24
Non capivo il vero motivo per cui mi volesse aiutare, ma se c'era un modo per sfuggire l'avrei trovato.
Mi preoccupava sapere dove fosse James, se era ancora in vita, se mi aveva scordata, lasciandomi qui.
"Stasera avrai un cliente importante, che ha fruttato molti soldi al locale, dovrai comportarti bene secondo Rudy, ed invece dovrai fare il contrario, dovrai essere indisponente" rivelò vedendo come stringeva i ginocchi tra le dita che tremavano.
"In che senso?" Tentai di dire per far sì che fosse più precisa.
"Non dovrai essere accondiscendente Cindy.
Ho visto ciò che ha fatto ad una ragazza che si rifiutò di accontentare un cliente solo perché non era di suo gradimento." Spiegò con la voce smorzata, abbassando lo sguardo.
Mi scostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio, sentendomi improvvisamente accaldata ed agitata, avvertivo una punta di sudore che imperlava la fronte, portandomi a passarmi una mano sopra.
"Cosa ha fatto?" Chiesi timorosa e con una punta di paura di scoprire ciò che avrei dovuto affrontare.
"L'asta" affermò secca riportando i suoi occhi che sembravano due fuochi su i miei che erano cristallizzati dal terrore.
"Verrai messa all'asta, esposta davanti a molti clienti del locale, e verrai venduta come compagna al miglior offerente" la voce balzava di tono ad ogni singola parola, ed era come se si fermavano in gola fuoriuscendo filanti.
Ripresi il lembo del lenzuolo con la mano che iniziava a sudare, i polpastrelli erano come se avessero preso una scossa.
Sarei dovuta essere un oggetto, venduta come se non avessi un'anima ma fossi solo un pezzo raro ed unico.
Presi il cuscino dietro di me portandomelo sull'addome pressandolo, come per placare l'agitazione che cresceva come se fossi un mare mosso, e non trovassi quiete.
Mi alzai buttando il cuscino sul letto, andando avanti e indietro seguita dallo sguardo di Linda che guizzava da parte a parte.
"Spiegami perché dovrei crederti?" Mi fermai sul posto, con tanti dubbi e domande a cui non davo una spiegazione logica, mi sembrava tutto surreale, la stanza girava come una trattola, o forse non era la stanza era solo la mia testa che stava esplodendo.
"Hai ragione, sei diffidente nei miei confronti" disse dandomi pienamente ragione, abbassando lo sguardo, prima di alzarsi prendendomi le spalle.
"Ho fatto tanti sbagli nella mia vita Cindy, cose che non a avrei voluto fare credimi, l'odio porta in posti in cui non puoi neanche immaginare, ma voglio aiutarti perché nonostante tutto ciò che ti ho fatto..." Si fermò per prendere fiato o un respiro che si bloccava stringendo la laringe.
"E ciò che ho fatto a James, tu hai tentato sempre di capire cos'avessi, ho capito che il mio amore per Rudy non verrà mai ricambiato, sono solo una come tante di loro, un numero da palcoscenico per soddisfare clienti che pagano profumatamente, non ho ragioni per tenerti incatenata qui, spero tu abbia fortuna sul cliente che ti comprerà, da lì potrai scegliere la tua sorte, ma almeno sarai libera da questa gabbia d'orata" rivelò dispiaciuta, vedendo una lacrima che scorreva lungo le guance marcate di fard rosa, che colava insieme alla goccia.
L'attirai a me, abbracciandola, non avrei dovuto fare quel gesto ma mi lasciava la possibilità di andarmene, non sapevo dove ma ogni luogo era migliore di qui.
"Grazie Linda. Ricorderò i tuoi sbagli, non si possono spazzare via, ma avrò anche un valido motivo per ricordarti in meglio" rivelai scostandomi, guardando i suoi occhi addolcirsi, illuminarsi come se gli avessi dato una benedizione.
"Ora so perché James ti ama, sei una ragazza rara Cindy" affermò, attirandomi in un ultimo abbraccio, prima di prepararmi a ciò che mi aspettava.
Appena Linda abbandonò la stanza mi lavai lasciando che l'acqua attenuasse un po' di quell'ansia che avevo accumulato, lasciandomi coccolare solo dagli spruzzi che gettava la doccia e dal bagnoschiuma che avvolgeva il mio corpo.
Avevo bisogno di sentire le sue mani su di me, la sua bocca che mi faceva sentire viva, il modo in cui le sue mani percorrevano il mio corpo accaldato impadronendosi di tutto ciò che conservavo.
Chiusi gli occhi ripensando a lui, mi apparve davanti come una visione vicina ma al contempo lontana, troppo per raggiungerlo.
Percorsi con le mani il corpo, andando giù con la mano, era la seconda volta che lo facevo da sola, con la differenza che questa volta nessuno mi obbligava, questa volta avevo urgenza di sentirlo.
Ansimai portandomi due dita a riempirmi, ripensando ai suoi pozzi pieni di desiderio invadermi, la sua lingua morbida che accarezzava il mio clitoride torturandomi dolcemente. Poggiai una mano alle piastrelle fredde reggendomi, sentendo le gambe come gelatina e la voglia di esplodere per lui.
Quando mi apparve il suo sorriso maledettamente bello, che mi guardava con la testa in mezzo alle mie gambe, il suo alito caldo sulle mia intimità, le sue mani che premevano sulle mie natiche spingendomi, venni scossa da spasmi, sussurrando il suo nome fievole con la voce smorzata dall'emozioni che riusciva a procurarmi un suo ricordo. Quando riaprii gli occhi tornando alla dura realtà, vidii difronte a me solo la parete trasparente del box doccia appannato.
Mi avvolsi in un telo, con la testa ancora frastornata, dirigendomi in camera, quando mi voltai trovai Rudy. Sobbalzai portandomi una mano sul cuore per lo spavento e la paura che avesse sentito i miei gemiti che bruciavano per James.
Mi squadrò con un sorriso sornione, quando mi accorsi che teneva in mano un vestito nero lungo appeso sulla gruccia.
Mi schiarii la voce, emettendo un colpo di tosse e tentai di parlare.
"Il vestito per stasera?" Dissi cercando di non far trapelare il rossore e l'imbarazzo dovuto a ciò che era successo nella mia intimità, senza far trasparire niente di rilevante e sembrava che anche lui non se ne fosse accorto.
Spostò il suo sguardo dalle mie gambe cibo ai miei occhi.
"Si, dovrai essere il massimo per stasera" rivelò entusiasta. Quell'entusiasmo che avrei voluto avere anche io perché avrei avuto accesso alla libertà.
Mi rimboccai meglio il telo addosso a me, come se fosse una salvezza.
"Perché hai scelto di far stare Luke con linda? Non sembrava contenta" azzardai a dire quelle parole, vedendo sul suo volto apparire una punta di rabbia, serrando la mascella.
"Qui non si tratta di far contente le puttane come voi, qui i clienti devono essere appagati. Luke offre più del dovuto a questo locale per te e lo apprezzo, direi un ottimo cliente, ma per quanto sia ottimo stasera tu non starai con lui, mi servi per un cliente più importante, forse quello più importante." Rivelò pungente, sentendo montarmi di nuovo l'ansia che avevo lasciato scivolare.
"Non preoccuparti, Linda da fare bene il suo lavoro, lo farà godere a dovere, scommetto che domani non si ricorderà neanche più di te, dalle prestazioni che gli farà" disse quelle parole come uno schiaffo morale, ma non m'importava, né di lui né di nessun altro, volevo solo scappare e trovare ciò per cui il
Mio cuore ancora fungeva dentro di me.
Mi sono sempre spiegata perché mi fossi innamorata proprio di James, in tutto questo tempo e la risposta non c'era.
Aveva reso la mia vita ancor più difficile se possibile ma al contempo un vulcano di emozioni mai provate.
Perché non si sceglie di chi innamorarci, succede e basta, e tu puoi solo restare lì incastrato da questa emozione e vedere che il tuo cuore si unisce al suo senza potertelo riprendere.
"Linda prova qualcosa per te" mi uscirono fuori quelle parole senza volere, vedendo il vestito che teneva in mano stringerlo in una morsa e poi lanciarlo sul letto, avanzando verso di me.
"Linda è una come tante, siete tutte puttane qui dentro, siete ragazze innocue che io ho trasformato in creature selvagge" disse deciso e dispregiativo, prendendomi i polsi, tenendoli tra le sue dita forti, portandoli sopra la mia testa sul muro.
"Non hai un cuore?" Lo rimbeccai anche se poteva leggere chiaramente la paura nei miei occhi.
Vidi il suo volto imbrunirsi sempre di più, emettendo una sonora risata piena d'astio.
"Come sei ingenua e sfacciata mia dolce Cindy.
Io non possiedo un cuore ed anche se l'avessi avuto è rimasto con mia madre ed è stato sepolto con lei" lasciò i miei polsi spintonandomi, rendendosi conto di aver rivelato le sue fragilità, ma ora sapevo che era una statua priva di sentimenti, nei suoi occhi oltre a pura rabbia non scorgevi nient altro.
Decisi di rimanere in silenzio, un silenzio tombale e straziante, fin quando non si girò, rivolgendomi un'occhiata.
"Non voglio cazzate stasera, nessun passo falso, o te ne pentirai" si raccomandò prima di sbattere la porta talmente forte da farmi perdere un battito, uno tra tanti quelli ritmici che mi scoppiavano nel petto e che potevo sentire come se avessi un megafono, riecheggiando dentro di me.
Avrei commesso un passo falsissimo, ma dovevo rischiare, per essere libera.
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