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17 anni dopo
- Sto impazzendo- disse Caroline.
Era una calda giornata di primavera e lei stava giocando a golf per cercare di allentare lo stress. Indossava un top bianco e dei pantaloncini molto corti che le permettevano una maggiore libertà di movimento. Ancora in chiamata, si legò i capelli in una grossa coda alta lasciando qualche ciuffo libero di muoversi, dopodiché, prese la mazza e con un colpo deciso, colpì la palla mandandola in buca.
- Sì- disse felice. Bevve un sorso d'acqua e riprese il telefono.
- Perché ti ostini a giocare a golf... Insomma non puoi perdere, che senso ha!- constatò l'uno ridendo dall'altro capo del telefono.
- Vedi che una volta ho sbagliato-.
- Si certo, ed io ci credo-.
- Alaric!- sghignazzò divertita prima di chiedere come stessero le piccole.
- Le bambine non sono più bambine ormai...- rispose malinconico.
Dalla videochiamata, Caroline, si soffermò sull'aspetto di Alaric, sulla barba appena accennata. Era chiara, proprio come i suoi capelli biondi, e in perfetta sintonia con gli occhi fra il verde e il marrone chiaro. Voleva molto bene a quell'uomo, soprattutto dopo ciò che avevano condiviso, in fondo era il padre delle sue bambine. Bambine che non erano proprio sue... Lunga storia.
- Lo sai che adesso hanno più di vent'anni?!-
- Certo che lo so!- sbuffò indignata Caroline.
- So che sono grandi o non sarei tornata per dir loro la verità, insomma quando ti hanno trasformato in vampiro sono entrate a far parte di questo mondo... E quindi non era più necessario starle lontano, anche se loro non vollero saperne-.
Silenzio. Il solito silenzio di comprensione che si creava ogni volta che usciva quella discussione.
- Caroline, lo sai, mi dispiace. Ho provato pure a parlare con loro, ma-.
- Anche a me dispiace- troncò il discorso.
- Invece con gli altri come va?- chiese allora lui.
- Come va? Sai benissimo che non va bene- Caroline era distrutta.
- Dici sempre così ma fino a tre anni fa, erano adorabili, non posso essere cambiati così tanto- Alaric cercò di rassicurarla mentre la sua mente si focalizzava sui bambini che aveva conosciuto.
Si ricordò di due volti angelici che, nonostante avessero solo tredici anni, si erano mostrati sempre pazienti e pronti ad aiutare. Erano bravi a scuola, bellissimi, legati tra loro.
- Beh... Rimuovi quell'immagine dalla mente...- la bionda aveva capito a cosa facesse riferimento.
- L'ossessione di Thomas per suo padre peggiora ogni giorno e credo di aver fatto un casino- sospirò.
- Che hai fatto-
- Ho deciso di dirgli la verità... Gli ho detto che suo padre era un orribile mostro, crudele e sociopatico a cui non fregava nulla di nessuno-
- Beh, non è esattamente la verità...-
- Si invece, è vero che non gli frega di nessuno, anche se di fatto Klaus non sa nulla di Thomas e Nicol quindi... Beh, in fondo ha Hope e forse avrebbe accolto pure loro, ma li avrebbe avvelenati. Avrebbe fatto un casino e io non posso permetterlo-
- Caroline, cosa è successo e dimmi perché me lo stai dicendo proprio ora-
- La situazione è degenerata nel giro di pochi mesi e penso sia dovuto tutto ad una mia risposta sbagliata. Mi ha chiesto se avesse un'altra famiglia e io...-
- E tu cosa?-
-Io ho risposto di no...-
-Non avresti dovuto mentire- disse severo Alaric. Per lui la fiducia era alla base di un solido rapporto. Secondo lui c'era molta differenza tra nascondere la verità e mentire. Si può sempre non toccare un argomento pericoloso per proteggere le persone che si amano e, sebbene non fosse un'affermazione del tutto giusta, non sarebbe stata neanche una bugia. Ma quella, quella era una bugia senza mezzi termini.
- Il punto non è che ho mentito, il punto è che lui capisce quando la gente mente! Lo sente dalle pulsazioni e io non ne avevo idea. Così ha pensato che suo padre non lo volesse perché lo trovava una delusione, un essere troppo buono...-
Alaric stava capendo dove volesse andare a parare l'amica.
- Dimmi cosa sta succedendo-
- Sta cercando di diventare un essere che suo padre potrebbe amara, un assassino che uccide solo per vedere se Klaus tornerà a riprenderlo mentre Nicol non fa nulla per fermarlo, ha troppa stima di lui-.
La bionda grugnì dalla rabbia:-Ti giuro che odio Klaus! È tutta colpa sua. È solo colpa sua-.
- Sai che non è vero... Non è colpa sua e cosa molto più importante non lo odi-
- Sì! E farò di tutto per far sì che i miei figli non entrino mai a contatto con i Mikaelson. Il nome di Nicol, omaggio a Klaus e Kol, sarà l'unica cosa che avranno in comune-.
Voleva il meglio per i suoi figli e sapeva che Klaus non li avrebbe mai voluti, oppure li avrebbe delusi come faceva sempre: Hope era la sua unica preoccupazione, quindi era meglio che lui non sapesse dei gemelli e che i gemelli non sapessero di lui.
- Sai benissimo che, se solo tu me lo chiedessi, arriverei subito da te per aiutarti. Troveremmo una soluzione insieme-
- Lo so Alaric, ma al momento vorrei cercare di sistemare da sola la cosa. Thomas sa essere suscettibile e- venne interrotta da un'altra chiamata così guardò il cellulare riconoscendo il numero della scuola.
- Brutte notizie... Chissà cosa ha combinato stavolta-.
- Sta attenta- era una voce autoritaria e affettuosa allo stesso tempo.
- Tranquillo, ora devo rispondere. Ciao Alaric-
Pigiò il bottone ed aprì l'altra connessione.
- Sono la Signorina Forbes, che cosa posso fare per voi?-
Ascoltò ciò che la scuola disse, sbarrò gli occhi e affermò:- Arrivo subito-.
- Yuuuu- disse Nicol.
Il fratello aveva soggiogato tutti gli inservienti di un mini market affinché non li disturbassero. Amava fare la spesa con sua sorella, era divertente e salutare allo stesso tempo. Come al solito, la ragazza si era seduta dentro il carrello con le gambe a penzoloni così da permettere a Thomas di spingerla.
- Uh, cioccolata!- affermò guardando una scatola, per poi buttarla addosso a Nicol.
- Eh dai!-.
Sua sorella assomigliava, sotto molti aspetti, a sua madre: la forma del viso, gli occhi profondi, il naso e la consistenza morbida dei capelli erano uguali. Ma allo stesso tempo erano gli opposti. Sua madre era chiara: occhi chiari, capelli chiari e carnagione chiara; la sua adorata sorellina era invece scura in tutto. I capelli bruni, infatti, erano mossi e le ricadevano in maniera attraente sul viso, gli occhi quasi neri erano magnetici e pericolosi. Perfino le labbra erano di un rosa più scuro rispetto a quelle di Caroline e decisamente più carnose. La sua carnagione, perennemente abbronzata, faceva impazzire qualsiasi ragazzo soprattutto perché abbinata ad un corpo agile, ad un busto piccolo e a gambe lunghe.
Thomas, invece, aveva un fascino diverso, un fascino pericolosamente attraente: la pelle era costantemente pallida, gli occhi erano talmente neri da poter essere confusi con gli occhi di un demone, i suo capelli erano aizzati in aria ma in modo calcolato. Come se perfino quell'apparente disordine fosse studiato nei minimi dettagli. Il fisico era asciutto, le braccia possenti, ma non era molto muscoloso, non gli importava esserlo.
- Mi dici perché l'hai uccisa?- chiese Nicol smettendo di ridere. Voleva chiederglielo da quando l'aveva presa dalla classe di getto, quasi strattonandola per portarla lì e stare da soli.
- Ti piaceva- constatò con dispiacere.
- Si, infatti non puoi capire quanto mi sia piaciuta...- disse leccandosi il labbro e fingendo di non essere minimamente scalfito da quelle parole.
- Non ci credo... Non c'era nessuna necessità di ucciderla, potevi semplicemente nutrirti e poi cancellarle la memoria- affermò seria guardandolo.
Thomas scrollò le spalle e pronunciò il labbro inferiore.
- L'ho fatto per noia-.
- Non vuoi dirmi la verità?- Nicol sapeva che se il fratello non era dell'umore, nulla avrebbe potuto convincerlo a parlare.
In quel momento Thomas aveva bisogno di svagare, di sciogliersi, fingeva bene ma lei notava il suo turbamento e la rigidità del suo corpo.
Si sforzò di non pensare alla ragazza e fece un sorriso affettuoso e divertit.
-D'accordo... Allora giochiamo: dovrai trovarmi- lo guardò dritto negli occhi.
- Sai che sono più brava di te a nascondermi- e scomparve. Era talmente veloce che non si vedeva neanche.
Thomas sbuffò e lasciò andare il carrello.
- Nik? Ti prego non ho voglia di fare questi stupidi giochi!-
Nessuna risposta.
- Nik non mi fare trasformare, sai che divento irritabile quando mi trasformo- grugnì.
Nessuna risposta.
Thomas sbuffò ancora. Odiava quando sua sorella faceva in quel modo... Aveva l'immensa capacità di farlo incazzare.
Strinse le mani a pugno mentre diventava rosso in viso.
- D'accordo Nik... Si gioca- detto questo balzò in avanti mentre una nuvola lo copriva e il suo corpo cambiava forma.
- Signora mi dispiace così tanto! Suo figlio aveva un bellissimo rapporto con questa ragazza... La difendeva continuamente. Capirò se vorrà cambiare scuola, questa città sta diventando così pericolosa- affermò la preside osservando la scuola avvolta da nastri, tremando. I decessi aumentavano di giorno in giorno in quello stato, nessuno capiva a cosa fosse dovuto. Si pensava ad un serial killer o ad un gruppo mafioso ma non si riusciva a capirne il modus operandi. La donna si costrinse a non piangere, a non pensare al corpo che aveva ritrovato in bagno e mostrò un sorriso finto alla bionda. Un sorriso un po' vuoto.
-... Ma lo troveranno- non ci credeva molto in quella affermazione ed era palesemente preoccupata. Carolina d'altro canto sospirò per la situazione. La vittima era una quindicenne di nome Leila: capelli rossi e occhi verdi, morta per un'accoltellata... Ma Caroline aveva appena soggiogato il coroner, il quale le aveva confermato la presenza di due fori sul collo.
- Sono certa che stanno bene- sussurrò portando la testa fra le mani.
Suo figlio oltrepassava sempre di più il limite.
Un enorme lupo dal manto grigio spuntò al posto del giovane Thomas. Era facile, con quell'aspetto, trovare la sua adorata sorellina. Ne sentiva già l'odore, anche lei stava cambiando.
- Lo ammetto- disse Nicol ridendo.
- È stato divertente-.
Suo fratello sorrise e andò nel reparto vestiti per prendere qualcosa alla sua sorellina.
- Una cosa che odio del trasformarmi, è rimanere nuda ogni volta che torno umana- rise.
Suo fratello alzò un po' la voce per farsi sentire.
- Io sono più fortunato-
- Già! Anche se continuo a non capire come fai-
- Non è una cosa semplice- disse guardando le varie maglie. Erano tutte una più brutta dell'altra... Non sapeva proprio come decidere. Optò per la più orrenda: una maglietta verde oliva con la faccia di Spongebob come sfondo. Poi decise di passare ai pantaloni.
- Io non mi trasformo come fai tu...-
-È inutile che provi a rispiegarmelo- sbuffò la ragazza -continuerà a non avere senso per me!- gli disse ma il ragazzo girò gli occhi e continuò il suo monologo.
-È la nebbia che mi si appiccica al corpo e fa in modo che i vestiti siano come la mia stessa pelle. Per questo non si strappano-.
Tornò da Nicol e le porse i vestiti che ovviamente guardò disgustata.
- Questa maglietta è assolutamente orrenda!-
Thomas rise.
- Credimi quando ti dico che era la più bella-.
- Ci credo molto- sussurrò poco convinta prima di vestirsi.
Poi il ragazzo prese un coltello appeso in uno scaffale da cucina, rivolgendole un sorriso malandrino.
- Pronta per la messa in scena?-
Sospirò.
- Tu hai dentro di te, due diversi caratteri. Uno pazzo, sociopatico senza scrupoli, egoista ed impulsivo. L'altro è estremamente calcolatore e maniacale. Ma in qualche modo entrambi i caratteri sono sono in grado di provare amore. Dimmi come questo sia possibile?-
Thomas la guardò confuso, ogni tanto sua sorella se ne usciva con riflessioni filosofiche completamente insensate e fuori luogo. Beh, non gliene faceva però troppo una colpa, d'altronde lui non era la persona più normale del mondo. Così alzò le braccia e rispose:
- E io cosa diavolo dovrei saperne?-
Driin.
La poliziotta scura rispose alla chiamata e parlò a monosillabi. Caroline ascoltò tutto e quando chiuse sapeva già cosa le avrebbe detto.
- Sono stato trovati... Sono arrivati in ospedale- la donna aveva un tono pieno di compassione e di tristezza, sembrava gentile.
La bionda si sentiva sempre in colpa per il fatto che dovesse mentire a delle persone così buone, ma non poteva fare altrimenti. Finse di essere scossa e chiese come stavano.
-Lui è pieno di sangue, a quanto pare è fuggito per miracolo. Lei ha un taglio all'addome... I medici dicono che è grave- rispose seria.
- Andiamo...- disse Caroline alzandosi.
Non aveva nessuna fretta di arrivare in ospedale. Temeva che li avrebbe strangolati davanti a tutti, il che sarebbe stato un problema. Loro si sarebbero risvegliati per poi scoprire che la loro madre era in carcere per omicidio.
Prese la borsa ed uscirono dalla porta.
- Grazie infinite Klaus- disse al cielo.
Nicol era sdraiata con un camicia addosso. Il taglio era ancora molto profondo e faticava a respirare.
- Devi impedire al tuo corpo di guarire solo per un altro po'... Sta' tranquilla- sussurrò il fratello. Le teneva la mano come se stesse per morire, ma entrambi sapevano che non era così. Entrambi guarivano con il potere del vampirismo, ma lei aveva un'altra straordinaria capacità: fermare il processo di guarigione e riattivarlo a suo piacimento. Non sarebbe comunque morta, ma era doloroso impedire al tessuto di cicatrizzarsi.
- Sai... Ho scoperto che esiste una famiglia di vampiri molto potente... Non abitano molto lontano da qui... Cioè non per noi- rise debolmente.
- Li chiamano Vampiri Originali... Sono potentissimi e se vuoi fare colpo su nostro padre dovrai cominciare a colpire i pezzi grossi-.
Thomas sorrise:- Grazie Nik-.
- Non preoccuparti, inoltre faceva parte del contratto, no?-
Il ragazzo sorrise ripensando alla loro promessa, la promessa che Caroline gli aveva fatto stringere da bambini.
Thomas e Nicol avevano litigato e la ragazza aveva detto di odiarlo, di non volerne più sapere di lui. Il bambino non aveva un carattere facile, anzi. Era possessivo, maniaco del controllo e saccente. Non si rivolsero la parola per giorni, a dire la verità Thomas aveva provato più volte a riparlarle come se non fosse successo nulla ma lei era troppo orgogliosa e legata all'onore. In realtà non ricordava neanche il motivo del litigio, si ricordava solo di avere ragione e quindi, finché Thomas non le avesse fatto le sue scuse, non sarebbero stati apposto. Lui, d'altro canto, era sempre stato pronto a perdonarle tutto, ma non riusciva veramente a scusarsi. Era più forte di lui, sapeva di doverlo fare ma non lo avrebbe fatto.
Passarono sei giorni, dopodiché Caroline decise di prenderli entrambi e farli ragionare.
- Sono stufa! Adesso voi parlate-
- È lei che non vuole farlo-
- Tu non tu scusi-
- No-
- Ma Devi!-
- Lo so, è colpa mia-
- Allora scusati, no?!- si intromise la bionda ricevendo solo uno sguardo profondo ricco di silenzio.
- Sei incredibile- borbottò Nicol e poi cercò di andare via, venendo trattenuta dalla donna.
- Sentite- disse abbassandosi sulle ginocchia così da poter essere alla loro altezza.
- La famiglia è più forte di questo stupidì battibecchi-
- Ma...-
- Niente ma. Non capite quanto siete fortunati? Siete legati, il vostro legame è profondo. La famiglia non è nel sangue, non è questo che conta. La famiglia c'é sempre, nel bene e nel male. Sempre. Ti guarda le spalle-
Nicol era ipnotizzata da quel discorso, aveva solo sette anni ma sentiva di aver ampliato la sua piccola prospettiva di vita.
- Vedete... voi siete fratelli, è vero. Ma avete la fortuna di avere un legame che va oltre questo. Siete uniti da qualcosa di forte, così come io lo sono a voi. Niente- poi guardò Thomas -Niente si può mettere di fronte alla famiglia. Tutto passa: amore, amicizia, odio... ma la famiglia resta. Chiaro?-.
Thomas aspettò qualche secondo, poi fece sì con il capo.
- Chissà da dove gli è venuta in mente- disse più per distrarre Nicol che per denigrare veramente quella promessa.
- Smettila di fare così... È bellissima-
Quattro semplici parole, semplici ma molto significative.
-Promettetelo bambini. Sempre e per sempre, noi siamo il nostro sempre e per sempre-.
I bambini si guardarono tra di loro, poi si presero la mano capendo di aver chiarito quella stupida discussione.
Parlarono insieme, come se fossero legati non solo dall'affetto ma dalla magia vera e propria.
- Sempre e per sempre-.
Capitolo revisionato.
Parole: 2.687
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