27
Un sedativo che faceva male più al cuore che al fisico.
Portava la mente nei ricordi che riaffioravano come un giardino in primavera, quando vedi quei fiori sbocciare e ti perdi dentro quei mille colori, per poi aprire le palpebre e scoprire che è tutto appassito, bruciato, rasato al suolo.
Così era per me.
Agghindata e rimessa a nuovo come un oggetto prezioso che deve essere lustrato prima di essere esposto.
Non sai mai quando tocchi il fondo finché non sei nel fondale.
L'appiglio per uscirne fuori era sempre lontano dal punto in cui ero, eppure era lì ora.
La vista cadente permetteva solo quel poco che riuscivo a catturare.
Mani che mi mettevano il vestito. Mi truccavano reggendomi il mento.
Braccia che mi trasportavano dentro una stanza dalle pareti rosse, ed un vetro davanti a me, il resto al di fuori era scuro, non sentivo voci, non vedevo volti.
Mi sentii tirare su le braccia, e rabbrividii ancora scossa, quando i miei polsi avvertirono il freddo della catena che li teneva saldi tra loro.
Appesa e in mostra.
Gli occhi erano sbarrati ma era come se non sapessi cosa facevo, dove ero.
Un colpo di luce mi abbagliò, scagliandosi contro di me come se fossi sotto torchio, abbassai la testa. Ecco il mio pass.
Pov.Daniel
La sala era gremita di gente, alcuni a parlare in piedi, scherzando tra loro sorseggiando liquori in bicchieri di cristallo, altri già nelle loro postazioni.
Rigirai il biglietto tra le mani. Il biglietto per la mostra all'asta.
Avevo visto James il pomeriggio, il suo sguardo freddo e malinconico. I suoi tratti rigidi quando lesse il biglietto.
Sentii un rintoccò, cenno che stava per avere inizio la serata.
Mi feci largo tra le poltrone, chiedendo permesso tra le ginocchia degli uomini per andarmi a sedere.
Mi poggiai contro lo schienale in pelle imbottita. Restai in silenzio come tutti.
Mi allentai la cravatta per la pressione a cui il mio corpo era sottoposto.
L'ansia era dentro me, la stessa di James. Vivevo delle sue paure.
Vidii un fascio di luce espandersi. Lo seguii con lo sguardo vedendo il vetro illuminato scoprendo Cindy. Inerme ed arresa al volere.
Così bella e fragile. Inconsapevole che la sua innocenza trasudava una sensualità unica a gli occhi degli uomini che ora la mangiavano con i loro sguardi ardenti. Avevo un magone.
Era esposta davanti a bocche e mani fameliche di toccarla ed averla. E giuro su dio che se non fossi stato lì per uno scopo preciso, avrei ucciso tutti nello stesso istante.
Quando ti monta la rabbia è difficile respingerla, è come la parte più indomabile di te che vuole uscire prepotentemente e tu non puoi ignorarla, perché quello è il tuo vero lato nascosto.
Ma non l'avrei mai toccata, era il fiore più semplice di James.
Strinsi le mani su i braccioli della poltrona, vedendo apparire Rudy, salutando tutti dal palco con un sorriso beffardo stampato sul viso.
Calò il silenzio. Sentendomi avvolto dall'oscurità che riempiva quel posto.
"Prova, prova" scherzò, provando a parlare dal microfono sorridendo. Come se fosse una festa, un'evento mondano.
Portavo una maschera di spensieratezza, mascheravo il mio essere.
Sentii le risa di tutti e così feci, unendomi al loro accordo stonato.
"Come ben sapete, ho aperto un'asta. Potete vedere questa bellissima ragazza. Il ritratto della giovinezza e della perfezione." Iniziò illustrandola come se fosse un prodotto pregiato, per essere venduto al mercato.
Mi raddrizzai meglio sulla poltrona per frenare la voglia di esplodere, facendo grossi respiri.
"Solitamente parto da una base alta, ma stavolta voglio essere generoso. Se contiamo la quasi inesperienza di questa ragazza sul campo. Si parte da una somma di 40.000 dollari" gesticolò indicando Cindy chiusa in quella vetrina, come un manichino, ed ammiri quanto sia invitante il vestito che avvolge il suo corpo troppo perfetto per essere reale.
Trepidavo. Conoscere un'emozione come l'agitazione che saliva a mille non rientrava nelle mie priorità, quando James mi chiese questo favore quasi surreale. Ormai ero in ballo, la vita di Cindy dipendeva da me.
"50.000" gettai un'occhiata fugace verso l'uomo che sparò quella somma.
Vidii Rudy annuire e fare un gesto con la mano, come per far capire chi offrisse di più.
"70.000 Dollari" gridò un'altro. Un uomo tarchiato non certo più di primo pelo. Tossii forte, deglutendo, allentando ancora di più la cravatta che stringeva il collo come se mi stessi strozzando privandomi della riserva d'aria necessaria.
I miei occhi schizzavano da parte a parte, come una pallina da ping-pong, e il mio udito percepiva tutte le somme.
"Bene, siamo a 150.000 dollari. direi una buona somma. chi offre di più?" affermò Rudy aspettando qualcuno che parlasse. Mi tenevo fermo per dopo.
"150.001-150.002-150.0..." lo stoppai con la mia voce, sparando una somma inammissibile anche per me.
"200.000 dollari" annunciai sicuro. Vidii Rudy scrutare la sala, per vedermi quando alzai la mano, rivolgendomi un sorriso e un cenno di fierezza, sicuramente per la somma che stava per incassare.
"A questo punto signori, direi che l'asta è chiusa. il Premio se l'aggiudica il signor?" chiese rivolgendosi verso di me.
"Luke Jhonson" affermai schiarendomi la voce. Ricevendo un assenso da parte sua.
Rilasciai un sospiro che comprimeva i polmoni, svuotandomi, sciogliendo le spalle. Mi alzai in piedi andando verso di lui, mentre uomini mi guardavano, alzandosi dai loro posti, alcuni complimentandosi anche per l'ottimo acquisto. Patetici coglioni.
"Complimenti Luke. Non credevo ti fosse piaciuta così tanto Cindy. A quanto pare qualcuno gli ha insegnato" rivelò ridendo di cuore un attimo dopo.
Sorrisi falsamente, annuendo. "Già" acconsentii alle sue stupide parole.
Mi scortò verso la porta dove teneva Cindy, chiedendomi di aspettarlo sulla soglia, liberandola. La guardai in tutta la sua semplice bellezza, anche ora che si abbandonava alle braccia che la sorreggevano, reprimendo l'istinto violento, volendola allontanare da lì il più in fretta possibile.
"Divertiti" constatò beffardo, mentre gli porsi i soldi, vedendo contarli per assicurarsi che fossero giusti, stringendomi la mano.
Presi Cindy in braccio, portandola fuori. Era libera finalmente. Aprii la macchina poggiandola delicatamente sul sedile, sentendola mugugnare parole masticate. Gli toccai la fronte che scottava, salendo in macchina veloce partendo per portarla a casa. Aveva bisogno di riposarsi e di cure, era priva di forze e pallida, ma la sua bellezza folgorava lo stesso.
Mi girai a guardarla. Aveva la bocca schiusa. Gli toccai una mano spinto da una forza maggiore.
"Sei al sicuro Cindy" sussurrai riportando lo sguardo verso la strada, sfrecciando a più non posso.
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