Care's BD
La mattina più fredda degli ultimi giorni di aprile, mi svegliai con l'odore di fumo e quello di Chanel in casa. Non c'erano dubbi; mia sorella Jennifer era tornata.
Mi alzai e andai in bagno facendo una doccia calda e veloce, poi uscii e mi vestii indossando dei jeans e una maglietta sportiva, poi acciuffai la borsa e uscii dalla mia stanza.
Incontrai Jennifer in soggiorno, con una sigaretta fra le dita.
Respira Demi, mi dissi, ma non intossicarti!, aggiunsi frettolosamente quando inspirai il fumo.
-Oh, Demi! Ma che piacere!-, disse mia sorella.
-Ciao Jen. Sei tornata-, sbuffai io.
-Sì. Starò qua per qualche giorno, tranquilla, poi sparirò come sempre-, e sorrise fintamente.
Sbuffai, poi uscii in strada e vidi subito la moto di Mattia. Corsi verso di lui e lo baciai.
-Buongiorno amore-, disse.
Non ebbi nemmeno il tempo di rispondere, che mia sorella s'intromise.
-Mattia? Pensavo fossi a Parigi. Dì un po', da quanto tempo esci con mia sorella, e soprattutto perché sei tornato?-.
Mattia sembrava a disagio.
-Sono tornato per lei, perché la amo, e comunque non sono affari tuoi-, poi si rivolse a me:-Sali, Demi-. Rispettai i suoi ordini, poi lui partì verso la scuola.
-Perché tua sorella è qua?-, chiese.
-Per una visita, credo-, risposi io.
-Quando se ne va?-.
-Fra qualche giorno. Ma perché ti interessa? E perché reagisci così?-.
-Lasciami stare,Demi-.
Mi ferì. Perché mi aveva risposto così? Sembrava quasi che nascondesse qualcosa.
-Matt, ferma la moto-, dichiarai.
-Siamo quasi arrivati-, rispose lui ignorandomi.
-Ho detto ferma la moto!-.
Lui mi ignorò ancora.
-Ferma questa cazzo di moto!-, gridai.
Lui accostò e si fermò, così io scesi e ripresi a piedi. Lui mi chiamò, ma lo ignorai,così cominciò a seguirmi. Mi afferrò per un polso e mi tirò verso di lui.
-Che cosa c'è?-, chiese.
-Perché mi tratti così?-, domandai io.
Mattia non rispose e mi fissò.
-I tuoi sanno di noi?-, chiese lui.
-No, non ho detto niente a loro. Lo sanno solo Sofia e Caroline-.
Mattia imprecò sotto voce e si voltò.
-Qual è il problema?-, chiesi.
-Ora lo sanno e tuo padre mi...-.
Storsi un sopracciglio. Che cosa stava per dire? Ero certa che volesse dire qualcosa riguardo a mio padre!
-Continua-.
-No!-, rispose, salendo sulla moto e lasciandomi da sola.
Lentamente cominciai a piangere. Mattia mi aveva lasciata sola, mi aveva abbandonata. Cominciai a camminare verso la scuola e dopo dieci minuti mi trovai di fronte al cancello. Care e Sofia stavano parlando con dei compagni così andai verso di loro.
-Ciao! Ma..Mattia dov'è?-, chiese Sofia.
-Abbiamo appena litigato, ma sto bene-, risposi.
Sorrisi, poi mi voltai verso Care.
Dio, il suo compleanno!
-Auguri stupida!-, dissi ridendo.
Lei mi abbracciò e mi diede un grande bacio.
-Hai diciannove anni! Ci credi?-.
-Non ancora. Sono nata alla undici, cara!-.
-Eh va beh, diciannove sono!-, rise Sofia.
Ad un tratto Care tirò fuori due biglietti per la sua festa di compleanno.
-Uno è tuo e l'altro è per Mattia. Se vuoi glielo do io-, disse.
-Ci penso io-, esclamò Sofia. -Lo darò a Davide-.
Annuii e la ringraziai e poi mi diressi a lezione. Mattia entrò in ritardo, coi capelli scompigliati e gli occhi gonfi.
Per un attimo pensai che si fosse intrufolato in un bagno limonando con qualche troia, ma poi appena vidi i suoi occhi capii. Tuttavia,lo ignorai per il resto della lezione.
Alle nove, Sofia e Davide vennero a prendermi sotto casa.
-Ehi, ciao!-, disse Davide.
-Ciao. Hai parlato con Mattia?-, chiesi io.
-Sì-, rispose lui. -Probabilmente non verrà-.
Annuii lentamente, poi partimmo. Il locale era fuori città, in una discoteca rumorosa e piena di ragazzi e ragazze. L'ambiente era piuttosto carino, tutto in stile "Caroline", quindi non potevo dire che non mi piaceva.
Io e Sofia ci dirigemmo verso Care e l'abbracciammo dolcemente.
-Sei splendida, cara!-, mi disse.
Indossavo un abito nero, corto fino a metà coscia e i capelli ricci, sciolti, con qualche ciocca colorata di blu.
Qualche minuto cominciammo a ballare, anche se a me sembravano ore.
Verso le undici, mi diressi verso io bagno e quando si aprì la porta vidi Mattia, con gli occhi rossi.
-Mattia! Stai male?-, chiesi allarmata.
-Ho sempre saputo che non ti meritavo-, disse lui, visibilmente ubriaco.
-Mattia! Vieni, ora ti porto a casa!-, dissi, poi lo aiutai a camminare.
Uscii dal locale e mi diressi verso il parcheggio cercando la sua auto. Appena la trovai, la aprii con le sue chiavi e lo posai dentro, poi ci saltai su anche io e partii, guidando fino a casa sua.
Quando arrivai, lo aiutai a scendere e a salire le scale, poi lo buttai sul letto, coprendolo con una coperta. Velocemente si addormentò.
Io mi accomodai sul divano in salotto e dormii anche io.
Mi svegliai alle otto e subito sentii degli strani rumori dalla cucina. Mi diressi nella stanza e vidi Mattia, in pantaloncini, senza maglietta, che beveva del caffè.
-Buongiorno-.
Lui mi fissò imbarazzato.
-Ascolta, non m'importa quello che è successo ieri al locale. Ma ti prego, dimmi cosa ti è successo ieri mentre andavamo a scuola!-.
Mattia spostò la tazza dalla bocca e si avvicinò.
-Mi dispiace,non posso-,disse.
-Chi te lo vieta? Mio padre?-, domandai.
-Esattamente!-.
-Non potrà farti del male!-, dissi io.
-No, ma magari potrei fare la tua stessa fine di quattro anni fa!-.
Lo guardai senza capire. Quattro anni fa? Alludeva alla festa di Capodanno? Alla nostra conoscenza?
-Ma di che cosa stai parlando?-, chiesi.
Lui mi fissò. -Non sai niente?-.
Scossi la testa.
-Non sai perché hai quella cicatrice sulla testa?-.
-Sono caduta quando sono tornata dalla festa di Capodanno. Me l'ha detto mia madre-, dissi.
-Cazzate!-, replicò, spostandosi in sala.
Lo seguii e gli presi la mano.
-Che cosa stai dicendo? Mattia voglio capire, dimmi,spiegami!-.
-Ok. Siediti e aspettami-.
Feci come mi aveva detto e lo attesi.
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