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capitolo 53 - Chloe

Chloe

Le sue labbra sanno di buono, il suo sapore è come quello di una fragola succosa, mi sono mancate e, più ne assaggio, più ne bramo.
Spinge il mio corpo contro il metallo freddo della parete di questo piccolo ascensore, il suo mi si spalma praticamente addosso e sussurra ansimante la voglia che ha di strapparmi i vestiti ed entrare in me.
Queste parole mi fanno arrossire e sentire ancora più caldo, come se la mia pelle iniziasse a scottare sotto il suo tocco, è talmente evidente la voglia di farmi sua, la passione con la quale mi divora.
D'istinto afferra la mia coscia e la solleva per allacciarla intorno al proprio bacino e così facendo può far scontrare per un attimo le nostre intimità, seppure attraverso tutti questi strati di vestiti inutili, almeno con la speranza di placare in qualche modo questo dolore al basso ventre.
Il gemito che sfugge ad entrambi sembra musica che risuona in questo piccolo spazio e inizio ad avere io una fantasia piccante, per la prima volta, e che vorrei tanto soddisfare, proprio qui dentro, in questa posizione.

Non mi riconosco più, ma farei l'amore con lui ora, e non credo che mi fermerebbe dati i suoi occhi lussuriosi, ma il rischio di essere sorpresi è troppo elevato.
Staccarmi da lui è davvero difficile, Andrea resta col fiato accelerato sul mio collo mentre le mie mani sono fra i suoi capelli e la mia testa all'indietro e mi deliziavo di ciò che riesce sempre a farmi provare.
Il suono metallico ci fa ricomporre, per quanto lui abbia premuto il pulsante del parcheggio, è mattino e tutti i colleghi poco per volta stanno arrivando in azienda ed è proprio da qui che passeranno.
Le porte si aprono e i nostri occhi sono ancora incollati, lo stesso sorriso adorna i nostri volti, e il respiro è ancora da regolarizzare a causa della difficoltà per entrambi di staccarsi.

«Buongiorno ragazzi.»
Caroline compare davanti a noi e la sua espressione non mi piace, da quando io e Andrea stiamo insieme, io e lei, ci siamo palesemente evitate, ma credo si sia un po' risentita di essere stata messa in mezzo questo teatrino, come lo ha definito lei.
«Chloe, ho saputo che ora vuoi fare la modella, capisco bene perché tu abbia ceduto al fascino di Aiden, è un professionista dietro la macchina fotografica, ma ha anche una certa fama in altri campi, dicono.»
Fa l'occhiolino per far intendere benissimo a quali altri campi si riferisce.
Non so se questo commento sia vero o solo una provocazione, soprattutto data la piccola risata che tenta di mascherare dopo aver visto l'espressione del ragazzo accanto a me.

« Mi sono ritrovata a dover accettare per il cliente, ma si tratta di un caso isolato, tratterò questa campagna con professionalità e sono sicura che lui farà altrettanto.»

Per fortuna la cara Caroline arriva in fretta al suo terzo piano, mentre noi continuiamo la nostra risalita al quinto, l'aria qui dentro ad un tratto sembra gelida e non appena usciamo dall'ascensore due occhi gelidi ci aspettano.
«Chiudiamo in fretta questa giornata e questo lavoro.»
Andrea sospira rumorosamente andando incontro a colui che oggi rappresenterà una sfida vera e propria per lui, temo.

Alzo la testa più che posso per riuscire a scorgere la fine di questo immenso colosso, il famosissimo Empire State Building, in tutta la sua onnipresenza nella fifth avenue.
L'edificio ospita locali commerciali, una quarantina di studi televisivi e radiofonici di emittenti private, una filiale della Bank of America, alcuni negozi, un supermercato e mezza dozzina di ristoranti e caffetterie.
Ogni anno è meta turistica di quattro milioni di visitatori che affollano la terrazza panoramica dell'ottantaseiesimo piano e l'osservatorio al centoduesimo e ultimo piano.
Sono qui da mesi ma non sono mai venuta a visitarlo, e questo mi fa capire quanto sia patetica la mia vita e quanto io pensi solo al lavoro.
L'ingresso di questo posto è talmente lussuoso da farmi sentire una minuscola formica, marmo nero e rosa ovunque e nella parete di fronte a me una rappresentazione del grattacielo in oro, per non parlare dei soffitti che sembrano oro anch'essi.
I consierge così eleganti, nelle divise bordeaux con dettagli neri, ci indicano la strada verso gli ascensori dopo aver mostrato loro i nostri permessi.
Sfrutteremo solo un angolo di questo posto per far delle foto vicino l'ascensore e all'osservatorio, sia adesso e sia stasera ad orario di chiusura.
I ragazzi si fanno strada con l'attrezzatura essenziale e i vestiti che dovrò indossare, Aiden essendo un professionista non ha bisogno di molto per lavorare, e mi vuole molto naturale quindi non sono stata costretta a sottopormi a ore di trucco e parrucco per fortuna, venti minuti sono stati più che sufficienti.
Arrivati all'ottantaseiesimo piano l'aria è frizzante nonostante sia ancora primo pomeriggio, ma la vista è mozzafiato, l'intera New York si erge sotto i miei piedi, stare qua su ti fa sentire un moscerino e la padrona del mondo allo stesso tempo.
Rubiamo un angolo sistemando alcune attrezzature per catturare la luce del sole, è stato bloccato per noi uno dei tanti ascensori che userò come camerino provvisorio e si entra in scena.
Sinceramente sono molto preoccupata di questa situazione per me totalmente nuova, non ho mai posato per nessuno e in genere anche nelle foto di famiglia vengo male, non credo che Aiden abbia fatto un'ottima scelta.

Indosso il primo abito, si tratta di un tailleur bianco con dei fiori turchesi e décolleté bianche, i capelli sono sciolti, esco con riluttanza da queste porte e mi guardo intorno, gli occhi dei curiosi invece di essere rivolti al bellissimo panorama, sono fissi su di me.
Il mio passo è mal fermo ma avanzo comunque, la mano di Andrea si manifesta come per magia davanti a me, per aiutarmi ed evitare di inciampare nei fili delle luci che abbiamo posizionato, ma in realtà, appena la stringo, è l'ancora che cercavo.

Il suo sorriso sicuro infonde un po' di coraggio anche in me, cosa di cui ho bisogno, nonostante Aiden non mi faccia sentire in soggezione, ma sapere che questi scatti finiranno ovunque mi turba un po' e, gli occhi di tutti questi estranei non mi calmano.

Inizia il suo lavoro con molta professionalità e questo ragazzo è una vera scoperta, cerca di fare battute per farmi ridere, fare pause per farmi riposare, anche se ad ogni cambio abito non mancano i complimenti che sono palesemente frecciatine contro Andrea.
Si avvicina a me e sistema i miei capelli solo da un lato del mio collo, lasciando libero l'altro e mi fa l'occhiolino.
«Dai, vendichiamoci un po'.»
Torna al suo posto e continua a scattare, inizialmente non capisco cosa voglia dire, ma poi diventa tutto chiaro.
«Chloe, questo abito verde ti sta d'incanto lasciandoti le spalle scoperte, hai davvero una bella pelle, morbida e profumata.»
Sposto lo sguardo sul mio ragazzo che incrocia le braccia al petto e continua a tenere i suoi rayban calati sugli occhi, ma è evidente fin da qui la mascella tesa.
« Sarai perfetta per gli scatti in lingerie sexy che faremo dopo.»

Io istintivamente sgrano subito gli occhi e quasi mi cade la mandibola perché per un attimo gli credo, nessuno mi aveva parlato di una cosa simile, ma poi capisco il suo gioco grazie all'occhiolino che mi fa e mi tranquillizzo.
Ma nel mio cervello inizia a risuonare una sirena di pericolo e mi volto verso Andrea, lo vedo togliere di scatto gli occhiali da sole ed essere livido in viso.
«Non se ne parla proprio, qui stiamo esagerando.»

Per fortuna Aiden scoppia a ridere prima che si crei guerra fra i due e succeda di nuovo l'irreparabile, devo dire che l'omaccione geloso incassa il colpo stavolta, vendicandosi solo con una pacca sulla spalla del fotografo burlone un po' eccessiva, considerato che è meno muscoloso di lui.

Andrea afferra un telo e protettivamente mi si avvicina per coprirmi vedendomi portare entrambe le mani alle braccia per il freddo, i nostri occhi si perdono gli uni negli altri e non posso non sorridere felice per le emozioni che mi fa provare quest'uomo.
«Ora ammetterai di essere geloso?»
Alza gli occhi al cielo ma accenna un sorriso che mi fa impazzire, poi avvicina le labbra al mio orecchio e sussurra qualcosa che mi lascia senza fiato.
«Potrei ammetterlo piu tardi, quando resteremo soli e riprenderemo il discorso di stamattina.»

Ed io, non vedo l'ora.

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