capitolo 49 - Chloe
Chloe
Nonostante la voglia di passare la serata insieme, stanotte ho dormito nel mio letto, da sola, cercando di ignorare le sue continue provocazioni piccanti tramite messaggi, e quasi temevo ad un certo punto di trovarmelo in piena notte davanti la porta di casa, o magari lo speravo.
Sofy ovviamente mi ha fatto il terzo grado appena tornata da lavoro, non ho avuto il tempo di entrare in casa, mi stava addirittura aspettando sotto al palazzo, ha aperto lo sportello della macchina mentre stavo salutando il mio fidanzato con un tenero bacio e mi ha tirata fuori per spingermi verso il portone.
È strano definire Andrea così, e in realtà non so se posso farlo, ma lui ha apertamente dichiarato che stiamo insieme quindi credo che questa etichetta non gli dispiacerà.
Il display del mio telefono si illumina per segnalarmi l'arrivo di un messaggio, sono quasi le otto del mattino e so che si tratta di lui, mi affaccio dalla piccola finestra della mia stanza e lo vedo, è poggiato alla sua auto lucida nera, con le mani in tasca e i suoi Ray-Ban calati sugli occhi, e fin da qui su è una visione.
Ammetto che vederlo con il giubbotto di pelle nero mi fa un certo effetto, gli da un'aria da bello e dannato e bisogna dirlo, gli dona.
Prendo il giaccone beige, inizia davvero a far fresco e il clima qui è abbastanza birichino, la borsa nera, nella quale ho buttato il telefono, ed esco, pronta per affrontare una nuova giornata, soprattutto se sarà con lui al mio fianco.
Il sorriso che mi regala non appena mi vede è radioso e sono certa che rispecchi il mio, la voglia di abbracciarlo è troppo forte e non attendo un attimo per farlo.
Avvolge le braccia intorno al mio busto per ricambiare il mio gesto e mi stringe a sé, ho scoperto che sto così bene fra le sue braccia, è una delle sensazione più belle del mondo quando l'altra persona ti stringe a sé.
Non avrei immaginato che Andrea potesse avere un lato affettuoso e lo adoro, anche se proprio in questi momenti dovrei ricordarmi di restare con i piedi per terra e fare piccoli passi, non correre a perdifiato, per cercare di tutelarmi quanto meno, ma come si fa?
«Mi sei mancata stanotte.»
Sussurra al mio orecchio con voce roca e bassa, per poi posare un bacio proprio alla base del collo provocandomi mille brividi.
«Lo avevo immaginato dai tuoi sette messaggi dove mi dicevi esplicitamente che avresti voluto fare l'amore sul divano, nella doccia, sul tavolo, a letto...»
Cerco di deriderlo mentre saliamo in auto, in effetti mi sono un po' pentita di essere rimasta a casa, a causa sua ho immaginato le sue mani su di me per gran parte della notte, proprio come ora, che afferra la mia coscia e, pian piano risale fino al limite.
«Non dimenticarti della vetrata, ho questa fantasia e voglio che diventi realtà.»
Dice ad un soffio dalle mie labbra facendomi diventare rossa al solo pensiero, immaginando la scena ho davvero molto caldo e mi sfugge un sospiro, mentre lui ridacchia vedendo l'effetto che ha su di me, soddisfatto mette in moto e partiamo.
Arrivati in azienda varchiamo la soglia mano nella mano, un gesto che apprezzo molto da parte sua e mi rasserena, per quanto possa non valere nulla, questo invece significa che non ha motivo di nascondersi da nessuno.
Posso sembrare una sciocca adolescente, ma in fondo, mi rendo conto che non so molto di questo ragazzo e ho bisogno ancora di certezze.
Gli occhi dei colleghi sono tutti puntati su di noi mentre attraversiamo la sala comune, noto Jenna sorridere, Trevor dare una pacca sulle spalle al mio fidanzato, come è classico fare fra uomini, Amber invece guarda un po' male le nostre mani unite, chissà perché?
Probabilmente non è stata un'entrata professionale, in effetti avrei preferito evitare di rendere partecipe tutta l'azienda della nostra vita privata, ma mi sono lasciata convincere dall'entusiasmo del momento e dal suo gesto deciso e carino di voler entrare qui dentro come una coppia.
Perché è quello che siamo, ed io ancora devo rendermene conto a pieno, ma mi basta guardare le nostre dita intrecciate e sentirmi nel posto giusto, non importa dove, purché sia al suo fianco.
Nel mio ufficio, cerchiamo di concentrarci sul nostro lavoro, dovremo fare alcune ricerche sul posto di persona per trovare un luogo ideale dove poter fare il servizio fotografico per il nostro cliente, che incontreremo questa mattina insieme al fotografo.
Stiliamo una lista di posti da proporgli alla riunione che avremo fra qualche minuto, la stampo e ci dirigiamo nella sala riunioni.
Al grande tavolo rettangolare color mogano troviamo già John chiacchierare con un uomo brizzolato, ovvero il nostro cliente, e un ragazzo sulla trentina, credo il fotografo.
«Buongiorno, bentrovati.»
I saluti di rito e le presentazioni sono d'obbligo, ho indovinato, quel ragazzo è proprio il fotografo che si occuperà del servizio fotografico, Aiden.
In genere, in quanto agenzia pubblicitaria, ci occupiamo noi di contattare i nostri fotografi, ma per questo cliente abbiamo fatto un'eccezione visto che ha insistito nel suggerire lui.
Lo sguardo insistente di questo ragazzo, mentre esponiamo la lista dei posti da noi scelti da dover valutare, mi imbarazza e, di sicuro ho notato come infastidisce Andrea.
I suoi occhi ghiaccio sembrano seguire ogni mio movimento e per quanto io cerchi di ignorare la situazione, lo trovo alquanto difficile, perché è impossibile non preoccuparmi delle occhiatacce che Andrea riserva a questo poverino apertamente.
Andrà a finire male.
Attraverso immagini, continuo ad esporre ai nostri ospiti i vari luoghi che avremmo pensato per il set fotografico dove pubblicizzare il nuovo brand di abbigliamento da lanciare.
«Per cominciare potremmo iniziare a Central Park, sia con l'abbigliamento sportivo che casual, poi potremmo avere dei permessi speciali per alcuni scatti all'interno dell'Empire State Building per un outfit elegante in cima, ovviamente negli orari di chiusura, quindi dovremo essere rapidi. Altrimenti ci sono altre location da poter valutare.»
Mostro al cliente i fogli che ho in mano e che ritraggono alcuni scorci dei posti che ho nominato, non perché ci sia bisogno,data la loro importanza, ma solo per rendere l'idea succulenta.
« Per quanto riguarda la scelta delle modelle avremmo in mente alcuni nomi che collaborano con la nostra agenzia da tempo.»
Prendo dalla cartelletta blu cinque fogli, ognuno dei quali ritrae una giovane modella diversa, il nostro cliente mi sembra soddisfatto ma il suo fotografo di fiducia non la pensa così.
« Io, avrei una proposta.»
Tutti gli sguardi sono puntati verso Aiden, da quel che abbiamo capito il suo punto di vista è importante per il Signor Graves, quindi lo diventa purtroppo anche per noi, magicamente.
Gli occhi di questo ragazzo fanno quasi paura per quanto siano chiari, un azzurro così trasparente da sembrare quasi di ghiaccio, e queste iridi continuano a fissare me, insistentemente.
«Lei sarebbe perfetta per il servizio fotografico, ha dei lineamenti unici e l'ho vista sorridere prima, inoltre il fisico non è male.»
Aiden si gira verso il Signor Graves ed emana la sua sentenza con fermezza.
«Voglio lei.»
Io, con la mandibola spalancata, continuo a fissare a turno John e Andrea, il primo ancora seduto composto che forse analizza la situazione, il secondo un po' meno calmo.
«Che cosa?»
Chiede il mio fidanzato con fare sbalordito quanto me, anche se il linguaggio del suo corpo trasuda altro, si avvicina al nostro nuovo collaboratore fissandolo truce dall'alto, mentre quest'ultimo resta comodamente seduto, alza di poco lo sguardo e nulla di più.
« Non penso proprio che la mia fidanzata sarà la tua modella.»
Sentenzia a denti stretti con le mani in tasca, sicuro di poter decidere per me.
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