Chapter 28.
Le riprese del film procedono al rilento. I nostri sguardi si evitano, i movimenti sono meccanici, privi di quella scintilla capace di dare vita e passione a ogni scena. Il regista si passa una mano nei capelli, esasperante, mentre noi ci sforziamo di seguire le sue direttive. Alla fine, sospira e decide di chiamare la pausa.
«Joe, Julia, venite qua, per favore. Dobbiamo assolutamente sbloccare questa situazione, altrimenti non ne usciamo», dice, con tono stanco ma determinato
Ci avviciniamo, consapevoli del fatto che siamo noi il problema. Joe evita il mio sguardo, e io cerco di mantenere un'espressione neutra.
«Ascoltatemi, ragazzi», inizia il regista, passando una mano tra i capelli grigi. «Capisco che non è facile, soprattutto considerando le vostre circostanze personali». La sua voce è più calma, meno esasperata. «Ma dobbiamo trovare una soluzione per andare avanti. Questo film è importante per tutti noi. Prendetevi un momento, schiaritevi le idee e cercate di tornare con un nuovo approccio».
Joe solleva lo sguardo, e io annuisco. Il regista ci studia per un un attimo, poi sospira.
«Non vi sto chiedendo l'impossibile, solo di dare del vostro meglio. So che potete farcela», dice.
Quando il regista si allontana, io raggiungo Steph seduta su una sedia che mi sguarda con un sorrisetto. «Vi ha strigliati per bene, eh?», commenta
«Abbastanza. Ci ha detto che dobbiamo metterci più impegno e lasciarci andare», dico
Steph alza un sopracciglio. «Julia, il tuo problema che vedi Joe come il tuo ex. Ma prova a vederlo come un collega. È solo recitazione», dice lei. Mi scruta co attenzione «O forse c'è dell'altro che non mi hai detto?»
«Non c'è niente sotto», dico in fretta.
La pausa termina, e si torna sul set.
Alla fine della giornata, quando il regista è finalmente soddisfatto, ci lascia andare. Raccolgo le mie cose e mi dirigo verso l'uscita, dove trovo Sandy aspettarmi al parcheggio.
«Ehi, ciao», dico raggiungendolo con un sorriso prima di baciarlo. «Grazie per essere venuto a prendermi. Sono troppo stanca per prendere il bus»
Ma lui non mi sta guardando. I suoi occhi sono fissi su qualcosa dietro di me. Mi volto e seguo il suo sguardo: sta fissando Joe. Senza dire una parola, si avvia verso di lui. Il mio cuore batte forte, temendo che stia per fare qualcosa di stupido. Poi, lo vedo sorridere.
«L'ho invitato a cena con noi. Spero che non ci siano problemi», dice, con un'apparente tranquillità.
Io e Joe ci guardiamo, incerti. Non è un invito che possiamo facilmente rifiutare.
«Certo, perché no», rispondo, cercando di mantenere una voce naturale. Joe annuisce, anche se posso vedere la tensione nei suoi occhi.
A cena, l'atmosfera è carica di tensione. Sandy ci osserva con uno sguardo indagatore, e ogni parola sembra pesare come un macigno. I suoi silenzi sono assordanti. Joe, invece, cerca di mantenere una conversazione una conversazione leggera, ma è evidente che anche lui è a disagio. A un certo punto, accorgendosi della mia tensione, si allontana con la scusa del bagno.
«Sandy, vuoi spiegarmi che diamine ti prende?», gli chiedo
Lui alza le spalle. «Sto cercando solo di essere gentile con il tuo amico», dice
«Gentile? Sembra che tu voglia spaccargli la faccia», dico
«Questa è solo una tua impressione», dice.
Joe torna dal bagno e, anche se percepisce la tensione, si limita a starsene in silenzio.
Quando finalmente torniamo a casa, tutta la tensione accumulata esplode. Sandy chiude la porta dietro di noi con un gesto secco e si gira verso di me con gli occhi fiammeggianti.
«Quando pensavi di dirmelo?», sibila
«Di cosa stai parlando?», chiedo, anche se forse posso benissimo sapere di cosa si tratta
«Di te e Joe. La vostra storia passata. Mi hai mentito»
Certo di spiegarmi, ma Sandy non vuole ascoltarmi. Le sue parole diventano sempre più aggressive, e prima che me ne renda conta, mi trovo spinta contro il muro. Il suo viso è così vicino al mio che posso sentire il suo respiro caldo e arrabbiato sulla mia pelle.
«Non ti permetterò di ingannarmi ancora»,dice, la sua voce un sussurro minaccioso.
Un brivido mi percorre la schiena. Sono paralizzata, incapace di muovermi o di rispondere. La situazione è sfuggita di mano, e non so come fare per uscirne.
Raccolgo tutto il coraggio che mi resta, afferro la mia borsa ed esco di casa.
«Dove stai andando?», urla Sandy
«Ho bisogno di stare da sola. E anche tu ne hai bisogno. Non resterò qui con te in questo stato», rispondo, uscendo dal palazzo.
Chiamo un taxi, e mi faccio portare a casa di Kevin. Una volta arrivata davanti al suo cancello, lo chiamo con la voce spezzata.
«Julia?»,
Le lacrime che ho trattenuto per tutto questo tempo iniziano a scendere.
«Ehi, stai bene?»,
«Sono fuori. Mi apri? Ho bisogno di parlarne con qualcuno»
Non attendo risposta. Il cancello si apre, e mi affretto verso l'ingresso. Kevin mi aspetta sulla soglia.
«Che è successo?»
Lo abbraccio, cercando confronto nel suo calore.
«Ho litigato con Sandy. Ha scoperto di me e Joe e si è arrabbiato». Esito un attimo. «Posso restare qui stanotte?»,
Kevin mi stringe in un abbraccio rassicurante.
«Certo».
La mattina seguente, a colazione, Kevin evita di farmi domande. Si limita a sorridermi con dolcemente mentre mi porge una tazza di caffè.
«Andrà tutto bene», dice con sicurezza. «Tu e Sandy vi chiarirete, e tutto tornerà tutto come prima».
Annuisco, ma dentro di me non ne sono così sicura.
Più tardi, Kevin mi accompagna a casa. Quando scendo dalla macchina, noto subito qualcosa di insolito nella cassetta della posta: un pacchetto con il mio nome. Non c'è il mittente, il che significa che qualcuno deve averlo lasciato direttamente lì.
La curiosità prende il sopravvento. Lo prendo e mi stendo poco distante da casa per aprilo. Dentro, trovo un libro. Ma non uno qualunque. Orgoglio e Pregiudizio. Uno dei miei libri preferiti.
Il cuore mi batte forte. Sfioro la copertina con le dita prima di notare dei segnalibri infilate tra le pagine. Lo apro con un misto di apprensione e curiosità.
La prima citazione è sottolineata con pressione: "Non è forse l'asocialità la vera essenza dell'amore".
Deglutisco. Giro un'altra pagina.
"Ho lottato invano. È inutile. I miei sentimenti non possono più essere soffocati".
Un brivido mi percorre la schiena. Passo ancora qualche pagina, quasi trattenendo il respiro.
"Del passato interessa solo quello che, a rammentarlo, dà piacere".
Le dite mi tremano leggermente mentre richiudo il libro.
Non c'è bisogno di un biglietto per sapere chi me l'ha mandato.
Il mittente è Joe.
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