Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

5

Margherita

Abbiamo scelto forse la giornata più calda di tutte per il nostro flash mob, ma siamo pronti. Ci diamo appuntamento in Piazza del Popolo, sotto la Terrazza del Pincio. C'è molta gente nonostante il caldo e noi artisti di strada ci confondiamo tra la folla. Paolo il DJ mi lancia un'occhiata da lontano, io faccio un cenno con la testa e si parte. Paolo posiziona le casse vicino all'obelisco, fa partire la base a tutto volume e la gente inizia a fermarsi incuriosita. Alex e Marco corrono verso il centro della piazza e quando si incontrano fanno un'acrobazia in aria e iniziano a ballare la loro street dance. Li raggiungono altri ballerini che iniziano la coreografia che hanno preparato, mentre Pier il violinista francese, accompagna la base musicale ritmata. Viola la cantante tunisina, esordisce con un acuto da brivido e inizia a cantare. Insieme a lei altri ragazzi cantano e suonano sulle note di un mash-up di "Reach Out I'll Be There" e "Let The Sun Shining". Mentre acrobati, cantanti, musicisti e ballerini si esibiscono suscitando applausi, espressioni sorprese, sorrisi e complimenti da parte della gente, io, Wuany e altri pittori ci dedichiamo al murales che disegneremo a terra con dei gessi colorati. Il disegno rappresenta il volto di Bodi, il suo viso scarno, le sue labbra carnose, i suoi occhi grandi, tristi e neri. Intorno al suo mezzo busto disegniamo fiori colorati e simboli di pace, su uno sfondo arcobaleno. Appena sotto il suo viso, con una scritta rosso sgargiante il nostro messaggio "Justice for Bodi #iosonobodi". La musica termina, e noi artisti ci fermiamo in tre file ai piedi del dipinto. Dietro di noi, intorno al viso di Bodi, si radunano alcuni ragazzi e ragazze africani, un jamaicano con dei lunghi dread neri e un irlandese con dei lunghi rasta rossi. Insieme suonano le loro percussioni, i loro bonghi, in una suggestiva musica africana. Si è radunata una discreta folla intorno a noi, qualcuno filma lo spettacolo con lo smartphone, qualcuno ride, c'è chi applaude, chi si commuove. Quando i ragazzi alle nostre spalle smettono di suonare, la piazza ci regala un'ovazione. Noi artisti sciogliamo le righe e ci abbracciamo, felici di aver portato a termine il nostro progetto.

Mi volto a guardare Wuany che sembra avvertire il mio sguardo, alza gli occhi su di me e mi sorride, si avvicina e mi stringe in un forte abbraccio. Gli abbracci... possono esprimere tante parole non dette, sentimenti nascosti, emozioni taciute, si trasmette tanto in un abbraccio e Wuany mi sta dicendo tutto ciò che non mi ha mai detto. Mi sta ringraziando per essergli stata vicina in questo periodo, per averlo aiutato a organizzare il flash mob, per essere sua amica e per avere a cuore le sorti di Bodi. E forse mi sta dicendo anche qualcos'altro, ma non è ancora il momento di affrontare questo argomento.

In breve tempo arrivano quasi in contemporanea i carabinieri, poliziotti e giornalisti, ma vengono in pace. Hanno capito che non abbiamo fatto niente di male, anzi abbiamo creato qualcosa di bello, quindi non possono dirci nulla. Forse ci faranno lavare via il dipinto sui san pietrini, o forse no! I giornalisti incuriositi ci riempiono di domande, ci chiedono perché questo flash mob, cosa speriamo di ottenere, chi è il ragazzo del dipinto e noi rispondiamo raccontando tutta la storia di Bodi.

«La nostra è una forma di protesta pacifica. Siamo artisti di strada, viviamo della nostra arte, ci esprimiamo attraverso la pittura, la musica e non avevamo altro modo di farci sentire», dice Wuany al microfono di un giornalista mingherlino con gli occhiali rotondi.

«Cosa volete dire con questo flash mob?»

«Vogliamo giustizia per Bodi. Io e il mio amico siamo stati aggrediti da un gruppo di ragazzi. Ci hanno prima attaccati verbalmente, con insulti razzisti, soprattutto verso il mio amico Bodi quando hanno capito che io ero italiano».

«Aspetta, tu sei italiano?»

«Sì, cittadino italiano a tutti gli effetti, nato e cresciuto in Italia da genitori brasiliani. Il mio amico Bodi no. È stato insultato perché è un immigrato clandestino ed è vero, lo è. Un immigrato senza il permesso di soggiorno...»

Mentre Wuany continua a raccontare la storia, una ragazza con i capelli rossi e un rasta lungo fino all'ombelico si avvicina a me con un piccolo registratore. È una giornalista, si presenta e mi chiede di raccontare la mia versione. Io ripeto più o meno quello che ha detto Wuany.

«Non parla la nostra lingua», continuo, «non sa che fare, come muoversi per ottenere il permesso di soggiorno e ha paura che la polizia lo rimpatri».

«Dov'è ora questo ragazzo?»

«È in coma in un letto d'ospedale, dopo che è stato picchiato a sangue con insulti razzisti. E nonostante io e il mio amico, testimoni dell'aggressione, li abbiamo denunciati, quei delinquenti sono ancora liberi, girano per le strade di Roma con i suv dei loro padri e continuano a prendersela con gli immigrati, con le persone di colore, persino con alcuni artisti di strada che oggi si sono esibiti con noi. Vanno fermati. Bodi merita giustizia».

«E perché non sono stati arrestati?»

Rispondo con una risata amara.

«Lo chieda alla polizia, non so rispondere a questa domanda».

Saluto la giornalista con un mezzo sorriso e raggiungo Wuany che sta parlando con un altro giornalista.

«Sì, Bodi non ha il permesso di soggiorno, ma in questi mesi non ha fatto altro che scappare, non sa parlare la nostra lingua e non sa come ottenerlo, quindi spero davvero che qualcuno lo supporti anche in questo... sempre che si svegli dal coma».

Detto questo Wuany mi stringe con forza la mano e mi porta via da lì. Sfrecciamo sul suo motorino per le strade di Roma. Mi stringo forte a lui sentendo il suo cuore battere e il vento caldo d'estate accarezzare la mia pelle. Passiamo in ospedale da Bodi e quando arriviamo lì, troviamo altri artisti di strada che hanno partecipato al flash mob, in fila per entrare da lui. I miei occhi si riempiono di lacrime. Quel ragazzo disteso su quel letto d'ospedale pensa di essere solo, ancora non sa di essersi fatto dei nuovi amici. 

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro