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Due mesi, passarono inesorabili. Domande che non avevano risposta, a tutti i perché. Gettavo ogni tanto un'occhiata a quei gioielli che non avrei avuto più. Attendevo, per scagionare l'unica cosa che mi teneva incatenata qui.
Non potevamo uscire, il rischio di varcare quella soglia era alto, e Daniel si rifiutava, come Josh e Kevin. Sembravano delle guardie del corpo, solo che ero stanca di tutto, non potevo più resistere.
Vedevo coppie felici, Josh e Sarah, Kevin e Katy, e se da una parte ero contenta, dall'altra sentivo un peso opprimermi. Avevo solo bisogno di sentirlo ancora dentro di me. E quando le sue immagini apparivano nitide era lì che mi sfogavo, pensando solo e sempre a lui. E quando erano più grigie, come una sagoma mi lasciavo cadere in un sonno profondo per far sì d'incontrarlo almeno lì.
Scesi i gradini della casa, andando in cucina. Vedendo una Sarah intenta a preparare il caffè.
Quando entrai, si girò, presa alla sprovvista, portandosi una mano sul cuore.
"Dio Cindy, non ti ho sentita scendere...e comunque ne vuoi un po'?" Rise scusandosi, alzando la macchinetta del caffè, per farmi intendere.
Annuii mettendomi a sedere.
"Scusami te. Daniel?" Chiesi come se fosse una cosa ovvia, domandare di chi non ti dovrebbe interessare. Ma era stato l'unico a salvarmi, ma anche l'unico a ribaltare tutto dentro di me.
Aveva confessato che mi aveva baciata. La paura che James lo sapesse, non ci potevo pensare. Anche se non ero in me, non potevo credere che Daniel si fosse spinto a tanto, sapendo che era la persona fidata di James. Non ci parlammo per due mesi, incrociandoci a casa come se fossimo dei fantasmi, eravamo due persone distanti, sconosciuti, indifferenti. Ed il subbuglio che mi contorceva aumentava. Non volevo, ma come puoi spiegare qualcosa, senza essere calpestata.
Ricordo ancora la sua confessione e come fossi rimasta spiazzata, senza riuscire quasi a replicare.
Due mesi fa .
Mi ero fatta una doccia, una che lavasse già tutte le preoccupazioni che avevo, ma che comunque l'acqua non porta via. Pensi solo che possa aiutarti ma era pura illusione di una verità che ci porta alla distruzione.
Mi avvolsi in un telo, tornando in camera, frizionando i capelli bagnati con un asciugamano quando vidii Daniel a sedere sul bordo del letto.
Sussultai, cercando di coprirmi maggiormente, stringendo i lembi del telo, quanto più potessi.
"Daniel. Perché sei in camera mia?" Chiesi con disappunto sul mio volto, vedendolo girarsi piano dalla mia parte con il viso, quasi sconsolato.
"Devo dirti una cosa" mi riferì serio, passandosi una mano tra i capelli frustato.
"Nulla che non si può rimandare a dopo suppongo" la mia voce uscii stizzita, quando incrociai i suoi occhi blu troppo scuri. Un refolo di vento che entrava dalla finestra mi fece accapponare le parti di pelle scoperta.
Si alzò in piedi, sorpassandomi, come se fossi trasparente, andando verso la finestra, poggiando i palmi sul cornicione.
"Dunque?" Insistei, non capendo la sua agitazione che di conseguenza procurava in me.
Prese un sospiro, con la testa china, per poi parlare.
"Non riesco più a mentire, sopratutto non a te. So che sarà sbagliato, che porterò scompiglio nella vita tua e di James ma..." Si bloccò, esattamente come il mio respiro.
Rimasi impalata, sapevo cosa stava per dire, e la testa iniziò a girare come una trottola senza mai trovare un punto dove fermarsi.
"Esci" asserii seria, voltando la testa dalla parte opposta alla sua. Non avrei sostenuto il suo sguardo. Ero delusa.
"Cindy lascia che ti spieghi" mi venne incontro, toccandomi una spalla, quando mi ritrassi infastidita puntando il mio sguardo gelido verso di lui.
"Non mi toccare. Non osare farlo più. Sapevi che non ero in me, mi hai preso in un momento di debolezza, anche se solo un bacio. Non abbiamo nulla da dirci" la mia voce usciva a sillabe e vocali alternate di tonalità, senza trovare un equilibrio, proprio come non lo trovavo io in quel momento.
"Non avrei voluto. Chiamavi James, insistevi, era l'unica maniera. Giuro Cindy, per me James è un fratello ma prima di tutto un amico" il tono sconsolato, pieno di rammarico non mi faceva provare compassione o tentare di capirlo in quel momento.
Non ribadii, aprii solamente la porta della camera, spiegando una mano, per indicargli oltre la porta, di uscire.
Mi allontanai lasciandolo passare, quando tirò un pugno allo stipite, portandomi a sobbalzare, prima di chiudere si girò.
"Spero potrai capire" ammise, chiudendo la porta.
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Sarah mi porse la tazza fumante di caffè, poggiando il fondoschiena al top della cucina, portando i palmi ai lati del suo corpo.
"Avete chiarito?" Chiese a bruciapelo, chinando la testa nella mia direzione.
Stavo prendendo un sorso di caffè, quando alzai gli occhi sul suo viso, che attendeva una risposta incuriosita. Scossi la testa, poggiando la tazzina sul piatto.
"In realtà no. Ancora non ci riesco. Ma ho bisogno di parlargli" confessai omettendo qualcosa. Vedendola annuire poco convinta.
Prese la tazzina, mettendola nel lavabo.
"Comunque deve essere a farsi la doccia. Kevin si stava lamentando che ci mette troppo" confessò ridendo. Quando mi unii alla sua risata, alzandomi dal tavolo.
Vedendo Josh entrare, passandosi una mano tra i capelli ancora scompigliati.
"Buongiorno" salutò entrambe per poi dirigersi da Sarah, stringendole la vita con le braccia.
"Grazie Sarah" la ringraziai sorridendole. Mentre Josh alzò il sopracciglio confuso senza riuscire a capire del perché.
Sarah scosse la testa in direzione di Josh per poi strizzarmi l'occhio, trattenendomi dal ridere.
Josh scambiò un'occhiata prima a me poi a lei, come una pallina che rimbalzava da parte a parte.
"Voi due mi nascondete qualcosa" disse in tono sospettoso indicandoci con l'indice.
"Cose da donne" replicai, prima di uscire dalla cucina. Sentendoli ridere e Sarah che lo supplicava di smettere.
Salii i gradini con il cuore in gola, quando arrivai davanti alla porta della sua camera. Tesi l'orecchio per sentire se ci fossero rumori dall'altro lato, quando non sentii niente. Probabilmente era ancora in bagno.
Aprii la porta cauta, entrando, richiudendola alle mie spalle.
Aprii i vari cassetti che c'erano. Del comò, e infine del cassetto. Quando lo trovai. Prendendolo tra le mani.
Andai alla sessione messaggi, scorrendo, vedendo sempre il solito numero. Ogni tanto tendevo le orecchie e buttavo occhiate alla porta per la paura che m cogliesse in fragrante.
Il cuore rimbalzava come uno yo-yo senza fermarsi. Ero agitata e non sapevo bene il perché.
Aprii un messaggio a caso, leggendo. Risaliva a più di due mesi fa.
-Daniel, Rudy sta facendo ricerche su di te, ma ancora non ha scoperto nulla. Per quanto riguarda James non ti preoccupare, sto già sistemando tutto, e spero vada per il meglio.
Mi si mozzò il respiro. Si messaggiava con Linda in tutto questo tempo. Ecco del suo continuo stare al telefono. Attendeva sue risposte. Cosa voleva dire che Si stava già occupando di James?!?
Stavo per scorrere un'altro messaggio, quando sentii la porta aprire, richiudendo il telefono, nascondendolo dietro la schiena.
"Cindy?" Chiese dubitante che fossi davvero lì, corrugando un sopracciglio. Aveva un telo avvolto alla vita, mostrando il fisico delineato e muscoloso.
Distolsi lo sguardo, imbarazzata, sentendo le guance tingersi, avvertendo un sorriso mascherato da parte sua.
Varcò la soglia chiudendo la porta, sentendo i suoi passi avvicinarsi verso di me.
Facendomi tremare, muovendo le gambe accavallate in agitazione.
"Cosa ci fai qui?" Mi chiese a pochi passi da me, aprendo un cassetto per prendere una canottiera nera.
Mi ripresi, vedendolo che aspettava una mia risposta.
"Nulla, ti volevo parlare, ma ora non ha più importanza" dissi tentando di alzarmi, quando si avvicinò di più, sovrastandomi. Rimasi inchiodata a sedere, con la paura che sapesse che perlustravo il suo telefono.
"Ora sono qui. Puoi dirmi. Doveva essere importante se ti sei spinta a venire in camera mia dopo due mesi." Aveva la voce pacata e sensuale. Mi ricordava il tono che usava James con me. Chiusi gli occhi, sospirando, sentendo il suo profumo di bagnoschiuma avvolgermi, ed una goccia di acqua cadde su le mie gambe scoperte. Aprii gli occhi, scuotendo la testa.
"Davvero nulla. Ora vado, ci vediamo a giro" dissi farfugliando, cercando di togliermi da quella situazione scomoda.
"Ci vediamo dopo a pranzo" canzonò replicando la mia affermazione, voltandomi verso di lui annuendo prima di uscire. Andando verso la mia camera, con il cellulare in mano.
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