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November. Big Mac.

D a m i a n o .

C'è un magnete, da qualche parte, in questa città ..

Una foschia luminosa si estende sopra i tetti di Roma, mentre stiam qua sulla terrazza di Victoria e riproviamo Back to black di Amy per la terza volta. Il fumo che inizia ad uscire dai comignoli mi entra nelle orecchie e m'annebbia le idee. Le rondini se ne vanno all'estero, salutando il sole che s'abbassa pian piano aldilà dei colli. Manca sempre meno alle auditions e a me friggono le dita, mentre lascio che questa sigaretta si consumi con lentezza estenuante e m'illudo di sentirmi pronto.

Victoria è molto bella sotto la luce di questo tramonto, che le disegna strisce arancioni sui capelli e la sottana. Mi è quasi difficile guardarla, ma bastano poche manciate di secondi perchè mi resti impressa nella retina in un fermo immagine fosforescente. Penso a quando nonno mi diceva che c'avrei saputo fà co' le donne e mi chiedo come mai allora mi sento n'inetto davanti a lei. Non so mai checosafare e quasi non me lo ricordo il momento in cui è incominciato a cambiare tutto. E' stato talmente graduale, sotterraneo, in sordina, che nun me sò accorto: istante dopo istante, come le minuscole tessere di un puzzle, si è andato a comporre un cambiamento a cui non so dare un nome.

Mi si strozza la voce sull'ultimo pezzo della strofa, soltanto lei se ne accorge.

Negli ultimi giorni son passato a prendere Ethan da scuola, con la speranza di rivedere Leila. Niente da fà, nun so dove sia finita. Dopo quel pomeriggio a Porta Portese è scomparsa come risucchiata da un buco nero, e non c'ha manco un profilo facebook sul quale poterle scrivere du' scemenze: figuramose se potevo mai fissarme co' na pischella normale.

La notte ce penso, prima de dormì. E' un riflesso involontario, ripercorrere con la mente quei pochi momenti che abbiamo trascorso insieme e domandarmi se ce ne potranno essere altri, pure se per ora, forse, è meglio evitarlo. Stiamo quasi ai quarti di finale e decocentrarmi a causa di quel suo nasino da saputella puntato verso il cielo, è un lusso che non posso permettermi.

"Io vado regà, che mamma ha invitato zio e zia per cena."  Thomas sistema la chitarra nella custodia e mi si avvicina battendo il pugno contro il mio, seguito a ruota da Ethan che s'infila il giacchetto scamosciato co' le frange. "Vado anch'io che ho da studiare per la verifica d'inglese.", dice con l'erre moscia da real intellettuale che lo contraddistingue.

"I mocciosi c'hanno 'r coprifuoco.", sbotta Victoria canzonandoli e ridendo a crepapelle. Thomas alza il dito medio e senza scomporsi ulteriormente abbandona la stanza assieme ad Ethan, che invece sorride pacato.

Restiamo io e lei e ne approfitto per stendermi sul suo letto, mentre chiude le vetrate che separano la sua camera dalla terrazza. La guardo sistemare le tende che abbiamo comprato assieme ad un mercatino hippie verso i lidi ostiensi, quelle viola col disegno del sole e la luna che s'intersecano l'uno nell'altra, formando un'unica grande faccia e per un attimo la stanza scompare.

Quando se dice l'ironia del destino.

Alcuni frammenti di Leila mi si risvegliano dentro. Ci siamo intersecati anche noi a quanto pare, come quel sole e quella luna. Un'ombra mi passa sul cuore come un'eclissi, un pezzo sparso della tristezza sua, e mi torna in mente una di quelle lacrime trattenute, che non le scende giù se non ce sto io ad abbracciarla, dentro un negozietto de cianfrusaglie e un disco degli Smiths de sottofondo. Quanto è semplice la dolcezza?

Semplice come 'na fetta de pane co' a Nutella, quando hai solo sette anni e mezzo, apri lo zaino dell'Invicta e scopri che tu' madre te lo ha preparato per mangiarlo durante la pausa di metà mattinata, al posto dei soliti crackers demmerda.

Victoria si siede sul letto, vicina alle mie gambe distese. Non mi sono tolto gli anfibi, ma a lei non importa e mi guarda semplicemente in viso, attendendo che le dica qualcosa. L'ametista che porta appeso al collo le crea giochi di luce viola sulla stoffa della maglietta, come se lei non sembrasse già naturalmente magica.

"Aò ma che me stai a fissà le tette?" Le sorrido serrando le labbra e la squadro più cinico che mai. "Seh, magari se me le indichi." Mi lancia contro il pupazzo del Bianconiglio e si finge offesa.

"Come osi mancar de rispetto alla sovrana tua, servo della gleba che 'n sei altro?! Vedi de porre rimedio." Cerca di restare seria, ma il suono della sua voce è inequivocabilmente sull'orlo delle risa. "Victoria sei 'a reggina del mondo.", farfuglio in una cantilena, mentre m'appoggia una mano sul mento e mi lascia una carezza. "Grazie, graaaziee. Sei perdonato, anche se resti n'essere inferiore." La sua mano scivola innocentemente lungo il tessuto della camicia nera che indosso, e si ferma sul torace. Schiudo le labbra mentre la mia mano si posa sulla sua come per scongiurarla di restare ferma.

Nun te movere, Vittò.  Nun fa gesti maneschi.

Si morde un labbro e le sue dita indugiano sulla stoffa, stropicciandola un po'. Chiudo gli occhi mentre la pelle d'oca si sparge a piede libero su tutto il corpo e deglutisco. Non la devo toccare, dentro di lei ho riposto la versione migliore di me stesso, quella con lo smoking dorato che esulta trionfante sul palco dell'Assago.

Respiro e il suo profumo mi raggiunge, oggi persino più intenso di tutti gli altri giorni: si è lavata i capelli da poche ore e l'odore dello shampo alla camomilla della Schultz, è una nota delicata che si aggiunge a quell'aroma di girasoli e sacchetto de carammelle che le sento sempre addosso e che mi destabilizza. 

"Vic.. ma te posso chiedè 'na cosa?" I suoi occhi azzurri s'accendono di curiosità, è 'na pischella vispa ed anche per questo con lei non m'annoio mai. "Spara sta mina."

"Ma come fa Robbè, a sopravvive senza de te?"

Ecco, Damià, lo vedi che sei 'n cretino? 'N te stai mai zitto eh? 

Da quando si sono mollati, Victoria non ha più pronunciato quel nome ed io non ho mai davvero saputo per quale motivo sia andata a finire così tra loro, so solo che è stata triste per un po', poi il suo innato buonumore è tornato a rischiararci le giornate. La guardo mentre annaspa in cerca di una risposta da darmi, ma è tremendamente imbarazzata ed allora intuisco quanto di ció che cela dentro sè stessa, mi sfugga di giorno in giorno.

"L'amore inizia e finisce, Dam. Immagino se ne sia fatto una ragione, come del resto ho fatto io." La ascolto imprigionando nella memoria ogni movimento delle sue labbra nude senza rossetto e delle onde in cui si piegano i suoi capelli e d'improvviso capisco quanto sia fondamentale ognuno dei momenti più banali trascorsi insieme.

D'improvviso saremo vecchi anche noi, Victoria, anche se non riesco ad immaginarlo. Il successo che sognamo lo avremo ottenuto? Ci avrà corrosi? Sarai al mio fianco?
D'improvviso mi verrai in mente, come sei ora, Riccioli d'Oro, mentre mi parli del tuo ex e lasci da parte qualcosa che non vuoi dirmi.
Per questo ti assaporo ad ogni sguardo.

"Io non potrei mai, Vittò. Sarebbe un dolore lancinante, non esiste alcuna ragione." Mi osserva incerta per qualche attimo di troppo ed infine si accascia sul letto, ricadendo al mio fianco volgendomi la schiena.

Non so in quale punto imprecisato dell'universo stian vagando i suoi pensieri. Forse stan lì, ad una spanna dal suo viso, posati sul comodino, dove ce sta ancora quella fotografia, in cui lui è in pigiama e lei je lecca 'na guancia. O forse sul libro di Kafka che le ha prestato Ethan in primavera e che non ha ancora finito de leggè. Forse sospesi nel vuoto, lasciati a galleggiare come bolle di sapone pronte a scoppiare se la sfioro. Ci sono pochi miseri centimetri che non posso assolutamente violare, a separarci.

"Te sei passionale, Damiano. Lo sei oltre ogni limite concesso.. Per questo stai attento a non perdere il controllo. Hai il terrore d'andare in frantumi." Ha la voce impastata di una consapevolezza strana, che a stento sfoggia quando s'atteggia fra la gente. Victoria ha una sensibilità fuori dal comune, ma quanno se esce preferisce fà casino e vestisse da strappona, perciò ecco perchè in pochi conoscono questo lato di lei, questa sua completezza d'animo che mi lascia ogni volta di stucco. "Ma 'n te sta a preoccupà che il segreto tuo sta ar sicuro co' me.. al mondo continueremo a dì che sei 'no stronzo infame ch'ama solo sè stesso." Lei sdrammatizza ed io la abbraccio premendo le labbra sulla sua nuca in un bacio castigato, che racchiude l'essenza di un sentimento platonico come quello che sto provando a domare.

"Big mac, per cena?" E' così che vanno sempre a finire le nostre serate.

"Solo se paghi te, schiava." Dentro un mc donald's a ricamare storie sulle nostre ambizioni, ed affogando sotto quintali di maionese tutte le frustrazioni.

Il sole è ormai una sottile linea piatta all'orizzonte, quando io e Victoria ci immettiamo nel traffico a bordo della sua macchinetta, e mentre sfrecciamo intorno a Villa Doria, diretti verso il nostro fast food di fiducia, ricomincio a sentire le vene dei polsi gonfiarsi e pulsare.

C'è un magnete, da qualche parte in questa città e la sua posizione non è mai la stessa. Si sposta come se fosse una ragazza che compie giravolte tutt'intorno, in bilico fra il buio e la luce, fra il sole e la luna, fra l'acqua dolce e l'acqua salata d'un occhio verde e n'occhio blu.

C'è un magnete in questa città Leila, che ti porti in tasca come n'amuleto, ovunque te ne vai.

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