Lui notò il mio disagio e cercò di rimediare, sospirando e alzando gli occhi al cielo, come se quello fosse un enorme sacrificio. Incrociò le gambe e raddrizzò la schiena sporgendosi in avanti e poggiando il mento sulle nocche, «giusto,» disse, «lui non usa le giacche di pelle».
E non so perché, ma mi fece sorridere, forse per quella strana espressione da "sono meglio di tutti" che assunse o perché finalmente ero riuscita a strappargli una reazione emotiva, per quanto modesta.
Stavo ancora male e se non fosse stato per quel suo repentino intervento probabilmente sarei scoppiata in lacrime.
«Ho 18 anni e sono dello scorpione» aggiunse poi, forse proprio perché aveva notato il mio crollo emotivo, ci misi un po' a recepire l'informazione, mentre pensavo a quello che ormai era il mio ex.
Sollevai lo sguardo verso di lui, non dico che il suo sorriso illuminasse la stanza, ma almeno regalava una dolce e armonica curva al suo viso sempre serio, perché ora sorrideva?
«Vuoi sapere altro?» chiese, mi morsi le labbra mentre la mia curiosità spiccava il volo.
«Ci puoi contare, Enry» dissi ammiccante.
«Ti ho detto che Enry è per gli amici»
«Già, ma hai anche detto che odi le abbreviazioni, per cui ti farei un favore a chiamarti Enrico» spiegai con semplicità, lui scosse la testa esasperato ed io aggiunsi: «E poi lo so che mi vuoi bene, Enry».
Sorrise di nuovo, ed io mi sentii fiera di me, avevo fatto breccia nel suo cuore, oh quanto meno nel ghiaccio che lo rivestiva.