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Capitolo 25: Runaway


La live su Instagram sarà sul mio profilo ( Zeldasmile)  venerdì 24 Marzo alle 18:00 / 18:30  ( a seconda di quando arriverò a casa) potrete pormi tutte le domande che volete!
L'incontro è stato fissato il 22 Aprile a Milano ( vi darò maggiori informazioni a breve).

Ho iniziato a postare degli indizi per voi sulle mie foto di instagram!  Se vi interessano passate a dare un'occhaita

Capitolo 25

Aiden's POV

Io e Hayley avevamo appena fatto il nostro nella mia auto, dato che le chiavi dell'appartamento della ragazza erano rimaste nella tasca del cappotto di Josh che, quando tornammo all'interno del locale, sembrò essersi dileguato nel nulla, si era preoccupata di avvisare suo padre che, quella sera, non sarebbe rincasata e che avrebbe trascorso la notte da me.
Durante l'intero tragitto in macchina, la ragazza non fece altro che cantare a squarciagola ogni canzone della Disney che le passava per la mente, muovendo le braccia animatamente, quasi si trattasse di testi intricati ed intrisi di sentimento. Io non riuscii a fare a mano di ridere nell'udire le sue parole e nel vedere quanto si divertisse a cantare. Mi ricordava Ash la quale ogni volta che era malinconica per una qualsivoglia ragione - spesso legata alle liti che io avevo con mio padre - faceva partire la playlist delle canzoni Disney sul suo computer, affermando che le rallegrassero il morale. Avevo perso il conto di tutte le volte che avevo visto mia sorella interpretare i testi della colonna sonora di Hercules o del Re leone, saltellando per la camera ed utilizzando una spazzola per capelli come microfono.
Una volta cessato di cantare, Hayley abbassò completamente il finestrino della mia auto e si sporse quel tanto necessario perché l'aria le sferzasse i capelli ed io mi concessi qualche secondo per osservare la sua espressione rilassata in quel momento. Aveva gli occhi chiusi ed un sorriso le allargava le labbra, quasi volesse assaporare con ogni briciola di se stessa la sensazione che le dava il vento sulla pelle, sembrava un angelo pronto a spiccare il volo e a lasciare solo una piuma alle sue spalle, unica testimonianza della sua esistenza e dell'amore che provavo per lei.
In quel momento Hayley gridò a squarciagola e mi parve un gesto così avventato e pieno di libertà da spingermi a ridere divertito, forse perché consapevole che, la sua presenza nella mia vita, mi faceva sentire esattamente così: libero.

" Lo so che mi ami " disse, rivolgendomi uno sguardo attraverso le sue iridi ambrate e allargando le labbra in un sorriso smagliante, quasi beffardo, come se quella consapevolezza la divertisse parecchio.

Vi era qualcosa in quel sorriso, che fece riaffiorare nella mia memoria un ricordo che, fino ad allora, credevo fosse stato inghiottito nel fiume del tempo.

Si trattava del giorno in cui Bella aveva deciso di organizzare una piccola festa sul tetto della sua palazzina in occasione del suo compleanno. Matt era riuscito a trovare un modo per scassinare la serratura della porta blindata che permetteva l'accesso a quel luogo e, successivamente, io e lui avevamo aiutato Bella con i preparativi.
La cena consisteva in una serie di snack di vario tipo e diverse bottiglie di alcol che, a fine serata, erano state completamente prosciugate. Hanna e Lucas avevano preso parte a quella festa a base di giochi da tavolo e musica grunge riprodotta da un iPod di vecchia data che, spesso e volentieri, interrompeva i brani, per poi ripartire quando più gli aggradava.
Era un giorno di aprile e la brezza fresca della sera non aveva fatto altro che accarezzarci la pelle per tutta le sera, mentre la luna brillava alta nel cielo illuminando il tetto, assieme alle svariate candele che Bella aveva acceso e le quali fiamme disegnavano un gioco di ombre sui nostri volti, danzando incessantemente.
Quando l'alcol aveva avuto la meglio su di noi, abbastanza da impedirci di giocare correttamente e, soprattutto, senza scoppiare a ridere ogni due minuti, Bella alzò il volume della musica e prese a ballare assieme a Matt sotto lo sguardo interessato mio e di Lucas, mentre Hanna apriva l'ultima bottiglia di vodka rimasta.
E forse fu della musica e della fiamma danzante delle candele, o più semplicemente per via dell'alcol, ma in quel momento il tempo mi parve rallentare improvvisamente, rendendo i movimenti di Bella e Matt incredibilmente più lenti e sinuosi, dandomi l'impressione che quel ricordo si stesse marchiando nella mia mente, quasi fosse un tatuaggio.

Sorrisi amaramente a quel pensiero, trovando estremamente paradossale che, fino a quel momento, quella memoria fosse stata annacquata e affondata nel mare di ricordi che albergavano nel mio subconscio, per poi riemergere tornare in superficie all'improvviso, prendendomi alla sprovvista. Eppure, non ero mai riuscito a dimenticare il modo elegante in cui si muoveva Bella e come sembrava accarezzare l'aria attraverso i suoi gesti fluidi e sinuosi, dandomi l'impressione che fosse una pantera fiera e orgogliosa che camminava per la foresta con fare regale. Vi era qualcosa nel suo modo di ballare che sembrava voler trasmettere far intendere a chiunque la osservasse che nessuno sarebbe mai stato in grado di trattenerla, di impedirle di fare ciò che preferiva, nonostante mi fosse ormai divenuto chiaro che lei fosse schiava di sé stessa e che l'unica cosa che le impediva di raggiungere la libertà che tanto bramava fosse solo lei.

" Husky, vieni con me" mi disse Bella, il viso illuminato dal bagliore argenteo della luna e i capelli biondi che le ricadevano sulle spalle in modo scomposto.

Mi prese per mano e mi spinse ad alzarmi dal pavimento del tetto, per poi afferrare la bottiglia di vodka aperta poco prima da Hanna ed alzarla verso il cielo, spingendo alcune gocce di alcolico a ricadere al suolo, cosa che, tra l'altro, scatenó un risolino divertito da parte della ragazza.
Bella si alzò in punta di piedi e mi poggiò un braccio attorno alle spalle, le labbra allargate in un sorriso smagliante e gli occhi che parevano brillare di luce propria, ricordandomi l'acqua salmastra di una laguna desolata che rifletteva i raggi del sole.

" Voglio brindare al mio migliore amico, una delle persone più importanti della mia vita, nonché fantastico fotografo e paziente ascoltatore delle confessioni di una povera stupida, che poi sarei io" esclamò, prima di lanciarmi un'occhiata, rivolgermi un altro sorriso e bere un lungo sorso di vodka.

Successivamente, tutti i presenti risero diverti e se fosse per la quantità d'alcol ingerito o per via delle parole della ragazza, proprio non fui in grado di comprenderlo. Bella poggiò la bottiglia sul pavimento e gridò a squarcia gola, guadagnandosi un'occhiata stranita da parte mia. Per un attimo mi sembrò come cambiata all'improvviso, nonostante i suoi occhi verdi fossero circondati da profonde occhiaie, il suo trucco scuro fosse sbavato e il viso eccessivamente magro, mi parve animata da una libertà ed una felicità tale da essere palpabile. Per un secondo, credetti che fosse riuscita ad uscire dalla gabbia che la imprigionava, in modo da poter correre lontano da tutto ciò che più detestava e la faceva soffrire.
Si trattò solo di un breve istante, eppure mi sembrò che per lei fosse durato un'eternità e che, addirittura, parte di sé stessa fosse davvero riuscita a scappare in quel grido, che il vento l'avesse portata via in modo che non potesse tornare, mai più.
Dopodiché, Bella si voltò a guardarmi con un sorriso beffardo dipinto sul volto, quasi fosse riuscita a leggere i miei stessi pensieri e trovasse esilarante il fatto che io fossi stato capace di comprendere la particolarità di quel suo gesto che era stato così diverso dal suo solito modo di agire.

" Mi adori, non è vero?" sembrò più un'affermazione che una domanda e, infatti, tornò subito da Matt senza aspettare nemmeno una mia risposta.

In quel momento una parte di me si innamorò di Bella, ma non di quella che avevo dinanzi agli occhi, bensì di quella che mi parve essere fuggita in quel grido che era stato trascinato via dal vento in luoghi lontani. Pensai che se mai avessi incontrato una persona che possedeva il senso di libertà racchiuso in quell'urlo sarei finito per innamorarmi irrimediabilmente di lei, fino a star male, fino a quando il mio cuore avrebbe cessato di battere.

Hayley era quella persona, colei che mi aveva completamente stregato, esattamente come Matt lo era da Bella e io sarei stato disposto a seguirla fino in capo al mondo, pur di averla accanto.

Tu e la tua ragazza siete proprio una bella coppia. Mi chiedo se lei sappia che tipo di persona tu sia e che cosa tu abbia fatto.

Le parole del messaggio che avevo ricevuto poco prima si fecero strada nella mia mente a suon di pugni e mi parve addirittura che sulla mia pelle fossero visibili lividi e le stesse ferite che si erano aperte nel mio cuore in seguito a quel ricordo.
Non avevo idea di chi potesse essere il mittente di quel messaggio, ma se l'intenzione di quello sconosciuto era stata spaventarmi, allora era riuscito nel suo intento.
Ancora non ero in grado di spiegare a parole ciò che avevo fatto, quali scheletri si nascondessero nel buio armadio del mio passato, gli stessi che, all'improvviso, sembravano aver iniziato a gridare a squarciagola in modo da richiamare la mia attenzione. E forse anche io stavo urlando, forte, tanto da star male, eppure, nessuno pareva riuscire a sentirmi.
Parcheggiai la macchina dinanzi a casa mia e non appena spensi il motore, mi passai una mano tra i capelli con fare disperato ed afflitto, continuando a sperare che Hayley non si sarebbe accorta del mio stato d'animo.
Decisi di scendere dall'auto prima che la rabbia e la frustrazione avessero la meglio su di me, investendomi come una marea improvvisa e spingendomi a prendere a pugni il volante.
Una folata di vento mi investì in pieno viso e per un attimo sperai che quella fresca brezza serale potesse trascinare con sé ogni ricordo che possedevo di quel passato che avrei voluto cancellare e che sembrava appartenere ad un'altra vita, nonostante fosse trascorso poco tempo dagli eventi che mi avevano segnato nel profondo.
Avrei preferito sbarazzarmi di ogni singola memoria di Bella, così come del periodo che avevo trascorso in sua compagnia, nonostante fosse stato ricco di emozioni contrastanti e, a quel tempo, mi fosse sembrato perfetto anche se forgiato dal dolore.
Eppure non riuscivo a dimenticare quanto mi avesse fatto soffrire quella parte della mia vita e quanto ancora influenzasse il mio presente, rendendomi difficile guardare il mio riflesso nello specchio o dormire senza sognare i ricordi appartenenti a quel passato macchiato di odio e che mi stava facendo marcire lentamente dall'interno.

" Zitto e nuota e nuota. Zitto e nuota, nuota e noi, che si fa? Nuotiam, nuotiam" udii Hayley canticchiare la canzone di Dori e scoppiai in una leggera risata.

La raggiunsi dinanzi alla porta di casa mia e non appena girai le chiavi nella tocca lei si posò un dito sulle labbra come a volermi intimare di fare silenzio, considerando che l'abitazione era immersa nel buio dato che, con ogni probabilità, mi sorella stava già dormendo. Appoggiai il mio capo e quello di Hayley sul gancio dell'appendiabiti, mentre la ragazza si passava le dita tra le ciocche dei capelli, probabilmente con l'intenzione di districarli dai nodi che si erano formati a causa del vento.

" Alla Batcaverna" disse Hayley, saltando sulla mia schiena ed aggrappandosi alle mie spalle in modo da non cadere.

Appoggiò la testa sulla mia spalla e in breve tempo prese a costellare di baci il mio collo, lasciando la mia schiena fosse percorsa dai brividi e portandomi a lasciarmi sfuggire dalle labbra un sospiro di piacere che scatenò un leggero risolino divertito da parte della ragazza.
Percorsi le scale sostenendo il peso di Hayley, mentre lei si impegnava a torturare il mio collo e a sforzarsi il più possibile per farmi perdere la testa, abbastanza da farmi dimenticare il messaggio che avevo ricevuto poco prima, abbastanza perché ogni pensiero negativo fosse spazzato via dalla mia mente e non vi rimanesse altro che lei.
La ragazza scese dalle mie spalle solo quando facemmo il nostro ingresso all'interno della mia camera da letto, non mi preoccupai di accendere la luce, perciò la stanza restò immersa dalla penombra che veniva squarciata solamente dal bagliore emesso dal volto pallido ed argenteo della luna.
Hayley mi condusse verso il lato del letto dove ero solito dormire, quello che si trovava più vicino alla finestra e dopo essersi seduta accanto a me avvicinó le dita della sua mano destra al mio viso. Prese a tracciare delle linee immaginare partendo dalle tempie, accarezzando la mia pelle in modo così delicato da darmi l'impressione che fossi sfiorato da una piuma.

" Sarò anche leggermente ubriaca, ma non sono di certo stupita Aiden. Lo so che qualcosa ti turba, te lo leggo in faccia e va bene se non me ne vuoi parlare, ma non fingere quando sei con me" sussurrò, prima di avvicinarsi a me e posare le sue labbra calde sulla mia guancia.

Il suo movimento mi permise di inspirare la fragranza dolce e piccante del suo profumo alla cannella che parve avere un effetto calmante sui miei nervi tesi, abbastanza da spingermi ad avvicinarmi a lei così da stringerla il un abbraccio. Hayley avvolse le braccia attorno al mio collo e prese a giocherellare con le ciocche dei miei capelli come era solita fare spesso.
Lei era a tutti gli effetti la mia eroina: colei che mi strappava dalle braccia dei ricordi e da quel passato inquinato che non sembrava essere intenzionato a lasciarmi tregua, sempre pronto a seguirmi ovunque come un'ombra. Era l'antidoto contro ogni veleno, la medicina che allontanava ogni traccia di dolore e scacciava ogni male, quella droga di cui non riuscivo a fare a meno e della quale ero divenuto completamente ed irrimediabilmente dipendete, tanto da lasciare mi uccidesse.
Quando le labbra di Hayley si posarono sulle mie, ogni traccia di Bella cessó di esistere e le mie paure più grandi iniziarono a rannicchiarsi in un angolo della mia mente, scacciate via dalla luce che lei si portava appresso e che era pronta ad illuminare il cammino che mi avrebbe condotto a casa.
La sua vicinanza mi faceva sentire sicuro, non più il ragazzo sperduto che ero una volta, qualcuno con degli obbiettivi e disposto a lottare per raggiungerli.
Ero divenuto così dipendente da lei e da ciò che mi faceva provare, dal modo in cui mi sentivo quando le ero accanto e dal suono della sua risata, dal luccichio che le faceva brillare gli occhi quando sorrideva e dalle sue carezze, dalla sua lingua tagliente sempre pronta a riversarti addosso la verità come un fiume in piena, anche se faceva male e dalla sua simpatia genuina, da non riuscire a trovare la forza per lasciarla andare.
Lei si sarebbe meritata uno di quegli amori puri che non venivano rovinati dal caos che ruotava attorno a me e al mio mondo, di quelli che non sono scanditi dalla rabbia e dal dolore, ma dalla gentilezza e dai sorrisi. E io non ero in grado di darle quel tipo di amore.

Ero intento a passeggiare tra le vie di New York e ad essere completamente sincero non avevo una meta precisa, mi ero ripromesso di scovare dei soggetti per dei nuovi scatti, ma la verità era un'altra. Volevo semplicemente trovare un modo per non pensare, per spegnere la mia mente e tentare di placare il flusso incessante dei pensieri che minacciavano di uccidermi.
Quel giorno il cielo era grigio e  l'unica nota di colore era data dai cappotti sgargianti indossati da alcuni passanti e che si distinguevano dalla tetra e cupa tonalità che avvolgeva la città di New York. Decisi di scattare una foto al marasma di persone che si trovavano sul marciapiedi apposto al mio, decidendo che a casa avrei reso l'intera immagine in bianco e nero, lasciando come uniche macchie di colore i giubbotti dalle tonalità più vivaci. Osservai il risultato dello scatto e ne restai pienamente soddisfatto, soffermandomi ad osservarne ogni dettaglio quasi a volermi sforzare di occupare la mente in qualche modo, così da scacciare il ricordo appartenente al messaggio anonimo che avevo ricevuto.

"Aiden, che sorpresa. Non mi sarei proprio aspettata di incontrare proprio te, curioso il destino certe volte" sentii dire ad una voce che mi era estremamente familiare e che mi spinse a distogliere l'attenzione dallo schermo della mia macchina fotografica.

I miei occhi incontrarono quelli blu di Hanna, le quali screziature grigie parevano aver avuto il sopravvento sulla tonalità azzurra e fossero sul punto di inghiottirla completamente. La ragazza aveva i capelli biondi legati in una morbida treccia che le ricadeva sulla spalla e alcune ciocche più corte le circondavano il viso, il colore pallido del suo viso era in netto contrasto con il trucco scuro che le circondava gli occhi e che rendeva il grigiore delle sue iridi incredibilmente più vivido.

" Hanna, ciao" risposi, il mio tono di voce fermo e deciso, in modo da far si che lasciasse trapelare quanto quella situazione non mi andasse a genio.

Avevo già una marea di pensieri e di preoccupazioni per la testa, non avevo per niente voglia di aggiungerne un'altra al mucchio e, ad essere sincero, dentro di me persistevo a sperare che Hanna non avesse voglia di instaurare una conversazione con me e che, di conseguenza, se ne sarebbe andata per la sua strada.

" Come sei freddo. Che c'è? Non sei felice di vedermi? Forza, vieni a prendere un caffè con me" sentenziò, prima di allargare le labbra di un sorriso.

Quando parlò riuscii ad intravedere il piercing che le ornava la lingua e che, per un attimo rifletté la luce del giorno, lasciando luccicare il metallo che lo componeva come una pietra preziosa. Il collo della ragazza era ornato da un girocollo dal quale pendeva un ciondolo a forma di mezzaluna e che sapevo le fosse stato regalato da Bella, quest'ultima ne aveva uno identico e nell'osservare quello di Hanna, per un attimo, ricordai quanto le due fossero legate. Mi ritrovai a pensare che, in realtà, mi sarebbe piaciuto rivedere ancora una volta la figura di Bella seduta sul davanzale della sua finestra, il viso rivolto verso il cielo notturno, intenta a confessare alla luna i suoi segreti.
Tentai di scacciare quel pensiero dalla mia mente e mi sforzai di concentrarmi solo su colei che avevo dinanzi, cercando di non sovrapporre l'immagine di Bella a quella di Hanna.

" Ho altro da fare" risposi schietto, indicando la mia macchina fotografica e sperando che quel mio gesto l'avrebbe indotta a liquidare la sua proposta.

Hanna lanciò una veloce occhiata verso l'oggetto che stringevo tra le mani, per poi riportare velocemente il suo sguardo di ghiaccio nel mio e allargare le labbra in un sorriso beffardo che pareva voler prendersi gioco di me. Mi ricordò incredibilmente i modi di fare di Bella e a quel pensiero la mia pelle fu percorsa dai brividi e da una serie di ricordi che tentai di scacciare in ogni modo dalla mente.

" Non essere stupido, Aiden. Dopo ciò che hai fatto direi che me lo devi, è il minimo che tu possa fare" disse, facendosi improvvisamente seria e senza distogliere il suo sguardo dal mio nemmeno per un istante.

Le sue parole mi lasciarono spiazzato, abbastanza da indurmi a non trovare una risposta adatta e far sì che io mi limitassi ad annuire e a seguire la ragazza verso la tavola calda che si trovava dall'altro lato della strada. Il suono prodotto dalle macchine sfrecciavano sulla strada e quello del chiacchiericcio prodotto dai passanti mi arrivò ovattato alle orecchie, sovrastato dalla eco delle parole di Hanna che non facevano altro che rimbombarmi nella testa in un mantra che, con lo scandire di ogni secondo, pareva intenzionato a farmi impazzire.
Quando facemmo il nostro ingresso nella tavola calda, alle mie narici giunse il profumo di pancakes e quello forte del caffè fumante, misto a quello salato del bacon croccante che sfrigolava nelle padelle della cucina e che poggiava nel piatto di alcuni commensali.
Io e Hanna prendemmo posto ad uno dei tavoli accanto alla vetrina che si affacciava sulla strada, sulla quale era stampata l'immagine di una tazza di caffè fumante e il nome del locale in un rosso accesso e vivace.

" Sai, mi sei mancato" mi informò la ragazza, portandosi una ciocca di capelli sfuggita alla sua treccia dietro l'orecchio e poggiando entrambi i gomiti sul tavolo di legno chiaro graffiato in diversi punti.

La osservai sbattere le sue lunghe ciglia e fissare i suoi occhi di ghiaccio nei miei con l'aria di chi voleva capirti fino in fondo attraverso un solo sguardo cosa in cui, purtroppo, Hanna era sempre eccelsa. Era il tipo di persona che riusciva a leggerti dentro e con la quale facevi amicizia in fretta, quasi senza accorgertene, non risultava mai difficile parlare con lei e vi era sempre un motivo per cui ridere nel corso di una conversazione instaurata con la ragazza. Hanna aveva sempre un senso dell'umorismo piuttosto spigliato, eppure in quel momento mi parve inesistente, quasi fosse stato inghiottito dall'odio che vedevo riflesso delle sue iridi cristalline.

" Che cosa vuoi Hanna?" domandai, prima di sbuffare rumorosamente e incrociare le braccia sul petto.

Non ero in vena di sopportare il gioco che sapevo volesse mettere in piedi la ragazza, soprattuto perché non ero mai stato un amante dei sotterfugi e perché sapevo perfettamente che, di qualunque cosa avesse voluto parlare, non mi avrebbe di certo fatto piacere. Ormai la conoscevo come le mie tasche e sapevo perfettamente cosa significasse lo sguardo che era intenta a rivolgermi.

" Oh andiamo, Husky. Smettila di comportarti da duro, ora che sei tornato a far parte dell'élite di Manhattan vuoi far finta che ciò che ci legava non sia mai esistito? " replicò divertita, ridendo leggermente e permettendomi nuovamente di scorgere il suo piercing.

Il suono della sua risata mi arrivò stridulo alle orecchie, quasi la sua ilarità fosse completamente fittizia e perfettamente calcolata cosa che, pensandoci, non mi pareva poi così improbabile o distante dalla verità.

" Non chiamarmi così, non sono il tuo cane.
Ho visto che sei finalmente riuscita a farti notare da Matt. Lo sappiamo entrambi che sei sempre stata innamorata di lui. Stai fingendo che non ti dia delle attenzioni solo perché gli ricordi Bella? " indagai, il mio tono di voce freddo e privo di emozione, esattamente come quello che utilizzavo quando io e mio padre iniziavamo una discussione.

Hanna e Bella si erano sempre somigliate in modo incredibile, non solo nell'aspetto ma anche nel modo di fare e nei gesti che compivano, tanto da sembrare sorelle. Tuttavia la verità era che Hanna vedeva Bella come un modello da imitare e che, con il tempo, aveva iniziato a mimare il suo modo di agire, di parlare e persino di truccarsi cosa che, comunque, a Bella non aveva mai dato fastidio; anzi, le era sempre piaciuto essere oggetto di tante attenzioni, abbastanza da considerare Hanna come sangue del suo sangue.

" Come liquidi in fretta ciò che c'è stato fra di noi, lo sai che, a modo mio, ti amavo" rispose lei, abbassando lo sguardo sul tavolo con fare sperduto.

Per un attimo mi parve che il muro di compostezza e di sfacciataggine eretto da Hanna fosse crollato e che la maschera di apatia e di finta ilarità fosse caduta al suolo frantumandosi in mille pezzi, lasciandola completamente scoperta e permettendomi così di vedere tutto il dolore che provava e che pareva essersi mescolato ad una punta di nostalgia. Si trattò solo di un attimo, ma fu abbastanza per indurmi a chiedermi quanto la ragazza sentisse effettivamente la mancanza di quel periodo della nostra vita che avevamo trascorso tutti assieme, di quel piccolo appartamento in periferia e della musica che lo avvolgeva ogni singolo momento della giornata.

Non lasciarti abbindolare.
No.

" Non dire cazzate, quello non era amore. Eravamo amici" dissi con fare sprezzante, nel momento in cui la cameriera servì a Hanna il caffè che aveva precedentemente ordinato.

Osservai Hanna versare una bustina di zucchero all'interno della tazza che aveva dinanzi, per poi bere un lungo sorso della bevanda ancora fumante. Notai che le sue unghie erano colorate di nero e che il suo anulare sinistro era ornato da un anello d'argento sovrastato da una pietra viola che rifletteva la luce che illuminava il locale.

" Sì, però sapevamo divertirci" rispose in tono divertito e poggiando il mento sul palmo della sua mano destra.

Le sue labbra si allargarono in un sorriso che pareva volersi prendere gioco di me, quasi trovasse l'intera situazione incredibilmente divertente, nonostante persistessi a credere quell'ilarità fosse frutto di una finzione e che, in realtà, Hanna detestasse trovarsi lì assieme a me almeno tanto quanto me. Roteai gli occhi con fare esasperato nell'udire le sue parole, probabilmente perché non erano altro che un odioso promemoria di quel passato che avevo scelto di rinchiudere in angolo buio della mia mente in modo da poterlo ignorare liberamente.
La verità era che io e Hanna ci conoscevamo a vicenda incredibilmente bene e che, di conseguenza, a nessuno dei due risultava particolarmente difficile capire cosa passasse per la testa dell'altro. Per esempio, io sapevo che quando la ragazza iniziava a far roteare l'anello attorno al suo dito significava che era intenta a riflettere in modo assiduo, segno che stesse pensando a quali parole sarebbero uscite successivamente dalla sua bocca.

" Ho visto che hai una ragazza ora, ha un bel sorriso. Però, lasciatelo dire, l'ho vista un po' spaesata quando ci siamo visti qualche giorno fa, ne deduco che lei non sappia nulla del tuo passato. Mi chiedo quale sarebbe la sua reazione se qualcuno le dicesse la verità" aggiunse in tono pacato, quasi mi avesse appena confessato che quella mattina era andata a comprare un cartone di latte al supermercato.

Sentii la rabbia ribollirmi dentro nell'udire le sue parole, quasi fossero state un fulmine a ciel sereno che minacciava di agitare le mie acque e professando tempesta. Ero in grado di gestire la mia collera mentre parlavo con Hanna, ma se spostava il soggetto della conversazione da me a Hayley temevo non riuscirci più. La ragazza sembrò voler avanzare una velata minaccia nei miei confronti e ne ebbi la conferma quando notai le sue labbra allargarsi in un sorriso soddisfatto nel vedere l'effetto che le sue parole avevano sortito su di me. Non volevo che la vita di Hayley venisse intossicata dal mio passato, che le sue ali venissero ulteriormente macchiate dal nero dei miei peccati.

" Non sono più quella persona e lascia in pace Hayley" sentenziai, permettendo alla mia collera di trapelare attraverso le mie parole.

Hanna rise di gusto, la soddisfazione dipinta sul suo viso nel realizzare che aveva colto nel segno e che, finalmente, era riuscita nel suo intento di far crollare la barriera di apatia e di serietà che avevo eretto. Strinsi i pugni per la rabbia, mentre alle mie orecchie giungeva la risata divertita di Hanna e tentai di reprimere il forte impulso di alzarmi dalla sedia e lasciare quel locale una volta per tutte.

" Fingere che nulla sia mai successo non cambia ciò che hai fatto e di certo non fa di te una persona migliore. Sei sempre lo stesso: pronto a scappare dai tuoi problemi sperando di riuscire a seminarli" continuò la ragazza, facendosi improvvisamente seria e poggiando entrambi i palmi delle sue mani sul tavolo di legno, sporgendo leggermente il viso verso di me ed incatenando il suo sguardo al mio.

Il grigiore delle iridi di Hanna pareva riflettere la freddezza con la quale aveva pronunciato le sue parole che, con ogni probabilità, erano volte a farmi perdere ogni briciolo di pazienza. Sapevo che aveva ragione e che nulla avrebbe cancellato ciò che avevo fatto o il senso di colpa che mi attanagliava ogni volta che ripercorrevo con la mente i ricordi appartenerti a quel passato che non sarei mai riuscito a cancellare, ma non volevo permettere alla ragazza che avevo dinanzi di vedere quanto le sue sua parole mi avessero colpito nel profondo.
Ero stanco di quella situazione e tutto ciò che volevo fare era uscire dalla porta di quella tavola calda, lasciandomi Hanna e i suoi discorsi irritanti caratterizzati da un'ironia fittizia alle spalle.

" Tu sei parte di quei problemi e io non ho più voglia di parlare con te. Tu non sai niente, perciò smettila di parlare come se fossi al corrente di ogni cosa, perché non è così. La verità è che avresti voluto parlare con Bella prima se ne andasse, sapere cosa le passasse per la mente e aver potuto fare qualcosa. Sappiamo entrambi che ti ha ferita sapere che non ti voleva abbastanza bene per metterti al corrente dei suoi piani e lo stesso vale per Matt, lo amava, certo, ma non a sufficienza. Non allo stesso modo in cui lui amava lei. L'unica persona che Bella ha mai amato davvero è sé stessa. E Matt può giocare a fare l'anima in pena quanto gli pare, ma è scappata anche a causa sua. È colpa mia tanto quanto la è sua, tua e persino di Lucas. Voi non siete migliori di me " risposi schietto, riprendendo il controllo di me stesso.

Parlai avvicinando il mio viso a quello di Hanna e scandendo le mie parole con una calma tale da mettere i brividi, sperando che a quel punto la ragazza decidesse di mettere fine a quella conversazione senza capo né coda.

" Non essere stupido, Aiden. Ti ricordo che io e te eravamo parte di una famiglia, prima che tu demolissi ogni cosa. E forse hai ragione, è anche colpa nostra, ma la responsabilità più grande la porti tu sulle spalle. Puoi fingere quanto vuoi che la tua vita sia una favola, ora che noi non ne facciamo più parte, ma ricordati che per quante volte tu possa ripetere a te stesso che noi siamo i cattivi, la verità è un'altra: noi siamo i buoni, qui il vero mostro sei tu. Scappa quanto vuoi, ma il passato tornerà a bussare alla tua porta e tu non potrai fare altro che rispondere. In un modo o nell'altro pagherai per ciò che hai fatto e tu lo sai"

Ormai l'autoscontro lo di Hanna era crollato completamente, lasciando spazio alla rabbia, all'odio e a quel senso di amarezza che sentiva in fondo alla gola. La sua voce fu rotta dall'emozione e i suoi occhi di ghiaccio divennero lucidi per via delle lacrime che stava trattenendo con tutte le forze, poiché decisa a non voler apparire ferita davanti al mio sguardo. Io sapevo quanto Hanna avesse voluto bene a Bella, come la considerasse parte della famiglia che non aveva mai avuto e come sentisse la mancanza dei pomeriggi che trascorrevano al parco, sedute l'una accanto all'altra sulla panchina a pararle di ciò che più le aggradava.
Bella aveva conosciuto Hanna al Purple poison e a quei tempi la ragazza pareva solo un cucciolo smarrito e abbandonato che sperava di trovare il quel locale a luci rosse frequentato da uomini d'affari con i portafogli pieni di soldi una via di fuga dalla realtà. Bella si era presa cura di lei, rendendola parte del suo mondo e mostrandole che la vita non finiva in seguito a un lutto, che bisognava trovare un modo per andare avanti, nonostante Bella stessa fosse intrappolata in una realtà che non le piaceva.
Sapevo anche che Hanna aveva sempre provato una punta di invidia nei confronti di Bella, perché aveva al suo fianco una persona che lei aveva sempre amato: Matt. E quel senso di gelosia, Bella lo aveva sempre percepito e proprio per questo motivo aveva scelto di lasciare Hanna all'oscuro di tutto, cosa che, come prevedibile, la ragazza che avevo dinanzi non aveva mai digerito.
Hanna non riusciva a passare oltre, ad accettare il fatto che nessuno di noi era mai ricciuto a conoscere Bella fino in fondo, che era e sarebbe sempre rimasta uno dei misteri che lei amava tanto.

" Non sono l'unico a cui piace scappare, anche tu lo hai fatto e se la memoria non mi inganna, fuggire è sempre stata anche la specialità di Bella" dissi, lasciando che il veleno trapelasse dalle mie parole e che spingesse Hanna a tacere.

La ragazza indietreggiò leggermente, quasi l'avessi appena colpita in pieno viso e riuscii nuovamente a vedere il dolore e la malinconia riflessa nel suo sguardo, ricordo di quella mancanza che non riusciva a riempire. Tuttavia, di lì a poco, riprese il controllo di sé stessa e il suo sguardo si fece improvvisamente cupo ed animato dalla rabbia.

" Non mettere alla prova la mia pazienza, Aiden. Sappiamo entrambi che non sarebbe una scelta saggia. Non puoi dimenticare ciò che io, Bella, Matt e Lucas siamo stati per te, lo so che ti ricordi ogni cosa di quel periodo della tua vita e che ciò che hai fatto ti tormenterà per sempre, ma non è abbastanza. Bella tornerà a farti visita, non credere che si sia dimenticata di te. Incrociamo le dita e speriamo che Hayley non scopra la verità, sarebbe un vero peccato visto il modo in cui ti guarda.
Oh si è fatto proprio tardi, devo andare, mi devo incontrare con Matt e tu sai quanto lui detesti i ritardatari. Ci vediamo Aiden, oh salutami la tua ragazza. Hayley, giusto?" replicò, alzandosi dalla sedia e allontanandosi da me senza nemmeno preoccuparsi di finire il suo caffè o di pagare il conto.

Vidi Hanna passare dianzi alla vetrina della tavola calda e voltare il capo per guardarmi, rivolgermi un sorriso beffardo e soddisfatto di aver avuto l'ultima parola e salutarmi con la mano quasi a volersi prendere gioco di me.
Lasciai una banconota da cinque dollari sul tavolo e uscii dal locale con fare scocciato, prendendo a camminare per le vie di New York con aria sperduta, quasi fossi un bambino in cerca della strada di casa. Tentai di allontanare dalla mia mente il ricordo della conversazione che avevo avuto con Hanna e quanto le sue parole mi avessero destabilizzato
Ad ogni modo, per quanto mi sforzassi non riuscivo a fare a meno di pensare a quanto io fossi a tutti gli effetti la persona sbagliata per Hayley, che avrei finito di certo per ferirla, in un modo o nell'altro, perché io ero così: un mare in tempesta che infrangeva le sue onde sulle navi dei marinai abbastanza coraggiosi - o abbastanza stupidi - da creder di poter navigare nelle sue acque profonde.
Tra quelle stesse onde si celavano le lacrime non versate, i segreti che avevo tentato di sopprimere troppo a lungo, il passato ignoravo e che mi sforzavo costantemente di allontanare e i frammenti di quei ricordi taglienti come lame, in grado di arrecarmi dolore più di ogni altra cosa e che, al contempo, racchiudevano anche la felicità che avevo provato a quel tempo, scandita dall'ingenuità e dall'ignoranza.
La mia rabbia era la fonte dalla quale la tempesta prendeva la sua forza, nutrendosi del mio dolore ed aumentando la portata delle onde, facendole crescere abbastanza da poter radere al suolo un intero villaggio. Mi sembrava di impazzire, avevo vissuto fino ad allora convivendo con gli errori che si annidavano nel mio passato, ignorando le ferite che costellavano la mia pelle e che mi erano state arrecate dai miei stessi ricordi avvelenati.
Perché la verità era che avrei potuto cercare di scappare, di correre a perdifiato fino a che i miei polmoni sarebbero stati sul punto di collassare, ma quanto lontano sarei potuto andare se ciò da cui fuggivo era dentro di me?
Hanna aveva ragione. Il passato mi avrebbe seguito ovunque andassi, mi avrebbe raggiunto assieme ai ricordi e mi avrebbero entrambi assalito come delle belve feroci, nel tentativo di non farmi dimenticare che il vero mostro ero io e non coloro ai quali mi imponevo di addossare la colpa.
Il passato avrebbe iniziato a correre proprio accanto a me, guidandomi nel mare dei ricordi che avevo affogato e represso per così tanto tempo, senza lasciarmi più andare e rendendomi impossibile la fuga.

La suoneria del mio telefono mi distolse dai miei pensieri, ma quando i miei occhi si posarono sullo schermo mi si gelò il sangue nelle vene e i l mio cuore rese a battere più velocemente.

Messaggio da: sconosciuto

Le cose belle non sono mai per sempre, soprattutto se sono tra le tue mani. Falle un favore e allontanala da te, è la cosa migliore. Non vorrei che le accadesse qualcosa di brutto.

Spazio marshmallow 💘
Ciao a tutti! Nella testa di Aiden tutto sta andando in rovina e a quanto pare il passato è tornato a bussare alla sua porta...
Che ve ne pare del capitolo? Sono felice di non averci messo troppo ad aggiornare, spero di continuare con questo andazzo.
Vi ricordo che la live su Instagram sarà sul mio profilo ( Zeldasmile) venerdì 24 alle 18:00 / 18:30 ( a seconda di quando arrivo a casa dopo l'università). Potrete pormi tutte le domande che volete.
L'incontro a Milano è stato fissato il 22 Aprile a Milano ( vi darò maggiori informazioni a breve).
Passate a leggere Un amore proibito di _StarFreedom_
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
Vi voglio bene
Baci
Xoxo
-Alex

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