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December. About Lucrezia&Cigarettes.

D a m i a n o .

I capelli di Lucrezia hanno l'odore acre del fumo, mentre nel buio si accende la seconda sigaretta e le fisso la schiena nuda, illuminata dalla luce rossa che caratterizza la sua stanza quando fuori fa notte e lei accende il cuore al neon appeso alla finestra che sovrasta la scrivania. Ho bevuto a fiumi in quel locale fighetto che ha inaugurato ai Parioli e manco ho capito come ci sono finito, su sto letto madido del nostro sudore e del suo profumo dolciastro da odalisca, che mi perfora i condotti nasali arrampicandosi su per il cervello, senza riuscire a scalfire l'unica immagine che, di sta serata etilica, mi resta aggrovigliata come un paio d'auricolari appollottolati nelle tasche, in mezzo alla matassa d'immagini che invece, semplicemente scorderò, che anzi ho già scordato.

L'alcol me fa fà sempre n'mucchio de cazzate, ma a sto giro avrei sbroccato comunque, temo. C'ho i sentimenti fragili ultimamente, o sò i sentimenti che me ce fanno sentì, fragile. Ho riposto Victoria dietro una teca di vetro, come una bambola di un'innocenza tentatrice che mi guarda celandomi i suoi desideri proibiti, ma che io 'n posso guardà senza fallire miseramente nell'intento di celarle i miei. Potrei finì al manicomio già solo per questo, ma ovviamente non è abbastanza.

Che dovrei dì? Che dovrei dì de quell'altra che appare e scompare come un coniglio dal cilindro di un mago? Che dovresti dì, Damià? Che stai fritto come n'ovo strapazzato per colazione, ecco che dovresti dì. E' così che mi sento al bancone, mentre ordino il mio terzo vodka tonic, pronto ad annacquare in un bicchiere i miei bollenti spiriti, dopo la pomiciata di un quarto d'ora, con quella incantatrice di serpenti de' la mi ex, che appena fa due mosse cor culo che se ritrova, me fa sentì come se c'avessi un pitone nei jeans. E' così che mi sento mentre mi volto verso destra ed eccola ricomparire al mio fianco, ricomporsi in tutta la sua struggente bellezza, un atomo per volta, troppo vicina ai miei occhi che iniziano a pizzicare. Vorrei parlarle ma ho le corde vocali incollate fra loro, invischiate in una specie d'albume che mi chiude l'esofago e mi fa sentire come se non ci fosse più aria qua dentro.

'O sai che te vorrei dì, francesina? Portame fori da sto posto, che ce sta Roma tutta pe' noi oltre ste quattro mura sudicie. Portame fori, Leila, mon amour.

Non lo sai che Roma ar contrario se legge Amor?

Nun me sento più neanche la faccia, mentre ti guardo e muoio e risorgo cento volte al secondo.

Che ce fai 'n mezzo a sta gente de plastica, regazzì? Te guardano tutti sti marpioni qua attorno, ma basta la tua noncuranza a schernirli quanto serve.

"Te sta bene sto baschetto rosso, francesì." Si volta come se l'avesse punta n'insetto, mi pugnala al cuore con i suoi occhi eclettici, ipnotici nella loro irrisolvibile contraddizione. Vorrei che fosse facile tradurre tutto quello che ci passa attraverso, ma il ciclone che incalza dietro quelle iridi, trascina via le scene di un passato ormai dissolto, sfogliandole forsennatamente come le pagine di un libro dimenticato aperto sotto il temporale.

Non capisco mai se me vole morto, o se me vole e basta.

"A te 'nvece non sta bene pe' n' cazzo sto rossetto sur collo." Ah. Colto sur fatto, proprio. Lucrezia e sta mania de marcà er territorio, porca de quella troia.

Leila si volta nuovamente verso il barman in attesa di poter fare la sua ordinazione.

M'osservi bene, però regazzì.

Quasi senza rendermi conto di ciò che faccio, prendo a sfregarmi il fianco del collo tentando di cancellare le tracce di lipgloss che vorrei lei non avesse notato.

"Sempre di buon umore è, francesì?" Non mi guarda, ma noto lo sforzo che deve compiere per restare con gli occhi fissi davanti a sè, mentre le sue sopracciglia si fanno tremule, e alla fine cede.

Quanto sei bella, regazzì. T'ha dipinta un pittore 'namorato fino ar midollo, a te.

"E te sempre 'n mezzo alle scatole. Quanno se dice 'e certezze della vita. Che culo, vè?" Rido gettando i capelli all'indietro, e coltivo il mio debole per quell'indisponenza che mi mostra per partito preso.

"Nun fa 'a sostenuta daje, che n'camera mia ce sei salita. O n'eri te?" Mi avvicino non troppo involontariamente per farle scudo col braccio, quando in pista parte una delle hit del momento e la ressa intorno s'impenna al ritmo sincopato delle strobo.

"E quindi? Mica te l'ho data.. Te l'ho detto, David, me dovevo svagà, ma 'n só ancora diventata una delle tue stupide groupies." Accenna con un gesto del mento alla chiazza rossa che immagino mi macchi ancora il collo, e capisco quanto ne sia rimasta urtata.

Camon' . Gioca con me, bella francesina.
Vediamo chi finisce prima tutte le vite.

"Le mie groupies se divertono però, regazzì. Sò n'pezzo raro, questo nun lo poi negà." M'incenersice inarcando semplicemente un sopracciglio e vorrei ballare la lambada con lei, per non essere scurrile.

"Seh, 'na rara testa de cazzo semmai. .. Un moscow mule, per favore." , si rivolge fin troppo distrattamente al ragazzo del bar, continuando a guardarmi con aria scettica.

"Adesso dici così perchè sei gelosa, ma n'chai l'esclusiva, francesì.. 'O devi sapè." Le si forma un'incrinatura al centro della fronte e si morde il labbro inferiore, come se le fosse appena venuta in mente una cosa gravissima. Mi passa un polpastrello sul collo, lo fa timidamente, io socchiudo gli occhi, godendo più che posso di un contatto flebile che non soddisfa minimamente le mie brame e allora non mi trattengo e la accarezzo.

"... allora perchè te sei pulito?" Le cingo il polso con la mano, il suo polpastrello scivola via, lei sembra improvvisamente troppo debole per continuare a reggersi in piedi ed è come se questa debolezza riuscisse a raggiungerla soltanto quando ci sono io che posso sostenerla e proteggerla dal peso schiacciante del suo incubo. Mi rosicchio l'interno della guancia, riflettendo sulla sua domanda.

'N se gioca cor foco, Damià, all'età tua ancora nun l'hai imparato.

"Ma che ne sò, francesì.. te me comandi l'inconscio, 'o sai?" Giusto il tempo di sfiorarle il labbro inferiore con la punta del pollice, che un ragazzetto dall'aspetto emaciato, con la fiatella pesante che sa di gasolio e due occhi infossati da eroinomane berlinese, ci rovina addosso, allontanandola da me senza che abbia neppure il tempo di chiederle se je devo menà.

Lui le si spalma contro in un gesto che sa di possessività latente e profondo sconforto, davanti al quale non so come dovrei sentirmi, e lei mi getta un ultimo sguardo muto mentre lo scorta verso i gabinetti senza più profferir parola.

Che ruolo c'ha sto crucco nell'incubo tuo, regazzì? Quale parte rappresenta? E perchè mi sento distrutto, mentre ti prendi cura di lui e mi lasci qui senza spiegazioni? Ma soprattutto, quale diritto c'ho io per stare qui a guardarti mentre t'allontani co' sto pezzo aguzzo de' 'a vita tua, che me se conficca proprio qua ar centro, fra tutte le gemme de sta collana tarocca che me finisce precisa sur core? Che parte rappresento io?

Il locale sta chiudendo, in men che non si dica questa notte, che avrebbe potuto essè infinita, termina sfumando sulle note di una canzone strappalacrime, che forse parla al posto mio ..

"Lui chi è, è un altro uomo che è impazzito per te, ma non penso che possa dirti tutto quello che ti dico io ..

Spero che, mi auguro di cuore che, non ci incontreremo mai più per non perdere l'ultimo briciolo di dignità che mi rimane ed evitare di squagliarmi sotto il sole, ed evitare di guardarti come un pazzo, come un pazzo che ti vuole, completamente .."

La voce di Paradiso è pronta a trasportarmi verso l'inferno e le dita di Lucrezia s'insinuano sotto la casacca color vinaccia che indosso, mentre mi sospira all'orecchio due tre oscenità che mi convincono a prendere la direzione dell'uscita. Ha il respiro bollente e la voce molliccia di chi non ha bevuto certo meno di me.

"'Namo a casa, Dem. Sesso e mc donald's come sapemo fà solo io e te .."

Il cartoccio del mac abbandonato sul parquet emana ancora quell'odore inconfondibile di frittura da fast food che dovrebbe aprirmi una nuova voragine nello stomaco, nonostante mi sia divorato 'n mac chicken delux e 'na big porzione de patatine with coca cola, ma che invece m'è rimasto indigesto. Lucrezia mi guarda con la coda dell'occhio, mentre finisce di godersi gli ultimi tiri di un filtro agli sgoccioli ed ha il seno ancora scoperto come in un quadro di Gauguin. Mi farei il secondo round e so che lei pensa lo stesso, mentre le lunghe ciglia non riescono a gettare ombra a sufficienza sul desiderio di me che ancora le acceca gli occhi.

Ma non è questa la cosa che più mi piace de lei.

Lucrezia non sa cosa sia il rancore, forse perchè ha 20 anni come Jacopo e ste cose le sa mejo de me come funzionano. Le storie finiscono per mille motivi, ma nessuno è mai grave abbastanza per impedire a due che se fanno sangue, de finì dentro allo stesso letto. Inoltre lei studia pure psicologia all'università, quindi sta cosa che prende le dinamiche amorose in modo sciallo, non è perchè è 'na superficialotta der cazzo, per intenderci. Anzi.

E' stata lei la prima a capire come stava la faccenda con Victoria e una sera dopo una scopata fenomenale, in pratica mi fa

"Nun m'ami manco 'a metà de quanto ami Blondie." , come la chiamava quanno je tirava. Stavo ancora incastrato fra le sue cosce a cercare di riprendere fiato, che lei m'aveva già fatto le lastre agli organi interni comprendendo i miei segreti più reconditi. Aveva gli occhi tristi ma saturi di una comprensione mai vista altrove, non era un'accusa la sua, ma un avvertimento su ciò che sapeva difficilmente avrei accettato di me stesso. Dovrebbe essere così infondo quando si dice di amare sinceramente qualcuno, no?

A scuola pensano tutte che per catturare l'attenzione debbano truccarsi come le peggio mignotte, ma l'altruismo e la solidarietà di Lucrezia, mi han conquistato nel momento esatto in cui ho compreso che non sarebbe stato giusto restare insieme, quando il mio sentimento non sarebbe mai stato all'altezza del suo, ed è questo ció che conta di più, perciò fanculo alle frivolezze.

Mi ha spezzato il cuore ammettere che c'aveva visto giusto: nonostante non l'avrei mai saputo chiamare amore, il mio trasporto verso Vic era ormai un fatto evidente, 'na roba forte insomma, come certi acidi che ti mandano in rota quando è un pò che non ti fai una dose.

Mentre tacevo mortificato, Lucrezia mi guardava stesa supina, a metà strada fra una madre e un'amante.

Me lo ricordo come se fosse ora.

"Nun ce provà a mentì, Damiano." Punta gli occhi nei miei testando il mio grado d'onestà. Mi scosto da lei perchè va bene tutto, ma parlare di un'altra, mentre tengo l'uccello ancora in caldo, mi pare il colmo pure per me e così mi giro, allungando una mano verso il comodino, dove so che tiene le sigarette. Gliene frego una dal pacchetto e me l'accendo con calma, lei si perde nella mia gestualità cadenzata ed il rossore sul suo viso si mimetizza plasmandosi alla luce da nightclub che c'è nella sua stanza.

"Rispondime, Dem. Me fai sta in ansia.." Quasi mi scongiura e sento un crac dentro ar petto.

"Lucrè.." La guardo e mi sento un animale, uno di quelli della giungla che al circo provano a farsi ammaestrare, ma che alla fine se magnano l'addestratore. "Vic è .. come t'o posso spiegà? La mia linfa vitale, e 'o sò che suona un po' teatrale, ma è questa la parte che c'ha lei ner sogno mio."

Disperdo cerchi di fumo nella stanza, fissando il cuore al neon issato alla finestra, senza vederlo davvero e pensando al volto di Victoria per la prima volta sotto una luce nuova, a tinte fosche, mentre sto rendendo Lucrezia un po' più triste, sciupando ciò che siamo stati in questo letto.

".. e che parte c'ho io ner sogno tuo?" Fatico a metterla a fuoco mentre penso che si dovrebbe rivestire, perchè non merito di vederla nuda un minuto di più.

"Lucrè.. Te n'fai parte der sogno mio, pure se sei quarcosa de meravjioso.. E io sò popo er più stronzo de tutti, ma per l'amor der cielo, m'hai chiesto de nun mentì.. e in sta metafora der sogno 'n te posso proprio trovà 'n posto." Si alza a sedere mentre le scende una lacrima di sconfitta sul volto accaldato, che non sbriciola nemmeno lontanamente la sua dignità.

Mi ruba la sigaretta dalle dita e glielo lascio fare.

"Dem.. Io ti maledico." Così senza rancore, resta il sesso. E la maledetta sincerità di due sguardi che si bramano nonostante l'amore sia finito di colpo.

Mi sporgo su di lei, che prontamente getta a terra il mozzicone che le resta tra le dita, mentre si lascia atterrare sul materasso, per la seconda volta in ciò che resta di questa notte al sapore di salsa barbecue.

"Viè qua, che tieni 'e zinne più belle de tutta Roma." E mentre ride a labbra scoperchiate le prendo un capezzolo fra i denti, specchiandomi nei cristalli di sale grosso che gliele seccano e pensando che manco lei potrà mai riuscire ad affilare tanto la vista da potermi dire che cazzo me sta a succede pe' sta francesina cor baschetto da repubblicana, mi inoltro a capo chino verso il suo ombelico.

Leila.. che parte rappresenti te ner sogno mio?

T' a' avrei sciolta quella treccia..

"Spero che,  mi auguro di cuore che  , ci incontreremo ancora,
perché voglio perdere .."  


NOTE: Sciau beleee! Scusate per la lunghezza spropositata di sto capitolo, che spero comunque possiate gradire. Spero sia chiaro anche l'intreccio temporale che forse è un po' più arzigogolato del solito, ma se avete qualche dubbio potete chiedere nei commenti o in privato come preferite. In ultimo volevo solo dire che ovviamente Leila non è francese, ma romanaccia doc. Damiano le affibia questo nomignolo per via del nasino all'insù, della sua passione per la pittura e per il suo modo di vestire un po' parigino. KISS <3

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