro, si siede di nuovo accanto a Eddie; lancia un'occhiata prima a uno e poi all'altro e, infine, ride.
«Siete i peggiori genitori che mi siano mai capitati!»
«Vaffanculo!», esclama Steve e ricominciano a discutere, sotto gli occhi divertiti di Eddie che, a questo punto, deve solo abituarsi all'idea che sarà sempre così e che, seriamente, come genitori fanno proprio schifo.
Ride, e guarda fuori dalla finestra il mondo che non fa parte di sé, ma di cui non sente nemmeno più la mancanza.
Ha trovato il suo posto, finalmente.
FINE
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