~8~
°•Kou•°
"Oh...GODO hahah"
Risi anche io.
Da quel momento mi precipitai nei ricordi. Anche se avevamo praticamente venticinque anni, mi ricordavo ancora ogni sfumatura di tutto ciò che è accaduto in quella scuola media.
Mi resi conto che eravamo in silenzio...iniziai a scuotere la testa da destra verso sinistra come un cane fragico che spruzza acqua dappertutto quando si scuote.
Dopo questo gesto i miei capelli si erano messi in disordine. Allungai una mano che dalla mia fronte strusciò fino a sopra la mia testa. Quel movimento portò indietro i miei capelli e li sistemai.
Mi girai verso di lui.
Ero confuso.
Lui non mi guardava.
Per la testa mi scappò un 'Perché?'
Fissava il vuoto.
"Vogliamo andare di sopra?"
Chiesi quasi sussurrando con lo sguardo ancora verso il basso e la mano ancora tra i capelli.
Lui senza distogliere il suo sguardo concentrato sul vuoto annuì.
Ci alzammo entrambi dalle sedie e salì le scale davanti a Mitsuba.
Entrammo nella sua stanza ora buia, ma che per me aveva una luminosità infinita.
Appena lui entrò accese la luce della sua scrivania e si sedette sul pavimento appoggiando la sua schiena sulla porta finestra guardando il soffitto.
Io ero rimasto in piedi e non capivo il perché tutto ciò.
Non avevo ancora visto...cosa aveva in mano...
..."~Ricordi~"...
Senza fiatare mi sedetti alla sua sinistra e lo guardai sfogliare quell'album.
Si, arrivò a quella fotografia.
Arrivò a quel ricordo.
Ricordò a quel momento.
"Sei sempre stata una persona importante per me Kou...sono felice di averti trovato su quella panchina...anche se stavi soffrendo ti ho comunque rivisto...ho comunque rivisto quell'orecchino del traffico da sfigato di merda...ho comunque rivisto il mio migliore amico..."
Era veramente Mitsuba quello che stava parlando?...
Te lo dico io...
Era il suo animo.
Quella serata era una vera e propria immersione nei ricordi.
Ero felice di ripensare a ciò che avevamo passato...mi trasmetteva un qualcosa di spensieratezza.
Mentre lui non sembrava esserlo tanto quanto me...
Mi avvicinai a lui per vedere che faccia aveva, se sulle sue labbra era stampato quel suo sorriso smagliante.
Quando mi accorsi che per sbaglio gli avevo toccato la fronte.
Lui girò lo sguardo verso di me mentre io avevo indietreggiato di stacco.
L'unica luce che ci illuminava era quella della lampada sulla sua scrivania, per il resto ci pensò la luna piena a fare un'ulteriore atmosfera.
Per un momento non pensai più...
Avvicinai il suo viso delicato lateralmente al mio con un solo dito.
E appoggiai le mie labbra sulla sua guancia sinistra dandogli un delicato bacio su di essa.
Quando sentì queste ultime diventare calde mi allontanai e ritornammo a farci dividere dalla stessa distanza di qualche secondo prima.
Lui ora mi guardava con occhi lucidi e spalancati.
"Non ti avevo ancora ringraziato per oggi: la cena, il concerto, la canzone,...il fatto che mi sei sempre stato accanto...insomma, sai già che con le parole non ci so fare, ma più con i fatti"
Rise.
Risi anche io.
"Prego ragazzino con un orecchino da sfigato di merda"
Sorrisi a risentire quel lungo soprannome.
Ci alzammo entrambi e ognuno di noi si mise il pigiama.
Mi misi il suo pigiama largo.
"Senti domani vuoi andiare a fare una passeggiata qua vicino?"
Rimasi un attimo confuso.
Mitsuba, quella classica persona si sveglia sempre oggi mattina almeno a mezzogiorno, vuole fare una passeggiata mattutina?
Portai una mano al mento.
"Si va bene"
Dissi con ancora un po' di confusione nella testa.
Mitsuba spense la lampada che stava sulla sua scrivania e si lanciò sul letto con la faccia sul cuscino.
Lasciandomi al buio camminai lentamente verso il letto e mi sdraiai delicatamente.
Ero di spalle a lui.
Sentì dei leggeri rumori dalle coperte come se si fosse mosso, probabilmente la faccia non sprofondava più nel cuscino.
Continuai a sentire i delicati rumori della coperta strusciare fino a che la mia mano sentì che qualcosa la stava toccando.
Era la mano di Mitsuba, che prese la mia e la portò indietro verso di sé.
Io gli davo le spalle, ma gli tenevo la mano.
Io guardavo la luna, mentre lui guardava le mie spalle.
Anche se ero girato dall'altra parte, non eravamo distanti.
Quella stretta di mano ci teneva legati.
Era una sensazione strana quella che provavo, ma non tanto strana da lasciargli la mano.
Ma non tanto strana da farmi sentire scomodo.
Ma non tanto strana da non farmi dormire.
Infatti dopo pochi minuti mi addormentai, ma me ne resi conto solo la mattina seguente.
La mattina dopo
La mia mano e la sua erano ancora intrecciate. Ancora mi chiedevo il perché mi abbia stretto la mano. Non c'erano nè tuoni nè lampi, di cosa avrebbe dovuto aver paura?
O forse non aveva paura.
O forse non aveva tristezza.
Forse voleva conforto...ma allora sono riuscito a donarglielo?...
A malincuore lasciai la mia mano dalla sua.
Mi sedetti su quel letto comodo e bianco su cui avevo dormito.
Guardai il mio orologio: erano appena le 10 del 29 Agosto.
Mi lavai il viso, i denti e mi misi una maglietta a maniche corte e dei pantaloncini.
Voglio ringraziarlo anche io come ha fatto lui.
Scesi al piano di sotto e decisi di preparargli dei pancake.
Li guarnì con del miele e delle fragole su ogni strato. Preparai due caffè, un cappuccino che bevvi all'istante, e un caffè latte.
Misi quella fantastica colazione su un vassoio e andai al piano di sopra.
Appoggiai delicatamente la colazione sul comodino e iniziai a bisbigliare il suo nome scuotendolo.
Dopo un po' fece un lamento e si coprì gli occhi con il dorso della mano.
Mi accorsi che stava entrando troppa luce dalla finestra, perciò correndo verso questa coprì la luce con le tende.
Lui mi guardava con gli occhi che erano ancora delle fessure.
"'Giorno Mitsuba, guarda che ho qui"
Dissi porgendogli il vassoio.
Lui si stropicciò gli occhi, mi guardò, mi sedette, prese il vassoio e
"Grazie" mi disse con un leggero inchinamento della sua testa.
Iniziò a mangiare e io lo guardai.
I suoi modi non erano stanchi, ma delicati all'estrema potenza.
La lentezza delle sue mani mi trasmetteva tranquillità.
Quella lentezza che ormai riempiva le mie giornate.
Dopo che ebbe finito, volevo togliergli il vassoio, ma lui lo appoggiò sul letto e mise le mani sopra le mie accarezzando il pollice.
"Ti voglio bene" disse quasi sussurrando guardando le nostre mani una sopra l'altra.
Levai una delle mie mani e la misi sopra la 'torre' che stavamo costruendo. Misi la mia mano sopra le sue.
"Anche io Mitsuba"
Lui mi sorrise.
Sorrisi come risposta.
Tornai alla realtà.
"Senti, se vogliamo fare la passeggiata, è meglio se ti prepari"
"Preferisco andare in pigiama"
Sorrise.
Si alzò dal letto e si incamminò verso il bagno.
Se si è voluto svegliare presto per uscire, significa che vuole farmi vedere qualcosa?...
Credo di sì, ma non ne sono molto sicuro.
°•SPAZIO AUTRICE•°
Se ti sta piacendo questo capitolo e la storia in generale, fammelo sapere con un ♡commento♡ e una ☆stellina☆
^^
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