Capitolo 2: California
Capitolo 2
Hayley's POV
Restai qualche secondo ad osservare l'urna che ara passata dalle mani di Rachel alle mie, pensando a quanto fosse triste e stranamente paradossale che una persona potesse essere contenuta in un oggetto così piccolo.
Riportai i miei occhi sul viso della donna che mi stava dinnanzi, notai che erano arrossati e gonfi e che quel rossore faceva risaltare incredibilmente l'azzurro delle iridi che, tra l'altro, era velato dalla patina lucida delle lacrime che persistevano a ricaderle sulle guance. In quegli occhi vedevo riflessa la malinconia e il dolore provato da Rachel e mi pareva addirittura di essere in grado di osservare il riflesso della mia stessa tristezza.
Delle profonde occhiaie scure solcavano il volto della madre di Scott e in quella circostanza, per qualche ragione a me ignota, mi immaginai la donna seduta sulla poltrona del salotto di casa sua – la stessa su cui era solito sedersi Scott quando giocava alla playstation – intenta a guardare le vecchie foto di suo figlio contenute negli album di famiglia. Mi sembrava addirittura di vedere chiaramente il volto di Rachel illuminato dalla piccola luce posta accanto alla televisione, la sua figura immersa nella penombra e le guance perennemente solcate da lacrime salate che terminavano il loro tragitto ricadendo irrimediabilmente sugli scatti appartenenti ad un passato che avrebbe rivoluto indietro. Ero certa che quella fosse la routine che Rachel aveva svolto ogni notte, per tutta la notte, dal fatidico giorno in cui Scott aveva scelto di mettere fine a quel dolore che, a quel punto, mi era ormai chiaro fosse divenuto insopportabile per lui.
Un soffio di vento tiepido scompigliò i miei capelli e alcune ciocce mi ricaddero sul viso, riuscivo a sentirle solleticarmi delicatamente la pelle del collo.
Mi sarebbe piaciuto che quella tiepida brezza californiana fosse stata in grado di spazzare via il dolore dall'animo delle persone che mi circondavano. Avrei voluto che le mozioni negative fossero trascinate dal vento e trasportate in luoghi lontani, ove nessuno sarebbe stato in grado di sentirle.
Avrei voluto dire qualcosa, qualsiasi cosa; eppure, le parole sembravano non avere la minima intenzione di fuoriuscire dalla mia bocca e il mio corpo era come paralizzato. Mi sentivo una delle statue di pietra che, qua là, ornavano il cimitero: fredda, immobile, gli occhi vacui e persi.
All'improvviso, la mia paralisi sembrò spezzarsi grazie a due braccia che mi avvolsero la vita. Si trattava di Grace, la sorella di Scott. La bambina di soli dieci anni aveva affondato il viso nel mio petto e i suoi singhiozzi iniziarono a contrastare quel silenzio surreale che avvolgeva il cimitero.
Aveva solo dieci anni, non si meritava tutto questo.
Come avrebbe fatto il suo piccolo cuore a sopravvivere ad un tale tipo di dolore?
Tu ne avevi otto quando è morta la mamma.
Era colpa mia, è diverso. Lei non ha alcuna responsabilità per ciò che è accaduto.
" Hayley tu sai dirmi perché? Perché il mio fratellone ha voluto cedere il dolore di cui hai parlato tu a noi? Chi mi preparerà i cereali la mattina adesso?" la voce di Grace era perennemente interrotta dai singhiozzi e ad ogni sua parola il mio cuore si crepava come accadeva ai muri durante una scossa di terremoto.
Temevo che da un momento all'altro il mio cuore si sarebbe frantumato in mille pezzi, che non ne sarebbe rimasto più nulla se non le macerie.
Porsi l'urna ad Aiden e il ragazzo l'afferrò senza indugi, nonostante i suoi occhi tempestosi fossero oscurati dalla preoccupazione che lo attanagliava.
Cosa avrei potuto rispondere a quella dolce bambina di dieci anni? Come avrei giustificato le azioni Scott? Come, se nemmeno io ero in grado di farlo?
" Vedi Gracie, a volte le persone si sentono tristi. Per esempio tu adesso senti male qui, giusto?" dissi, appoggiando l'indice sul petto di Grace, proprio nel punto in cui si trovava il suo cuore. La bambina annuì, prima di strofinarsi l'occhio destro con la sua piccola manina.
" In alcuni casi, quel dolore viene curato dal tempo e dall'amore degli altri. Però certe volte questo non è abbastanza. Vedi, tutti noi siamo degli angeli e certe volte, purtroppo, alcuni non vivono bene in questo mondo. Talvolta accade che questo mondo non sia adatto per certi angeli, perché la loro anima è troppo pura.
Tuo fratello sentiva il tuo stesso dolore, il suo cuore gli faceva tanto male e lui non sapeva come curarlo. Scotty era uno di quegli angeli, lui soffriva troppo per vivere in questo mondo corrotto, è proprio per questo motivo che ha deciso di tornare a casa. Ora il tuo fratellone può seguirti ovunque e vegliare su di te, per sempre" continuai, sforzandomi il più possibile per non permettere alle mie lacrime di uscire.
Era difficile guardare gli occhi azzurri di Grace e vederli così tristi. Mi faceva male il cuore a vedere il suo visino arrossato, senza avere la possibilità di ammirare il suo sorriso vivace e solare.
" Se sta con me allora posso parlargli quando voglio, vero Hayley?" chiese Grace, mentre si asciugava nuovamente il viso dalle lacrime.
Mi sforzai di sorriderle e le accarezzai delicatamente la guancia arrossata e calda. Per tutto il tempo Rachel ci aveva osservate con gli occhi lucidi e stracolmi di lacrime che, a quel punto, iniziavo a dubitare avrebbero mai smesso di ricaderle sulle gote.
" Sì Gracie, puoi parlargli tutte le volte che vuoi" replicai, scompigliandole amichevolmente i capelli come era solito fare Scott e riuscendo così a strapparle una risata che, con mia grande sorpresa, fu in grado di riscaldarmi il cuore per un secondo.
" Grazie Hayley, tu sei l'angelo più bello che io abbia mai visto" disse Grace, prima di sorridermi un'altra volta e di prendere sua madre per mano, conducendola verso la tomba di Scott.
Dì lì a poco fui raggiunta da mio padre e la prima cosa che notai quando ebbi il suo viso dinnanzi al mio, fu la stanchezza che lo delineava. Aveva gli occhi leggermente arrossati ed ero sicura che avesse pianto, perché durante il mio discorso lo avevo visto estrarre dalla tasca della sua giacca un candido fazzoletto di stoffa.
Mio padre persisteva ad osservarmi come se temesse che crollassi ed era un tipo di sguardo che avevo sempre detestato, nonostante mi fosse stato rivolto in più di un'occasione. Mi guardava come se fossi stata fatta di vetro.
" Hai intenzione di non piangere nemmeno questa volta, vero?" chiese, il tono di voce chiaramente irrequieto.
Detestavo vedere quell'espressione preoccupata sul suo viso, perciò rivolsi il mio sguardo alle sue spalle dove ero in grado di scorgere in lontananza un uomo anziano che, a passi lenti, attraversava il cimitero. Tra le mani dell'anziano vi era un mazzo di fiori rosa che si distinguevano tra il grigiore delle lapidi.
" Già " ammisi, portandomi una ciocca di capelli dietro all'orecchio e sentendo lo sguardo di Aiden su di me.
" Hayley non ti fa bene far finta che tutto vada bene. Puoi concederti di piangere, ti assicuro che questo non farà di te una persona meno forte di quella che sei" disse mio papà, per poi stringermi in un forte abbraccio.
La sicurezza che trovai tra le braccia di mio padre era di un tipo diverso da quella che provavo tra quelle di Aiden. Infatti, la mia figura paterna mi stringeva a se come se fossi stata un creatura piccola e fragile. Invece Aiden mi abbracciava sempre con vigore e trasporto, lui pareva non avere la ben che minima preoccupazione che potessi frantumarmi in mille pezzi tra le sue braccia, e quello era uno dei motivi principali per cui stretta tra le sue braccia mi sentissi invincibile ed inattaccabile.
Mi sembrava paradossale che mio padre considerasse proprio me: l'uragano distruttivo denominato Hayley, come una creatura fragile.
" Non hai nulla di cui preoccuparti, io non sto fingendo. Sto bene, davvero. È solo che ho paura che se mi concedessi di essere debole, anche solo per un secondo, poi non saprei più come rimettermi in piedi. Ho come la sensazione che se versassi anche solo una lacrima, poi non sarei più in grado di smettere. Lo capisci questo?" risposi, mentre scioglievo l'abbraccio tra me e mio padre.
Confessai ciò che sentivo e l'uomo che possedeva gli occhi simili ai miei annuì con un'espressione seria dipinta sul viso.
"Papà devi stare tranquillo, okay? Comunque ora devo andare in un posto, ci vediamo quando tornerò a casa" dissi, lasciando un bacio sulla guancia di mio padre.
" Aiden puoi venire con me per favore?" continuai, rivolgendomi al mio ragazzo che, tra l'altro, per tutto quel lasso di tempo non aveva proferito alcuna parola.
Mi recai assieme ad Aiden nel luogo in cui ero sicura che Scott volesse avessi sparso le sue ceneri: la scogliera dalla quale io ero solita tuffarmi e dalla quale avevo sparso anche le ceneri di Emma.
Durante il tragitto io persistetti ad ignorare il peso che sentivo sul cuore e il prurito che sentivo alle mani per la voglia irrefrenabile di leggere la lettera del mio migliore amico. Tuttavia mi ero auto imposta di aprire la busta di Scott solo una volta giunta alla scogliera, avevo un piano.
Il taxi su cui mi trovavo era arieggiato a causa dei finestrini completamente abbassati e il vento che giungeva nell'abitacolo non faceva altro che scompigliarmi i capelli.
Aiden si era allentato considerevolmente la cravatta ed aveva arrotolato le maniche della camicia bianca che indossava fino ai gomiti. A quel punto mi era possibile vedere il tatuaggio che ritraeva in bianco e nero l'onda di Kanagawa sull'avambraccio del ragazzo.
Mi concessi qualche secondo per osservare l'inchiostro indelebile che marchiava la pelle di Aiden e mi ritrovai a pensare che avrei voluto che quella grande onda trascinasse via le emozioni che imperversavano dentro di me.
Quando giungemmo finalmente alla spiaggia in cui si trovava la scogliera, io mi tolsi subito le scarpe e corsi fino a quando i miei piedi vennero immersi nella sabbia candida e calda per via dei raggi del sole.
Chiusi gli occhi e lasciai che la brezza marina e l'odore di salsedine mi investissero il viso. Avevo sentito così tanto la mancanza della melodia che veniva riprodotta dalle onde ogni qualvolta baciavano la costa e della dolce sensazione che mi dava affondare i piedi nella sabbia calda.
Afferrai la mano libera di Aiden e lo condussi sulla cima della scogliera, durante il tragitto la forza con lui stringeva la mia mano aumentò di intensità, tanto che, ad un certo punto, fui costretta a chiedergli di allentare la presa.
Una volta giunti sulla cima, presi l'urna che Aiden teneva in mano. Il metallo colorato di nero di cui era fatta l'urna si era scaldato a contatto con la pelle calda di Aiden ed era anche leggermente umido di sudore.
" È alto qui" sentii dire alle mie spalle, dopo essere giunta sull'orlo della scogliera.
Mi voltai e i miei occhi incontrarono quelli di Aiden che erano iniettati di terrore, il viso del ragazzo era bianco come un cencio, tanto che iniziavo a temere che sarebbe svenuto da un momento all'altro.
Mi sentii confusa dato che, per quanto ardentemente mi sforzassi, non riuscivo a comprendere quale fosse il motivo che innervosiva tanto il ragazzo. Poi, d'un tratto, lo capii. La ragione del terrore di Aiden mi colpii in pieno viso come uno schiaffo: aveva paura delle altezze.
Ricordavo perfettamente che Aiden mi avesse confessato più volte di soffrire di vertigini, però, in quella circostanza, mi era completamente sfuggito di mente.
Appoggiai l'urna accanto alla mia borsa sulla scogliera e mi diressi verso il mio ragazzo che, tra l'altro, aveva sbottonato i primi tre bottoni della sua camicia e persisteva a fissare il mare sottostante con aria terrorizzata.
Il corpo di Aiden era rigido e immobile come un tronco, vederlo così spaventato lo fece apparire ai miei occhi come un bambino terrorizzato da un incubo.
"Aiden, guardami" dissi, afferrando il viso del ragazzo tra le mani. Aiden fece come gli chiesi e i suoi occhi dal colore mozzafiato incontrarono i miei.
" Respira, stai tranquillo" continuai, prima di lasciargli un delicato bacio sulle labbra che, con mia grande sorpresa, sembrò far sì che la tensione dei suoi nervi si allentasse.
Aiutai il ragazzo a sedersi sulla scogliera, in modo che così gli risultasse più complesso vedere quanto effettivamente ci trovassimo in alto.
Aspettai che Aiden si calmasse e quando realizzai che le sue guance avevano ripreso un colorito normale e che, soprattutto, lui non fosse più sul punto di svenire, tornai sull'orlo della scogliera.
"Angelo, ti prego fai attenzione" sentii dire ad Aiden alle mie spalle nel momento in cui mi sedetti con le gambe penzoloni sul ciglio della scogliera.
Mi voltai verso il mio ragazzo e gli annuii sorridendogli, sperando di tranquillizzarlo.
Da quell'altezza il vento era leggermente più forte e persisteva a sferzarmi il viso, inoltre, riuscivo ad udire chiaramente il suono emesso dalle onde ogni qualvolta si infrangevano sulla scogliera.
Non mi trovavo in un zona della spiaggia molto frequentata; anzi, era completamente deserta e mi dava quasi l'impressione che io ed Aiden ci trovassimo in un mondo parallelo.
Allungai una mano verso la mia borsa e ne estrassi la lettera che mi era stata data da Rachel e che era stata scritta da Scott appositamente per me. Mi concessi qualche secondo per osservare il mio nome scritto sulla carta color crema della busta, le lettere scarabocchiate nella grafia imperfetta del mio migliore amico.
Aprii la busta e ne estrassi i fogli in essa contenuti che erano compilati in modo fitto. Mi immaginai Scott scrivere su quei pezzi di carta bianca, seduto alla scrivania della sua stanza durante una notte insonne in cui i raggi lunari illuminavano debolmente le mura della sua camera.
Presi un profondo respiro e lasciai che il profumo di salsedine mi riempisse le narici, mentre il vento persisteva a soffiare imperterrito e le onde a baciare gli scogli in modo impetuoso, prima di ritirarsi timidamente.
Dopo aver racimolato dentro me tutto il coraggio di cui disponevo, spostai lo sguardo dall'oceano sconfinato che avevo
dinanzi e lo rivolsi ai fogli che tenevo tra le mani.
<< Ciao Uragano Hayley. Se stai leggendo queste parole, significa che non sono stato in grado di tenere fede alla mia promessa, che ti ho abbandonata e, per questo motivo, penso proprio che sia quantomeno giusto da parte mia rivolgerti le mie più sentite scuse.
Sono perfettamente consapevole del fardello che ti ho scaricato addosso e se ci penso mi sento terribilmente in colpa. Ti avevo promesso che ti sarei sempre restato accanto, eppure eccomi qui, a scriverti una lettera d'addio e approfittando, ancora una volta, della tua forza d'animo.
Mi interruppi e mi sforzai di mettere da parte le migliaia di emozioni che scatenavano in me le parole scritte da Scott. Improvvisamente, tutto: lo sciabordare delle onde, il soffio del vento e persino Aiden, passò in secondo piano. Esitavamo solo io e i fogli che tenevo tra le mani, nulla sembrava più importare al di fuori di quello.
La nostalgia che sentivo nell'osservare la calligrafia imperfetta del mio migliore amico era immensa, tanto quanto lo era l'oceano, e continuavo a pensare che se mi fossi lasciata sfuggire anche solo una singola lacrima, non sarei più stata in grado di fermarmi. Mai più.
Feci un bel respiro e dopo essermi ricomposta, ripresi a leggere.
<< Ti ricordi la prima volta che ci siamo incontrati? Tu eri la bambina dai folti capelli scuri seduta nel banco in fondo alla classe. Non parlavi con nessuno e continuavi a scarabocchiare un serie di disegni caotici e senza alcun nesso l'uno con l'altro su un quaderno.
Sai, la prima volta che ti ho vista ho subito pensato che fossi una persona interessante. C'era qualcosa nel modo in cui ti muovevi che mi affascinava e mi sentivo attratto da te come lo sono le api dai fiori.
A quel tempo non avevo alcuna idea che quella bambina misteriosa e taciturna sarebbe divenuta la mia migliore amica, ma non mi ci volle molto prima che decidessi di venirti a parlare.
Cavolo Hayley, vederti così affascinata ed interessata mentre ti esponevo quelle mie assurde teorie sugli alieni mi spinse a capire quanto, effettivamente, fossi fantastica. È da lì che è iniziato tutto: la nostra amicizia, le nostre avventure insieme, le risate e persino le lacrime.
Nel caso te lo stessi chiedendo: no, se mi fosse concessa l'opportunità di tornare indietro non sceglierei mai di non venire a parlarti.
Tu sei stata una delle persone migliori che io abbia mia incontrato in vita mia e ti assicuro che anche se, tornando indietro nel tempo, qualcuno mi dicesse che, dopo anni, sarei finito a scrivere questa lettera, sarei comunque venuto da te.
Vacillai, sentendo la pesantezza che improvvisamente aveva assunto il mio cuore e il nodo indistricabile che mi si era formato alla gola.
Era così difficile leggere quelle parole, sapendo che la persona che le aveva scritte era divenuta un mucchietto insignificante di cenere contenuta in una piccola urna di metallo accanto a me.
<< Ti ricordi? Uscivano di casa senza il permesso dei nostri genitori anche durante i primi anni del liceo, quando ancora nessuno dei due aveva la patente. Passavamo le ore a parlare di qualsiasi cosa seduti sulle altalene del parco.
Io ti lasciavo asciugare i miei capelli dopo la doccia e quando non ci vedevamo, restavamo a parlare al telefono fino alle tre di mattina, nonostante il giorno dopo ci saremmo dovuti recare a scuola. Allora non avevamo una sola preoccupazione.
Tu rubavi le bottiglie di liquore costoso a tuo padre e ci sedevamo sul tetto di camera mia, guardando le stelle e parlando del futuro. Mi sembra stupido pensare al futuro in questo momento, perché io, con ogni probabilità, non ne avrò uno.
Se chiudo gli occhi mi sembra quasi di rivederci nel periodo estivo, quando aspettavamo l'alba seduti l'uno accanto all'atra, tra di noi un falò e un sacchetto di marshmellow. Fumavamo l'erba ed entrambi finivamo inevitabilmente per fare dei discorsi assurdi, eppure, i tuoi, per quanto intricati e complessi da seguire fossero, avevano sempre una logica. Per me ascoltare quei tuoi discorsi era sempre stata una gioia.
A quei tempi Emma frequentava ancora le medie e tu non le permettevi mai di uscire con noi la sera tardi. Ricordo perfettamente quante volte ti avesse supplicata di non lasciarla a casa da sola, però tu hai sempre preferito che lei non si cacciasse nei guai.
Tu ed Emma siete sempre state così diverse, tanto che, più di una volta, mi sono ritrovato a pensare come fosse possibile che voi foste sorelle. Però a vedervi insieme, tu ed Emma, eravate praticamente migliori amiche e tu per lei eri sempre stata come un eroe e, a questo punto, mi sembra lecito confessarti che anche ai miei occhi sei sempre risultata tale.
Non saprei esattamente spiegarti il motivo di ciò, però è la verità. Ho sempre ammirato la tua forza, la tua voglia di vivere e l'energia che ti ha sempre caratterizzata. Poco importa che dopo l'incidente tu abbia tentato di toglierti la vita, il fatto che tu mi abbia chiamato per ricevere soccorso per me è la più grande dimostrazione di quanto tu sia forte.
Però io sono diverso Hayley, io non sono abbastanza risoluto da ignorare il mio dolore o da continuare a combattere contro i miei demoni e per questo, ti chiedo immensamente scusa.
Ad essere completamente sincero con te, mi sento in colpa anche solo a scrivere una lettera del genere che, tra l'altro, è indirizzata proprio a te che nella vita hai sofferto così tanto. Mi vergogno un po', perché io non riesco a convivere con il dolore di aver perso la persona che amavo, mentre tu hai perso due delle persone più importanti della tua vita e sei ancora in piedi. Sei forte ed inarrestabile come un uragano Hayley, ricordatelo sempre.
Quando dovevi andartene a New York, ti ho accompagnata alla macchia e ti ho osservata allontanarci da casa mia, fissando il paraurti della tua Camaro fino a quando è scomparso in lontananza. Ti ricordi? Avevamo scommesso che il primo dei due che avrebbe chiamato l'altro gli avrebbe dovuto offrire una pizza e, cavolo, io già dopo dieci minuti dalla tua partenza avevo voglia di sentire la tua voce.
Tuttavia ho scelto non chiamarti, e sai perché? Perché ero sicuro, conoscendoti, che si ti avessi detto che mi mancavi già, saresti tornata indietro e non volevo assolutamente che tu continuassi a vivere in una città che ormai ti era tropo stretta. Eri, sei e sarai per sempre la mia migliore amica, dopotutto, giusto? E non potevo lasciare che la mia migliore amica restasse chiusa nella gabbia quale era per te Los Angeles.
Però, il giorno in cui ci siamo salutati all'aeroporto, dopo che ti ho fatto visita a New York, avrei voluto dirti così tante cose. Avrei voluto spiegarti cosa provavo, quali erano i miei veri sentimenti, quante volte avevo già pensato di farla finita e che dentro alla mia testa c'era un gran casino. Ma non l'ho fatto, me ne sono semplicemente andato.
Perciò te lo dico ora: mi sei mancata incredibilmente e ti confesso che mi sono ritrovato a pensare che, se Emma non fosse mai esistita, probabilmente, io mi sarei completamente ed irrimediabilmente innamorato di te. Perché la verità è che un parte di me già ti ama.
Proprio per questo motivo voglio che tu sappia che io so perfettamente che tu non ti concederai di piangere, che come dicevi sempre: " conserverai le lacrime per un momento in cui ne avrai davvero bisogno". Però Hayley, ti prego, concediti di versare qualche lacrima, e non per me, ma per te stessa. Perché le lacrime che hai trattenuto per tua madre, per Emma e che sicuramente tratterrai anche per me, ti affogheranno il cuore e faranno sì che si arrugginisca.
Io non voglio che tu lasci che il tuo cuore si tramuti in una fredda lastra di ghiaccio, ti prego di lasciare che il dolore che provi trovi uno sfogo, che non lasci che ti marcisca dentro e che si accumuli come fa la neve durante l'inverno.
Puoi concederti di piangere Hayley, rimarrai comunque il mio eroe e l'uragano di cui vado immensamente fiero.
Non darti la colpa per ciò che è accaduto, non ne vale la pena e, soprattutto, non è giusto.
La tua lontananza da me non ha influito in alcun modo sulla mia scelta, voglio che tu lo sappia. Anche se tu avessi continuato a vivere a Los Angeles, avrei comunque preso questa decisione, forse sarebbe accaduto tra qualche anno, ma sarebbe successo in ogni caso. Perciò permettiti di essere debole per anche solo una manciata insignificante di minuti e piangi Hayley, sono sicuro che il tuo cuore ne abbia bisogno.
Il mio amore per te durerà per sempre e farò in modo di mantenere fede alla mia promessa, vegliando su di te da lontano ogni singolo giorno della tua vita.
Ti voglio bene amica mia.
Addio >>.
Quando finii di leggere, il tempo, che fino a quel momento mi sembrava essersi fermato, parve ricominciare a scorrere indisturbato.
A quel punto il suono delle onde che si infrangevano sugli scogli giungeva vivido alle mie orecchie e non più ovattato come lo era mentre leggevo le parole di Scott.
Riposi i fogli della lettera del mio migliore amico nella mia borsa e dopo aver afferrato l'urna contenente le ceneri, mi alzai.
Mentre svitavo il tappo del piccolo recipiente nero, ripensai alla prima volta che avevo incontrato il mio migliore amico, alle nostre risate, ai nostri litigi, alle lunghe telefonate e persino all'ultima volta che lo avevo stretto in un abbraccio.
Ripensandoci, quel giorno in cui Scott partì da New York, mi sembrava così lontano, tanto quanto lo erano le nuvole che tingevano di pennellate bianche il cielo azzurro.
Avrei voluto che l'abbraccio in cui avevo stretto Scotty quel giorno fosse durato di più, mi sarebbe piaciuto stringerlo tra le mie braccia con più vigore e aver impresso nella mente quel ricordo con più attenzione. Invece quella era una memoria sfocata come una fotografia scattata male, e purtroppo non vi era modo per me renderla più vivida. A quel tempo avrei voluto sapere che quella sarebbe stata l'ultima volta che stringevo Scott tra le braccia.
Era così comune che tutti – senza alcuna eccezione – prestassimo un ammontare insufficiente di attenzione ai momenti vissuti, per poi rimpiangerli una volta realizzato che non torneranno più indietro, che nessuno potrà restituirceli. Pensiamo tutti che condivideremo degli istanti con le persone che ci circondano altre volte. Ci illudiamo che esista il per sempre, ma non è così.
Rovesciai le ceneri di Scott giù dalla scogliera e lasciai che venissero trasportate dalla brezza marina in luoghi lontani.
" Torna da lei Scotty" bisbigliai, mentre l'ombra di un sorriso faceva capolino sul mio viso.
Mi voltai a guardare Aiden e notai che era intento ad osservarmi, gli occhi fissi su di me come se fossi stata una creatura magica ed affasciante.
Sorrisi al ragazzo e dopo aver appoggiato l'urna ormai vuota accanto alla mia borsa, mi allontanai al bordo della scogliera.
Mi presi qualche istante per osservare il viso ancora leggermente pallido di Aiden e il colore mozzafiato delle sue iridi che mi ricordava tanto le acque cristalline e limpide del mare caraibico. Mi avvicinai al ragazzo e sfiorai le sue labbra con le mie, assaporando l'effetto calmante che avevano su di me.
Ancora non riuscivo a spiegarmi come la presenza e la vicinanza di Aiden potessero avere un tale effetto su di me, non ne avevo mai abbastanza di lui e ogni volta, desideravo avere sempre di più.
Erano così tanti i pensieri che affollavano la mia mente: le diverse confessioni di Scott, la realizzazione di aver perso il mio migliore amico, la consapevolezza che niente e nessuno avrebbe mai potuto portarlo indietro, sapere che tutti i soldi di cui disponevo non sarebbero mai stati in grado di comprarmi una macchina del tempo.
Magari, in un'altra vita avrei saputo come far sì che Scott restasse, che non mi abbandonasse e che tenesse fede alla promessa che mi aveva fatto.
In un'altra vita, forse, Scott si sarebbe innamorato di me e io di lui. Forse, in quel caso, le sue scelte - e probabilmente anche le mie - sarebbero state diverse; tuttavia, le cose erano andate diversamente e la vita che possedevo era quella, volente o nolente.
Mi sentivo vuota dentro, come se qualcuno mi avesse prosciugato l'anima. Avevo così tanto bisogno di sentirmi viva ed io avevo sempre conosciuto un solo modo per sentirmi tale.
" Scusami" sussurrai a millimetri di distanza dalle labbra di Aiden.
Guardai gli occhi ipnotici del mio ragazzo un ultima volta, prima di voltarmi e correre a perdifiato verso il ciglio della scogliera, per poi gettarmi da essa e lasciare che le acque dell'oceano mi accogliessero a braccia aperte.
Spazio marshmallows:
Ciao a tutte! Come vi è sembrato il capitolo? Spero che vi sia piaciuto, nonostante sia triste. Mi scuso infinitamente se i primi capitoli di Storm avranno questo tono un po' malinconico, ma è inevitabile. Tranquilli però! Ci saranno comunque momenti divertenti e si riprenderà presto con il solito andazzo, dopo questa fase di défaillance.
Che vi aspettate dal prossimo capitolo?
Grazie a tutte per i bellissimi commenti, vi voglio bene.
Baci
Xoxo
-Alex💘
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro