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10. Fidati di me

«MI VUOI PORTARE ALL'INFERNO PER CASO?» la mia voce si confonde con i rumori del traffico romano, mentre Adrien si diverte a replicare le gare di moto gp in via Cristoforo Colombo, come se stamattina, cercare di farmi venire un'infarto non fosse stato abbastanza.
Per di più, continua ad ignorarmi.

Quando poi, rallenta in via Druso, poso il mento sulla sua spalla, inspirando il suo profumo dolce. È di pessimo umore, e questo non è un mistero.
«Adrien» soffio sperando che mi senta. «Stai bene?» continuo osservando le luci e le macchine attorno a noi.
«Sì» replica secco, prima di fermarsi a un semaforo. Gentilissimo.
«Non sembra» gli dico rilassando i muscoli contratti. Sospiro, mentre cerco di distendere un po' i miei nervi tesi.
Lui contrae la mascella, sotto i miei occhi attenti, e continua a guardare dritto davanti a sè.

Guida in silenzio fino a San Giovanni, poi svolta in via Merulana, sorpassando l'incrocio con via Labicana senza curarsi del semaforo o delle altre macchine. Altro mezzo infarto.
Io mi rassegno, appoggiando la guancia sulla sua schiena, coperta dal chiodo di pelle. Inspiro lentamente un paio di volte, guardando le vetture sul lato destro della strada.
Una in particolare colpisce la mia attenzione.
La mia macchina.
Che è davanti a Palazzo Merulana con Edoardo e un'agente di polizia accanto.

Assottiglio gli occhi, focalizzando propio il viso di mio fratello.
«Accosta!» urlo stringendo la giacca del mio collega. Lo sento irrigidirsi immediatamente, mentre io non scollo gli occhi dalla figura di mio fratello.
«Cosa?»
«Accosta! Veloce» finalmente il biondo fa come gli dico, accostando a destra.
Scendo di fretta dalla moto, incontrando qualche difficoltà a slacciare il casco. Adrien smonta velocemente, facilitato dalle sue lunghe gambe e mi aiuta a togliere il casco ancora perplesso.
Raggiungo Edoardo, stringendo morbosamente la mia borsa per non mollargli un pugno sul naso.
L'agente mi lancia un'occhiata e poi consegna un foglio a Edoardo, quindi se ne va scuotendo la testa.
«Tu!» urlo richiamando l'attenzione del mio consanguineo. «Si può sapere che ti passa per la testa?!» Edoardo si volta, scrolla le spalle e poi alza lo sguardo.
«Mi hai sentito? Edo cosa-»
«Che cazzo ci fai qui?» il tono di mio fratello mi fa sussultare.
Ed è rivolto ad Adrien.
Non mi guarda neanche.

«Amanda, questo è tuo fratello?» il mio collega mi affianca, fronteggiando Edoardo.
«"Santoro", Leroy. Ti dice nulla?» ringhia l'altro, stringendo i pugni.
Ma che diavolo stanno facendo?
«Vi siete già incont-»
«Tu piuttosto, che ci fai qui?» continua mio fratello, ad un palmo dal viso di Adrien. Il biondo ha la mascella contratta, e fissa Edoardo come se lo volesse incenerire.
Come siamo arrivati a questo punto?
Non sto capendo nulla.
Si sono visti quella sera a Prati, e ora impazziscono.
Bah.

«Vi conoscete?» squittisco dal basso del mio metro e settanta.
«No» tuonano all'unisono, continuando a linciarsi con lo sguardo.
«Sembra di sì. Mi spiegate che state facendo?»
«Tu che facevi con lui?» ringhia Edoardo voltandosi verso di me.
«Tornavo a casa. Tu mi hai fregato la macchina» replico dopo qualche secondo di tensione.
«Stai lontano da Alexis» ringhia Adrien, avvicinando il volto a quello di Edoardo. I rumori della macchine, il vociare delle persone, i passi dei turisti, tutto in secondo piano in questi pochi attimi di sconcerto.
«Tu stai lontano da Amanda»
«Sei tu che dovresti stare lontano da lei» replica Adrien, inumidendosi le labbra.
Ehi, pronto?
Siete ancora qui?
«Mi spiegate cosa-»
«Vado a cena a Ostia. Non mi aspettare sveglia» sbotta Edoardo, stringendomi la spalla. Mi lascia un bacio sulla guancia e entra nuovamente nella mia macchina. Lo osservo andare via con le labbra schiuse, senza spiegarmi cosa è successo.
«Ma chi vi è preso?» sbotto rivolgendomi ad Adrien. Lui scuote la testa, passandosi una mano sul viso.
«Andiamo. Ti accompagno a casa» replica soltanto, prendendomi per mano. Mi trascina fino alla sua moto e mi rimette il casco, aiutandomi a salire.
Rimette in moto qualche secondo dopo, guidando fino a quando non gli indico la mia traversa.
Accosta davanti al portone e abbassa il cavalletto. Scendo lentamente, sfilandomi il casco per l'ennesima volta sotto il suo sguardo attento.

«Mi spieghi cosa è successo?» i suoi occhi azzurri come il cielo incontrano i miei, scurendosi. Si inumidisce la labbra, lasciando vagare il suo sguardo sul mio viso preoccupato.
«Non mi piace farmi i fatti altrui, Amanda» mi dice mentre io deglutisco nervosamente. «Ma tienilo d'occhio. Ci sono cose che non sai».
E con queste parole Adrien si rimette il casco, accende il motore e se ne va. Confondendosi con il traffico serale romano, mi lascia sola sul ciglio della strada con il cuore in gola.

Ed io sento una strana sensazione di vuoto che non mi spiego.

***

«Sei arrivata!» Luca, probabilmente già sotto l'effetto di un paio di birre mi saluta, accerchiato da Sofia, Marco e Francesco. Sorrido, cercando di dimenticare le parole di Adrien e mi avvicino. Mi viene messo in mano un bicchiere di plastica, munito di cannuccia nera e fetta di limone.
«Sei uno schianto Amy» ride Sofia, facendo un cenno del capo verso Marco. Scuoto la testa, abbassando lo sguardo, e mi concedo un lungo sorso di cocktail. La piazza è gremita di persone, alcune sedute sui gradini della fontana, altri appoggiate alle ringhiere. I più fortunelli sono riusciti ad accaparrarsi i posti a sedere dentro il locale.

«Ci hai messo un sacco ad arrivare» mi fa notare Luca, circondandomi le spalle con un braccio. Mi stringo a lui, inspirando il suo profumo al muschio e sospiro.
«Edoardo ha preso una multa con la mia macchina» replico prendendo un'altro sorso del liquido arancione nel mio bicchiere. Francesco ridacchia, scuotendo la testa.
«È sempre lo stesso» mi dice stringendosi nelle spalle.
«È tornato, quindi?» mi chiede Sofia, legandosi i capelli corti e castani chiari. I suoi occhi grigi mi osservano, in attesa di una risposta.

«A quanto pare» rispondo con una smorfia. Lei accenna un sorriso, strizzandomi l'occhio.
«Come va l'università?» le chiedo quando Luca si allontana per prendere l'ennesima birra.
«Non tanto bene» replica prendendo un lungo sorso del suo cocktail. «Anita mi ha aiutato un paio di volte con lo studio, ma adesso è tutta presa dal tuo collega francese-»
«Adrien» la interrompo annuendo.
«Sì» conferma sorridendo. «Anche se lui non se la fila molto» mi confessa con una risatina. «Tu non dirglielo però. Sai com'è Anita...» mi fa di nuovo l'occhiolino, mentre io scoppio a ridere scuotendo la testa.
«Magari nasce qualcosa» replico cercando di riprendere fiato. Lei mi fa segno di no con il dito, continuando a ridere.
«Secondo me se la porta solo a letto» ridacchia mentre io prendo un sorso dal mio bicchiere.
Adrien mi sembra proprio il tipo effettivamente.

«Probabile» annuisco stringendomi nelle spalle. Anita non ha mai cercato davvero una relazione seria, né tantomeno un fidanzato da sposare.
«Francesco, invece...?» lancio un'occhiata significativa al ragazzo poco lontano da noi, e lei risponde con una smorfia.
«Non funziona» mi dice evitando il mio sguardo. «Per ora, almeno» scrolla le spalle, guardando un'ultima volta l'oggetto della nostra conversazione.
«E in facoltà non hai incontrato nessuno?» le chiedo inclinando la testa.
Sento già i muscoli a pezzi e la testa pesante. In più, alla preoccupazione per quello che è successo con Edoardo si aggiunge uno strano fastidio.
Bah, sto impazzendo.
E sono pure stanca.

«Nessuno di interessante per ora» replica lei, mordicchiando la sua cannuccia.
«Perché non passi a trovarmi in pasticceria qualche volta?» le chiedo ad alta voce, sovrastando il chiacchiericcio e la musica di sottofondo. «Ci sono un paio di ragazzi carini» ridacchio con una gomitata.
Magari mette l'anima in pace a Tommaso.
Che al momento non mi sembra granché tranquillo.

«Vengo di sicuro» mi risponde lasciando vagare lo sguardo sulla folla di persone attorno a noi.
La conversazione si chiude così, prima di un'altro paio di bicchieri dal liquido colorato e tante risate con gli altri.
A mezzanotte e mezza percorriamo tutti insieme via Lanza, fatta eccezione per Luca, che aveva la macchina parcheggiata verso via Panisperna.
Ridacchio barcollando sui miei tacchi, aggrappata a Marco. Sofia, accanto a me, ride come una pazza, mentre Francesco tenta di tenerla in piedi.
Rimaniamo indietro, quando Francesco si mette a ricorrere la mia amica per il viale immerso nella penombra.
Io scuoto la testa, sorretta da Marco.
«Stai da Dio stasera. Amanda» mi dice lui, continuando a camminare.
«Quanto hai bevuto?» chiedo ridacchiando. Io di sicuro troppo.
Lui si stringe nelle spalle, evitando il mio sguardo.
«Poco» ride rischiando di inciampare sul marciapiede sconnesso. Rido con lui, percorrendo gli ultimi metri fino all'incrocio con via dello Statuto.
Propio qui, Sofia e Francesco limonano appoggiati al muro del museo d'arte Orientale.
«E avevano detto che non funzionava» ridacchia Marco, passandosi una mano sul viso.
«Domani se ne pentiranno da morire. Li riporti tu a casa?»
«Se smettono di pomiciare sì» replica lui, tirando fuori le chiavi della macchina.
«Riesci a guidare?» gli chiedo preoccupata.
«Sta' tranquilla, ti mando un messaggio quando arrivo» mi risponde con una carezza sui capelli.

Quando finalmente riusciamo a staccarli loro salgono in macchina con Marco, che mi lascia un bacio sulla guancia prima di guardarmi andare via.
Percorro in silenzio il tragitto fino a casa, avvertendo il vento fresco di settembre sulle mie gambe nude.
Entro a casa cercando di non fare rumore, e piombo in camera, infilando il pigiama in un nanosecondo.
Attendo pazientemente il messaggio di Marco e poi gli auguro la buonanotte, spegnendo il cellulare.

***

«Buongiorno» mi saluta la cassiera della pasticceria, con un sorriso smagliante.
Bah.
Io mi sento appena uscita da un'apocalisse zombie.
Sono le otto di mattina, cosa sorridi?

Le rivolgo un cenno del capo, prima di passare negli spogliatoi e indossare la divisa bianca sopra la t-shirt azzurra che ho raccattato nell'armadio stamattina. Mi lavo le mani sbadigliando ed entro nel laboratorio, con lo sguardo basso e le palpebre pesanti.
La prossima volta che Luca mi fa bere così lo ammazzo.
«Buongiorno» squilla Giovanna, insolitamente di buon umore.
«Ciao» bofonchio appoggiandomi al bancone. «Hai già gli ordini?»
«Servono otto vassoi di millefoglie e un paio di dozzine di cassatine» mi riferisce continuando a sorridere.
Ma che hanno tutti stamattina?

«Va bene. Dì a Tommaso di iniziare a preparare la pasta sfoglia. Voglio una crema freschissima. Mi occupo delle cassatine con Chiara» mi passo una mano sul viso, spiegando a Giovanna il piano di lavoro. Lei annuisce e si allontana. Boh.
Lancio un'occhiata a Tommaso e faccio segno a Chiara di raggiungermi.
La mando a recuperare gli ingredienti per la crema di ricotta e sistemo sul bancone alcune ciotole di metallo.
«Buongiorno» borbotto in direzione di Adrien, impegnato a montare uova e zucchero attentamente. Lui alza lo sguardo sorpreso, come se non si fosse ancora accorto di me, e mi dedica l'accenno di un sorriso. Pure tirato.
«Buongiorno» risponde prima di riportare gli occhi sul suo lavoro.
Scrollo le spalle, concentrandomi su Chiara e la ricotta.
Quando finalmente ventiquattro cassatine sono davanti ai miei occhi, in attesa di essere decorate, sospiro di sollievo e mando la mia collega ad aiutare Tommaso e Giovanna con i millefoglie.

Comincio a ricoprire le cassatine con la glassa di zucchero finché il mio collega più scorbutico mi affianca. Mi posa davanti agli occhi una ciotolina di ciliegie candite e poi si appropria di un cucchiaino per aiutarmi a decorare i dolcetti.
Gli lancio un'occhiata in tralice, osservandolo lavorare.
«Sei ancora intenzionato a non dirmi nulla riguardo a ieri?»
«Sì» risponde dopo qualche secondo. Mi inumidisco le labbra, deglutendo.
«Non capisco perché ti ostini a non parlarmene»
«È meglio così. È per il tuo bene, fidati di me» mi fulmina con lo sguardo, riprendendo subito il suo lavoro.
Come la scorsa settimana sembra estremamente stanco, anche se più rilassato.
Per il mio bene, certo.
Prima o poi scoprirò tutto.
Le bugie hanno le gambe corte, spero.


Ehiiii
Ecco qui un nuovo capitolo
Finalmente entriamo in uno dei tanti casini che animano questa splendida(come no) storia😂😂😂
Sto tentando di fare capitoli più lunghi e mi sto impegnando un sacco per scrivere dialoghi convincenti e realistici
Tenetevi forte perché tra poco odierete Edoardo a morte😈😈😈
Cosa ne pensate del capitolo?
Chi è Alexis?
Ci piace Luca? E Marco?
Avrete modo di conoscerli meglio😉
Beh io vi lascio
Andate in pace
Lily❤️❤️

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