Scuse che vengono dall'anima
Continuo a pensare che ci sono limiti che non dovrebbero essere superati, parole che non andrebbero mai dette e gesti che non andrebbero mai fatti, e Filippo ha fatto tutto ciò nell'arco di una sera.
Oggi non sono ancora in gran forma, probabilmente i valori sono davvero molto bassi.
Sono cinque mesi che mangio cibo spazzatura, e mi rimpizzo di alimenti casuali, giusto per riempire lo stomaco.
Gianni e Filippo mi hanno più volte detto di andare in mensa ma non ci sono mai andata per orgoglio, ed oggi ne sono ancora più contenta, di non aver accettato nulla da quel fantoccio.
Però devo rimediare perchè la mia anemia sta dando non pochi fastidi, al mio corpo e alla mia mente e non posso permettermi un altro calo fisico, devo essere al meglio delle mie forze per prendermi cura di mamma.
La soluzione sarebbe prendermi degli integratori ma dovrebbe scriverli qualcuno, ed il mio medico curante sta ancora a Milano, non avendo ancora fatto il cambio di residenza dopo l'università.
Purtroppo ritornando a casa sono stata travolta dagli eventi e naufragata nella disperazione, e rivolgermi al Usl è stata una mia dimenticanza.
Mentre sono intenta a pensare e a scrivere le mie riflessioni ascoltando musica dai miei auricolari sento una mano che mi si poggia sulla spalla.
Non può essere la mano di mamma per la grandezza delle dita, e dalla forza che imprime sulla mia spalla, quella forza che il mio corpo ha già percepito ieri sera mentre quelle mani mi accarezzavano senza chiedere il permesso, quelle mani che probabilmente si illudevano di trovarsi avanti una ragazzina che sarebbe caduta ai suoi piedi.
Ma quando si sono sbagliate quelle mani e mille volte si pentiranno di avermi solo sfiorata.
Con un solo gesto senza nemmeno girarmi tolgo la sua mano dalla spalla per poi togliere le cuffiette.
Il mio sguardo è ancora basso, ma non ho bisogno di vedere chi è, il mio cuore accelera un battito per la rabbia ogni volta che sento il suo profumo.
"Mi hai riconosciuto fuggitiva ?"
"Non ci vuole poi molto non tutti si prendono confidenze inopportune"
Rispondo alzando lo sguardo.
I nostri occhi si incastrano perfettamente gli uni negli altri, non lasciando guardare nulla di ciò che ci circonda, e per un attimo dimentico anche che in camera c'è mamma che vedendo Filippo si alza avvicinandosi e sorridendoci.
"Ciao Filippo che piacere rivederti."
"Ciao signora bella come vi sentite?"
"Mi chiamo ENZA ne abbiamo già parlato"
Vedo Filippo sorridere e fare un cenno con la testa per indicare che lo aveva dimenticato, ma che lo farà sicuramente, e a quel punto io mi chiedo cosa mi sono persa, sono stata fuori da questa clinica un paio di ore e loro sono già cosi intimi.
Ha mio bel dottorino se solo mamma sapesse quello che volevi fare con me ti prenderebbe a calci nonostante la sua situazione, mentre loro parlano io mi immagino questa scena che mi fa scappare un sorriso.
"Finalmente ti ho fatto ridere e credimi Alessandra quando ridi sei davvero bella, assomigli a tua mamma"
Non ci posso credere pensa che stia ridendo per lui, anzi a dir il vero rido per lui ma per motivi che non potrebbe nemmeno immaginare.
Comunque gli rispondo in maniera disinvolta ricordandogli che è una pura illusione pensare che avesse il potere di farmi ridere, ma che semplicemente un ricordo del passato si era affacciato alla memoria.
"Stai pensando al tuo fidanzatino ?"
Calma Alessandra è solo uno stupido egoista prepotente
Calma Alessandra la clinica è la sua
Calma Alessandra se perdi le staffe faresti il suo gioco
Il mantra ancora funziona e ancora una volta gli rispondo con tono calmo.
"Probabile."
Ti pareva che mamma non dovesse fare la sua parte ricordando ad alta voce che la mia ultima storia importante risale all'asilo.
"Dovevi vedere Filippo come ne era innamorata, si sono anche sposati con anelli di plastilina fatti dal quel poverino che ne subiva di tutti i colori da questa signorina"
"Posso immaginare Enza, il caratterino gli è rimasto"
E scoppiano a ridere come se io non fossi li ad ascoltarli.
Cerco di riprendere in mano questa situazione riportando la conversazione lontana da me, e gli chiedo gentilmente il motivo per cui era entrato in stanza ?
"Innanzi tutto sono venuta a salutare la tua dolce mamma che caratterialmente non ti somiglia per nulla."
E fa l'occhiolino a mamma
"E poi volevo parlarti di una cosa privata vieni qualche minuto con me al bar,visto che stamattina so che non hai fatto una colazione decente."
Potrei mandarlo al diavolo e farlo continuare a parlare con mamma rischiando che gli dica qualcosa di privato che non voglio condividere, quindi non mi resta che accondiscendere alla sua richiesta.
"Ok andiamo "
Dopo dieci minuti di saluti finalmente usciamo dalla stanza, quella stessa mano ancora si appropria del mio corpo senza che nessuno gli e lo concede.
Sento la sua mano dietro la schiena come se accompagnasse la mia uscita dalla stanza, fino alle porte dell'ascensore.
"Possiamo scendere a piedi, se vuoi cosi facciamo prima"
Dico per smorzare il silenzio e il suo sguardo che credo siano dedicati a me.
"Non mi piace fare attività fisica, almeno che questo non implica fare una notte di sesso sfrenato"
Che sfrontato, cafone, inopportuno, ma non riuscirà ad imbarazzarmi.
"Sono contenta per te, ora capisco il fisico curato, e dovuto alle ore di sacrificio a cui ti sottoponi, con le molte oche che si concedono."
"Quindi per te ho un bel fisico ?"
E si avvicina un pò troppo per il mio carattere
"Filippo un fisico curato non vuol dire avere un bel fisico e poi quello che ho detto era rinchiuso in una frase, e aveva un altro significato."
"Ecco a questo volevo arrivare, non sempre delle parole estrapolate da un contesto significano quello che poi attribuiamo"
mi dice sorridendo.
"Ma ne parliamo giù vieni"
e con la sua solita mano mi accompagna nell'ascensore.
1 minuto e 45 secondi il tempo che l'ascensore si prende per scendere i tre piani, per fortuna osserviamo un rigoroso silenzio.
Arrivati giù mi dirigo verso il bar ma mi fa cenno con la testa di seguirlo nel suo ufficio, non sono contenta di questa scelta, ma almeno non dovremmo stare a parlare in mezzo a decine di persone che sono qui per i ricoveri.
Nel corridoio vedo tantissime persone che lo salutano e gli sorridono, sarà anche un cretino ma probabilmente il suo lavoro lo farà bene.
Arrivati davanti alla porta del suo studio, dice al buttafuori vestito di nero che già altre volte ho avuto la possibilità di vedere, di non far entrare nessuno.
"Vuoi ammazzarmi ?"
Dico sarcastica
Si ferma mi guarda e mi sussurra ...
"Io con te vorrei farci altro, ma sei ancora una ragazzina"
"Detto da un uomo con una maturità neonatale è un complimento"
dico nervosamente per evitare che noti le mie guance andare a fuoco per una proposta cosi indicente.
"Alessandra non è questione di età, ma di comportamenti ed è per questo che ti ho fatto venire, ho parlato con Giovanni e so che hai frainteso tutto come al solito, guarda per favore questo frammento di video"
E mi gira lo schermo del suo portatile in modo che avessi una visuale completa.
Non ci posso credere ha fatto scaricare dalle telecamere di sicurezza della clinica la conversazione che ha avuto l'altra sera con Giovanni, e obbiettivamente guardando tutto il discorso davvero non era offensivo.
"Scusami"
Gli dico incastonando di nuovo i miei occhi nei suoi.
" E' AMMIREVOLE CHE TU SIA UNA PERSONA UMILE E CHE CHIEDA SCUSA ,MA NON ERA QUESTO IL MOTIVO PER CUI TI HO FATTO VEDERE IL VIDEO"
Dice con tono quasi alterato.
" E per cosa non riesco a capire Filippo ?"
"Voglio che capisci che non tutti remano contro di te, la vita ti ha tolto molto e credimi non sai quanto ancora male ti farà, ma questo significa vivere e se ti chiudi nelle tue convinzioni non andrai da nessuna parte, se non in un abisso fatto di dolore e solitudine.
Ora ti prego pensa seriamente all'opportunità che ti ho offerto e non vederla come un fine per ottenere qualcosa, ma come un inizio per ricominciare a sperare in qualcosa."
"Quanto altro male mi farà la vita"
Mentre lo ascolto pronunciare queste parole capisco che si sta riferendo alla morte di sua madre che paragona al dolore che proverò quando mamma non ci sarà più.
"Hai ragione su tutto Filippo ma non si può spiegare e nemmeno capire esattamente ciò che si prova, quando la morte ti porta via tuo padre, all'inizio tutto ciò che ti circonda anche la cosa più assurda come uno scontrino di un bar dove di solito andavi con lui può diventare fonte di dolore atroce, ma poi il tempo passa e impari a farci l'abitudine, anche se non sarai mai più te stessa, ma lo fai per non distruggerti e non distruggere chi ti circonda.
Ma poi quell'equilibrio cosi instabile viene definitivamente portato via dalla stessa malattia che ha portato via tuo padre e che ora vuole prendersi anche tua mamma, e a te non resta che sentirti in colpa di poter andare avanti mentre a loro questa opportunità gli è stata negata."
Delle lacrime stanno solcando il mio viso come se ci fosse una strada che ormai conoscono bene, e quella mano che oggi si è già tanto avvicinato a me, le asciuga ad una ad una come se fossero doni preziosi che gli stavo facendo.
"Alessandra non puoi immaginare quanto ti sono vicino e quanto capisco il dolore che devi sopportare, ma rifiutare di vivere la propria vita significa far morire di nuovo tuo padre e non dare una possibilità a tua mamma di vivere questi giorni sapendo che sua figlia e forte nonostante le avversità.
Mia madre è morta scusandosi di non essere riuscita a farmi diventare adulto, non permettere a tua mamma di andarsene con la stessa frustrazione."
In un attimo mi ritrovo le sue braccia intorno alle mie spalle e la mia testa e reclinata sul suo petto, come è possibile che solo venti minuti fa stavamo litigando ed ora conosce più di chiunque altro le mie paure.
Mi viene in mente la scena dell'ascensore di qualche settimana fa, dove in un attimo i nostri corpi si cambiarono di posto e immaginai se anche la nostra vita potesse essere cambiata con tanta facilità, ed eccomi a provare questa sensazione, Filippo ha provato esattamente il mio dolore e ne è uscito fuori, quindi posso farcela anche io.
Con questa nuova consapevolezza, alzo lo sguardo su di lui, e questa volta mi accorgo che i nostri sguardi si stanno dando il tu perchè si sono riconosciuti, e gli dico che se vuole posso iniziare a lavorare per lui.
Mi allontana un attimo dal suo petto, tenendo però sempre le sue mani sulle mie braccia e mi dice quasi sussurrando al mio orecchio
"Ne sono felice"
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