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29. Hospital

"You won't ever be alone."

â

"Cosa?"- chiedo, sentendo la paura assalirmi.

Genn non risponde.

Non spiccica parola, non mi rivolge uno sguardo.

Pensa solo a guidare e solo dio sa cosa gli sta passando per la testa.

Sento un vuoto nello stomaco.

In ospedale aveva detto.

Per chi?

Per cosa?

Cos'è successo?

"Genn, puoi degnarmi della tua presenza?"- chiedo non distogliendo neanche un attimo lo sguardo da lui.

Siamo quasi arrivati e quella sensazione che sia stia succedendo qualcosa di veramente grave mi pervade.

Brava Grace, sei proprio perspicace.

"Genn, cazzo. Ma mi ascolti?!"- insisto.

Mi fa incazzare quando fa così.

"Ma vaffanculo!"- gli dico, incrociando le braccia al petto.

Sbuffo e mi volto verso il finestrino.

Perché si comporta così?

Rimaniamo ancora qualche minuto in silenzio, prima di arrivare.

Sto per scendere di macchina, quando Genn mi ferma.

"Reparto oncologico."- dice, serio in volto.

E da lì capisco tutto.

Chiudo la portiera e corro verso l'entrata.

La borsa sbatte contro il mio fianco, la pioggia cade incessantemente, bagnandomi completamente.

La porta scorrevole si apre non appena ci arrivo davanti.

Corro dentro, gli occhi di tutti addosso.

Corro ancora, salendo le scale e rischiando di inciampare.

Corro e nemmeno una barella spinta da un giovane infermiere mi ferma.

Chiedo scusa, corro più veloce.

Salgo l'ultima rampa di scale.

Arrivo con il fiato corto.

Vedo mia madre nella sala d'attesa.

"Mamma!"- grido precipitandomi verso di lei, abbracciandola forte.

Una preoccupazione meno.

"Mamma, che succede?"- dico.

Lei si limita a guardarmi.

"Ma che c'avete?! C'è qualcuno che mi dice cosa sta succedendo?"- insisto.

E adesso sono veramente incazzata.

"Io..."- dice scoppiando in lacrime.

Reparto oncologico può voler dire solo una cosa: grandi problemi.

Non so a chi pensare, non so chi potrebbe essere ricoverato in questo posto di merda.

Penso a mio padre, ma so che non è lui.

Non so come. Me lo sento e basta.

"Alex!"- grido, vedendolo uscire da una stanza.

Ha due occhiaie profonde, è immobile.

Un cadavere.

Vado verso di lui a corsa.

"Alex, oddio."- gli dico affondando la testa nel suo petto.

Lo stringo forte a me, ma lui non ricambia l'abbraccio.

Rimane fermo senza dire una parola.

Apatia.

"Che sta succedendo?"- chiedo prendendogli il viso tra le mani.

Tiene lo sguardo basso, non riesce a guardarmi in faccia.

"Sarebbe successo prima o poi. Io lo sapevo."- dice lasciandosi scappare una lacrima.

"Alex, chi? Cosa? Sarebbe successo cosa? Cosa sapevi?"- chiedo, alzando il tono di voce.

Ancora nessuna risposta.

Questa cosa che io faccio domande e nessuno mi risponde deve finire.

Lo supero, colpendogli il petto con la spalla spudoratamente.

Spalanco la porta, stanca di aspettare.

Stanca dell'ansia di sapere chi si nasconde lì dentro.

Apro e vedo la madre del mio migliore amico sdraiata nel letto, con una mascherina alla bocca.

Mi avvicino, sentendo gli occhi riempirsi di lacrime.

"Beth."- sussurro, non riuscendo più a contenermi.

Le stringo la mano, facendo attenzione a non toccarle l'ago cannula.

Lei fa la stessa cosa.

Mi sorprende; pensavo stesse dormendo.

"Grace."- biascica, cercando di parlare come meglio può.

"Beth."- ripeto scoppiando in un pianto affannoso.

Mi chino, appoggiando la testa sul letto.

Non posso crederci.

Non posso credere che sia proprio lei a stare in un letto di ospedale, con chissà quale bestia in corpo che la sta divorando.

Non posso credere che una persona come lei, sempre sorridente, sempre disponibile sia condannata a un destino del genere.

E io ce l'ho con quella persona che sta lassù, che guarda e tace, che permette tutto questo.

Sempre che ci sia.

Non mi capacito, e mai lo farò, di come siano sempre le persone migliori a dover soffrire.

"Che succede?"- dico tra i singhiozzi.

Tiene gli occhi chiusi, respirando con la bocca.

"Guarirò. Sconfiggerò... questo tumore... Te lo prometto."- dice a fatica.

Non dico niente.

Le lacrime continuano a scorrere sul mio viso.

Non riesco più a trattenerle.

"Beth, è meglio che vada da Alex. Sono là fuori se hai bisogno, capito?"- dico stropicciandosi gli occhi.

"Grazie, Grace."- dice.

"E di cosa, non ho fatto niente."- le rispondo, sorridendo sinceramente.

"Invece sì... Alex con te... È sempre felice. Riesci a... Farlo stare meglio."- balbetta a causa della poca aria che ha nei polmoni.

Me ne vado, chiudendomi piano la porta alle spalle.

Esco mantenendo un'espressione seria in volto.

Vado a sedermi accanto al mio migliore amico, che appoggia la testa sulla spalla di mia madre.

Lo sguardo perso nel vuoto.

Gli sposto il viso, costringendolo a guardarmi in faccia.

"Io ci sono, Alex. Ci sarò sempre. Ti starò sempre accanto. Non importa se ci sarà qualcosa che cercherà di dividerci. Non ti lascerò mai, per nessuna ragione al mondo.

E se lo sapevi, dovevi dirmelo.

Perché non l'hai fatto? Non hai pensato che non abbia tempo per te, vero?

Sei una delle persone più importanti della mia vita e nessuno, Alex, nessuno mai potrà prendere il tuo posto.

La vita ci mette davanti a delle difficoltà enormi e noi dobbiamo alzare il culo e lottare per superarle.

Sei forte, te. Sai farcela. Supererai anche questa.

E io con te. Sempre.

Ti voglio un bene che neanche t'immagini, mi sento legata a te come se ci fosse il sangue ad unirci.

La supereremo insieme, non ti mollo Alex. Mai e poi mai, sappilo."- dico, perdendo il filo logico del discorso, spaziando da un argomento all'altro senza connettere. La mia testa è altrove.

Penso a quando, da bambino, mi rovesciava l'acqua ossigenata sulle ferite, facendole bruciare più che mai. Ed io in quel momento l'avrei ucciso. Ma lui non lo faceva apposta. Lo faceva per me, per il mio bene.

Penso a quante volte mi aveva accolta tra le sue braccia, quando stavo male.

A quando mi aveva tirato su le maniche della felpa, credendo che mi fossi fatta del male. E quando vedeva che i miei polsi erano liberi da qualsiasi taglio, tirava un sospiro di sollievo. Lui non aveva mai voluto che mi facessi del male.

Ripenso a tutte le felpe che mi aveva dato quando avevo freddo, quando mi stringeva a sé sotto le coperte e guardavamo il cielo dalla piccola finestra in camera sua e rimanevamo in silenzio, perché di fronte a noi c'era un'immensità e lui diceva che di fronte all'immensità non ci sono parole. Solo amore.

È una persona che non merita del male.

Non lo fa, tantomeno deve riceverlo.

Perché io lo conosco, il mio migliore amico.

Questa situazione lo ucciderà.

Lo conosco fin troppo bene.

Sta morendo dentro.

-SPAZIO AUTRICE-

Sto piangendo nel rileggere questo capitolo ok non ho le parole basta me ne vado dalla faccia della terra

Ma quanto sono crudele, QUANTOOOOO😭

Mi sento troppo in colpa

Ok, basta.

Prima che diciate qualcosa, lo so cHE LA MADRE DI ALEX NON SI CHIAMA BETH MA È UNA FANFICTION, so

Boh, davvero, non so cosa dire.

Solo l'ennesimo grazie per questo #20 in fanfiction.

Non me lo sarei mai aspettata.

Un abbraccio.

Love always,

Rouseyourmind.

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