14. Earthquake & favorite skirt (In revisione)
Questa giornata in ufficio è stata devastante.
Nonostante io abbia lavorato senza sosta da questa mattina, le cose da fare sono ancora tantissime. Ho stabilito una tabella di marcia, per cui le dividerò tra il lunedì e il martedì successivo. Il weekend è arrivato, e io mi pregusto già la scena di me avvolta nella mia coperta a fare il rewatch di 'una mamma per amica'.
Lo sbattere della porta del mio ufficio mi fa sobbalzare sulla sedia, e spalancare gli occhi allo stesso tempo.
Mi alzo dalla mia postazione, più in panico che mai, correndo nella sua direzione.
"Che diamine ci fai tu qui? Sei impazzito? Come sei entrato?" le mie domande scorrono a raffica, mentre l'unica soluzione che mi viene in mente è chiudere la porta a chiave per evitare che qualcuno possa vederlo.
Ryan davanti a me sembra l'emblema della calma. Lo invidio parecchio al momento. I suoi occhi scorrono sulla mia figura e si concentra in particolare sulla mia gonna a tubino nera.
"Ti vedo troppo agitata bocconcino, ti faccio questo effetto?" sghignazza vedendomi in difficoltà. Fantastico, oggi abbiamo il Ryan ironico. Lo preferisco quasi quando è scontroso.
"Nei tuoi sogni. Sai perfettamente che cosa potrebbe succedere se qualcuno ti vedesse qui dentro. Vuoi farmi licenziare per caso?" grido sussurrando. Alza gli occhi al cielo.
"Sei troppo drammatica, non mi ha visto nessuno" sbuffa, girando attorno alla mia scrivania e spostando le penne poste su di essa. Odio quando la gente tocca le mie cose.
"Perché sei qui?" domando. Il flash della cornice sul mio comodino mi fa pensare all'ultima sera che ci siamo visti. Ebbene sì, alla fine l'ho tenuta. Quella sera mi ha semplicemente riaccompagnata a casa ma nessuno dei due ha detto una parola su quanto accaduto poco prima. Come ogni volta d'altronde.
"Dobbiamo andare al Red stasera" dice giocando con il mio block-notes a forma di elefante.
"E non potevi dirmelo per telefono?"
"E perdermi la tua faccia incazzata?" ok, oggi non lo sopporto ufficialmente. Sto per ribattere quando il bussare alla porta mi fa sbiancare.
Vado totalmente nel panico. Non ho idea di come farlo uscire da qui al momento, e buttarlo dalla finestra del terzo piano non mi pare proprio il caso.
"Mettiti sotto la scrivania! Svelto!" lo incito. L'unica cosa positiva di quella scrivania è che è chiusa davanti, e non dovrei avere problemi.
"Signorina Evans, tutto bene?" la voce del signor Jones arriva da oltre la barriera di legno, e io capisco che se dovesse scoprirmi, questa sarebbe davvero la fine.
"Sì, solo un momento!" dico, e mentre Ryan borbotta mettendosi sotto il ripiano nero, lo intimo di non fiatare.
Corro a sbloccare la porta e quando la apro, il volto confuso del mio capo mi accoglie.
"Come mai ha chiuso a chiave?" chiede. Non l'ho mai fatto, per cui la domanda è più che lecita. Mentre penso ad una scusa da inventare lui entra nel mio ufficio, sedendosi sulla sedia di fronte alla mia scrivania. Sto sudando freddo. Per non destare sospetti decido di sedermi nuovamente al mio posto. Lo spazio è stretto e sento la figura di Ryan molto vicina.
"Avevo molto lavoro, volevo evitare qualsiasi distrazione." cerco di mettere su il mio sorriso migliore, affinché la scusa tenga.
Sento il fiato caldo di Ryan contro le mie gambe e il mio corpo si riempie all'istante di brividi.
"Beh, comunque, bando alle ciance" scuote la mano come per scacciare via il mio discorso precedente. "Sono qui perché stiamo per concludere un affare importantissimo e ho bisogno della sua massima attenzione perché le devo spiegare come procedere per preparare tutti i documenti" il signor Jones inizia a parlare. All'improvviso vedo solo le sue labbra muoversi, perché quello che sta succedendo sotto questa dannata scrivania sta catturando tutta la mia attenzione.
Le dita di Ryan scivolano lascive contro le mie gambe. Provo a scacciarle muovendomi, ma sembra desistere da ogni mia intenzione. La situazione è quasi insostenibile, non sto sentendo una parola di quello che il mio capo mi sta dicendo e questo sarà un gran problema visto che devo preparare i documenti per gli investitori.
Le dita di Ryan riescono ad intrufolarsi al di sotto della gonna e non appena raggiungono quasi il bordo dei miei slip capisco di star perdendo completamente il senno. Riesco quasi a vederlo compiaciuto e sghignazzante sotto questa scrivania.
In un momento di lucidità realizzo che cosa stia davvero accadendo, e nonostante io voglia quasi lasciarlo continuare fin quando non riuscirò a raggiungere il mio massimo appagamento, la vergogna prende il sopravvento e l'immagine del mio capo che mi sta ancora parlando diventa sempre più nitida. Mi alzo di scatto dalla sedia, tanto che quest'ultima per poco non cade a terra.
Il signor Jones mi guarda come se fossi impazzita.
"Signorina Evans si sente bene?"
"No!...Cioè sì...il terremoto!" dico la prima cosa che mi passa per la testa. Dannata me. Sento a malapena la risatina di Ryan sotto il tavolo, ma la smorzo senza esitazioni rifilandogli un calcio.
"Il terremoto?" credo che a breve chiamerà qualche centro di specialisti per il modo in cui mi sta guardando in questo momento.
"Sì...ehm...credevo di aver sentito il terremoto" dico la prima cosa che mi passa per la testa. Smorzo questa mia frase con una risatina. Il signor Jones mi scruta attentamente per poi alzarsi dalla sedia.
"Le consiglio di staccare dal lavoro per oggi, la vedo abbastanza stressata" fantastico, crede che sia matta. "Anzi, se ha bisogno di ferie non si preoccupi, mi dica pure" mi rivolge un sorriso tra lo spaventato e il cortese.
"La ringrazio...ma credo che staccare un po' prima oggi possa bastare" faccio un piccolo sorriso mentre lui titubante lascia l'ufficio.
Ora lo ammazzo.
Corro a chiudere nuovamente la porta a chiave per poi voltarmi nuovamente indietro. Lui sta uscendo da sotto il mobile mentre quasi piange per il ridere.
"Sei impazzito?!" gli dico, con l'imbarazzo a colmare le mie parole.
Cerca di riprendere fiato tra una risata e l'altra.
"Il terremoto...come diamine ti è venuto" e riprende a ridere di nuovo di cuore. Sono incazzata nera con lui, ma non posso fare a meno di osservarlo. Non l'ho mai visto ridere così.
"Come diamine ti è passato per la mente di fare una cosa del genere?" il rossore colora le mie guance al solo pensiero. Lui torna più serio, probabilmente ha pensato la stessa cosa. Si avvicina a me che sono ormai appoggiata ad una delle sedie per gli ospiti.
"Come puoi pretendere che non facessi nulla esattamente? Ero in mezzo alle tue gambe." boccheggio alle sue parole, non tanto più per rabbia quanto per l'immagine che ho davanti agli occhi. Dannazione se avrei voluto che continuasse. Dannazione per questi dannati pensieri.
"N-non ti saresti dovuto permettere!" provo a rimediare alle mie considerazioni impure. "Ti rendi conto che c'era il mio capo?"
"Credi mi faccia problemi per questo? Avrebbe potuto anche guardare per quanto mi riguarda" sbuffa in mezzo alle parole.
"Sei disgustoso." ammetto.
"E tu una bugiarda. Non mi pare ti dispiacesse troppo" incrocia le braccia al petto.
"Non è così!" mi difendo.
"Certo, come dici tu" ghigna. Alzo gli occhi al cielo.
Poi torna con lo sguardo sulla mia gonna.
"E comunque, questa è diventata ufficialmente la mia gonna preferita."
Vi chiedo per favore di aiutarmi a far crescere la storia lasciando magari qualche stellina e commento, ve ne sarei grata🖤🦋
Ig: hidden_writer_books
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