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Arrivammo davanti ad una casina di legno, la spiaggia e le onde a fare da scenario, con dei faretti che illuminavano il vialetto di pietra.

L'aprì facendomi entrare per prima. Era davvero confortevole e piccola, un posto isolato e tranquillo. Le pareti tutte di legno, un divano letto rosso, un cucinotto.
Un nido solo per udire la melodia dei nostri gemiti.

Lo sentii inspirare dietro di me, spostandomi i capelli di lato per lasciarmi lievi baci sul collo fino alla spalla. Chiusi gli occhi provata dalla leggera ricrescita di barba che mi solleticava i sensi, e le sue labbra calde su di me. Portandomi a poggiare la testa sul suo petto sentendo il rumore del suo cuore ballare per me. Lasciandomi avvolgere da una lieve pelle d'oca che mi procurava solo lui.

Provai a girarmi ma mi tenne ferma cingendomi la vita. Mi tirò giù là zip del vestito lasciandolo cadere, sganciandomi il reggiseno, togliendolo delicatamente dalle spalle, portando una mano calda, scendere dalla spalla fino al petto, toccandomi i capezzoli turgidi.
Il petto andava in su e giù, avevo mille farfalle dentro di me, appena nate, erano rimaste per troppo tempo cesellate dentro al bozzolo.

le sue mani erano strumenti perfetti per il mio corpo.

Scese a baciarmi la schiena, togliendomi il perizoma.

Mi fece girare, tenendomi stretta, baciandomi con passione, avevo le sue mani che correvano lungo il mio corpo. Immersi le dita tra i suoi capelli attirandolo a me, lo sentivo sospirare pesantemente, stringendomi il fianco.

Mi prese la mano facendomi sentire il membro duro. Gli sganciai i pantaloni, massaggiandogli i testicoli, gli sfuggì un gemito gutturale.

Lasciai le sue labbra, premendogli un dito sopra per dirgli di stare zitto, rivelò un sorriso divertito, facendo finta di mordermi il dito che ritrassi ridendo.

Mi abbassai facendo scorrere le unghia delicatamente lungo il suo corpo, poggiando i ginocchi a terra, scoprendo il membro dai boxer. Lo leccai riempiendomi la bocca, lo vedevo buttare la testa indietro, ansimando forte.
Era così bello, vederlo perso.
Incastrò le dita tra i miei capelli spingendomi di più delicatamente, lo leccavo come se avessi un urgenza di lui, lo volevo troppo, non potevo resistere.

"Cazzo" lo sentii sospirare, e dentro di me aumentava la voglia di fargli perdere il controllo come me.

Mi spinse ancora di più, sentendo il liquido riempirmi la bocca.
Mi guardò dall'alto ridendo, rendendomi la mano per alzarmi, baciandomi.

Ci sdraiammo sul letto, lasciandomi coccolare i capelli, avrei voluto che durasse in eterno quella notte.

"Mi ha fatto male vedere come ti arrendevi davanti a Rudy, non te ne farò una colpa, ti ho spinto io in quel mondo e sapevo a cosa andavo incontro." Rivelò con una punta di amarezza nella voce spezzata.

Mi girai dalla sua parte fissandolo negli occhi.
"Hai paura di perdermi?" Gli chiesi, provando a leggere i suoi pozzi.

Abbassò lo sguardo per poi riportarlo su di me.
"Vedi, quella sera al ballo, quando mi hai visto andare via con Linda non c'è stato nulla. Stavo con lei molto tempo fa, ero innamorato, per la prima volta mi sentivo felice, lei mi cambiava completamente. Finché una sera mi confessò di avermi tradito con Rudy" gli vidi corrugare la fronte, sputando con astio quelle parole.

Mi faceva male sentire che un'altra donna prima di me lo avesse reso felice, una fitta di gelosia mi attraversò da parte a parte, ma non potevo dargli colpe sul passato, io ero il presente.

Gli toccai la mano.
"Non mi perderai mai, non puoi pensare che io mi avvicinerei a Rudy, per nessuna ragione al mondo, ed anche se potrebbe non essere vera la storia dei nostri genitori, io vedrei solo te." Ammisi sentendo aumentare le palpitazioni dentro di me.

Mi morsi un labbro distogliendo lo sguardo, quando James mi spostò il viso per incontrare i miei occhi che brillavano.

"Stai dicendo qualcosa?" Chiese incuriosito, sapevo che aveva capito ciò che volevo dirgli, ma voleva sentirmelo dire, era la prima volta che lo dicevo a qualcuno, ed era l'unica persona a cui l'avrei voluto dire.

Annuii coprendomi il viso con le mani, ero troppo imbarazzata, mi sentivo una bambina.

Lo sentii avvicinarsi, accostandosi al mio orecchio, spostandomi una ciocca di capelli facendomi venire i brividi.

"Ti Amo Perla" sussurrò, sentendo un tuffo al cuore, mi venne da piangere, non ero mai stata felice in tutta la mia vita, lo abbracciai, incontrando il suo sguardo, avvicinandomi alle sue labbra, come se fosse la cosa più preziosa del mondo, ma per me lo era.

"Ti Amo" sentii pizzicarmi le guance, diventando porpora.
S'impadronì delle mie labbra, salendo sopra di me.

Allacciai le cosce intorno al suo bacino, sentendomi riempire.
Ansimai sulle sue labbra, senza smettere di baciarci, mi aggrappai alle sue spalle come se fosse un appiglio, troppe emozioni correvano dentro di me, senza fermarsi.

Mi staccai, facendolo distendere, salendogli sopra, muovendomi su di lui, tenendo i palmi appoggiati al muro.
Mi abbassai su di lui, mentre mi leccava i capezzoli indolenziti, facendomi perdere ogni ragione.
Tirai la testa indietro mentre le sua lingua mi torturava un capezzolo e una mano pizzicava l'altro, mandandomi in completa estasi.
La sua mano scivolò sulle mie natiche, spingendomi più giù, facendomi sentire di più.
Venimmo insieme, privi di forze, solo con le nostre sensazioni, a farci tremare.

Ci addormentammo abbracciati.
Quando il calore del giorno mi risvegliò facendo entrare luce dalla tendina ricamata.

Scesi dal letto, dirigendomi verso il bagno.
"Dove vai?" Chiese James, alzandosi in piedi.

"Ho bisogno di una doccia" confessai ridendo, infilandomi nel box doccia.
Aprii il soffione quando vidi James apparire, aprendo il vetro, infilandosi con me, con un sorriso sfacciato.
Prese in mano la spugna versandoci sopra il bagnoschiuma, facendomi voltare per lavarmi.

Poggiai le mani sulle mattonelle lasciandomi coccolare, quando mi attirò verso di se facendomi piegare.
Non disse nulla, Poggiò le mani su i miei fianchi, riempiendomi con la sua pienezza.
Lanciai un gridolino di dolore ma anche piacere, l'acqua aiutava a sentirne meno.

Si muoveva ritmicamente fuori e dentro di me, mentre i nostri gemiti parlavano per noi.
Mi sentii invadere dal suo calore, uscendo fuori dal mio corpo.
Mi girò attaccandomi alle piastrelle baciandomi mentre mi accarezzava il viso.

"Sei lo sbaglio più bello che rifarei perla" sussurrò a fior di labbra, vidii come luccicavano le sue nubi, mi sentii attraversare da scosse, era il mio paradiso.

Uscimmo, rivestendoci. Controllai se nel frigo ci fosse qualcosa.
Trovai le uova e del liquore.
Aprii una pensilina e vidi lo zucchero.
Iniziai a sbattere i tuorli per fargli lo zabaione.
Si mise a sedere sulla sedia appoggiandosi allo schienale con le braccia conserte, affascinato mentre sbattevo, canticchiando.

Lo sentii ridere scuotendo la testa.
Mi girai rivolgendogli un'occhiataccia.
"Hai qualcosa da ridire sulla mia fantastica voce?" Lo canzonai sarcasticamente, continuando a preparare.

"Assolutamente no, sei bravissima, specialmente a sculettare" affermò con voce suadente.

Gli porsi una ciotola con un po' di zabaione ed un cucchiaino.

"Puoi mangiare la mia delizia" Risi soddisfatta e contenta come non mai.

"Uhm...sembra buono" rivelò prendendone una cucchiaiata confermando con la testa.
"Ho anche una cuoca" aggiunse, attirandomi a lui per sedermi sulle sue gambe.

Lo sentii deglutire forte, guardandomi paonazzo.
"Che c'è? Oh mio dio forse non ho visto la scadenza delle uova" ammisi mordendomi il labbro.

Scosse la testa,
"Non abbiamo usato precauzioni" asserì in tono risoluto.

Risi, credeva che me ne fossi dimenticata, certo in un momento come quello sarebbe stato facile.
Mi accostai al suo orecchio, con faccia seria.
"Prendo la pillola" rivelai, facendo un'alzata di spalle.

Mi guardò inarcando il sopracciglio, dio se adoravo quando faceva così.
Ma notai che tornò di colpo serio.

"Perché usi la pillola?" Sentenziò quasi irritato, freddandomi con i suoi pozzi.

Scossi la testa delusa, da ciò che avevo capito su cosa pensasse e su come potesse supporre una simile sciocchezza.
Lo guardai con una punta di rammarico.
"James che vuoi dire?" Lo rimbeccai aspra.
Mi alzai dalle sue gambe, come se non fossi più a mio agio.

Mi fissò rimanendo in silenzio. Un silenzio che spezzava anche il ghiaccio.

Corrugai la fronte delusa, spostandomi i capelli agitata.
Mi rigirai dalla sua parte, scostando una sedia dal tavolo in modo irruente, sedendomi.
"Come puoi pensare una cosa simile? Credi che sarei andata con altri uomini? Anche se ci siamo allontanati per due mesi non può passarti dall'anticamera del cervello che io sia andata con altri uomini" sputai fuori con rabbia alzando la voce che comunque rimaneva sommersa, come coperta sott'acqua.

Sbatté una mano sul tavolo, facendomi sobbalzare.
"Mi passa per la paura che ho di perderti. Per la rabbia che mi si radica dentro sapendo che altri uomini avrebbero potuto toccare il tuo corpo, perdersi dentro di te." Lo vidii sospirare   Pesantemente, passandosi una mano sulla fronte, abbassando la testa, per poi riportare piano i suoi pozzi su i miei occhi velati di delusione ed amore.

"L'ho iniziata a prendere per i dolori che mi portava, e per regolare. Ora lo sai" precisai amareggiata, alzandomi a sedere, afferrando la borsa.

Quando sentii le sue dita stringersi intorno al mio polso, attirandomi contro il suo petto, facendomi sbattere al tavolo.

"Ti amo Cindy. Scusa. Il pensiero nasce là dove arriva la paura" mi guardò intensamente tanto da farmi cadere dentro, scostandomi una ciocca dietro l'orecchio, poggiando la guancia sulla sua mano.
Chiusi gli occhi sentendo le sue labbra combaciare con le mia, dolci. Per eruttare come lava quando le nostre lingue si scontrarono.

Mi staccai poggiando la fronte sulla sua, sorridendo lievemente portando i miei occhi su i suoi che brillavano.

Scese con la mano lungo il mio braccio intrecciando le nostre dita, uscendo da casa.

Camminammo sul bagnasciuga per un po' di tempo, era ancora presto e si sentiva la leggera brezza.
Decisi di togliermi le scarpe mettendomi a sedere sulla sabbia fresca, appoggiandole al mio lato.
Mi passai le mani sulle braccia, i peli si erano rizzati per i piccoli brividi che sentivo.
Mi appoggiò la giacca sulle spalle, sedendosi accanto a me, sorridendomi, mettendomi un braccio intorno alle spalle.

"Sono stato bene" mi guardò sorridendomi, attirandomi ancora più a lui.

"Anche io, tanto" ammisi felice, stringendomi nella giacca che sapeva della sua colonia.

Il cielo era un tutt'uno con il colore del mare dove si specchiava, era qualcosa di unico, come noi, anche noi formavamo un tutt'uno.

Rimanemmo in silenzio, scambiandoci occhiate complici, tirandoci in piedi.

Camminammo ancora un po' finchè non ritornammo alla macchina, per tornare nella vita reale.

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