A cinque anni, Levi vide degli uomini picchiare sua madre: carne contro carne, i colpi riecheggiavano nel silenzio della stanza.
Si disse che quei bruti non si dovevano permettere di toccare così la sua mamma: uscì dal suo nascondiglio sotto il letto e, con il tono più minaccioso che gli riuscì, ordinò loro di andarsene.
Così fecero.
Quel giorno, Kuchel lo baciò in fronte e gli annodò un foulard candido attorno al collo sottile: era il primo regalo che Levi avesse mai ricevuto.

"Sei il mio piccolo gentiluomo."

***

A cinque anni, Erwin trascorreva i pomeriggi nel giardino di casa, un libro sulle ginocchia - il piccolo Smith aveva già imparato a leggere e a scrivere qualche semplice parola - e il naso all'insù a osservare stormi di uccelli perdersi all'orizzonte, oltre le Mura.
Chissà cosa vi era dall'altra parte: il suo papà di certo lo sapeva, lui sapeva tutto. Da grande avrebbe voluto essere davvero come lui, diventare un maestro, un pozzo di conoscenza.

Quel giorno, il signor Smith si tolse la cravatta in cuoio dal collo per sistemarla intorno a quello del figlio.

"Ora sei come tuo padre."