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Salii i gradini delle scale più in fretta possibile, i singhiozzi non smettevano di torturarmi l'anima spoglia.

Quanto dolore si può sopportare? Quanta sofferenza si è disposti a sopportare?, tanta forse troppa, l'avevo ammucchiata abbastanza, tanto da non rendermene più conto.

Era il figlio di Richard e solo questo bastava a straziarmi, a maledirmi. Cieca, ecco cosa ero stata, una stupida che crede solo nelle favole, pensavo di poter provare un briciolo di felicità, che illusa che ero, lo sono sempre stata.

Sapere che anche Rudy era il mio fratellastro mi faceva salire un senso di nausea, le sue parole sputate con cattiveria, il collier, quesiti che avrei lasciato senza risposte, per gettare tutto il marcio fuori.

Aprii le ante dell'armadio, scaraventando tutti i vestiti sul letto, presi il borsone e infilai tutto dentro in maniera scomposta, non era tempo per piegare i vestiti, non piegavo nemmeno la mia vita, figurarsi.

Mi recai in bagno gettando tutti i trucchi e profumi all'interno della borsa. Mi fermai ad osservarmi allo specchio, ero vuota, priva di qualsiasi emozione. Sfilai il vestito rotto appallottolandolo. Mi sciacquai il viso rigato da lacrime e rimmel colato dal troppo pianto, il rossetto sbavato, i capelli disordinati li rilegai in una coda alta, senza curarmene troppo dei capelli che ne fuoriuscivano. M'infilai una canotta nera, un Jeans e un paio di stivali bassi.

Gettai un'ultima occhiata all'attico. I ricordi erano lì presenti e nitidi, non mi abbandonavano.
Quando James mi inchiodò al muro premendo il suo torace duro contro di me, i baci affamati con cui ci divoravamo, la nostra prima volta tra quelle lenzuola immacolate, potevo sentirne ancora l'odore dei nostri sessi che si strusciavano, l'odore dei nostri corpi nudi e il profumo che si mescolava in un'unica fragranza micidiale.

Scossi la testa indignata da tutto ciò. Presi il Borsone, poggiandolo sulla spalla, aprii la porta e la richiusi sbattendola, lasciando l'emozione lì dentro come il mio cuore.

Mi affrettai a scendere i Gradini di Ferro, quando scorsi la macchina di James. Il cuore a quella vista perse un battito, rimasi un attimo impalata ed interdetta, gli occhi si stavano di nuovo offuscando, li chiusi un secondo per non permettere che uscissero più lacrime.

Udii delle voci, che si avvicinavano sempre di più al mio udito. Riconobbi la voce di James e Josh. Presa dal panico di rivederlo, scesi tutti i gradini nascondendomi dietro di essi. Non volevo sentire la loro conversazione, non sarebbe servito a nulla, solo la paura di vederlo avrebbe potuto impedire al mio corpo di partire. Restaii lì buona, con una mano sulle labbra secche e screpolate, le labbra che lui aveva assaggiato, fin quando non sentii la macchina di James mettersi in moto e sparire sgommando.

M'incamminai a passi spediti verso la fermata, verso ciò che avrei dovuto riprendere, mentre il sole mi faceva compagnia, illuminandomi la strada ad ogni passo.

Pov.James

Mi stropicciai gli occhi con un palmo, rigirandomi tra le lenzuola che profumavano di lavanda, un'odore sconosciuto al mio olfatto di prima mattina. Tesi una mano verso il comodino, toccando a tentoni, senza poggiare mai la mano sopra che vagava nell'aria.

"Buongiorno J. Dormito bene?" aprii gli occhi di scatto al sentire quella voce Melensa. "che...che cazzo ci faccio qui?" sbottai maledicendomi, tirandomi su dal letto, scostando le lenzuola, buttandole a terra, prendendomi la testa tra le mani.

"Tranquillo, ti sei solo appisolato" disse sbuffando, alzandosi dal letto.
"Ieri quando mi hai accompagnato, ti ho supplicato di rimanere, ti ho offerto qualche Drink e mentre parlavo sei crollato, ho preferito non svegliarti" aggiunse, afferrando un pacchetto di sigarette sul comò porgendomene una.

"Come spieghi che sono senza pantaloni?" La fissai, accendendomi la sigaretta.
"Te l'ho tolti per stare più comodo, semplice" fece spallucce, rigettando il fumo, appoggiandosi con il fondoschiena al comò.
"Parlavi" constatò voltando il viso verso di me.
"Che cazzo vuol dire parlavo?" Mi alzai, infilandomi i pantaloni, sotto il suo sguardo malizioso.

"Nel sonno, ripetevi se non erro -Mi dispiace, non volevo, mi dispiace Cindy- ti muovevi agitato e sudavi" mi guardò mentre spense la sigaretta nel posacenere, sembrava aspettasse una mia risposta. Sgranai gli occhi a sentire quelle parole, mi agganciai tremante i gemelli.
"Cazzo" imprecai a bassa voce.

"Chi è? È la ragazza per cui non hai fatto l'amore con me? Quella per cui non mi dai una possibilità?" Si avvicinò posando una mano sul torace, che scansai brutalmente.
"Non deve importarti ciò che faccio e con chi lo faccio sopratutto" alzai la voce fuori di me, pretendeva di tornare dopo tutto e poter porre rimedio, ormai ero fottuto per una che non avrei neanche potuto desiderare.

"Rispondimi e giuro che non ti darò più fastidio, giuro che ti guarderò da lontano e ti darò i miei migliori auguri, ma dimmelo" mi supplicò davanti a me, mettendo le mani giunte, come se fosse disperata.
"Si, è per lei...contenta?" Mi portai l'indice e il pollice sul naso, La fissai in quegli occhi neri, potevo leggerci delusione, la stessa che avevo io quella sera.
"Perfetto" si limitò a dire, scuotendo la testa, portandosi una mano al naso come per placare dei singhiozzi.
"Mi dispiace Linda, devo andare, stammi bene" puntualizzai, tirando fuori le chiavi della macchina dalla giacca, chiudendo la porta.

Passai a casa di Cindy ma non la Trovai, c'erano ancora tutti i suoi vestiti lì, temevo gli fosse successo qualcosa, incosciente, ecco cosa ero stato, lasciarla lì da sola, io che dovevo proteggerla come una perla rara perchè questo era per me anche se non avrei dovuto.

Scesi in fretta i gradini, entrando nel Locale sbattendo la porta, dove trovai un Josh intento in una scopata.
Appena la ragazza girò il viso divertita dalla situazione, Josh si alzò in piedi.

"Cazzo, ma non si usa più bussare James?" Si risistemò la camicia nei pantaloni evidentemente incazzato per non essere arrivato al culmine del piacere, mentre lanciava il perizoma alla ragazza ancora appoggiata al tavolo, tirandosi giù il vestito.
Fece il giro e lascio un bacio a Josh facendo segno di chiamarla dopo e lui gli diede una pacca sul culo facendola ridere.

"Hai visto Cindy rientrare?" Gli chiesi non curandomi di ciò che avevo visto, non m'importava fargli la morale.
Si versò un bicchiere di Vodka liscia, pensandoci.
"Direi di no...perchè?" Alzò il sopracciglio chiaro, fissandomi, dando una sorsata.
"Perché non è in casa" sospirai fuori di me, sottraendogli il bicchiere di mano finendo il contenuto.
"Che cazzo J." Sbuffò versandosene ancora.
"Sarà andata a fare una passeggiata mattutina" sorrise divertito.
"Non prendermi per il culo coglione" sbottai passandomi una mano sui capelli, appoggiando le braccia sul bancone.
"Ehi J. Tranquillo, Cindy è una tosta, sarà da Katy" mi confortò toccandomi un braccio.

Mi avviai all'uscita, sospirando.
"Già forse è rimasta a dormire da lei, devo dargli spiegazioni riguardo a ieri" mi passai una mano sul viso stravolto e stanco.
"Che spie..." Lo fermai facendogli gesto di tacere.
"Non chiedere, ci si vede" sbattei la portiera della macchina partendo a tutto gas.
L'avrei dovuta trovare, dovevo sapere dove si era cacciata, prima che venisse a sapere la verità da qualcun'altro.

Arrivai davanti a casa di Katy suonando il campanello ripetutamente, finchè la voce di Katy non riecheggiò dal citofono.

"Chi è?" La voce assonnata e borbottava.
"Katy sono James, Cindy è lì?" Chiesi preoccupato, aspettando una risposta, quando sentii il citofono chiudersi e ripetere un 'Bip' fastidioso.

Mi stavo per avviare alla macchina agitato, quando sentii il rumore del portone aprirsi e uscire una Katy che si stringeva la vestaglia in vita, gli andai incontro.

"Che vuoi James?" Mi assalì arrabbiata, squadrandomi indignata.
"Cindy è da te?" Chiesi timoroso.
"No, non c'è e poi dopo ieri sera con che faccia ti presenti qui a chiedere di lei" vociava come una forsennata, guardandosi intorno puntandomi un dito contro.
Sembrava quasi minacciosa.
Imprecai mentalmente.
"Ha visto tutto?" Domandai alzando il viso sul suo.
Annuì delusa e amareggiata, avviandosi al portone.
"Dovrai avere una buona scusa o ragione fossi in te" mi avvisò prima di sparire dentro il portone.

Girovagai in macchina, maledicendo tutti i santi, su quanto potessi essere stupido.

Mi fermai di nuovo davanti casa sua, non ne potevo più sembrava un inferno.
Aprii la porta convinto di trovarla lì, ma quando entrai il cuore perse un battito.

I suoi vestiti non c'erano più, aprii l'armadio e non c'era più un cazzo, nemmeno i suoi profumi, nulla.

Scaraventai a terra tutto quello che trovavo sotto tiro, buttando giù il comò, incazzato con me stesso, non me lo sarei mai perdonato.

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