Tosca
Il silenzio aveva tessuto il suo nido in ogni angolo della macchina, come quello sporco difficile da togliere dai fornelli o dalle pentole.
Ogni volta che qualcuno - non Tosca, beninteso - provava a dire qualcosa, la conversazione subito moriva da sé. Si sarebbe detto che l'aria dell'abitacolo fosse letale per le parole.
Simone, seduto al suo fianco, le lanciò di sottecchi un'occhiata tra il preoccupato e l'esasperato. Un'occhiata che diceva "Hai fatto proprio un bel casino".
Ma Tosca non aveva fatto niente di niente. Prova ne fosse che erano gli altri ad agitarsi tra mille contorsionismi verbali, pur di poter riempire di parole tutto quel silenzio ingombrante.
Povero fratello mio, pensò Tosca, non senza una punta di acidità, sempre pronto a sconvolgersi per la mancanza di tatto con cui il mondo rovina il suo buonumore.
«Dalla zia potrai visitare quel lago che ti piace tanto» disse con innocenza Cristina, l'unica che Tosca si sentiva di risparmiare pur nel suo malumore. Aveva solo undici anni, dopotutto, e a modo suo la spalleggiava sempre «Dipingere qualche quadro...»
Il padre lanciò uno sguardo di ammonimento alla figlia minore, socchiudendo appena gli occhi e facendo dardeggiare le pupille nella sua direzione con un movimento velocissimo, come il guizzare di una lingua di serpente.
Non ebbe bisogno di girarsi. Si vide benissimo nello specchietto retrovisore.
Adesso c'è addirittura la censura, dunque.
«Ma io non ho scelto di andare dalla zia, Cri.» disse Tosca con deliberata lentezza. Non aveva nessuna fretta di riempire quel nulla pesante, lei.
Vide la mano del padre contrarsi sul cambio come per uno spasmo involontario, subito coperta da un gesto pacificatore della donna seduta al suo fianco sul sedile anteriore.
Mia madre, un altro bell'elemento.
«Tosca, non ci dovresti andare se ti fossi iscritta...»
«Non ho mai detto di volermi iscrivere» sbottò Tosca, facendo sobbalzare la madre con il suo tono secco - con un certo appagamento, peraltro.
«Da nessuna parte. Da nessuna parte mi volevo iscrivere.» continuò a voce drasticamente più bassa, mormorando in tono piatto.
«Che cosa speri di ottenere?» urlò suo padre, che l'aveva udita benissimo «Con i quadri non si mangia. Con i quadri non si mangia!» non era certo un concetto inedito, specie da parte del padre di Tosca, che lo ripeteva spesso e con soddisfazione come se si compiacesse per aver cavato dall'esistenza una verità così assoluta.
Finalmente è sbottato, perdio. Mi domando perché ci abbia messo così tanto.
A Tosca non sembrava che la difficoltà a guadagnarsi il pane con l'arte fosse una ragione sufficiente per servire cibo agli altri tutta la vita, ma questo discorso lo conosceva come le linee della sua mano ed era ormai oltre la rabbia: era solo tanto stanca.
Per fortuna la stazione era già in vista.
Si lasciarono il più vicino possibile al binario, senza sapere cosa dirsi e improvvisamente - ora che non erano più in macchina, ora che c'erano delle vie di fuga - ancora più in imbarazzo.
Tosca baciò la testa di Cristina e salutò gli altri con un cenno della mano. Poi si avviò con la sua enorme valigia e un biglietto a fasce chilometriche nella tasca destra del giubbino.
Sulla piattaforma dei binari tre e quattro - che ironia! - erano in arrivo un treno per Aosta e un treno per Firenze, a soli dieci minuti l'uno dall'altro.
Aosta con le sue montagne, la sua zia, il suo apprendistato al ristorante "Il Cervo d'Oro".
Firenze con tutto il resto.
Tosca pianse e chinò la testa sopra la borsa per non far vedere che lo stava facendo, anche se sulla piattaforma non c'era nessuno tranne lei, come se il resto del mondo l'avesse lasciata sola di proposito perché meditasse sul suo posto in esso. Proprio in quella stessa borsa c'erano i fogli per l'iscrizione all'accademia del gusto, all'ALMA, persino a Le Cordon Bleu, tutti stampati con grande entusiasmo da suo padre e mai compilati da Tosca.
"Al tuo ritorno li avrai compilati. Ci riproverai l'anno prossimo."
Li cacciò con rabbia sui binari, gli stessi dove stava arrivando il treno per Firenze, che però si fermò poco più indietro, senza darle neppure la soddisfazione di veder andare a quel paese quelle maledette carte.
Ma nel vederle mulinare al forte vento, lì davanti a lei, Tosca sentì un proposito folle farsi strada dentro al suo petto, come se non avesse aspettato altro che quel momento per tutta la sua vita.
Aveva il biglietto - la distanza, la distanza era più o meno la stessa, come se precisamente quella stazione fosse stata incastrata in quella simmetria di proposito - aveva i soldi, più di quanti non ne avesse mai avuti prima, perché aveva fatto due lavori tutta l'estate e al ristorante di famiglia aveva preso persino qualche mancia; aveva le competenze per trovare qualcosa da fare ovunque fosse andata. E, soprattutto, aveva i pennelli.
Le nuvole pendevano sulla stazione, il cielo prometteva sconquasso.
Tosca sentiva quell'aria gravida premerle sul cuore. Ecco, decidi!
Le sembrava che tutto il mondo si tendesse come una vela sotto i colpi di frusta del vento; dentro le sue ossa riverberava un'esultanza asciutta, che non doveva niente a nessuno, e lei non sapeva bene che farsene.
Mosse un passo, si volse di nuovo. Il treno per Aosta ancora non c'era.
Un fischio la riscosse, ed era un "ora o mai più" che lanciava il suo grido di allarme giù, giù, nelle sue orecchie, nella sua gola, nei suoi polmoni. Tosca buttò tutto quello che aveva sul treno per Firenze, nello stesso modo in cui si getta un salvagente a qualcuno che è finito in mare, perché è l'estremo gesto per farlo sopravvivere e non ce ne sono altri in mezzo. Non è rimasto più niente né tantomeno nessuno.
Seguì i suoi bagagli, ché dentro c'erano i suoi colori e le sue tele.
Per un breve istante, quando si rese conto che il treno era partito, e lei era proprio lì nel corridoio del vagone, e il treno era sbagliato, e Tosca era meravigliosamente sconosciuta a tutti tranne che a sé stessa, ecco, in quell'istante sentì che tutto di lei, dalla punta dei mignoli alle radici dei capelli, cantava la canzone arcana della vita.
Vado. Sto andando.
Il treno stracciò le carte, Tosca le vide volare via in pezzi da dietro il finestrino.
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