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Fiamma, Cara Fiamma


Gatta Buia.

Ossa di Caribù.

Zoccoli d'Alce.

Becco di Marabù.

Calderoni, Cera e Falene.

Sdraiata tra le nubi e l'immenso in un bosco fitto e tetro me ne stavo là a guardare il firmamento. Ora mancavano solo due ingredienti per il rituale che la mia caotica tribù interiore pretendeva.
Il freddo della notte mi dormiva a fianco mentre lui, l'unico umano che sarebbe stato testimone di ciò che stava per accadere, se ne stava semi-seduto con la schiena appoggiata a un tronco mutilato.

Non capivo se stesse dormendo a causa del buio quasi totale, se non fosse stato per quelle poche scintille e lucciole di calore che attraversavano l'orizzonte; simbolo, anzi, preludio dell'atto mistico.
Accarezzai le foglie secche che mi facevano da letto, le strinsi forte e poi mi alzai e andai da lui.
Mi sedetti sul "lato" di circonferenza alla sua destra e lui mi segui con la testa.

"Anni di studi per capire come fare. Non è meraviglioso cosa si può fare quando di conoscono la verità e l'amore?"

"Nulla di tutto ciò mi è chiaro, ma sei tu qua che conosce i dettagli e il pezzo mancante dell'incantesimo."

"Non chiamarlo così o l'Energia potrebbe offendersi. È come una coscienza collettiva che lega tutti gli esseri e tutto ciò che vuole e manifestarsi in ogni sua forma, e noi vogliamo far sì che ciò sia possibile. Dobbiamo portarle rispetto, non trattarla come una diavoleria new age."

"Se lo dici tu", disse mentre si scostava ciocche di capelli da davanti gli occhi.
Balzò in piedi e si diresse verso l'enorme voragine che avevamo scavato la sera prima.

"Spero tu non voglia provare a uccidermi o sacrificarmi. Sarebbe davvero banale una cosa del genere."

"Stai tranquillo. Ma sappi che all'Energia non importa dell'originalità."

Rimase indifferente alla mia battuta e iniziò a raccogliere alcuni legnetti e foglie secche e a buttarli al centro della voragine.
Feci lo stesso.
Un minimo di complicità era richiesta e gli ingredienti andavano posti con cura, infatti fu tra il primo e il secondo e tra il terzo e il quarto strato di foglie che gettammo nel miscuglio gli zoccoli d'alce spezzettati.
Ogni tanto quando le nostre direzioni s'incontravano sentivo la sua mano scivolare sui miei fianchi, ma i suoi modi e il suo viso rimanevano austeri.
Ogni tanto controllavamo che la gatta nera fosse ancora nel calderone, e puntualmente la trovavamo là immobile.

Il nostro minuzioso lavoro venne interrotto solo dalla pausa caffè, che è alla base di ogni buona magia ben riuscita.
Una volta finito gli ordinai di prendere un martello e di ridurre in polvere al meglio che poteva il becco di Marabù.

Prese ul pesante attrezzo e mi si avvicinò con la mano tesa affinché gli donassi ciò che gli serviva.
Glielo porsi e lo agguantò con decisione mentre mi guardava negli occhi.

"Sappi che se l'Energia me lo chiederà non mi farò problemi a usare il martello per ricoprirti di un nuovo colore. Come quello che abbiamo provato a creare l'altra volta."

Lasciai il becco, risi e andai a prendere gli ultimi ramoscelli per dare maggiore stabilità al "pavimento" che avevamo creato dentro la voragine.
Fu proprio al centro della fossa che iniziai a creare la struttura particolare necessaria con le ossa di caribù. Tutto il processo venne accompagnato dal costante suono del martello che frantumava i resti di quell'uccello.
Pian piano i colpi divenivano meno rumorosi, come se il mio compagno si stesse stancando e stesse perdendo le forze.
Non appena ebbi finito la mia opera sentii il mio compagno emettere un urlo e il felino iniziò a miagolare.

"Cazzo che freddo! Sta funzionando!'

Un enorme calore si concentrò all'interno della fossa e fuori da essa ogni cosa era divenuta fredda fin quasi al ridicolo. Mi affrettai a uscire dal posto in cui mi trovavo per poter sentire il gelido.
Lui era a pochi metri da me tutto tremante e con il martello tra le mani. Gli scivolò tra le dita come un fazzoletto e poi un lampo comparse tra i suoi occhi e corse verso lo zaino.
Prese la Falena dentro il barattolo e iniziò a scuoterlo affinché l'insetto venisse stordito. Poi lo prese e lo schiacciò con forza sull'estremità del cilindro di cera.
Fatto ciò i frammenti di brace nell'aria aumentarono nonostante il fuoco non fosse ancora acceso.

Le sue gambe iniziarono a tremare e si accasciò a terra stremato.
"Vai tu a sputare nel calderone. Mi sento privo di Energia."

Corsi al calderone e sputai al suo interno beccando la micia e quando tornai dov'ero lui era già svenuto.
Presi la corda e gli legai polsi e caviglie.
Era fondamentale che si svegliasse e vedesse ciò che stava per accadere quindi rimasi lì a rivedere i piccoli dettagli del tutto.

Quando riaprì gli occhi e si rese conto di essere legato m'insultò e sbraitò contro di me furiosamente.

"Vaffanculo Cazzo! Tu e il tuo fottuto caffè!"

Ovviamente non risposi agli insulti, e più lo ignoravo e più si faceva feroce.
Presi la candela, mi diressi con cautela verso la voragine col braccio teso in avanti e appena il calore iniziò a prendere il posto dell'atermicità lanciai l'oggetto verso le ossa di caribù.
Un enorme fuoco divampò e tutto si muoveva in ogni direzione.
Era fuori controllo, stava a stento nei limiti che gli avevamo imposto e anzi cominciava a espandersi lentamente oltre di essi.

Mi affrettai a trovare la polvere di Marabù ma sfuggiva ai miei occhi.

"Cazzo fa qualcosa!" Urlava disperatamente mentre continuava a imprecare.

Mi diressi verso di lui in preda al terrore e lo afferrai per la maglietta.
"Dov'è? Dov'è la polvere? Se non me lo dici bruceremo ogni cosa."

Lui continuava a dimenarsi e a provare a sfuggirmi inutilmente.
"Slegami e te lo dirò."

Non avevo il tempo di contrattare così presi un coltello e gli trapassai il fianco.
Il sangue schizzò e mi macchiò gli abiti.
"Dove l'hai messa?"

Continuava a muoversi senza rispondere ma un suo sguardo si voltò verso un albero un po' più distante.
Scattai verso quella direzione e proprio dietro quell'albero si trovava il barattolo.

Tornai al gargantuesco falò e vi gettai la polvere dentro. L'enorme fiammata si calmava e il mio compagno rimaneva per terra sanguinante e impaurito.

I suoi occhi erano fissi sul terreno e osservavano il suo riflesso dalla pozza di sangue che si era formata. Lo guardavo e vedevo al loro interno i bagliori multiformi rossi, gialli e arancioni del fuoco. Ormai era pienamente consapevole del mio tradimento e sembrava aver accettato la cosa con pacatezza. Sicuramente aveva capito, dopo la coltellata che ogni tentativo sarebbe stato inutile.

Andai a prendere delle bende dallo zaino e mi sedetti al suo fianco a osservare tutta la bellezza di ciò che avevamo fatto.

"Incredibile, vero?"

"Fammi solo stare tranquillo."

"Certo, ma non vorrei tu morissi dissanguato. Tu devi essere vivo."

Lo afferrai e lo costrinsi in piedi. Lo tenevo con decisione nonostante non sentissi alcuna resistenza e lo accoltellai nuovamente. Lui emise un tumulto, si spinse in avanti col corpo e continuò a respirare più affannosamente di prima.

"Non fare più stronzate come quella di poco fa", gli dissi. "E ora osserva."

Lo lasciai cadere e nel momento in cui il suo corpo si infranse sul terreno, saltai repentinamente dentro il focolaio.

Fiamma, cara Fiamma.

Ora il mio più grande amore mi avvolgeva fuori e dentro, mi bruciava come io bruciavo di passione per lei e sentivo il mio corpo annullarsi e la mia anima andare oltre.

Affinché lei potesse amarmi eternamente come io volevo era importantissimo che l'ingrediente non fossi io ma un profondo senso di tradimento, in modo che questo potesse venir bruciato e legarmi fedelmente al fuoco.

Fiamma, cara Fiamma.

Ora il mio corpo cessava di esistete e in questa dimensione il mio cadavere verrà un giorno trovato carbonizzato.

Quando il mio corpo finii di bruciare usai il fuoco per bruciare le corde del mio amico che così poté bendarsi e sopravvivere.

Trascesi il tempo e lo spazio in un'altra dimensione dove bruciai perennemente, non come corpo, poiché io stessa divenni il fuoco.
Trasmutata in un tutt'uno con quell'Energia, presente in ogni più piccolo fuoco e dettandone la volontà.

Oramai ero parte della totalità del cosmo.

La mia essenza d'ora in poi era Energia eternamente viva.

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