Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

January. Those who suffer love.

L e i l a .

Cross my heart, hope to die
to my lover, i'd never lie..

C'è la tramontana a Roma, che tremenda scorre fra le caviglie dei cittadini e je fa lo sgambetto. La lana della sciarpa, dello stesso colore del semaforo che stamane ha rischiato di farmi arrivare tardi a scuola, mi pizzica il collo, mentre in fila assieme ai miei compagni, attendo di poter fare il mio ingresso all'interno de 'sta mostra internazionale che è stata organizzata dentro al Chiostro del Bramante. Le doppie punte in cui mi si aprono alcune ciocche di capelli sono elettrostatiche, sento le dita insensibili, dietro di me qualcuno starnutisce prima d'inalare del Vix Sinex, il professor Grimaldi di storia dell'arte si gratta dietro un orecchio, e a me sembra di percepire tutto in una volta il suono del disagio c'ha accompagnato 'ste prime giornate de st'anno novo de pacca, come il rombo d'un vecchio solex anni '60 che sfila sbuffando per le vie punteggiate di pozzanghere, mentre il cielo non la pianta de piovè e le gocce sono come muco che cola dal naso.

C'hai il raffreddore, Roma? O hai pianto pure te quanno t'ha guardata nell'occhi come se 'n te volesse mai più rivedè?

Che t'ha detto Gemi, eh Damià? Che t'ha detto quanno siete rimasti soli sur balcone?

C'avevi l'occhi vitrei dopo che sei rientrato, hai preso Victoria per mano come stessi maneggiando una tua proprietà e ve ne siete annati come Jhonny Depp e Kate Moss, spossati alla fine de un rave party. M'hai guardato a stento e con la voce smorzata m'hai detto "V'ho chiamato n'taxy, francesì." e avrei voluto poterte ringrazià perchè tutto ciò c'hai fatto è stato fin troppo, ma me se sò spezzettate 'e lettere sotto la lingua mentre l'impressione che quarcosa fra noi se fosse incrinato s'è fatta sempre più solida.

Ma quarcosa tipo che cosa, Damià? Infondo che ce sta fra me e te? Ho paura che sia niente.

Geremia ha rimosso ogni cosa. In taxy mi teneva la mano come fosse la sua flebo, mentre l'autoradio sintonizzata su Radio Lattemiele trasmetteva un brano di G Eazy.

Il giubotto borchiato di Pocahontas s'impiglia fra le maglie della mia sciarpa ed i suoi occhi da sciamano mi provocano un forte capogiro. Ha i capelli legati come quelli di un samurai e le sopracciglia ricurve in un cipiglio grottesco, mentre mi guarda come se ci fosse un improvviso collegamento fra le nostre vite, che fino a questo istante si sono incrociate solo per chiedersi in prestito un temperamatite o una china dal tratto sottile.

"C'è anche la classe di Damiano, a vedere l'esposizione oggi." I miei pensieri fanno il giro della morte nella testa, mentre immagino di rivederlo e le domande sono così tante da non riuscire a ricavarsi ognuna il proprio spazio, nè a tradursi in suono.

Dimmelo te Pocahontas, che ce sta fra me e l'amico tuo? Parli poco ma sai tutto, vè?

Sai pure quello che 'n sapemo noi.

La guida invita il prof. a farci entrare ed Ethan è il primo ad oltrepassare l'entrata dell'area adibita all'esposizione, seguito man mano dal resto del gruppo. Entro per ultima, persino dopo la Rocchini e Riva che fan comunella infondo alla fila, scambiandosi i telefoni nell'intento di stalkerare al meglio i profili Instagram delle rispettive crush.

La quarta D del Liceo linguistico Eugenio Montale sta già raggrumata nell'angolo destro della stanza, al centro della quale troneggia l'opera che dà il nome all'intera rassegna. Love è a tutti gli effetti una scultura pop, in cui le lettere a carattere maiuscolo, riproducono una struttura cubica, che vuol celebrare l'essenzialità di un sentimento senza il quale l'uomo vivrebbe nell'aridità più totale, e mentre me ne importa davvero poco, vado esplorando i volti atarassici degli studenti che intorno a me se ne stanno in piedi, tentando di simulare un livello d'attenzione più accettabile del mio.

E allora eccola lì l'opera d'arte, quella vera.
Damiano David con i capelli ingarbugliati come rami in un vigneto, la tempia spiattellata contro l'estintore appeso al muro e la posa inerte d'un grosso pezzo di quarzo lasciato a prender polvere sulla scrivania ingombrante d'un facoltoso avvocato. Indossa un dolcevita grigio come il fumo delle sue sigarette ed anfibi da skinhead, un'espressione da emicrania gli contrae i lineamenti del volto, gli zigomi appaiono tesi e gli occhi rossi di chi s'è già consumato la razione mattutina di gangia ancor prima di salire sul pullman, indugiano nel nulla, mentre per me il nulla ha smesso d'esistere, interamente occupato da lui e da quel dettaglio che non passa inosservato. Minuscolo ed apparentemente innocuo, è solo un anello da gitano, ma lo riconosco senza incertezze.

Victoria è nei particolari, come Dio. Potrei descrivere i suoi anelli uno ad uno, dopo averli involontariamente memorizzati la notte del 31 ed è senz'ombra di dubbio suo, quello che Damiano sfoggia con nonchalance all'indice sinistro, mentre si mangia le unghie. Il disco turchese è sovrastato da una gemma piramidale color ambra, e non posso evitare di pensare al colore dei loro occhi, che è probabilmente stato fuso e miscelato appositamente per forgiare 'sto gioiello dall'aria scabra.

Ve scambiate pure l'aria, Damià?
Ve mescolate pure 'l sangue?
Ci sta qualcosa che lei non ti puó dare?

Con tono di voce a dir poco soporifero, la guida ci sta illustrando, come il percorso della mostra vada snodandosi lungo i diversi ambienti, in un susseguirsi di rappresentazioni che han come scopo quello d'interpretare il milione di sfaccettature che l'amore può assumere, quando lo sguardo di Damiano si scontra col mio riducendomi ad un cumulo di macerie ed allora mi chiedo se anche questa faccia per caso parte di quel milione.

"Nella prossima sala, potrete ammirare la meravigliosa opera di Kusama, All the eternal love i have for the pumpkins, in cui le zucche, che sono ormai uno dei suoi simboli distintivi, si ripetono all'infinito grazie all'illusione creata dagli specchi montati alle pareti. Potrete sostare all'interno di quest'ambiente per un massimo di due minuti, per non creare intoppi alla fila, vi invito dunque ad entrare due a due. Vi ringrazio per la collaborazione."

Mentre i miei compagni s'impegnano per formare le coppie, noto Damiano scostarsi dal suo gruppo e la sua figura avvicinarsi come se non fosse neanche reale, ma le sue dita salde attorno al mio polso sono vere e mi costringono a seguirlo, mentre mi trascina oltre il tendone verde smeraldo che ci oscura la visuale della seconda sala espositiva.

"Du minuti so' pochi, francesì, ma me li farò bastare." Sputa fuori come se una maratona di 12km l'avesse spompato fin allo stremo e mi molla il polso solo quando ci troviamo perfettamente al centro della stanza, uno di fronte all'altra, più simmetrici delle ali di una farfalla.

Le zucche sono illuminate dall'interno come delle enormi lanterne dorate e i capelli di Damiano sembrano fondersi in quella stessa luce come se davanti a me non ci fosse un ragazzo, ma un faraone. Il taglio stretto dei suoi occhi si assottiglia come se mi dovesse vivisezionare e da qualche parte dentro di me c'è una ferita che non smette di spurgare tutta l'oscurità dell'universo.

E' da lì che esce l'incubo? Che cosa ci vedi, Damiano?

Dimme 'n po', che cosa ci vedi quanno me guardi? Dimmelo tutto d'un fiato perchè du' minuti so' pochi pe' spiegà e fori da qua ce se perde come spicci fra le mani bucate de quelle figlie di papà di nome Angelica Sergi e Benedetta Giustiniani che prima te se magnavano con l'occhi.

"Perchè? Che c'hai da dì?" La mia voce abbandona le corde vocali come un pigolio, ma nell'assoluto silenzio di sto posto a metà strada tra un film di Tim Burton ed un'animazione Disney, ogni parola risuona forte e chiara come la cannonata di mezzogiorno, che dal Giannicolo si propaga in tutta Roma.

"Sei 'namorata de lui?" Non ho bisogno di chiedergli lui chi.

Geremia non è nei dettagli forse, ma quando beve in quel modo, la sua eloquenza può essere sgradevole, proprio come la domanda che Damiano spara a bruciapelo e che mi entra nella carne, attratta dal color della pece che ristagna dentro a 'sta ferita, 'sta frattura oltre la quale ogni parte di me si sdoppia nel proprio negativo.

Ma non posso dare due risposte ad una sola domanda.

"Mia sorella lo era. Che t'ha detto, Damià?"

E sarebbe così facile adesso far passare Geremia per l'ubriacone di turno, quello che non possiede alcuna coscienza di ciò che dice, lasciare che Damiano si beva l'illusione che ciò che gli avrà sicuramente sentito dire sia tutto falso, che la morte di mia sorella non abbia lasciato strascichi, oltre la comprensibile tristezza di cui è già stato spettatore, che non ci siano immorali incongruenze dentro l'anima della gemella rimasta in vita, ma nemmeno il dualismo che m'imbratta come melma fin sopra la testa, può costringermi a mentirgli fino a questo punto.

"Ce lo sai che m'ha detto, tanto." Si passa una mano fra i capelli per ingannare il nervosismo che lo sta assalendo e l'anello di Victoria risplende ultraterreno, umiliandomi. L'incubo si dimena barbarico sotto i pori della pelle e temo che anche le zucche smettano di brillare, non appena apprendo che Geremia lo ha reso realmente partecipe del nostro più putrido segreto. Il blackout che infiamma dentro di me assorbe la mia capacità di continuare a distinguere le sembianze della sala in cui ci troviamo, le fattezze del suo volto, delle sue dita e delle due striscie di pailettes che sul suo maglioncino si congiungono all'altezza delle spalle. Traballo come un'umile fiammella fra i ceri di San Pietro e pregherei tutti i santi pur di poter essere una banalissima sedicenne fra tante, anzichè la squilibrata ninfomane con scompensi alla personalità che gli appare come la più appagante fra le sfide.

"Guardame, Leila. 'N te devi vergognà, io 'n sò nessuno me devi credè, nessuno. Nun ce capisco niente de sta roba che t'è successa, ma c'avemo più de du' minuti fori da qua se voi.. Capirò cor tempo, t 'o prometto. Ma adesso guardame, te prego."

Mi viene in mente quando al Ferrajoli m'ha detto che lui non prega mai nessuno, così cerco di fare come mi chiede, spingendo le pupille in alto, verso le sue, e lo ritrovo più vicino di quanto credessi, con le punte dei capelli che mi solleticano la fronte e che odorano di miele biologico.

"Perchè tieni quell'anello?" Alzo il mento, fin quando la punta del mio naso converge con la sua, mentre con le dita gli cerco le mani, bramando un contatto fisico che normalmente eviterei come la peste.

Ma tu sei troppo bello, Damiano. Incrompensibilmente, stupendo.

"Me lo ha regalato Victoria per i 18." Ha un sorriso amaro come il caffè mentre lo dice, sapendo che non c'è bisogno d'aggiungere altro. Nessuno di noi due fa domande a caso e certe risposte sarebbero di troppo. Non c'è più tempo.

"Mi dispiace." Ho la bocca talmente vicina alla sua che pare ci stiamo contendendo l'ossigeno.

"Per cosa?" Porta le mani sui lati del mio collo e l'incubo indietreggia.

"Per non averti augurato buon compleanno." Che sorriso, regà.

" 'O sai che ce scrivo sur tema che ce fanno fà dopo, su che m'è rimasto 'mpresso de sta mostra?" Scuoto la testa sistemandogli una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

"Che quanno c'hai diciott'anni e 'na pischella coll'occhi dorci come 'n bignè de San Giuseppe te sta a 'n soffio da 'e labbra, capisci che 'e zucche co' l'amore 'n c'azzeccano popo niente, ma lei sì."

Mi morde una guancia mentre rido e sul lato opposto della sala la guida solleva il tendone per avvisarci che il tempo è scaduto. Damiano si scosta da me per ritornare dai compagni di classe, che all'esterno aspettano ancora di potersi immergere nell'atmosfera surreale architettata da un artista  giapponese di cui non so ripetere il nome e prima che lui stesso l'abbandoni, getto uno sguardo verso gli specchi, che riflettono infinite volte le nostre sagome ritratte come indigeni in una valle di lucciole.

Chi sono tutte quelle versioni di me? Chi sono tutte quelle versioni di te? Conosciamoci Damiano, del primo amore non si può scrivere neanche una parola.

L'amore è di chi soffre. Morirei piuttosto che mentirti.

"Dam!" Si volta e la sua faccia è più bella ogni volta che la guardo.

Dov'eri prima?

"A me de 'sta mostra sei rimasto impresso te."

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro