12. Messy life
"Ciao Grace. Senti, oggi non posso venire. Sono ancora in ospedale con mia madre. Mi dispiace davvero tanto, credimi. Ho chiamato Genn e gli ho chiesto se poteva passare a prenderti dopo scuola e ha detto che non ci sono problemi, quindi aspetta lui."
Leggo il messaggio di Alex durante la pausa pranzo con le lacrime agli occhi. Non so per quale motivo, ma sapere che oggi non sarà con me e che non potrò raccontargli di Stiles e tutto il resto mi fa stare male.
Avrei da chiedergli come ha fatto a contattare Genn, ad esempio, o se sua madre sta male, ma non ho nemmeno voglia di rispondergli. C'è qualcosa in me che non va oggi.
Ed essere seduta al tavolo della mensa da sola oggi mi fa strano. Eppure da tre anni è così, non è assolutamente una novità.
Incapace di buttare giù qualsiasi tipo di cibo ed ascoltare il rimbombo delle voci attorno a me, decido di andarmene.
Passo davanti a Stiles che è con i suoi amici, le sue amiche e quella strega di Isabel.
Vado in bagno, l'unico posto in cui posso starmene da sola, credo. Evidentemente sbaglio.
"Jones, lo so che sei lì dentro. Vieni fuori."- dice qualcuno, una ragazza, da fuori.
Non è una voce che conosco e la cosa mi spaventa alquanto.
Sono nel panico.
Le lacrime scendono copiose sul mio viso. Sento mancarmi il respiro. Non so cosa fare, sono nel pallone. Sento solo che tutto dentro di me è sottosopra, senza un apparente motivo.
Cerco di fare mente locale, di capire da chi provenga quella voce. Niente.
Poi mi illumino: la strega.
Cerco di non fare troppo rumre; mi asciugo le faccoa, mi sistemo i capelli e cerco di rendermi più presentabile possibile.
Mi guardo nello schermo del telefono e vedo che sembro ancora piuttosto sconvolta, ma molto meno rispetto a prima.
Esco dal bagno senza guardare Isabel che se ne stava sulla porta e vado a lavarmi le mani.
"Isabel, cosa vuoi?"- chiedo con nonchalance, senza incontrare il suo sguardo.
Piccola, debole e indifesa, ma mai e poi mai mi farò sottomettere da qualcuno. Tantomeno da una decerebrata come lei.
"Cosa vuoi tu da Stiles."- dice lei avvicinandosi minacciosa verso di me.
"Io non voglio proprio niente da lui, forse non ti è chiaro."- rispondo altezzosa, senza degnarla di uno sguardo.
"Ti conviene, sfigata. Sennò dirò a tutta la scuola del vostro bacio"- insiste rigirandosi una ciocca di capelli tra le dita.
È una povera illusa, non sa nemmeno lei cosa inventarsi.
"A parte che non c'è stato nessun bacio. Ma soprattutto: aumenteresti solo la mia popolarità, non credi?"
A quel punto vedo diventarla rossa in volto. Vuoi per la rabbia, vuoi per la vergogna.
Ho fatto centro.
Vedo Isabel precipitarsi verso da me e poi uno schiaffo mi fa girare la faccia.
Sono tentata di renderle il favore, ma solo le persone stupide reagiscono con la violenza. Come lei.
La guardo e mi metto a ridere con aria di superiorità.
Gira sui tacchi e se ne va.
La guancia mi brucia da morire, ma cerco di non darci troppo peso.
Mi guardo allo specchio e non riesco nemmeno a tenere lo sguardo fisso su di me.
Cos'ho che non va?
—
Esco da scuola e trovo Genn ad aspettarmi nel parcheggio della scuola appoggiato alla sua Jeep.
"Ehi."- dice Genn mettendo due dita sotto al mio mento, costringendomi a guardarlo in faccia, per poi stamparmi un bacio.
"Ciao."- rispondo semplicemente, tenendo lo sguardo basso e portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Che succede, Grace?"
È così evidente il dolore?
"Niente, Genn. Sono solo stanca. Andiamo a casa."- dico salendo.
"Oh, no. Non so cosa sia successo, ma lo scoprirò. Per questo a casa non ti ci porto assolutamente. Guarda in che condizioni sei. Devi svagarti. Quindi, decidi dove andare."
La sua preoccupazione nei miei confronti mi tira un po' su il morale, ma ciò non cambia la mia situazione.
"No, Genn, dai. Andiamo a casa."- insisto scocciata.
"Devi studiare?"
"No."
"Allora andiamo a fare un giro. E non accetto obiezioni."
"Uffa, che palle che fai."- rispondo sbuffando e incrociando le braccia al petto.
"Sisisisi, hai ragione. Però adesso dimmi dove devo portarti."
"A casa."- continuo.
"No."
"Genn."
"Non me ne frega niente. Tu adesso vieni con me e silenzio."
"Andiamo da Starbucks."- propongo.
"Starbucks? Ma anche no! Quel marchio commerciale. Le persone vanno lì solo per fare la foto al bicchiere. Mica per bere un cappuccino o un caffè. Io non ci vengo."
"Allora a casa."
"No."
"Allora Starbucks."
"No."
"Genn, vaffanculo."- scherzo.
"Non ci vengo da Starbucks."
"E io non vengo da nessun'altra parte."
"Sei una palla al piede."
Sorrido soddisfatta.
Alla fine ci andiamo.
Io prendo una cioccolata calda e Genn un cappuccino, anche se sembra molto disgustato.
Ci sediamo a un tavolo vicino alla porta vetrata.
Fuori c'è quell'atmosfera natalizia che inizia a farsi sentire a dicembre: le lucine ovunque, persone che camminano con i sacchetti degli acquisti, mamme con i bambini per la mano, tante coppie di innamorati che si fanno le foto, i cappelli, gli alberi decorati, la magia del Natale.
E mi piace davvero tanto.
Mi trasmette una grande felicità.
Sorrido guardando Genn.
"Ci hai parlato con quel tipo del ballo?"- le sue parole mi fanno immediatamente cambiare espressione e penso che anche lui se ne sia accorto.
"Sì, certo. Ha detto che non ci sono problemi."
Sono ancora molto indecisa se dirgli del fatto che ha una cotta per me, che ci siamo quasi baciati e che la sua spasimante mi ha girato la faccia con uno schiaffo.
"E...?"- insiste lui.
"E cosa?"- chiedo facendo la finta tonta.
"So che mi stai nascondendo qualcosa."
"Stiles ha una cotta per me, ha provato a baciarmi, io sono scappata. Alex è ancora all'ospedale e ho una gran paura che sia successo qualcosa di grave. Inoltre la tipa del tipo del ballo crede che abbia baciato il suo ragazzo che ragazzo non è e quindi mi ha tirato uno schiaffo. Non ho reagito e mi sono fatta superiore. In questo momento non so bene cosa stia provando, però tutta questa situazione mi sta sconvolgendo la vita senza nemmeno sapere perché. Mi sono alzata male? Può darsi. Sto facendo discorsi idioti? Sicuro."- dico tutto questo senza pensare, tutto d'un fiato.
Vedo Genn molto perplesso. Anche io lo sono.
Come fa a non esserlo lui?
"Quindi... Quello lì... Come si chiama? Ah, sì. Quello Stiles, ha provato a baciarti? E ha una cotta per te? E la sua ragazza che ragazza non è ti ha dato uno schiaffo? Grace, perché?"
"Perché cosa?"- chiedo infastidita.
"Perché non me lo hai detto? E perché... Non so. Non lo so nemmeno io."
Mi sento terribilmente in colpa. L'ho trascinato nella mia vita incasinata e piena di problemi senza il suo permesso. O forse è stato lui a complicarmela? Impossibile.
"Io... Io voglio solo andare a casa. Scusa, Genn."
Sembra capire abbastanza e mi riaccompagna a casa, senza dire una parola. Niente baci, niente abbracci, niente parole dolci.
Quando arrivo vedo la luce del soggiorno accesa. I miei sono a casa? Di già?
Quando entro li vedo seduti sul divano, il che mi fa gelare il sangue. Entrambi a casa a quest'ora può voler significare solo problemi. Ancora.
"Grace."- dice mia madre.
"Dobbiamo parlare."- continua mio padre.
-SPAZIO AUTRICE-
Ciao belle personcine❤️
Per scrivere questo capitolo ci ho messo due ore ed è orrendo. Tutta la storia è orrenda. Ho sbagliato tutto ed è venuto uno schifo. Ma vabbè lasciamo stare.
Se vi è piaciuto lasciate una stellina e un commento, se vi va.
Non mi dilungo troppo, che non sono nelle condizioni.
Buona giornata a tutti.
Love always,
Rouseyourmind.
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