capitolo 58-Andrea
Andrea
Mi volto verso l'enorme vetrata accanto a me, sento solo la voce di Sofy in lontananza chiamare Chloe, i suoi occhi mi fissavano smarriti e mi odio per aver perso il controllo per una sciocca domanda.
Non lo merita.
Ma dietro la risposta a quella domanda c'è un mondo dentro il quale non voglio portarla, anzi, vorrei solo tenerla il più lontana possibile da questo marciume.
Ho quasi paura di macchiare la sua purezza con il mio tocco, lei, che è così candida, io, che rischio di contaminarla come se fossi solo un virus.
Mi ha fatto illudere che potessi essere guarito, che ci potesse essere una cura per me, ma non è così, io sono spacciato, solo lei può essere la mia salvezza, ma la verità è che lontano dalla sua luce, torno ad essere infetto.
Riuscirà davvero a salvarmi?
Io voglio davvero lasciarmi salvare?
Ero sicuro di sì.
Mi sono tuffato in un mare sconosciuto chiamato Chloe, agognando per la prima volta la libertà da tutti i pesi che mi portavo sulla pelle da quella notte, mandando a puttane ogni paura.
Chloe ha sempre vinto ogni battaglia contro i miei demoni, senza saperlo, senza rendermene conto, ma non sono certo che possa farlo anche stavolta.
È tutta la sera che sono inquieto ed è ovvio che lei se ne sia accorta, ho cercato di mantenere le distanze perché quella maledetta telefonata mi ha mandato in confusione, di certo l'unica cosa che volevo evitare erano proprio le sue domande.
Non posso dirle cosa ero disposto a fare pur di vendicarmi di lui, non riesco ad ammettere che non sono sicuro di riuscire a rinunciare alla mia vendetta.
«Che sta succedendo? Perché ti sei comportato così all'improvviso con Chloe?»
Il mio amico viene verso di me, si aspetta una spiegazione, ma vorrei solo mandare al diavolo lui, me, tutta questa frustrazione che mi opprime il petto e non mi fa respirare.
«Andrea, vuoi rispondermi?»
Davide, mi fissa con il solito cipiglio, è ormai al mio fianco e, so che lo sarà sempre, ho davvero bisogno di liberare i miei demoni e con lui l'ho sempre fatto.
«Mi ha chiamato Niva, è il momento.»
Basta questo nome a far cambiare espressione al suo volto, ha già capito tutto perché lui sa ogni cosa.
Con aria arresa si toglie il cappotto, va verso il frigo, afferra due birre e si mette a sedere sul divano porgendomene una.
«Credevo volessi chiudere con questa faccenda, credevo fosse più importante Chloe e ciò che stai vivendo con lei.»
Mi getto accanto a mio fratello a peso morto sul divano provocando un tonfo, stappo la mia bottiglia e bevo un generoso sorso, così tanti pensieri mi vorticano in testa da farmi sentire stordito.
« Lei è riuscita a stravolgere tutti i miei piani entrando nella mia vita, ha messo in discussione ogni cosa, ma aspettavo questo momento da troppo tempo.»
Le parole di Niva mi risuonano in testa, nelle orecchie, come se le stessi ascoltando perfino adesso e, sapere che ciò che anelavi da anni è così vicino, da poterlo quasi già assaporare e dovervi rinunciare, non è facile.
La sua sconfitta, la mia vendetta.
«Puoi comunque continuare a farti un nome come stai facendo e ...»
«Non dire sciocchezze, non è la stessa cosa, lui continuerebbe la sua vita, nella sua ricchezza, con il suo impero, continuando ad annientare vite, come ha sempre fatto.»
Lo interrompo, forse in malo modo, ma sa tutti i misfatti di quell'uomo.
«Ma non perderesti lei, né te stesso.»
Come sempre eccola la sua freccia, riesce sempre a scoccarla nel momento migliore per colpirti nel punto più doloroso.
Bevo un altro generoso sorso di birra, anche se avrei bisogno di qualcosa di più forte, ma non mi servirebbe a nulla annegare i miei problemi nell'alchool, non mi farebbe trovare una soluzione.
Ha sempre provato a riportarmi sulla retta via preoccupandosi per me, che non perdessi me stesso, intrappolato in una gabbia di odio, ma ignoravo ogni suo consiglio perché credevo di essere spacciato, ma ora che ho lei, tutto potrebbe cambiare.
Il sole sorge, ho chiuso occhio giusto qualche ora, ho troppi pensieri per la testa e angoscia nel cuore, cerco di scaricare la tensione con una corsa mattutina sulla spiaggia, ma serve davvero a poco.
Devo incontrare Niva e cercare un'altra via possibile per arrivare ad ottenere la mia vendetta senza perdere Chloe.
Torno in casa e mi getto sotto l'acqua bollente della doccia, l'unico pensiero che mi tormenta è quello di correre da lei per chiederle scusa, per stringerla a me e sentire che va tutto bene, che è ancora mia, che possa esserci una soluzione.
Mentre mi vesto provo a chiamarla, ma con scarsi risultati, ovviamente, sono certo che non sarà facile avere il suo perdono.
Dopo pochi minuti sono in auto, Sofy mi ha fatto sapere che Chloe è ancora a casa, sono già per strada e l'impazienza di vederla mi fa spingere il pedale dell'acceleratore fino in fondo, almeno fino a quando non vedo il suo palazzo.
Riesco ad arrivare in tempo, la sua figura si sta allontanando verso la fermata dell'autobus, mi affianco con l'auto a lei e appena i nostri occhi si incontrano, nonostante la distanza, un pugno sembra sferrarsi sul mio viso, nel mio stomaco.
È chiaro fin da qui il suo malessere riportato da quelle occhiaie, neanche lei ha dormito, colpa mia, ovviamente, lo so e me ne vergogno.
All'improvviso si volta, come punta da un insetto, dandomi le spalle, l'unica cosa ad averla punta è l'orgoglio, ma lo capisco.
«Chloe, sali.»
Ovviamente, nonostante la stia richiamando dall'auto, non si volta, con un gran sospiro e tanta pazienza, scendo e mi avvicino ma appena le sono accanto alza il cappuccio bianco di questo enorme cappotto che sembra un piumone del letto.
Mi sfugge un altro sospiro, so quanto sia testarda e al momento offesa, non è una combo vincente, ma sono testardo anche io.
«Chloe, mi dispiace per ieri sera, ora potresti salire in auto?»
Non si muove di un millimetro, continua a guardare fisso la strada in attesa dell'autobus, come se io non fossi qui, come se fossi invisibile, quasi un fantasma, e magari è proprio quello che dovrei essere nella sua vita, per salvarla da me, ma non posso rinunciare a lei.
«Davvero preferisci ignorarmi?»
Chiedo iniziando ad essere infastidito da questo suo atteggiamento infantile.
«Hai intenzione di dirmi chi c'è dietro quel telefono? Cosa ti ha sconvolto così tanto ieri?»
Questo tono così freddo sembra quasi non appartenerle.
Vorrei dirle di Niva, raccontarle tutto, ma servirebbe solo a farle scoprire una parte di me che non sono pronto a mettere a nudo davanti a lei, la parte che sto cercando di soffocare e alla quale dovrei dire addio perché è l'unico ostacolo vero fra me e un futuro con Chloe.
L'autobus arriva e lei sale, lo leggevo in quegli occhi la speranza di ricevere una spiegazione, come vi ho letto l'ennesima delusione nel vedermi non aprire bocca.
Forse sto sbagliando tutto e basta.
Salgo in auto e seguo questo dannato autobus fino in azienda, la vedo con la testa poggiata contro il finestrino, gli occhi spenti, persa in chissà quali pensieri e sono io la causa di tutto.
In prossimità dell'azienda corro a parcheggiare, mi dirigo verso l'ascensore salutando qualche collega, lei entrerà dall'ingresso principale, l'attenderò nel suo ufficio, non potrà scappare e non lo farà nessuno dei due.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro