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Federico Gesi

Erano passate due settimane da quando io e Mattia ci eravamo fidanzati. Ero felice perché Mattia mi riempiva di piccoli regali e mi faceva sorridere sempre. Ogni giorno ci incontravamo al bar e stavamo insieme per ore, prima di tornare a casa.

Velocemente recuperò tutte le materie, e riuscì anche a superarmi in due. Mi prendeva sempre in giro, per quello.

Una sera, a casa sua, gli dissi che se avesse continuato non sarei andata alla festa della scuola con lui. Quasi con fastidio smise ed io fui abbastanza contenta.

-Sai, ti odio-, mi disse.

Risi. -Ti è impossibile odiarmi-.

Lui sbuffò e  mi buttò sopra al letto, venendo verso di me. Gli accarezzai i capelli e lui mi sorrise, sfiorandomi una guancia.

-Che cosa indosserai per la festa della scuola?-, domandò.

-Jeans e maglietta-, risposi io.

Mattia rise di gusto e poi mi baciò delicatamente. Gli sorrisi.

-Mi piace stare con te. A casa tua, intendo-, mormorai.

-E a me piace stare con te-, sussurrò.

Gli accarezzai una guancia e qualche istante dopo sentii il cellulare squillare.

-Signora Fiore?! Uhm, sì! Va bene, sarò lì fra quindici minuti. A dopo!-.

-Problemi?-, chiese Matt.

-Devo andare al lavoro. Mi accompagni, per cortesia?-, domandai alzandomi.

-Va bene, piccola-.

Si alzò dal letto e si infilò la giacca di pelle, prendendo il cellulare, le chiavi di casa e quelle della moto.

Lentamente scendemmo le scale e salimmo sulla moto. Il viaggio fu breve e quando Mattia parcheggiò davanti al bar, mi aiutò a scendere.

-Vengo a prenderti alle cinque?-, chiese.

-Ehm... Alle sei, Matt. A dopo!-.

Gli lanciai le braccia al collo e lo baciai. Lui ricambiò con foga ma dopo qualche istante si allontanò da me.

-A dopo amore-, sussurrò.

Salutai con la mano e poi entrai nel bar. La figlia della proprietaria, Alice, era seduta in un tavolo e sorseggiava un bicchiere di the. Mi stava antipatica per questo non le davo confidenza.

-Ciao Demi! Vieni, ti presento il nuovo collega!-, disse la signora Fiore. Le sorrisi e lentamente entrai nella stanzetta del retro bar. Con mia somma sorpresa, vidi un ragazzo che conoscevo meglio di me. Era Federico Gesi, il mio ex fidanzato delle medie.

-Demi?-, disse lui.

-Federico-, soffocai io.

Ricordai com'era finita la nostra storia: semplice, eravamo cresciuti e tutti e due non ci volevamo più bene.

-È un piacere rivederti-, disse.

-Anche per me-, risposi.

-Bene! Se vi conoscete già allora io vado! A dopo ragazzi!-.

La signora Fiore se ne andò ed io rimasi sola con Federico. Dio, era davvero carino... Non era cambiato molto dall'ultima volta che l'avevo visto.

Casualmente mi accorsi che era molto simile a Mattia, solo che Federico non fumava e non beveva.

-Sono contento di rivederti, piccola-, mormorò avvicinandosi.

Arrossii e lo spinsi via.

-Eh dai, Fede! Sono fidanzata, ora-.

Alzò le sopracciglia e rise. -Chi è il fortunato?-.

-Mattia, un mio compagno di classe, non lo conosci-.

Mi guardò con sguardo enigmatico, poi mi lanciò un grembiule e se ne andò via.

Quando terminai il servizio di lavoro, uscii e tirai immediatamente fuori il cellulare dalla tasca. C'era un messaggio di Mattia: Sono da te fra cinque minuti

Sorrisi, poi lo intascai e mi sedetti su una panchina. Giunse poco dopo Federico. Roteai gli occhi e lui rise. Si sedette accanto a me e mi posò una mano sulla coscia.

-Ti ho detto che sono fidanzata, Fede!-, lo ripresi subito

-Il tuo tipo è geloso?-.

-Sì! E comunque a me non va che... Che mi tocchi-.

Federico indietreggiò. -Che intendi dire?-.

-Non voglio e basta, ok?-.

La voce di Mattia mi svegliò. Ci stava chiedendo se tutto era a posto.

Io annuii e poi finii fra le sue braccia. Lui mi cinse il fianco, come per dire che ero sua e al sicuro.

-E così tu sei il famoso Mattia. Piacere, sono Federico, l'ex della bella Demi-, disse.

-Attento a come la chiami-, sibilò Mattia.

-Non è tua-.

-Sì, invece. Sono sua e di nessun altro-, intervenni io. -E ora andiamo, amore-.

Mattia mi cinse ancora il fianco, mentre Federico mi guardava male. Successivamente mi voltai e camminai dritto fino alla moto. Ci salii e mi aggrappai a Mattia, posandogli la testa sulla spalla.

-Che testa di cazzo-, mormorò.

-Matt, per favore, non dire così. Lascialo perdere, è solo un cretino-.

-E provocatore. Dimmi, Demi, vi conoscete da tanto?-.

-Dalla seconda media... Ma non lo vedo da quando avevo tredici anni!-.

Annuì poi mi prese la mano.

Arrivammo a casa sua dopo pochi minuti e salimmo di sopra. Chiamai mia madre e le dissi che mi fermavo a casa di amici, poi preparai la cena con Mattia.

Mangiammo insieme, abbracciati sul divano, mentre guardavamo un film.

Alle undici, Mattia mi portò nel suo letto.

-Non ho il pigiama-, mormorai.

-Tieni, piccola-, disse lanciandomi una sua T-shirt.

Mi tolsi la canottiera e rimasi in reggiseno. Mattia fece per uscire, ma io lo bloccai.

-Pensavo non ti facesse piacere farti vedere in intimo-, sussurrò.

-Tu sei speciale-, dissi.

Sorrise, poi mi strinse a se. Il mio seno era a contatto col suo petto caldo... Dio, quanto mi batteva il cuore!

Inevitabilmente ci baciammo. Appassionatamente. Mattia fece scivolare il dito lungo la mia schiena, poi risalì verso il gancio. Mugugnai, come per annuire, e lui lo slacciò. Lo feci cadere, poi lui mi trasportò verso il letto e ci caddi sopra. Mattia mi fece mettere sopra di lui e lentamente gli tolsi la maglia. Guardai esterrefatta la UA tartaruga.

-Dio Santo... Sembri un modello di Abercrombie!-.

Mattia rise, poi mi baciò i seni e rispose:-Anche tu-.

Lo baciai con foga. Dio, se lo amavo.

Con ira, mi tolsi i jeans e lui si tolse la tuta. I nostri corpi erano a contatto.

Mattia fece scivolare la sua mano verso la mia vagina e dolcemente mi massaggiò il clitoride.

-Mhh-, mormorammo insieme.

Due istanti dopo si staccò da me.

-Sei fradicia, Demi-.

-Spiegami come cazzo faccio a non resistere ad un figo come te?-.

Imbarazzata mi coprii la bocca. Mattia rise, poi fece entrare una mano nei miei slip e mi palpò il sedere.

Ci baciammo ancora, strusciandoci l'uno sull'altro, poi si staccò da me e disse:-Sei sicura di volerlo fare?-.

Lì, nella stanza di Mattia, al buio, in intimo, poggiata sul suo corpo, volli subito rispondere sì, come una bambina. Poi ci pensai ancora: devo amarlo davvero.

-Tu mi ami davvero, Matt?-, chiesi.

-Cazzo se ti amo-, rispose lui.

Sbattei gli occhi quattro o cinque volte, poi lentamente posai le sue labbra sulle mie.

-Ricordi il gioco che avevamo inventato insieme? Un bacio, sì, due baci no-.

-Certo, lo ricordo bene!-.

Sorrisi. Poi lo baciai. Lui rimase a guardarmi, poi lentamente la danza proibita cominciò.

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