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20

Mi voltai vedendo una Katy appoggiata al lavello, con le braccia conserte.

"Avanti. Fammi la predica" sbruffai, spostandomi i capelli con la mano. Il suo sguardo preannunciava una ramanzina, e magari me la meritavo sul serio.

Scosse la folta chioma rossa, voltandosi per prendere i bicchieri sporchi dal tavolo e lavarli.
"Non ti dirò niente Cindy. Insomma è un bel ragazzo, ha un buon lavoro, non ha segreti, non ha nemici. Perché dovrei farti la predica" rivelò schietta, asciugando i bicchieri con la pezza per riporli sotto lo scola piatti.

Mi sentivo confusa, e tremendamente in imbarazzo. Non mi aiutava a pensare ma non voleva dirmi le cose per non ferirmi. Ma era l'ultima cosa che potesse fare. Dovevo sentirmi dare una scossa, qualcosa che mi facesse aprire gli occhi e guardare là dove non riuscivo a vedere.

"Katy, ho bisogno che mi dica qualcosa." Andai ad abbracciarla, avvolgendo le mie braccia intorno alle sue spalle, dato che era ancora girata di schiena. Il tono esprimeva bisogno, il bisogno di sapere.

Mi accarezzò il polso con la sua mano, annuendo, per staccarmi.
"Avevo previsto che sarebbe successo. L'ho notato subito quanto fosse preso da te, ma tu? Tu sei presa da lui? E non sto parlando sul punto di vista estetico. Cindy devi fare scelte nella vita, rischiose o meno, ma lo sai bene dentro di te cosa c'è" mi spiegò dolcemente, con quel tono rassicurante che aveva sempre avuto.

Guardai in basso il parquet non sapendo bene cosa rispondere.
"Ho un caos dentro" rivelai, riportando gli occhi su i suoi dolci ed apprensivi.

"Lo so. Ed è per questo che ti dico che se è un modo per dimenticare lui, non farlo. Non giocare con i sentimenti di Daniel. L'attrazione è una cosa, l'amore è un'altra e c'è una linea molto spessa tra di esse" elargì, piegando la testa di lato, guardandomi ed indugiando su i miei occhi.

Mossi le labbra, corrucciandole, mordendomi l'interno guancia appena.
"Lo so, credo" scossi la testa, passandomi una mano sul volto.
"Vado a lavoro. Ci vediamo più tardi" la vidii annuire, prima di afferrare la borsa ed il cappotto, scendendo le scale della palazzina.

Adoravo camminare, ormai era diventato naturale e da quando non avevo più problemi la mia vita girava libera, finché non pensavo a lui. In quei momenti mi sentivo di nuovo risucchiata nel tornado James.

Arrivai davanti al Bennevi's, entrando dentro per andarmi a cambiare.
Mi ero fatta qualche amicizia, ma non andavo al di là del lavoro, anche se spesso mi chiedevano di uscire ed andare a ballare con loro, non me la sentivo.
Era un locale stile rustico. Tutto in legno, panchine e tavoli compresi, le sedie con imbottitura verde bottiglia, e dei faretti sul
Soffitto a travi ad illuminare quanto bastava, comprese delle Abat-Jour a goccia disposte su delle alzatine in oro.

"Ciao Cindy." Mi salutò Aisha, mettendosi la divisa tedesca. Era un locale dove vendevano prettamente birre e piatti tedeschi, e ci obbligavano a vestirci con abiti di quell'usanza.
Il corpetto era la parte più scomoda, e molto spesso i clienti si soffermavano a vedere più lo scollo che metteva in risalto il seno che i miei occhi per prendere l'ordinazione. Ma ormai vi ero abituata. Mi ricordava il locale di James quel corpetto.

Aprii l'armadietto, sganciandomi i jeans.
"Puoi aiutarmi con i lacci del bustino?" Mi riscosse Aisha da i miei pensieri, riportandomi al presente.

"Certo" le risposi gentilmente, stingendo ogni laccio per fare il fiocco in fondo.

Mi ringraziò con un sorriso, avviandosi al bancone. Il mio turno iniziava tra venti minuti, ero arrivata prima del previsto, così mi cambiai ed uscii nel retro per fumarmi una sigaretta. Era raro che fumassi, ma quando sentivo l'ansia crescermi era l'unico modo per placarla e stare con la mente concentrata sul posto di lavoro. I primi tempi ero sempre altrove e sbagliavo le ordinazioni, o rovesciavo tutto a terra. Il lavoro mi serviva per aiutare Katy e Kevin. I soldi dei gioielli li custodivo per tirare mio padre fuori dalla clinica, e molto presto forse sarei tornata. Lo chiamavo spesso, nei giorni in cui c'era di più con la testa, e riuscivo a mentirgli ma forse lo sapeva che mentivo, i genitori sanno tutto anche senza guardarti.

Mi appoggiai al muretto rosso, tirando una boccata, quando sentii una voce familiare, una di quelle che mi fecero venire un brivido lungo tutto il corpo fermandosi sulla gola come un nodo.

Mi avvicinai, nascondendomi tra le piante dei vasi alti. Il cuore saltò due battiti, avrei voluto essere cieca per un solo istante. Dopo tutto quel tempo, era lì. I pantaloni stretti scuri, una maglia bianca attillata che risaltava il
Suo fisico sotto ad un giubbotto in pelle cognac. Gli stessi capelli leggermente mossi ma più corti, quasi rasati ai lati, un filo di ricrescita a renderlo perfetto, bellissimo. Un tuffo al cuore anestetizzato. Uscì di macchina con la sua compostezza, portandomi a vibrare, quando vidii una ragazza sul lato del passeggero.

Se ne stava con i piedi poggiati sul cruscotto, i capelli corvini raccolti in una crocchia scomposta appoggiata al poggiatesta del sedile. Stringeva tra le labbra rosso vermiglio, una sigaretta, che aspirava lentamente come se si volesse gustare ogni piccola particella di quella cartuccia che si riduceva in cenere.

"J. Dobbiamo per forza venire qui?" Si lamentò, mentre James imprecò mentalmente come era solito fare, aprendole lo sportello per farla scendere. La guardai sbruffare per togliere i piedi dal cruscotto e posarli sull'asfalto, facendogli richiudere lo sportello a James.

Sentii il cuore spezzarsi ancor di più, un pugno allo stomaco, una lama che trafiggeva lentamente.
Non mi aspettavo di vederlo, non mi aspettavo di vederlo con un'altra. Ma certo che stupida, pensare che mi avrebbe aspettata, o meglio che fosse a casa tra il dolore e le notti insonni come avevo passato io, ed invece si sbatteva un'altra. Una mia brutta copia per giunta.

Era tornato il James senza sentimenti, il James che usava le donne per placare i suoi mostri interiori. Il James che non era più quello dove le sue nubi mi portavano in luoghi oscuri e in luoghi paradisiaci.

Il sangue pompava veloce nelle vene, diventando lava bollente. Sarei voluta uscire da quelle piante che mi proteggevano e scaraventargli addosso tutta la mia frustrazione. È vero stavo per baciare di nuovo Daniel, ma non mi ero scordata di lui. Mentre lui adesso era con un'altra, fuori.

Guardai di nuovo, sentendomi ancora di più morire. Lo prese per il collo della maglia attirandolo a se, mentre lui le strinse i fianchi con avidità, baciandole le labbra in modo urgente, quelle dita che avevano toccato me ora toccavano lei, quelle labbra che mi avevano fatto tremare, che mi avevano leccata in ogni minima parte e farmi contorcere dal piacere immenso, ora erano su di lei, come la sua lingua morbida, che mi accarezzava le pareti interne mentre mi fissava negli occhi per accertarsi quanto godessi, per vedermi ansimare e spingersi dentro di me.

Mi girai, sentendo gli occhi prudere tra il rossore e la voglia di piangere. Entrai dentro, sciacquandomi il viso, senza permettere al pianto di sgorgare da i miei occhi offuscati, da quel velo lucido.
"Cindy sei cambiata. Non sei più fragile" mentii al mio riflesso allo specchio come a me stessa, abbassando la maniglia fredda per uscire allo scoperto.

"Cindy, ci servi al tavolo venti. Una bottiglia di champagne. Mi raccomando il cestello con il ghiaccio" mi riprese canzonatorio Yuri, il capo del locale. Annuii verso di lui tirando fuori il cestello riempiendolo con del ghiaccio e la bottiglia di champagne.

Mi avvicinai al tavolo, e come sospettavo era il tavolo di James. Uno scherzo del destino, una morsa al petto, l'agitazione che cresceva, gli occhi velati, ed un attimo i suoi pozzi si girarono come calamite attratte per incontrare i miei. Dilatammo le pupille e le sue iridi grigie splendenti diventare più scure come una tempesta, dove mi avrebbe voluto far bagnare e trafiggermi con i lampi, dove invece indossai la mia fedele maschera più salda, posando il cestello. Aprii la bottiglia sotto il suo sguardo, che scivolò lungo il mio corpo, fermandosi sulla mia scollatura. Si passò la lingua sul labbro inferiore. Non aiutava questa situazione. Non riuscivo ad aprire quella stupida bottiglia fredda tra le mie mani scivolose di per se.

Cercai di districare il nodo del ferretto, quando mi tagliai.
"Che diamine" esclamò la mia brutta copia, ricevendo uno sguardo torvo e rosso da parte di James.

"Ti sei fatta male?" Piantò i suoi occhi, incontrando lentamente i miei. Sentivo le tempie pulsare, il cuore scoppiare, emozioni contrastanti che si scontravano come un fiume in piena.

Volevo ridere d'ira, di rabbia repressa. Dopo tutto questo tempo solo "ti sei fatta male". Avrei voluto rompergli la bottiglia addosso, scheggiandolo come aveva fatto con il
Mio cuore, che stava correndo troppo veloce, troppo per fermarlo.

Continuai senza rispondergli, togliendo l'involucro con le mani che mi tremavano, ed un po' di sangue che colava lungo l'indice, quando mi prese la bottiglia posandola nel cestello, afferrandomi l'indice. Rimasi impalata ed immobile incastrata nei suoi pozzi che mi cercavano con ardore e dolcezza sconfinata.

Lo accarezzò lentamente, con le sue mani ruvide e virili, provocandomi una scossa interna, portandoselo lentamente vicino alle labbra per succhiare successivamente il sangue con la lingua in modo delicato, e rilasciandolo lentamente dalle labbra come un bacio. Un gesto che mi fece fremere nelle parti intime sentendomi bagnata.

Mi avvolse il dito che non mossi, con un fazzoletto, rilasciandolo. I nostri occhi si erano specchiati in quel frangente, quando la voce di Yuri mi richiamò e la ragazza accarezzò la mano di James intrecciando le sue dita.

"La chiama il suo capo, può andare. Ci penserà il mio fidanzato ad aprire la bottiglia. Vero amore?" Le domandò incurvando le labbra in un sorriso trionfante, mentre mi guardò di nuovo, trovando ghiaccio dentro i miei, un bosco raso al suolo dove era tutto bruciato.

Provò ad aprire bocca, forse per dirmi di non crederle, che non era così, uno scusa. Il suo sguardo dispiaciuto che non mi smosse, girandomi.

Non mi seguì, non fece nulla per fermarmi, niente che avrei pensato. Aveva fatto solo
un gesto di gentilezza che avevo preso come una cosa eccitante e sensuale. Aveva rotto per sempre il nostro legame, ed io avrei finito di romperlo del tutto, ma prima dovevo sapere cosa era adesso.

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