Cinque
12 settembre 2018
Io e Michael non siamo usciti venerdì.
Le uniche persone che ho visto quel giorno sono state i miei genitori, Ashton e i medici dell'ambulanza.
Sono così arrabbiato.
Volevamo andare al cinema, poi a fare una passeggiata ma l'unica cosa che ho fatto è stare a letto con quella stupida flebo.
Michael mi ha detto di non preoccuparmi, che avremmo rimandato e basta e che ci saremmo visti comunque, ma non riesco a stare calmo.
Mia madre non voleva nemmeno mandarmi alla visita da solo, ma sono riuscita a convincerla dicendole che le avrei scritto una volta arrivato.
Appena entrato nella sala d'attesa infatti, la prima cosa che faccio è mandarle un messaggio.
Poi alzo lo sguardo e cerco Michael con lo sguardo, quando mi nota sorride e mi viene incontro. "Sono felice di vederti."
Sorrido leggermente e affondo la testa nel suo collo, chiudendo gli occhi. "Mi dispaice per venerdì, mi dispiace tanto Mike."
"Ma piantala." Mi sussurra stringendomi dolcemente a sè. "Non è colpa tua, chiaro? Smettila. Siamo ancora in tempo per averne mille di appuntamenti."
Sorrido e annuisco piano, allontanandomi quanto basta per guardarlo. "Ci sediamo?"
"No." Borbotta portando una mano tra i miei capelli e attirandomi di nuovo a sè. "Voglio stare ancora un po' così."
Mi mordo il labbro e sorrido, strofinando appena il naso contro il suo collo. "Vuoi che ti spieghi cosa è successo?"
Annuisce leggermente, posando le labbra sulla mia fronte. "Solo se te la senti."
"Sono andato in ipoglicemia, ne soffro molto." Mormorò chiudendo gli occhi. "Ci sono le ipoglicemie e le iperglicemie: nel secondo caso il livello di glucosio è troppo alto, nel primo invece il contrario. Mediamente la glicemia, che si può misurare con uno strumento apposito, i valori normali vanno da 80 a 110." Faccio una pausa, lui mi sta guardando preoccupato. Prima ancora che possa porla rispondo alla sua domanda. "Avevo 45."
Si morde il labbro, è preoccupato lo vedo. Gli accarezzo dolcemente la guancia. "Ma in questi momento sto bene, Mikey."
"Come.." si schiarisce leggermente la voce. "Come te ne accorgi?"
"Beh ci sono dei sintomi specifici come la vista offuscata, i tremori, la stanchezza, l'irritabilità e il sudore freddo." Sospiro mordicchiandomi il piercing. "Quando l'ipoglicemia è parecchio grave, a volte non mi ricordo cosa succede. Si rischia il coma diabetico."
Lo sento trattenere il respiro, mentre mi stringe più forte. "Tu sei una roccia, Lukey." Sussurra prendendo la mia mano e stringendola. "Fanculo tutto, tu sei forte."
Mi mordo il labbro per evitare di scoppiare a piangere, sono le parole più belle che qualcuno mi abbia mai detto.
"Che ne dici se il prossimo mercoledì aspetto che tu esca dalla visita e usciamo insieme?" Mormora, guardandomi speranzoso.
Sorrido e annuisco contento, esultando internamente. "Sì, certo che sì."
"Sarà meglio che vada." Continuo poco dopo, staccandomi con malavoglia dalle sue braccia. "Sì sentiamo dopo?"
Annuisce, baciandomi la fronte. Amo quando lo fa. "Ti chiamo."
Gli sorrido ancora e vado verso la porta, venendo poi bloccato dalla sua voce.
"Ah Hemmings!"
Mi giro a guardarlo, confuso. "Cosa?"
"Porta la chitarra, mercoledì."
"Perché?"
"Vedrai."
Spazio autrice
Spero che la storia sia chiara e che non so, magari stia smuovendo qualcosa dentro di voi.
Vi sto letteralmente lasciando entrare nel mio mondo.
Arey
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