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22. Vincere ( II )

Rimango immobile per minuti interi. Non so quanto tempo passi realmente, ma i muscoli del mio corpo sembrano pietrificati.
Ho osservato la porta chiudersi davanti a me, ho osservato Marc uscire sorridente, ma sono rimasta qua.
Per uno, due, dieci minuti...Ormai ho perso il conto.
Mi ha detto che mi ama, non me lo sono sognato vero?
Me l'ha detto e se n'è andato, lasciandomi qua da sola a pensare e ripensare a quelle due parole.

Mi risveglio da questo stato di trans solo quando sento il rombo delle moto, segno che stanno scendendo in pista.
Come destata da uno dei miei migliori sogni, o dei peggiori incubi, sbatto un paio di volte le palbebre per riprendere contatto con la realtà, poi corro al box Ducati.

Lì è tutto esattamente come quando me ne sono andata, ormai quasi mezz'ora fa.
Jorge non c'è più, essendo sceso in pista, ma i suoi meccanici sono rilassati e desiderosi di godersi questa ultima gara.
Torno a voltarmi verso il lato di Dovizioso, dove, al contrario, la tensione è sempre più tangibile.
Vedo la sua famiglia, alcuni suoi amici, i suoi meccanici fidati e il suo ingegnere di pista.
Tutti riuniti vicini, tutti con la stessa unica speranza.
E per un momento mi sembra quasi di condividerla, perchè nel vederli così, insieme per Andrea, mi pare di fare un torto non tifando per lui.
Per un breve istante credo di sperare che vinca, che diventi campione del mondo, anche solo per vedere tutte quelle persone gioire con lui.

Poi realizzo cosa questo comporterebbe e scuoto la testa, rendendomi da sola conto delle assurdità a cui ormai stavo pensando.

Non potrei mai tifare contro Marc e nemmeno vorrei.
Mi rendo conto solo ora di essere l'unica qui dentro a tifare per lo spagnolo, questo giustificherebbe le occhiatacce che mi arrivano da chi sa chi sono.
Già, forse rimanere qui a fissarli non è il massimo.

Mi volto di scatto, come spaventata, andandomi a sedere sulla mia solita poltroncina. Questa volta, però, non ho nessuna intenzione di passare il tempo al computer, gettando di tanto in tanto lo sguardo ai monitor.
Rimarrò qua seduta fino all'ultimo giro, poi spero di poter andar finalmente a festeggiare con Marc.

I semafori si accendono, lentamente, per poi rimanere un tempo che a me sembra infinito, immobili.
Ho sempre amato le partenze, l'adrenalina a mille, l'imprevedibilità.
L'esatto istante in cui i semafori si spengono, in cui c'è la famosa calma prima della tempesta.
"Tesa?" Mi domanda Matheo, sedutosi ora al mio fianco.
Gli sorrido annuendo, senza però mai spostare lo sguardo dallo schermo.
Sento la sua mano posarsi sulla mia e stringermela, gesto che in qualsiasi altro momento mi avrebbe lasciata spiazzata, ma ora come ora passa alquanto inosservato.
Finalmente quei dannati semafori si spengono, scatenando letteralmente l'inferno.

Giro dopo giro le moto si rincorrono, i piloti danno il massimo e i tifosi sugli spalti si esaltano sempre di più.
Eppure sappiamo tutti, e con tutti intendo ogni singola persona che da qualsiasi parte del mondo ora stia assistendo alla gara...Dicevo, eppure sappiamo tutti che non conta più una vittoria, un podio o un sorpasso. Non se questi non sono ottenuti da uno tra i due contendenti al titolo.
Ed è così che con facilità ogni mossa di ogni pilota passa in secondo piano, perchè tutti abbiamo occhi solo per loro, solo per Marquez e Dovizioso.

Certo, in questo preciso box in cui mi trovo, un minimo di attenzione ad Jorge la diamo, ma sotto sotto ognuno dei presenti è più interessato a quei due piuttosto che a Lorenzo, per quanto possano nasconderlo.

In questo caldo giorno di metà novembre, la MotoGP è diventata una sorta di palcoscenico, un teatro dove mettere in scena una delle migliori gare al cardiopalma della stagione.
E si sa, nel teatro o cinema, che dir si voglia, non esistono piccole parti, ma solo piccoli attori.
Ed è così che un 'piccolo' Jorge Lorenzo si ritrova suo malgrado a rivestire una parte forse più grande di lui, quantomeno oggi.

Jorge è terzo, davanti a lui Marc e Zarco, a lottarsi la prima e la seconda posizione. Dietro il suo compagno di squadra Andrea Dovizioso.
I team radio parlano chiaro, o almeno così si può dire vista la situazione: Jorge deve lasciare passare Andrea, è l'unica chance per l'italiano per arrivare a lottare con Marc e, magari, vincere il mondiale.
Ora, si potrebbero aprire infinite parentesi su quanto sta succedendo ora in pista, sul fatto che Andrea sembri non avere il passo per stare con i due lì davanti, sul fatto che Jorge sia comunque a podio.
Ma le chiacchere lasciano il tempo che trovano, anche perchè in una gara simile sembra non esserci il tempo per fermarsi a parlare.

"Che ne pensi?" Mi chiede Matheo, riferendosi evidentemente alla situazione tra Jorge e Andrea.
Non dico niente e lui, intelligentemente, capisce come io non sia la persona adatta a cui chiedere.
Potrei dirgli che per me Jorge sta facendo il miglior lavoro possibile, ma sarei fin troppo sbilanciata verso Marc, seppur indossando una divisa Ducati che non mi è mai stata così stretta.

Mi giro un secondo verso di lui, il tempo necessario per sorridegli forzatamente e fargli capire che non lo sto odiando, non quanto pensa lui.
Ma i suoi occhi, fino a un attimo fa sorridenti e tranquilli, si sgranano di colpo, rivolti verso il monitor.

Mi giro rapidamente, allarmata dalla sua espressione, osservando Marc che supera Zarco.
Fin qui tutto bene, penso, tirando un sospiro di sollievo.
È quel che succede dopo a farmi perdere il battito.
Marc và lungo, troppo, decisamente troppo lungo.
Quella via di fuga sembra non finire mai, così come la sua staccata. Zarco prosegue ripassandolo, mentre la moto di Marc sembra non volersi più fermare.
Le due ruote ora si trovano nella ghiaia, mentre il posteriore balla e lo spagnolo cerca di tenere a bada quella che, più che una moto, sembra essere un toro.
"Ora và giù, giù, giù, giù!" Grido stringendo con forza i braccioli della sedia.
Nel box al nostro fianco, a pochi metri da noi, sento già qualcuno esultare.
"Forza Marquez mollala!" Urla qualcuno. "Ormai è fatta" Dice qualcun altro.
Ci sperano e come biasimarli.
Una caduta di Marc ora consegnerebbe il mondiale dritto nelle mani di Andrea.
"Non sanno con chi hanno a che fare" Dico quasi in un sussurro, come se stessi cercando di dirlo a Marc.

Matheo si volta verso di me, con un sorriso oserei dire compiaciuto, ma non ho intenzione di voltarmi.
Rimango immobile mentre Marc, finalmente, porta la moto fuori dalla ghiaia.
È di nuovo in pista, ancora in sella, ancora in corsa per la gara.

Quello che succede dopo è, come dire, assurdo.

Nel calcio si dice, o almeno così mi è stato riferito da amici molto tempo fa in una serata infinita a Madrid (ma questa è un'altra storia), 'goal sbagliato goal subito'.
Ecco, se questo potesse essere trasferito nella MotoGP, l'esempio lampante sarebbe sicuramente quanto appena successo.
Mancano cinque giri alla fine, Marc è ancora miracolosamente in corsa, ma non può dire lo stesso Jorge.
È caduto, cercando poi di recuperare la moto, ma con scarsi risultati.

All'interno del box c'è stato qualche lamento, ma nulla di eclatante.
Lo sanno tutti che oggi in Ducati conta solo Dovizioso.
Andrea è forte, corre mostruosamente ed è l'unico che quest'anno è riuscito a tenere il passo di Marc, a dargli filo da torcere.
Il 93 stesso mi ha confidato che lo considera uno dei suoi più ardui avversari e che, per tenacia e modi di fare, si rivede molto in lui.
Io quel giorno avevo annuito, credendo ciecamente alle parole del mio ragazzo, ma oggi mi sento di dissentire.
Marc e Andrea saranno anche simili, ma in una cosa differiscono sostanzialmente.
Andrea Dovizioso è umano, Marc Marquez no.

Ed è per questo che, quando anche Andrea si ritrova a compiere un errore, non riesce ad evitarlo.
Nessun salvataggio in corner, nessun toro domato.
La sua Ducati non sopravvive alle sabbie mobili della ghiaia, facendolo cadere a terra.
Riesce perfino a tornare in pista per qualche istante, trovandosi però costretto al ritiro.

Nei box cala il silenzio più tombale.
Non ho nemmeno la faccia tosta di voltarmi verso di loro, di vedere cosa dicono o pensano.
Rimango sempre incollata a quello schermo, che inquadra Andrea e la moto che l'ha lasciato a piedi.

Senza neanche rendermi conto dei miei movimenti mi alzo, sotto lo sguardo incuriosito di Matheo, avvicinandomi a passo rapido verso il muretto box.
Sorrido agli ingegneri di Jorge, incamminandomi però più in su, fino ad arrivare al muretto della Honda.
Qui non sanno esattamente chi io sia, hanno una vaga idea, probabilmente avranno sentito qualche voce di corridoio, ma nulla di confermato.
Eppure questo al momento gli basta per tenermi lì, al loro fianco.
Osservo mentre preparano il cartello da mostrare a Marc, chissà come si starà sentendo in questo istante.
Mi affaccio alla rete per osservarlo passare, volta leggermente la testa per leggere e rimane come bloccato.
Dovi out.
A cinque giri dal termine, Dovi è out.

Sento una mano posarsi sulla mia schiena, facendomi voltare di scatto.
"Alex! Dovizioso è, lui è-" Non concludo la frase, interrotta da uno splendido sorriso di Alex.
Mi porge la mano, aiutandomi a scendere dal muretto.
"Senti, devi toglierti quella maglia subito e venire con me" Lo guardo ancora incantata, ma ovviamente non pongo resistenza.

Mi porta nel box di suo fratello, incurante degli sguardi su di noi.
Mi accompagna fino al bagno lanciandomi una maglietta in cotone per celebrare Marc.
"Alex, sicuro non porti sfiga?" Gli chiedo, sentendolo ridere.
È proprio quella risata a riportarmi nel mondo reale.
Ad essere sincera, dopo quel 'te quiero' di Marc era come vivessi in una bolla ovattata, non percependo a pieno quanto succedesse intorno a me.
Forse questo ha evitato che mi venisse un infarto in varie occasioni di gara, ma ora sono contenta di essermi totalmente ripresa.
Esco dal bagno sorridendo ad Alex, che mi guarda con ancora gli occhi allegri.
"E ora?" Gli domando scoppiando subito dopo a ridere, così forte da avere quasi le lacrime agli occhi.
Lui mi prende sotto braccio fino ad arrivare al fianco di quelli che deduco essere i loro genitori.
"Manca un giro" Dice l'uomo alla mia destra, abbracciando Alex.
Entrambi sorridono entusiasti, mentre la donna alla mia sinistra è seria ed impassibile.
Lei dev'essere la mamma, lo dev'essere per forza. Le mamme sono sempre quelle più preoccupate e lei non fa eccezione.

All'ultimo giro Pedrosa supera Zarco, facendo esultare l'altro lato del box Honda, ma questo è irrilevante al momento.
Perchè poco dopo Marc varca impennando la linea del traguardo, con le braccia alzate al cielo e il corpo immediatamente rilassato.
Un urlo di gioia e liberazione scoppia in tutto il suo box, soprattutto tra le persone che mi circondano.
"Ha vinto?!" Mi chiede con un sorriso stampato in volto la donna bionda al mio fianco.
Ecco, ora so da chi il mio Marc ha preso il sorriso.
"Sì signora, ha vinto" Rispondo abbracciandola d'istinto.

Ha fatto quello che gli viene meglio, vincere.

Alex e i genitori decidono di correre incontro a Marc, per festeggiare con lui quando è ancora sulla moto.
Io invece, tornata alla realtà, preferisco raggiungerlo nel parco chiuso, dopo essere andata a vedere di Jorge.
Entro nel suo box ancora sorridente, non riuscendo proprio a nascondere la mia gioia del momento.
"Jorge! Mi dispiace per quella caduta, ti meritavi il podio" Dico avvicinandomi a lui, ma fermandomi quando il pilota scoppia in una fragorosa risata.
"Scusami?" Domando, quasi scocciata dal fatto che si burli di me in questo modo.

Lui scuote la testa, afferrando il cellulare e girandolo verso di me.
Ha la fotocamera aperta, il che mi consente di guardarmi come fossi allo specchio.
"Jorge ho qualcosa che non và?" Gli chiedo sistemandomi i capelli nervosamente, mentre lui continua a ridere imperterrito.
"No no - Dice dopo qualche secondo - Solo ecco...la maglietta".
Abbasso lo sguardo su di me, ricordandomi solo ora della presenza di quella maglia.

Già, Anna Torres verrà ricordata per essere la ragazza che è entrata nel box di Dovizioso con la maglia celebrativa del mondiale di Marquez.
Mi giro di scatto per osservare se qualcuno mi avesse notata, acquisendo subito un colore molto simile al paonazzo.
"Comunque grazie di essere venuta peste, ma ora scappa, prima che ti uccidano" Ridiamo nuovamente insieme, prima che io lo stringa in un forte abbraccio e scappi fuori dal box Ducati.
Temo non ci metterò più piede.

Ci metto un pò a passare tra la folla di meccanici per arrivare al parco chiuso. Vedo la Honda di Pedrosa nel posto del primo arrivato, poi la moto di Zarco appena parcheggiata al suo fianco.
Vengo praticamente schiacciata alle transenne, fredde al contatto con la mia pelle, in trepidante attesa dell'arrivo del campione.
Come suo solito, gli piace farsi aspettare.

Dopo qualche minuto vedo la moto avvicinarsi lentamente, mentre Marc la cavalca con in mano una bandiera con il 93.
La parcheggia e rimane qualche secondo lì, come dovesse realizzare quanto appena successo.
È il suo sesto mondiale, il quarto nella Classe Regina.
Alla sua età, come lui, nessuno mai.

Scende dalla moto, le gambe gli tremano e attraverso il casco posso vedere gli occhi sorridenti.
Salta subito addosso ai suoi meccanici, lanciando un improbabile dado rosso gigante fra noi.
Ecco, non sono sicura si sia accorto di avermi colpita, ma per ora lo lascerò festeggiare rimanendo in disparte a guardare.
Festeggia tanto, fa le foto di rito, poi torna ad esultare con suo fratello.
È proprio lui a sussurrargli qualcosa, indicando nella mia direzione.

Santo sia Alex, subito.

Osservo ogni movimento di Marc, dalla pacca sulla spalla che rifila al fratello minore, fino ai passi che lo conducono verso di me.
Io rimango immobile, con le mani sulla transenna e il sorriso ormai paralizzato sul mio volto.
Ora è a pochi passi da me e sono più che sicura possa sentire qualsiasi cosa gli voglia dire.

Ci penso un pò su, un banale complimento potrebbe rovinare l'atmosfera, ma allo stesso tempo non posso di certo mettermi a fare un monologo su quanto io sia felice e fiera di lui ora.
Perciò dico l'unica frase che mi sembra giusta, o più probabilmente l'unica che posso dire.
Ce l'ho bloccata in gola da un pò, che scalcia per uscire ed essere finalmente detta.

Lo guardo dritto negli occhi, gli afferro il casco con le mani premendo con forza la mia fronte alla sua.
La plastica è bollente, ma io quasi non la sento.
"Anche io" Sussurro, vedendo le sue sopracciglia corrucciarsi.
"Anna, tra tutte le cose che puoi dire, dici 'Anche io'?" Domanda ridendo.
Se solo sapesse quanto il mio cuore sta battendo forte in questo istante.
"Sei stupido eh" Mormoro ridendo, baciando il punto in cui si suppone si trovi la sua bocca.
"Marc, ti ho detto anche io. Ti amo anche io!" Questa volta quasi glielo urlo, tanto che i meccanici al nostro fianco esultano come se fosse stato rivolto a loro.
Lui barcolla di qualche passo all'indietro, non distogliendo lo sguardo dal mio.
È felice, glielo si legge negli occhi.
E se è felice lui, non vedo come non potrei esserlo anche io.

AnnaTorres

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AnnaTorres Cosa SEI?🎲🤪🧡

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Marcmarquez93 Un castorito
/AnnaTorres 🐿🐿🐿🐿

Jorgelorenzo99 Marc, amore mio🤤

Andreadovizioso Bravo Marc, te lo sei meritato!
/Marcmarquez93 Grazie Dovi. Ci conto per il prossimo anno😉

Alexmarquez73 SEI SEI SEII SEIIIIII

landonorris 🙌🏻🙌🏻🙌🏻

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