Addio Italia!
Una settimana dopo, io e Mattia non ci eravamo ancora parlati. Non volevo vederlo mai più, non volevo più avere a che fare con un ragazzo come lui.
Era una mattina calda di giugno e io stavo facendo jogging con Fede. Ormai era diventata un'abitudine; eravamo in sinfonia, stavamo bene assieme.
-Devi terminare qualche lavoro?-, chiese lui.
-Devo mandare un progetto. Se lo accetteranno inizierò a lavorare da loro-.
Parlavo di un'agenzia di giornalismo, la mia passione.
-Sono felice che tu abbia un sogno. Io... beh, credo che mi trasferirò in America per settembre, così troverò un lavoro soddisfacente-.
-Ti prenderanno ovunque, caro Fede! Sei tipo un genio!-.
Tornammo a casa entro l'ora di pranzo e mentre la pasta cuoceva, io terminavo il progetto. Anche le mie migliori amiche avrebbero mandato il loro, così se ci avessero preso avremmo lavorato insieme.
Dopo pranzo, ricevetti una chiamata. Era un numero che proveniva da Toronto, così risposi cercando di ripassare le parole inglesi.
-Buongiorno... Lei è Demetria?-, chiese.
-Sì, sono io, buongiorno-.
-Bene! È stata presa per lavorare nella nostra azienda! E abbiamo un'altra buona notizia per lei!-.
-Mi dica-.
-Il direttore vuole che si trasferisca in America per lavorare nell'azienda di New York!-.
-Oh, ehm, grazie! Quando dovrò essere là?-.
-Fra due settimane. Arrivederci!-.
Raccontai tutto a Fede poi uscii di casa e andai dai miei genitori per raccontaglierlo.
Nel mentre, sia Care che Zof mi mandarono un sms dove scrivevano le stesse cose, ovvero se avevano ottenuto il lavoro.
Risposi ad entrambe sì, poi entrai in casa dei miei.
Annunciai la notizia e loro apparvero piuttosto contenti, ma quando mia madre chiese cosa ne pensava Mattia, mi rabbuiai.
-Vedi, mamma...io e lui ci siamo lasciati. Avevi ragione papà, è un totale bastardo, uno stronzo! Scusami!-.
-Tesoro, sta' tranquilla. L'importante è che tu ora sia felice-.
-Lo sono, papà, lo sono. E vi prometto che tornerò a casa ogni volta che potrò, ci sentiremo su skype tutte le sere e vi scriverò su Whatsapp!-.
-Certo amore!-, esclamò mia madre, poi feci per andarmene.
Loro mi bloccarono e mi fissarono.
-Cosa c'è?-, chiesi io.
-Noi...volevamo scusarci per tutto quello che ti abbiamo fatto in questi diciannove anni. Sei la nostra vita, Demi, la figlia perfetta, l'unica che non è caduta in questo vortice infinito-.
-Mamma, non c'è bisogno di scusarvi, è tutto okay-.
Li abbracciai ancora, poi uscii di casa e rientrai da Federico.
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