Capitolo 9:Wish you were here
Capitolo 9
Hayley's POV
Sei diventata cretina? Che cacchio stai facendo? Scollati.
Mi allontanai dalle labbra di Matt non appena nella mia mente si fece strada il viso di Aiden, il colore magnetico e ipnotico dei suoi occhi e la sensazione che scatenavano in me i suoi baci.
Matt non era Aiden. Certo, il ragazzo che avevo dinanzi era stato più sincero di quanto Aiden lo fosse mai stato in quei mesi, tuttavia io sapevo che per quest'ultimo parlarmi di Bella e confessarmi cosa si celasse nel suo passato risultava incredibilmente difficile. Mentre per Matt era quasi naturale, come se non parlare della ragazza che amava per lui risultasse impossibile.
Mi ero ripromessa di aspettare, di essere paziente e di non forzare Aiden a raccontarmi quali scheletri si nascondessero nel suo armadio ed ero ancora disposta a farlo.
Avevo avuto un momento di estrema debolezza, mi ero fatta incantare dalle belle parole di Matt, tanto che per un attimo ho pensato quasi che fossimo complici dello stesso crimine.
Avevo lasciato che il mio stesso dolore mi offuscasse la mente, che mi spingesse a compiere un gesto che in altre circostanze non mi sarei nemmeno sognata. Avevo baciato il ragazzo che Aiden detestava maggiormente sull'intera faccia della terra.
Come avrei fatto a dirglielo? Cosa mi era preso? Come avrei convissuto con la consapevolezza di aver baciato Matt pur non provando nemmeno un barlume di sentimenti nei suoi confronti? Come avrei fatto a guardare Aiden negli occhi sapendo di averlo tradito, nonostante lo avessi fatto per una misera manciata di secondi?
Mi sentii mancare il respiro, come se qualcuno mi stesse strozzando o mi trovassi in una stanza decisamente troppo piccola perché io riuscissi a respirare tranquillamente.
Mi portai una mano alla gola e tentai di allontanare il colletto della felpa che indossavo sotto al cappotto dal mio collo, come se quel gesto mi avesse aiutata a lasciar entrare l'ossigeno nei miei polmoni con minor difficoltà. Avevo preso a sudare freddo e mi sentivo incredibilmente accaldata, nonostante fossi perfettamente consapevole che eravamo a gennaio e che in quel periodo dell'anno New York era caratterizzata da temperature rigidissime.
" Tesoro, calmati. Respira, stai tranquilla. Era solo un bacio, per te non significa nulla e lo so perfettamente. Io sono ancora innamorato di Bella e tu stai con quel cretino di Aiden, diciamoci la verità: è stato un gesto stupido dettato dal momento di debolezza di entrambi. Sarà il nostro piccolo segreto, okay? " sentii dire a Matt, prima che aprisse il pacchetto di carta che teneva in tasca e ne estraesse una sigaretta.
Mi sentivo troppo frastornata e sconvolta per proferire parola, così mi limitai ad annuire e a tendere un mignolo verso di lui. Il ragazzo fissò per qualche secondo il suo profondo sguardo scuro nel mio, prima di afferrare il mio dito con il suo in modo da sancire la nostra promessa.
Le iridi di Matt erano così diverse da quelle di Aiden, tanto scure da parer due pozzi privi di fondo e tanto pieni di dolore da trasmettere malinconica attraverso un solo sguardo.
I due ragazzi erano l'uno l'opposto dell'altro, nonostante fossero entrambi accomunati da un punto fisso che, per quanto entrambi si detestassero a vicenda, li legava indissolubilmente: Bella.
" Posso farti una domanda?" chiesi, la mia voce fioca e tanto bassa da darmi l'idea che Matt non fosse stato in grado di udirla.
Fissai il mio sguardo sul mozzicone di sigaretta che il ragazzo che mi era seduto accanto aveva fumato poco prima e persistetti a fissarlo intensamente, come se farlo mi avrebbe in qualche modo aiutato ad estirpare i sensi di colpa che mi attanagliavano.
" Certo" replicò il ragazzo, spingendomi a lanciargli una veloce occhiata.
Lasciai vagare il mio sguardo sulla mandibola delineata di Matt, per poi lasciarlo cadere sulle sue mani intente a reggere la sigaretta il cui fumo mi invadeva le narici facendole pizzicare leggermente. Mi concessi qualche secondo per osservare il braccialetto che ornava il polso del ragazzo, era un semplice pezzo di stoffa su cui erano ricamate le sue iniziali e quelle di Bella. Ero certa che quel braccialetto per Matt nascondesse un significato profondo e in quella circostanza mi ritrovai a chiedermi quanto avesse sofferto il giorno in cui la ragazza che amava lo aveva abbandonato.
" Se fosse possibile, cancelleresti il ricordo di Bella dalla tua mente?" domandai, prima di riportare il mio sguardo sul viso di Matt in modo da osservare la sua reazione al mio quesito.
Era una domanda che avevo precedente posto anche ad Aiden e ricordavo perfettamente quale fosse stata la sua risposta, eppure ero curiosa di sapere se quella di Matt sarebbe stata la medesima. Era come se volessi persistere ad indagare, tentando di raccogliere tutti gli indizi che avevo racimolato in quei mesi a proposito della misteriosa ragazza il cui volto per me era ignoto, in modo da trovare una risposta a tutte le mie domande.
Io penso che tu glielo stia chiedendo perché vuoi distrarti, dato che sai benissimo che il silenzio ti costringerebbe a rimuginare all'infinito sulla cazzata che hai fatto.
Sì, è vero.
" No, i ricordi che ho vissuto assieme a lei sono i più belli che abbia mai avuto e non mi importa se riviverli nella mia mente faccia male quanto un pugno nello stomaco, sono tutti ciò che mi rimane e l'unica cosa che mi aiuta a sorridere. Lo so che l'ho persa e che, con ogni probabilità, non è mai stata davvero mia. Però il nostro era amore, perciò non vedo perché dovrei cancellare l'unica cosa bella che io abbia mai posseduto, anche se solo per poco" rispose, il suo tono di voce in grado di lasciar trapelare quanto fosse certo delle parole che stava pronunciando.
Trovavo incredibile come Matt non fosse in grado di provare rancore nei confronti di Bella, nemmeno un briciolo. Aiden, d'altro canto, sembrava addirittura odiare la ragazza e mi aveva confessato che incontrarla gli aveva completamente rovinato la vita, motivo per cui lui desiderava cancellare il ricordo di lei dalla sua mente.
Aiden, mi sentivo in colpa anche soltanto a pensare a lui dopo ciò che avevo fatto. Avrei voluto prendermi a schiaffi da sola, in modo da punirmi per il bacio - anche se per la brevità del mio gesto sarebbe stato più appropriato denominarlo uno sfioramento di labbra - che avevo condiviso con Matt.
Oh fidati, che se potessi uscire dalla tua testa sarei la prima a prenderti a schiaffi.
Grazie tante.
Figurati, è ciò che ti meriti per il colpo basso che hai sferrato al mio povero Aiden.
Avevo bisogno di andare a casa, di riflettere e di restare da sola per un po' in modo da incolparmi fino a perdere le energie, nonostante questo fosse un gesto prettamente masochista da parte mia. Non mi sentivo più nelle condizioni di parlare.
" Devo andare, ciao" fu tutto ciò che dissi, prima di alzarmi dalla panchina e dirigermi a passo spedito verso casa mia.
Udii Matt chiamarmi un paio di volte, ma non gli risposi e così smise di tentare di attirare la mia attenzione.
Lungo il tragitto non prestai la minima attenzione al paesaggio che mi circondava, quasi fossi rinchiusa in una bolla di sapone o il resto del mondo fosse distante mille miglia da me.
Avevo lo sguardo fisso sul suolo e tuttavia la mia mente era tanto distante che non mi pareva neppure di vederlo davvero. Non seppi nemmeno come riuscii a trovare la strada di casa o come fossi stata in grado di salire sull'ascensore e di aprire la porta che conduceva al mio appartamento. Avevo come l'impressione che, se mai fosse possibile, la mia mente avesse messo in funzione il pilota automatico e che il mio corpo si muovesse da solo, quasi fosse una macchina.
Una volta entrata nel mio appartamento fui accolta da un silenzio tombale che non mi lasciava scampo, costringendomi a riflettere e a replicare il mio bacio con Matt ancora e ancora; si trattava di un disco rotto che non ero in grado di mettere in pausa, come se avessi perduto il telecomando o non mi fosse permesso di farlo.
Dentro di me forse speravo che persistere a rimembrare quell'istante avesse in qualche modo riavvolto il tempo, permettendomi così di cambiare le mie azioni.
Ero un disastro, era chiaro come il sole. Per l'ennesima volta avevo distrutto ciò che avevo con le mie stesse mani, possedevo l'innata capacità di sgretolare ogni cosa che sfioravo.
Ero la peggiore delle insidie, un veleno amaro e letale che non lasciava scampo e quello stesso veleno stava uccidendo persino me stessa. Ero la causa delle mie disgrazie; un'arma letale; una calamità naturale vivente in grado di spazzare via ogni cosa che incontrava sul suo cammino.
Affrontai le dita nei miei capelli e restai seduta sul morbido materasso del mio letto, la scena poggiata alla testiera, immersa nel buio della mia stanza che veniva squarciato solamente dal bagliore fioco che filtrava dalla finestra.
Non avevo nemmeno avuto il coraggio di guardarmi allo specchio perché sapevo che avrei odiato ciò che mi avrebbe mostrato: una ragazza stanca, stupita e impaurita che non era in grado di proteggere ciò che amava.
Mi ero sempre considerata forte, in grado di affrontare le difficoltà e di combattere contro i miei demoni fino allo stremo delle forze; eppure mai in tutta la mia vita mi ero sentita fragile come in quel momento.
Immersa in quel silenzio pesante e tanto denso da parermi palpabile, avevo la sensazione di essere sul punto di affogare per via dei sensi di colpa.
Crystal aveva ragione: meritavo quel fardello. Meritavo di vivere con la consapevolezza di non essere mai stata in grado di salvare nessuno, nemmeno me stessa.
Avevo ucciso la mia stessa madre, poiché spinta dalla curiosità di guardare in viso coloro che ci avevano spaventate tanto durante quella notte di undici anni fa.
Avevo ucciso Emma, perché non avevo prestato abbastanza attenzione alla strada e non ero riuscita a estrarre il suo corpo dall'auto in tempo.
Avevo ucciso anche il mio migliore amico, perché ero stata troppo egoista per prestare attenzione ai suoi sentimenti, per accorgermi di quanto soffrisse e di come la mia distanza da lui gli avesse inflitto il colpo di grazia. E sapevo che se mai Aiden avesse scoperto che non solo mi incontravo relativamente spesso con Matt - nonostante sia lui che Ash mi avessero informata che la sua compagnia non era delle più raccomandabili -, ma che addirittura ci eravamo scambiati un bacio, lui ne sarebbe stato devastato.
Forse Will faceva bene a denominarmi Killer dopotutto, era ciò che ero: un'assassina.
Mi sentivo come lacerata, quasi mi avessero inflitto una ferita letale e fossi stata lasciata sul ciglio della strada ad affogare nel mio stesso sangue.
Stavo soffocando e l'unica persona che sarebbe stata potenzialmente in grado di salvarmi in quel momento era la stessa che non avevo il coraggio di guardare negli occhi: Aiden.
Trascorsi un tempo che mi parve infinito a rimuginare su ciò che avevo fatto, affogando lentamente nei miei sensi di colpa lasciando che mi soffocassero.
Quella notte, lasciai che i miei demoni mi abbracciassero e che mi cullassero nel buio della mia stanza fino a che mi addormentai.
Mi svegliai a causa della suoneria emessa dal mio cellulare che mi costrinse ad aprire gli occhi, guardai lo schermo dell'apparecchio elettronico e vidi apparire il viso di Aiden distorto in una smorfia buffa e il nome del ragazzo accompagnato da un cuore rosso.
Allungai una mano verso il telefono e la ritrassi prima che le mie dita sfiorassero l'oggetto, poiché in me si fece strada il ricordo della sera precedente. Non avevo il coraggio di sentire la voce allegra di Aiden sapendo di dovergli mentire, non mi sentivo ancora pronta.
Lasciai che il telefono persistesse a squillare, riempiendo il silenzio che permeava l'appartamento e mi alzai dal letto sentendo i muscoli della schiena intorpiditi e dolenti dato che mi ero addormentata appoggiata alla testiera del letto.
Mi avviai verso il bagno e quando vidi il mio riflesso per poco sobbalzai, avevo gli occhi circondati da profonde occhiaie e dal residuo del trucco che avevo indossato il giorno precedente. Il mio viso era pallido e dall'aspetto malaticcio, come se fossi stata nel bel mezzo di un periodo di influenza.
Decisi che farmi una doccia avrebbe potenzialmente potuto giovare al mio aspetto, così allungai il braccio verso il box doccia ed aprii il getto d'acqua calda, lasciando che il vapore attecchisse sullo specchio e permeasse il bagno.
Iniziai a privarmi dei vestiti che indossavo e li lasciai cadere nelle cesta dei capi sporchi, rabbrividendo una volta aver rimosso i calzini ed aver premuto la pianta del mio piede sulle piastrelle fredde color cipria.
Entrai nel box doccia e sperai che l'acqua calda fosse in grado di lavare via lo sporco che sentivo dentro, che estirpasse le radici del senso di colpa e che lasciasse scivolare lontano l'oscurità che aveva fissa dimora nel mio cuore.
Mi ritrovai a pensare al momento che avevamo condiviso io ed Aiden in California, a come le sue mani scivolavano sulla mia pelle facendomi rabbrividire nonostante ci fossimo entrambi trovati sotto il getto dell'acqua bollente. Mi sfiorai le labbra con le dita e rivangai il ricordo del sapore di quelle del ragazzo e la sensazione di sicurezza che mi dava essere stretta in un suo abbraccio.
Mi accasciai sul fondo della doccia, rannicchiandomi in un angolo e lasciai che il ricordo dei baci di Aiden cancellasse le labbra di Matt dalla mia mente, trasformandole in un incubo e lasciando che scomparissero nel fiume della memoria. Accarezzai la pelle delle mie braccia, tentando di sostituire il mio tocco con quello del ragazzo dagli occhi tempestosi che mi rammentavano le acque del mare. Tracciai le linee del mio tatuaggio, rivangando il ricordo della notte in cui Aiden aveva fatto lo stesso, per poi accarezzare la mia cicatrice e immaginandomi che lui fosse lì in quel momento per baciarla.
I miei occhi si fissarono sul lembo di pelle di una tonalità più chiara che avevo nascosto con il nome di mia sorella e per un attimo sperai che quel taglio si riaprisse, che il sangue riprendesse a sgorgare copiosamente dalla ferita e che si fosse mescolato all'acqua dandole una tonalità scarlatta.
Non realizzai quanto tempo trascorsi in quella posizione, i miei occhi fissi sulla cicatrice che solcava il mio polso e la mente persa ed offuscata da mille pensieri. L'unica certezza che avevo era che dopo qualche tempo mi ero alzata, avevo iniziato a prepararmi per andare a scuola compiendo dei gesti automatici e avendo l'impressione che, ancora una volta, il mio corpo si muovesse da solo senza che io ne avessi il minimo controllo.
Mi capacitai persino di guidare fino a scuola, tentando di distrarmi tramite la musica che scaturiva dalla radio e concentrandomi sul profumo di pino che permeava la mia auto. Eppure ogni mio tentativo fu vano, perché di tanto in tanto avevo l'impressione di udire le parole che mi erano state gridate da Scott, Emma e mia madre in un sogno - quando ancora mi trovavo in California -.
Mi ritrovavo al punto di partenza, ero nelle stesse condizioni in cui mi trovavo poco tempo dopo la morte di mia sorella: divorata dai sensi di colpa e sull'orlo del baratro.
Quando parcheggiai la macchina, afferrai il mio telefono e guardai l'ora, realizzando che ero parecchio in ritardo per la prima lezione e che vi erano svariate chiamate perse da parte di Aiden, Ash e persino Will. Trovai la cosa stranamente buffa, perché non mi ero nemmeno accorta che il mio cellulare avesse suonato così tante volte e quello era un chiaro segno che quel giorno la mia mente fosse completamente altrove.
Scesi dalla macchina e alle mie orecchie giunse il suono emesso dalle ruote delle auto a contatto con l'asfalto, quello dei clacson e diversi frammenti di conversazioni che venivano tenute dai cittadini newyorkesi. Vidi uomini in giacca e cravatta camminare a passo spedito sui marciapiedi, lo sguardo basso e la loro ventiquattr'ore stretta in una mano; donne vestite di tutto punto intente a parlare animatamente al telefono, sfruttando un tono di voce esageratemente alto che veniva accompagnato dal suono emesso dai tacchi a spillo che indossavano. Alle mie narici giunse l'odore di hot dog prodotto da un piccolo chiosco posto poco distante dall'istituto scolastico che frequentavo, era gestito da un uomo alto e robusto che indossava un grembiule bianco unto di grasso e sporco in più punti di salsa.
Spostai il mio sguardo verso l'edificio che si stagliava dinanzi a me: la Beacon High.
Dato che ero considerevolmente in ritardo i gradini che precedevano l'ingresso alla scuola erano deserti, su di essi erano abbandonati solo i mozziconi di sigaretta e nulla più. Quando entrai nell'edificio notai che i corridoi erano deserti e silenziosi, dato che le lezioni erano già cominciate e che, di conseguenza, ormai gli studenti erano seduti ai loro banchi intenti a prendere appunti o a fingere di prestare attenzione alle parole pronunciate dai professori. Quella mattina io avrei dovuto essere a lezione di matematica, ma dato che ero in ritardo mi limitai a percorrere il tragitto che mi distanziava dal mio armadietto in modo da prelevare i libri di chimica che mi sarebbero serviti per la lezione successiva.
Il suono prodotto dai miei passi mi accompagnò lungo il mio cammino e fece eco nel lungo corridoio dandomi l'impressione di essere incredibilmente forte. Una volta giunta al mio armadietto inserii la combinazione per aprirlo e tirai l'anta di metallo verso di me, producendo un cigolio. I miei occhi caddero sulla foto che avevo attaccato con un piccolo pezzo di nastro adesivo all'anta del mio armadietto, si trattava di uno scatto che ritraeva me e Scott. Allungai una mano verso il volto della persona che mi affiancava in quella foto e rivangai il momento in cui era stata scattata. Risaliva al giorno in cui ci eravamo recati insieme a visitare gli Universal Studios, il cielo azzurro si stagliava sopra le nostre teste e le nostre labbra erano allargate in un sorriso.
Ricordavo di aver scattato quella fotografia io stessa con la fotocamera del mio cellulare pochi giorni prima della mia partenza per New York, eppure, nonostante fosse trascorso un ammontare di tempo relativamente breve, avevo l'impressione che fosse passata un'eternità.
Mi ero dimenticata di aver attaccato quella fotografia all'anta del mio armadietto e vedere gli occhi celesti di Scott fissi nei miei in quel momento mi trasmise un enorme senso di malinconia. Avrei voluto possedere una macchina del tempo e tornare a quel periodo, poter rivivere un ultima la volta la compagnia del mio migliore amico ed essere in grado di gioirne. Mi sarebbe piaciuto riavvolgere il nastro della mia vita e prestare maggiore attenzione alle parole di Scott, analizzandole una ad una in modo da realizzare quanto avesse effettivamente bisogno di me.
Avrei voluto essermi accorta di quanto la mancanza di Emma avesse influito su di lui, invece di essermi focalizzata esclusivamente sul mio dolore. Avrei voluto essere meno egoista.
Mi sentii mancare il respiro, avevo bisogno d'aria e di schiarirmi le idee perché sapevo che i sensi di colpa che mi attanagliavano mi stavano lentamente soffocando. Dovevo sentire la voce del mio migliore amico.
Chiusi l'anta del mio armadietto con un tonfo, dopo aver afferrato la chiave che poggiava sul ripiano più alto e corsi a perdifiato verso le scale che conducevano al tetto della scuola. Durante il mio tragitto incontrai Kyla che, tra l'altro, aveva gridato il mio nome un paio di volte per attirare la mia attenzione e spingermi a interrompere la mia corsa, eppure, io non mi fermai.
Salii i gradini che conducevano al tetto con il cuore in gola ed il fiato corto, la mente affollata da pensieri confusi e velenosi, e il bisogno spasmodico di respirare aria pulita.
La mia mano sinistra tremò mentre tentavo di inserire la chiave nella toppa e fui costretta a sfruttare anche la destra per riuscire nel mio intento, per poi spalancare la porta e lasciare che si chiudesse alle mie spalle con un tonfo.
Il vento gelido di gennaio mi colpì in pieno viso, facendo sì che alcune ciocche dei miei capelli scuri mi accarezzassero le gote. Mi concessi qualche secondo per permettere al mio cuore di rallentare i suoi battiti e all'ossigeno di entrarmi nei polmoni, prima di dirigermi verso il ciglio del tetto della scuola accompagnata da suono timido dei miei passi.
Avevo le mani sudate e nonostante ciò erano fredde come due frammenti di ghiaccio, inducendomi a comprendere quanto i miei nervi fossero effettivamente tesi quanto le corde di un violino.
Mi sedetti sul ciglio del tetto, concedendomi di osservare le macchine sfrecciare sull'asfalto sottostante e lasciando che i miei piedi ciondolassero nel vuoto. Le persone parevano incredibilmente piccole da quella prospettiva e tanto simili le une alle altre da mettere i brividi, parevano decine di ingranaggi anonimi che permettevano al mondo di funzionare. Io mi sentivo così distante da quegli individui, come se io fossi stata un meccanismo mal funzionante, l'unico in grado di mandare all'aria l'intero sistema e potenzialmente capace di bloccarlo.
Tirai un sospiro sconsolato e infilai una mano nella tasca del giubbotto che indossa per estrarne il mio cellulare, osservai lo sfondo che appariva sullo schermo: ritraeva me ed Aiden in una foto che aveva scattato lui attraverso il mio apparecchio elettronico e che, per altro, aveva impostato come sfondo proprio il ragazzo.
Apparivamo così felici e privi di pensieri in quello scatto che ebbi una sensazione di nostalgia mista ad invidia, poiché in quel momento io ero tanto malinconica e afflitta da mettermi paura da sola.
Sbloccai il telefono e digitai il numero di Scott, il cellulare del ragazzo non squillò nemmeno una volta - nonostante io vi ci avessi sperato con tutta me stessa, illudendomi per un secondo che avrei ricevuto risposta -, partì subito la segreteria telefonica.
" Ciao, chiunque tu sia al momento non posso risponderti. Forse sto dormendo, ho il cellulare scarico perché anche se l'ho pagato una cifra esagerata la batteria non dura un cacchio, oppure non ho voglia di rispondere. Lascia pure un messaggio dopo il bip e ti richiamerò - Hayley metti giù quella fetta di pizza, è mia " sentii dire alla voce familiare del mio migliore amico.
Ricordavo il giorno in cui aveva registrato quel messaggio, avevamo organizzato una maratona di film di Star Wars accompagnati da una pizza da spartire ed io avevo finito per mangiarmi l'ultima fetta, quella che sarebbe dovuta appartenere a Scott.
Non ricordavo per quale ragione il ragazzo avesse scelto proprio quella circostanza per registrare il suo messaggio in segreteria, ma nonostante si fosse accorto che l'ultima parte fosse alquanto divertente lui non volle registrarlo una seconda volta.
Il suono emesso dalla segreteria mi destò dai miei pensieri e mi spinse a parlare con il fantasma di colui che non avrei mai più rivisto sorridere.
" Ciao Scotty, sono io. Volevo dirti che mi manchi, mi manchi da morire e in questo momento avrei bisogno di un tuo abbraccio.
Sento la mancanza della tua voce, delle nostre chiamate a notte fonda e delle serate spese a guardare le stelle mentre tu mi raccontavi quelle tue strane ed affascinanti teorie sugli alieni. Sono seduta sul tetto della scuola. Ti ricordi? Dicevi sempre che quando sono triste amo osservare le cose dall'alto. Ho sempre detto che non fosse vero, però adesso mi rendo conto di quanto avessi ragione.
Ho fatto una cazzata Scotty e, Dio, ho così paura di aver rovinato tutto ancora una volta. Non riesco a smettere di pensarti, di chiedermi dove sei e se tu ed Emma siete davvero riusciti a rincontrarvi.
Mi chiedo se ora sei felice e se quel dolore che provavi si sia davvero dissolto come speravi, se mi stai guardando da lassù " dissi, puntando gli occhi verso il cielo di una tonalità di grigio tanto chiara da parere bianco.
Sentii i polmoni bruciarmi per via dell'emozione ed un nodo formarsi all'altezza della mia gola, mentre la mia vista si faceva offuscata a causa delle lacrime che mi rifiutavo di far ricadere sulle mie guance.
" Sta andando tutto o rantoli da quando non ci sei tu e in questo momento vorrei solo che tu fossi qui per dirmi che tutto andrà per il meglio.
Mi sarebbe piaciuto aiutarti Scotty, accorgermi di quanto stessi soffrendo e averti lasciato, e cazzo lo so che nella tua lettera mia detto che anche se fossi rimasta non sarebbe cambiato nulla, però al diavolo, era compito mio aiutarti. Invece ti ho lasciato a combattere da solo e non ho nemmeno realizzato quanto stessi male, proprio io che mi sono sempre professata come la tua migliore amica e che ti ho conosciuto per così tanti anni.
Faccio schifo. Mi dispiace. E non so nemmeno cosa sto facendo in questo momento, perché sono intenta a parlare con una maledetta segreteria telefonica continuando a sperare che ascolterai questo messaggio e che mi richiamerai. Mi sento così stupida.
Ti ricordi quando eravamo piccoli e ti avevo detto che non avevo un cuore? Cazzo, ora preferirei davvero non averlo perché mi sembra che stia marcendo, che si stia consumando lentamente finché non ne rimarrà niente. Fa così male che non riesco a respirare, non so dove sia finita la ragazza forte che hai sempre ammirato. Forse quella ragazza si è stancata, non ce la fa più ad andare avanti e sta lasciando che i suoi demoni la divorino perché non ha più le forze per combattere. Dio, mi sento così fragile in questo momento, come se fossi ad un passo dal crollo.
È come se stessi affogando in un abisso fatto di tristezza Scotty e mi dispiace ma non credo di riuscire più a proteggere la vita che tu hai salvato quel giorno nel bagno della scuola.
Avevi detto che secondo i cinesi quando una persona salva la vita ad un'altra, ha il compito di proteggerla per sempre. Immagino che ora che te ne sei andato non abbia più senso, che quel legame si sia spezzato e che non importi più che fine farò" continuai, la mia voce disperata e rotta dall'emozione.
Mi stai mettendo paura, la conosco questa sensazione. Non promette nulla di buono.
Misi fine alla telefonata e dopo aver riposto il telefono nella tasca del mio cappotto, tornai a guardare il vuoto che si stendeva sotto i miei piedi desiderando di diventarne parte.
Aiden's POV
Ero preoccupato, avevo una sensazione di nervosismo che mi attanagliava lo stomaco e persistevo a percepire che qualcosa non andasse. Il problema era che Hayley aveva saltato la lezione di matematica, che non aveva risposto a nessuna delle mie telefonate né, tantomeno, a quelle di mia sorella o di Will.
Non sapevo dove la ragazza si trovasse, o cosa stesse facendo e sapendo che in quei giorni era ancora piuttosto triste e malinconica a causa della morte di Scott e delle parole di Crystal che sapevo persistessero a tormentarla.
Era da poco suonata la campanella che indicava la fine della lezione e i corridoi della scuola erano gremiti di svariati studenti intenti a prelevare i propri libri dell'armadietto in modo da recarsi alla lezione successiva. Lasciai vagare lo sguardo tra la folla, tentando di scorgere la figura di Hayley che, tuttavia, non fui in grado di vedere.
" Se stai cercando Hayley penso di sapere dove sia" sentii dire ad una voce accanto a me.
Quando mi voltai i miei occhi incontrarono quelli blu di Kyla che, tra l'altro, erano contornati da un trucco leggero che le dava un aspetto naturale. Alzai un sopracciglio con fare confuso, sforzandomi di comprendere per quale ragione la ragazza fosse a conoscenza dell'abitazione di Hayley, mentre io non l'avevo ancora incontrata.
" L'ho vista correre verso le scale che portano al tetto, ho provato a chiamarla un paio di volte per parlarle di ciò che mi hai chiesto ma non mi ha dato ascolto. A dirti la verità sono venuta a cercarti perché sono preoccupata per lei, credo abbia bisogno di te Aiden " spiegò Kyla, passandosi una mano fra i lunghi capelli biondo cenere con fare nervoso ed uno sguardo preoccupato dipinto negli occhi.
Non replicai, mi limitai a dirigermi a passo svelto e deciso verso le scale che conducevano al tetto mentre il mio cuore accelerava i suoi batti. Qualcosa non andava, era chiaro. Hayley non aveva risposto a nessuna delle telefonate che aveva ricevuto, non mi aveva scritto alcun messaggio per avvisarmi che non avrebbe seguito la prima lezione e - ciliegina sulla torta - era corsa sul tetto. Considerando lo stato emotivo della ragazza in quel periodo e il modo in cui lei tendeva a pensare e ripensare all'infinito, quella situazione non prometteva nulla di buono.
Sentii l'agitazione crescere dentro di me mentre salivo i gradini che conducevano al tetto, stavo ormai correndo e quando giunsi finalmente alla porta abbassai la maniglia con il cuore in gola. Per un attimo ebbi la sensazione che il sangue mi fosse completamente defluito dal corpo e che i miei battiti cardiaci si fossero interrotti a causa di ciò che si stagliava dinanzi ai miei occhi: Hayley era seduta sul confine del tetto, i piedi penzoloni e lo sguardo fisso nel vuoto sottostante.
Spazio marshmellows :
Ciao a tutte :) ho deciso di aggiornare con un giorno di anticipo dato che il capitolo era già pronto, in tante avete criticato Hayley per il suo gesto e non vi do tutti i torti, nonostante alcune di voi abbiano comunque capito perché lei abbia baciato Matt. Quindi sono contenta che alcune di voi siano riuscite a comprendere fino in fondo la mentalità di Hayley ^^
Ad ogni modo, che ve ne pare del capitolo? Lo so, è piuttosto triste però purtroppo per adesso Hayley è in una fase molto instabile....quindi chiedo venia.
Vi voglio bene
Baci
Xoxo
-Alex
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