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Chapter 26. Joe's pov

Non avrei immaginato Sandy così. Nella mia testa, era un tipo introverso, magari un nerd laureato in ingegneria meccanica, con gli occhiali e l'aria timida di chi preferisci i libri alle persone. E invece no. Quando si è presentato alla porta con giacca e cravatta, sicuro di sé e impeccabili,  ho capito subito che riconquistare Julia sarebbe stata una sfida bene difficile. Ma non è un problema. A me le sfide piacciono.

Mi alzo dal letto e vado nel bagno a lavarmi il viso. Devo incontrare con i miei fratelli, e preferisco non pensarci troppo. Esco di casa che le dieci sono già passate e raggiungo il luogo di incontro. Nick e Kevin non sono ancora arrivati, così entro nel bar e ordino un cappuccino. Mentre mescolo lo zucchero, li vedo entrare. Nick per primo, seguito da Kevin. Dal loro sguardo capisco subito che ce l'hanno con me.

«Buongiorno», dico, cercando di alleggerire la situazione

Si siedono di fronte a me, scelto che non lascia spazio a interpretazioni:stanno per rimproverarmi per qualcosa. Ordinano due caffè senza nemmeno guardare il menu.

«A cosa devo il piacere di questa improvvisata?», chiedo, incrociando le braccia

«Perché ieri te ne sei andato da casa di Julia così all'improvviso?», domanda Nick, senza mezzi termini

«Avevo un appuntamento», rispondo, mantenendo un atteggiamento distaccato

La barista porta i loro caffè al bar e, prima di andarsene, mi lancia uno sorriso dolce. Ricambio con un cenno, poi torno alla conversazione. «Non capisco perché dovrei giustificarmi con voi. Mi avete costretto a venire, anche se sapevate benissimo che non volevo esserci»

«Per via del suo fidanzato?», chiede Kevin

Scuoto la testa, fingendo indifferenza. «Non sapevo nemmeno chi fosse. Ci siamo solo incrociati sulla porta»

«Comunque è un bravo ragazzo. Quindi evita di fare lo stronzo», aggiunge Nick, con un tono che sa tanto di avvertimento

Bevo il mio cappuccino, cercando di restare calmo. «Ah, ecco, qual era il punto di questo incontro. Volete impedirmi di riconquistarla», dico, con un sorriso ironico

Kevin sospira. «Joe, lo facciamo anche per te. Non iniziare una battaglia che sai di poter perdere», dice Kevin, serio

Perdere? Non esiste

«Non può avermi dimenticato del tutto», ribadisco, fermo nella mia convinzione.

Kevin mi osserva con un misto di preoccupazione e frustrazione. «So che ami le sfide impossibili, Joe, ma questa volta lascia perdere. Julia è felice».

Non li ascolto più. Nella mia testa, la decisone è già presa. La voglio indietro. E nessuno riuscirà a farmi cambiare idea.

Nick si alza per prima. «Noi ti abbiamo avvertito».

«Grazie per il consiglio» dico, con sicurezza. Poi cambio argomento. «Pagate voi, vero?»

Kevin annuisce e si dirige verso la cassa. Io riporto la mia tazza al bancone. «Grazie», dico, poi esco dal bar.

L'aria fresca mi accarezza il viso, mentre osservo i miei fratelli allontanarsi. Rimango fermo per un momento, perso nei miei pensieri.  Nonostante le loro parole, Julia continua a tormentarmi. È un'ossessione che non riesco a scrollarmi di dosso, una parte di me che si rifiuta di accettare la realtà. 

Imposto il navigatore verso gli studios e, dopo un breve sguardo al telefono, decido di chiamarla. Il mio cuore batte all'impazzata mentre aspetto che risponda. Poi, la sua voce riempi la linea, ed è come se fossi tornato indietro nel tempo. «Ciao Julia» dico

Dall'altra parte c'è un attimo di silenzio, poi risponde. «Ciao, Joe. Tutto bene?»,

«Si, sì tutto ok. Ti stavo pensando», dico, sembrando naturale.

Lei esita, poi risponde con cautela. «Spero che vada tutto bene con i tuoi fratelli»

«Sì, il solito. Sempre a darmi consigli non richiesti», rispondo, cercando di sdrammatizzare

Per un attimo, la conversazione si fa più leggera, come i vecchi tempi. Poi il suo tono cambia.

«Joe, devi andare avanti. Non posso essere la tua ancora. Non sarebbe giusto per nessuno di noi», dice. «E potresti ...ecco ...evitare di parlare a Sandy di noi due?».

Mi irrigidisco. «Perché? Di cosa hai paura?»

C'è una pausa prima della sua risposta. «Non voglio che si faccia paranoie inutili, soprattutto ora che dobbiamo lavorare insieme. Non voglio complicazioni tra me e lui. Siamo molto felici».

Sospiro. «Va bene, capisco. Ma non chiedermi di smettere di pensare a te»

Dopo due ore di registrazione per "Star's Brilliace", mi dirigo verso il mio camerino, stanco e con la mente altrove. Poi, li vedo. Sandy e Julia. Si baciano.

Un gesto semplice, eppure mi colpisce come un pugno allo stomaco. Distolgo lo sguardo e mi allontano a passi rapidi. Ma prima di andarmene del tutto, mi fermo davanti al camerino di Julia. Ci penso un attimo. Poi, con un gesto impulsivo, prendo un pennarello e scrivo un biglietto che attacco allo specchio.

"Sei hai deciso di non parlargli di noi, lo accetto. Ma non chiedermi di rinunciare a te perché non mi arrenderò alla speranza che un giorno potremo essere di nuovo insieme".

Fisso quelle parole per un momento, come se volessi imprimerle nella mia mente. Spero che capisca, che leggendole possa sentire quello che ho provato scrivendo quelle poche righe.

Ma so anche che la parole, a volte, non bastano.

Una parte di me, quella razionale, mi dice che dovrei lasciarla andare e che dovrei smettere di lottare. Ma l'altra parte, quella che si aggrappa alle emozioni anche quando la logica dice di lasciare perdere, si rifiuta di ascoltare.

Faccio un passo indietro, chiudo la porta e me ne vado.

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