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capitolo 87 - Andrea

Andrea

La mia rivelazione è stata alquanto scioccante per lei, continua a sbattere gli occhi confusa e ovviamente ritrae le mani cercando di mantenere le distanze dal sottoscritto, che ancora una volta l'ha colpita in qualche modo alle spalle.

«Mio padre ha avuto una storia con un'altra donna prima di conoscere mia madre, ha avuto una bambina da quell'unione, poi le ha abbandonate per mia madre, si sono sposati subito e siamo nati io e mia sorella, ma eravamo tutti all'oscuro dell'esistenza di questa vita precedente, fino a quella maledetta notte.»

Continuo a scrutare il suo viso perché so che fra non molto si renderà conto di ogni mia omissione.
«Tu mi hai detto che tua madre quella notte è uscita di casa sconvolta per andare da tuo padre, non sapeva se fosse con una donna o meno.»
Confusa tenta di ricordare le mie parole e soprattutto di far attenzione alle nuove rivelazioni che l'hanno già scossa.

«È tutto vero, ma temeva fosse la madre di Niva, perché ne era appena venuta a conoscenza, voleva spiegazioni che lui si rifiutava di darle, solo due anni dopo il funerale ho incontrato questa ragazza.»
Ricordo come se fosse ieri quando mi fermò all'uscita dall'azienda, una sera qualunque, poco dopo la mia assunzione, ho subito capito che stesse dicendo la verità su chi fosse, perché aveva gli stessi occhi di nostro padre.
« Mi ha cercato lei, aveva fuoco al posto degli occhi, abbandonata a soli quattro anni da quell'uomo, ha visto la propria madre spegnersi consumata dalla depressione.»
Non oso immaginare il dolore di una bambina, il rancore diventato ossigeno per lei, probabilmente più del mio, non lo so, perché è terribile perdere una madre che ami tanto, ma vederla spegnarsi, lasciarsi morire, giorno dopo giorno, sentirti inerme, forse è peggio, non so dire con certezza cosa lo sia.

«Una volta constatato che ci accomunava lo stesso odio, abbiamo iniziato a frequentarci di nascosto da lui, ogni tanto, io ero appena andato via di casa e Grace in Italia.»
Le nostre bevute ricordo che furono epiche, entrambi scioccamente speravamo di lenire il dolore o solo anestetizzarlo per qualche ora.

« Lei ha preteso il suo posto nell'azienda Milani, per ripicca verso un uomo che ha sempre cercato di tenerla lontana, io, non volevo avere niente da lui, e nel frattempo fantasticavamo di farlo a pezzi togliendogli ciò che più amava.»
Mi spunta un sorriso amaro a pensare tutte le energie spese, le notti insonni, il sangue che ribolliva nelle vene.

«Fantasie che poi sembravano potessero diventare ad un tratto concrete, grazie alla tua amante e le sue azioni.»
Sputa quasi con rancore, o forse è solo gelosia.

«Non è la mia amante, è stata l'avventura di una notte, una donna qualunque senza importanza.»
Ci tengo a precisarlo, ma si infastidisce e sembra voler sfuggire facendo altri passi lontana da me.

«Perché volevi così tanto le sue azioni?»
Chiede a bruciapelo, desiderosa ancora di far luce in me, di trovare un appiglio in tutto questo marciume.

«Associate alle mie, quelle di Grace e Niva, dovrei contare anche Davide e suo padre, saremmo arrivati oltre il cinquanta per cento e avremmo potuto chiedere una rimozione del presidente in carica con voti di sfiducia alla commissione di azionisti.»
Evito di precisare che il padre del mio migliore amico è allo scuro da tutto questo e, sarebbe stato difficile da convincere, ma ora anche Gwenda è fuori dai giochi, quindi, è tutto andato a puttane a causa mia.

«Ma l'azienda è di tuo padre.»
Bene, continua ad indagare, forse è un buon segno.

«Lui l'ha fondata, certo, con l'aiuto del padre di Davide, ma per portarla dove è oggi, nel tempo, ha stretto collaborazioni. Si tratta di una società azionaria e oltre alle nostre famiglie sono subentrate altre tre persone estranee, tra cui Gwenda.»

La vedo riflettere sulle mie parole, sulle spiegazioni che le ho dato, ma temo non possano bastarle.

«Purtroppo mio padre ha la quota maggioritaria, ma unendo tutte le nostre azioni, lo avremmo potuto eliminare, portargli via ciò che ama di più.»
Resta a capo chino, non resisto, mi avvicino e la costringo a guardarmi alzando il suo mento con il mio indice.

«Chloe, ho rinunciato a tutta la mia vendetta, sei più importante tu.»
I suoi occhi si agganciano ai miei e non so decifrarli, forse per la prima volta da quando la conosco, come se volesse tenermi fuori, come se avesse innalzato un muro per autodifesa.

«Dovrei crederti? Ancora? Ero certa che lo avessi fatto quando hai scelto di seguire il tuo cuore, la prima volta, invece, sei ritornato sui tuoi passi.»
Il suo labbro quasi trema e mi sento morire perché so che la sto perdendo.

« No, no, non puoi capire, io avevo scelto te, ma poi sono stato costretto a...»
Le parole mi muoiono in gola, vorrei maledire me, mio padre, il mio modo di essere, tutta la mia cazzo di vita che è sempre stata un casino, prima di lei.

«Perché mi hai lasciata, cosa è cambiato?»
Faccio un passo indietro e porto una mano fra i capelli, sospiro ripensando a tutto questo disastro prima di risponderle.
«Mio padre ha velatamente minacciato Grace, voleva riportarla in azienda, nella sua casa, in cambio non avrebbe fatto storie per i debiti che hanno i miei nonni con la banca, riguardanti la casa dove vivono, che è intestata a lui, per questo lei è venuta qui in America.»
Il veleno scorre nelle mie vene al posto del sangue macchiando ogni traccia di me', ogni traccia di bene, facendomi diventare ogni volta duro e rabbioso.

«Una volta che Grace era qui, e contemporaneamente io avevo detto a Niva di voler abbandonare tutto, quest'ultima ha coinvolto mia sorella.»

Porto una mano fra i capelli per la frustrazione e mi ritrovo a strattonarli.

«Non potevo permetterlo e il rancore ha preso il sopravvento, perché ho cercato sempre di tenere Grace lontana da lui, dalla vendetta, e poi i miei nonni non c'entrano nulla.»
Quasi urlo aggressivo verso il vuoto, ma sento un sussulto in lei e stringo i pugni per calmarmi, conficcando le unghie nella carne.
«Sono andato da lui e ho pensato di lavorare come suo vice, il posto che mi spetta di diritto, ciò che ha sempre voluto in fondo, per tenerlo buono, in cambio lui avrebbe lasciato perdere tutto il resto.»
Il mio respiro è concitato e so che devo tornare in me per non spaventarla ulteriormente.
«In quel momento ho deciso che il piano sarebbe dovuto andare avanti, con Gwenda, ciò significava rinunciare a te per non coinvolgerti, per non tradirti, ma non ho potuto.»
Mi volto verso la donna che amo, con la speranza che mi creda, che col tempo mi capisca.

L'espressione sofferente che marca i suoi lineamenti sono un colpo al cuore e ancora una volta le sto facendo del male.
«Ed ora?»
Chiede in un sussurro, quasi con tono sconfitto, come se non avesse più la forza di lottare, ma lo farò io per entrambi.

«Ho mollato tutto, Niva dovrà farsene una ragione, cercherò lo stesso di starle vicino, proteggerò comunque Grace essendo il vicepresidente della società, stando a stretto contatto con quel mostro, e pagherò i debiti dei nonni in qualche modo.»
Le spiego avvicinandomi e accarezzando le sue braccia con un movimento ritmico, su e giù, su e giù.
Per qualche secondo restiamo in silenzio, mi godo la figura di questa ragazza, e dentro di me spero che possa darmi un ultima occasione, ma poi si ritrae, allontanandosi da me, va verso la porta, afferra il cappotto e, senza voltarsi, mi chiede tempo.

«Mi serve tempo per metabolizzare tutto questo.»

Vorrei trattenerla, tentare ancora di spiegarle le mie ragioni, dirle che la amo, che sarà diverso, che potrà fidarsi, ma per una volta, la rispetto e le lascio tempo.

Esce da questa casa, lasciandomi solo, sono sempre solo, mi ritrovo sempre solo, non voglio più essere solo.

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