5. The Worst Date
I wish that I could wake up with amnesia
And forget about the stupid little things
La sveglia suona puntuale alle 7.00.
Ho dormito sì e no quattro ore.
Ciò che è successo ieri sera mi ha completamente sconvolta.
Mi alzo e istintivamente guardo verso la finestra della camera di Genn, che trovo chiusa.
Probabilmente sta ancora dormendo dato che a scuola non ci va.
Mi trascino in bagno con il sonno che mi pervade.
Faccio una doccia nella vana speranza che l'acqua si porti con sé nello scarico tutto il malumore che ho.
Non ho la forza neanche per scegliere i vestiti, pertanto metto quelli che indossavo ieri sera e poi raccolgo i capelli in uno chignon tutt'altro che ordinato.
Non mi trucco e, anziché mettere le lenti come faccio sempre, metto gli occhiali.
Metto nello zaino alla rinfusa i libri che mi serviranno stamattina.
Scendo le scale e vedo Alex sulla porta ad aspettarmi, sorridente. Mi verrebbe voglia di tirargli uno schiaffo.
Gli sfilo accanto e, senza nemmeno salutarlo, mi dirigo in cucina.
Prendo un po' del caffè che mia madre aveva preparato, anche se generalmente non faccio mai colazione. Stamani ne avevo un gran bisogno.
"Com'è che stamani fai colazione?"
"Non ho dormito molto bene stanotte. Vorrei evitare di arrivare a scuola come un cadavere."
"Tranquilla, lo vedo benissimo."
Sorseggio la tazza di caffè più velocemente possibile cercando di non ustionarmi. Poi saluto mia madre ed esco.
Supero Alex senza proferire parola e mi dirigo verso la sua macchina.
Poco dopo mi raggiunge.
"Wow, hai un aspetto orribile!"- dice appena sale.
Prego dio e tutti i santi di darmi più pazienza possibile, perché non mi sto più contenendo.
"Sta' zitto, idiota."
"Oh oh, qualcuno qui si è svegliato con il piede sbagliato stamani."- continua con quel sorriso stampato in faccia.
Cerco di trattenermi.
"Mi dici che cazzo ti è saltato in mente ieri sera?!"- chiedo alzando il tono.
"A me? Ma di che parli Grace? Hai sbattuto la testa?- ride.
Adesso mi sta facendo salvare i nervi.
"Alex, vaffanculo."
"Dai, calmati, era solo uno scherzo."
Per lui è tutto uno scherzo.
"MI DICI CHE PROBLEMI HAI? È DA IERI SERA CHE TI COMPORTI COME UN BAMBINO. COS'HAI NELLA TESTA? E QUEL... BACIO!- pronuncio quella parola con aria schifata- COME HAI POTUTO? SEI SOLO UN COGLIONE! E FERMATI, CHE NON HO INTENZIONE DI FARMI VEDERE IN GIRO CON UNO COME TE!"- grido con tutto il fiato che ho.
"Grace, non dire stronzate, lo sai che l'ho fat..."
"NO, ALEX. PER NIENTE. L'UNICO CHE DICE E FA STRONZATE QUI SEI TU!"- lo interrompo.
"L'HO FATTO PER TE! HO VISTO COME GUARDAVI QUEL TIPO E TI POSSO ASSICURARE CHE NON FA PER TE. TI FARÀ SOFFRIRE E BASTA. DEVI ALLONTANARTI E SUBITO! A ME NON FREGA PROPRIO UN CAZZO DELLE PERSONE CHE FREQUENTI, CHIARO? LO DICO PER IL TUO BENE!"
Adesso entrambi stiamo urlando.
Alex sta sbattendo le mani contro il volante e ho paura, perché sta guidando e potrebbe diventare pericoloso.
Scoppio in lacrime, ma non ho intenzione di dargliela vinta.
Se vuole fare a testate, deve capire che la testa più dura ce l'ho io.
"ALEX, ADESSO BASTA! PIANTALA! COSA NE SAI? COSA NE SAI DI LUI? E DI ME? HO QUASI 17 ANNI, SO GESTIRMI DA SOLA E SO PRENDERMI LE MIE RESPONSABILITÀ! SONO STANCA DI AVERE SEMPRE L'ANGELO CUSTODE CHE MI SEGUE PASSO PASSO! NON HO PIÙ BISOGNO DI TE E DELLA TUA PROTEZIONE!"
Finalmente siamo arrivati a scuola.
"Vattene Alex, non voglio più vederti. Almeno per il momento. Non ti presentare più, né a scuola né a casa. Buona vita."- dico molto più lentamente.
Non lo lascio nemmeno rispondere. Scendo dalla macchina e mi dirigo dentro.
A scuola fa tutto schifo. Non parlo con nessuno, salvo quelle 2/3 persone occasionalmente.
Le lezioni iniziano alle 8:00 in punto.
Cinque ore passano piuttosto velocemente e non vengo interrogata a niente.
Alle 13:00 suona la campanella, che segna l'ora di pranzo.
Mi dirigo verso la mensa, ma non ho intenzione di mangiare.
Prendo solo un caffè, ma mi siedo al tavolo per ripassare le battute del mio personaggio per il corso di teatro.
"Posso?"- una voce maschile fin troppo conosciuta dalle le mie orecchie mi riporta alla realtà.
È Stiles Stilinski. Il giocatore più forte della squadra di Lacrosse. È sempre circondato da ragazze e persone popolari, figurati se si perde dietro a una come me.
Vederlo lì davanti, pronto a sedersi al mio tavolo, mi fa dubitare in anticipo di qualsiasi spiegazione che avrebbe dato.
Annuisco, ma l'ultima cosa che vorrei in questo momento è parlare con qualcuno, soprattutto se quel qualcuno è uno snob come lui.
Riabbasso lo sguardo verso il copione, ma lo rialzo subito dopo, non appena mi rendo conto che tutta la mensa mi sta fissando.
"Beh? Che avete da guardare? Volete una foto?"- irrompe Stiles nel silenzio che si era creato.
"Stilinski, cosa vuoi?"- dico riprendendo la mia lettura, senza nemmeno guardarlo in faccia.
"Ho bisogno di un favore."
Di questo non dubitavo.
"Parla."
"Devi uscire con me."
A quel punto mi pietrifico e alzo la testa verso di lui lentamente.
"Scusa?!"
"Devi uscire con me."- ripete.
"Il motivo?"
"È una scommessa. Dai Gracie, per favore."
"Innanzitutto mi chiamo Grace. E poi no. Non ci penso neanche lontanamente."
Ci mancava solo Stilinski in tutta questa situazione.
"Solo per una volta, Grace."
"Oggi alle 5 al parco, Stilinski. E porta i soldi, altrimenti non faccio niente."
"Ci sto. Non mancare."
Lo fulmino con lo sguardo e poi se ne va.
Non posso credere di avere accettato una scommessa per renderlo ancora più popolare che mai.
La pausa pranzo finisce ed io mi reco nell'aula di teatro.
È l'unico posto dove riesco a superare la rabbia e il dolore. Da tre anni è il mio rifugio.
Adoro stare lì.
Le due ore passano fin troppo velocemente ed io non vorrei andarmene, vorrei rimanere lì ad interpretare il mio personaggio, a recitare. Tornare alla realtà fa sempre male.
Esco e non mi stupisco di non trovare Alex.
Finalmente ha capito.
Decido di aspettare l'autobus, non mi va di tornare a piedi.
Ma prima vado a prendere un caffè al bar della scuola.
Sto diventando una caffeinomane.
Il bus arriva quasi puntuale.
Salgo, prendo posto accanto al finestrino e faccio partire la musica in riproduzione casuale.
Cough Syrup degli Young The Giant.
Amo quella canzone.
La fermata è praticamente davanti a casa mia, fortunatamente. Non ho per niente voglia di camminare.
Entro e come sempre i miei non sono a casa.
Vado in camera per lasciare lo zaino e cerco Genn in camera sua.
Ma la finestra è sempre chiusa, il che mi fa molto strano.
Cerco di non dargli troppo peso e scendo per suonare un po' il piano, che si trovava nel soggiorno.
Decido di suonare e cantare I Know di Tom Odell.
Cold house, white light
Yellow lamps and black in the skies
Full holes in deep brown eyes
I sing you a song that I think you'll like
And we walk to places we always go
A million faces, I don't know
I say the words I always hope that your heart is racing
Even though
I know what you told me
I know it's all over and
I know I can't keep calling
Every time I run
I keep on falling on you
Vengo interrotta dal suono del campanello.
Vado ad aprire e mi ritrovo la madre di Genn alla porta.
"Grace! Genn è qui? Dimmi di sì, dimmi che è con te."- chiede disperatamente.
"No, signora. Genn non l'ho visto. Perché?"- chiedo iniziando ad agitarmi.
"Stamani sono andata in camera sua e non c'era, non risponde al cellulare. Dove può essere?"
"Non ne ho idea. Può lasciarmi il numero di telefono, così se lo vedo la chiamo."
"Certo. Ti lascio anche quello di Genn, così provi anche tu. Magari ti risponde."
E così fa.
Non so dove cercarlo, quindi provo a chiamarlo.
Non mi risponde e alla fine decido di lasciargli un messaggio in segreteria.
"Genn, ciao, sono Grace. Tua madre ti sta cercando disperatamente. È preoccupata. Se non vuoi tornare a casa almeno chiamala. Ma poi perché? Dove sei? Genn, richiamami, per favore."
Mi fa preoccupare.
—
Sono le 16.30 e Genn non si è ancora fatto vivo. Inizio ad avere paura.
Mi ricordo che devo uscire con Stilinski. Non ho voglia di cambiarmi, né di truccarmi.
Pazienza, la figuraccia ce la fa Stiles. Io non ho niente da perdere.
Alle 17.00 sono al parco e il mio "partner"-per-un-giorno non è ancora arrivato.
Sono le 17.10 e mi sono promessa che se entro cinque minuti non arriva, me ne vado.
E proprio mentre mi alzo sento qualcuno suonare la chitarra.
Mi guardo intorno e non vedo niente.
Poi eccolo: Genn.
Inizio a correre verso di lui.
"Genn! Oddio, ma perché non eri a casa? Mi hai fatto prendere un infarto. E a tua madre lo stesso!"- esclamo, con una voglia matta di abbracciarlo. O di picchiarlo, dipende dai punti di vista.
"Perché te ne preoccupi? Forse sarebbe meglio che tu pensassi al tuo ragazzo anziché a me."- dice rimanendo impassibile con lo sguardo sulla sua chitarra.
Mi si gela il sangue.
Ha frainteso tutto, lo sapevo.
"Grace! Eccoti, finalmente. Pronta per questo appuntamento?"
Maledizione.
Sono tentata di dirgli qualcosa tipo "Oh, Stilinski, sta' zitto e tornatene da dove sei venuto!"
"Rettifico: i tuoi due ragazzi."- interrompe Genn.
Mi sento crollare il mondo addosso e non so cosa fare.
Il ragazzo se ne va ed io rimango lì con il giocatore più forte di lacrosse, costretta a trascorrere il pomeriggio con lui e a dover lasciar andare Genn.
-SPAZIO AUTRICE-
Ciao a tutti!
Eccomi con un nuovo capitolo, spero vi sia piaciuto almeno la metà di quanto è piaciuto a me.
Come avete visto c'è un nuovo personaggio... Un po' diverso, viene da tutt'altro contesto. Avrei piacere che mi diceste cosa ne pensate. Non vorrei andare troppo "fuori tema", però mi sembrava carino aggiungere qualcun altro (quindi, appassionati di Teen Wolf, AMATEMI.)
Lasciate qualche commento, che non dispiace mai.
Per il prossimo capitolo 120 visualizzazioni e 23 voti!
Un abbraccio.
Love always,
Rouseyourmind.
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