Vivi per me
Quella sera di primavera soffiava un vento abbastanza gelido. Rabbrividii rimproverandomi di essere uscita senza giacchetto.
Fissavo le stelle, da sola, su quella panchina, in mezzo a tutto quel verde. Sospirai malinconica, erano davvero stupende. Così lontane eppure riescono lo stesso a farsi notare, come a dire "hey, io esisto nonostante la distanza". Piccole luci del firmamento, riuscite a far risplendere questo cielo oscuro, siete uniche.
Continuai a guardarle (le stelle) rapita da esse, sentendomi meno sola. Eppure, dentro di me, sentivo un vuoto, un vuoto orribile che piano piano mi stava risucchiando, divorando.
Chiusi gli occhi e mi godei quel silenzio che dava voce ai miei pensieri. «Chissà dove sarai adesso, che cosa starai facendo e se mi starai pensando» sussurrai socchiudendo leggermente gli occhi. Quella sera mi sarei permessa il lusso di poter pensare liberamente, senza dover bloccare o controllare i miei pensieri.
Il vuoto aumentava ogni secondo che passava, mi mancava qualcosa, o meglio, qualcuno. Lo stavo ammettendo, mi mancava così come il vento mancava ad un mulino, come il sole alle piante, come l'inverno a chi sta morendo di caldo. Mi mancavano i nostri momenti, i nostri abbracci, le sue carezze. Vederlo ormai è diventato un evento impossibile ma sto per raggiungerlo e lo aspetterò in quell'altro mondo in cui staremo per sempre insieme. Lo raggiungerò e aspetterò che mi trovi come quando da piccola aspettavo di vedere l'arcobaleno dopo la pioggia. Ma ogni volta venivo delusa, ogni volta vengo delusa. Però non ho ancora perso del tutto la speranza che ancora anima il mio cuore facendomi camminare a testa alta lungo la mia strada, verso la mia meta, la mia decisione. Lo aspetterò ma ci sarà un giorno in cui la distanza tra di noi sarà talmente grande che trovarmi gli sarà impossibile. Il tempo scorre, le distanze aumentano, i passi accelerano e prima o poi finiremo col dimenticarci, anche se odiavo ammetterlo.
Una calda lacrima scese dai miei occhi, riscaldando la pelle ormai fredda. Stavo morendo di freddo ma non m'importava. Il dolore fisico era un modo per distrarmi dalla sofferenza di quei giorni ma, a quanto pare, neanche quello bastava.
Sapevo che non dovevo innamorarmi di lui, del mio angelo guerriero ma feci comunque questo sbaglio, questo bellissimo sbaglio.
Richiusi gli occhi lasciandomi vagare libera tra i nostri ricordi mentre calde lacrime sfuggivano al mio controllo.
La prima volta che lo vidi stava dormendo sotto ad un albero di ciliegio, nel parco in cui mi trovavo ora. Era lì, con gli occhi chiusi, con il vento che lo accarezzava gentilmente e faceva prendere vita ai suoi capelli neri come la notte. Mi sembrò un angelo, un angelo guerriero per la precisione. Quel giorno qualcosa cambiò in me che mi spinse a conoscerlo, a diventare amici per poi innamorarmi. Sì, lo amavo e lo amo anche ora. Anche lui diceva di amarmi, io gli credevo, gli ho sempre creduto eppure pensare che sia tutto finito così, all'improvviso, risveglia in me un senso nostalgico di profonda tristezza.
Come vorrei che fosse qui, ora, a stringermi a sé sussurrando che ci sarà per sempre. Come vorrei rivederlo per un'ultima volta, prima di raggiungere l'aldilà e scomparire per sempre nei miei pensieri. Come vorrei poterlo solo guardare ed ammirare da lontano, anche per un solo istante. Ma non è possibile, lui non c'è più, non è più qui.
Io lo amo, l'ho sempre amato e non smetterò mai di farlo.
«Cosa vuol dire amare qualcuno? Che cos'è l'amore?» chiesi, aprendo gli occhi. Parole dette al vento, nessuno mi sentirà, nessuno ascolterà la mia voce. Ma allora, perché lo sto chiedendo lo stesso?
«L'amore è un veleno che ti rende dipendente da esso. È un veleno che ha un dolce sapore ma quando la bottiglietta finisce, quando hai consumato tutto l'amore, rimani con l'amaro in bocca. L'amore è quel qualcosa che sa farti toccare il cielo con un dito come sa farti sopprimere da quello che è il peso del mondo. L'amore è semplicemente pura magia che può essere "buona" o "maligna" secondo come la si tratti, un po' come le persone, no?
L'amore è un acido che corrode col passare del tempo, quando si è più deboli. Ma per me, l'amore è stata la mia unica ragione di vita, tu eri la mia unica ragione di vita» disse una voce. Una voce che pensavo mai l'avrei risentita. Era la voce di lui, la sua voce.
«Jack, sei tu?» chiesi alzandomi in piedi e guardandomi attorno. Non lo vidi, me lo ero solo immaginato?
Il cuore batteva a mille, il respiro era irregolare e l'ansia, la paura e la speranza si impossessarono di me e poi, lo vidi. Era lui, stessi capelli neri come la notte, stessi occhi grigi come le stelle, stessa voce soave come il canto delle sirene. Era lui, non avevo dubbi. Ma, come poteva essere qui? Lui...lui era morto.
«Sì, sono io. Sono venuto a prenderti, Clara» disse porgendomi una mano che afferrai insicura.
«ti ho promesso che saremo stati sempre insieme, no?» chiese sorridendomi. Era lui, era il mio Jack. Non m'importava più se fosse un sogno o meno. Ora era qui, non importava come, questo era l'importante.
Lo abbracciai e piansi tutte le lacrime che avevo soppresso. «Oh, Jack. Mi sei mancato così tanto. Ho pensato che...mi avessi abbandonata» dissi stringendolo a me come se avessi paura che sparisse di nuovo.
«Non l'avrei mai fatto» rispose accarezzandomi i capelli. Mi lasciai andare tra le sue braccia, ero al sicuro, ero a casa.
Senza rendermene conto stavamo volando, liberi dalle catene che ci tenevano a terra, liberi dalla sofferenza, liberi da tutto. Eravamo leggeri come l'aria, senza quelle inutili preoccupazioni che ci tenevano ancorati a terra. Eravamo solo io e lui e le sue possenti ali nere che ci proteggevano dal mondo esterno. Era un angelo, il mio angelo.
Una mano mi scosse leggermente, «Avanti pigrona, è ora di alzarti. Sei in ritardo» disse una voce femminile, quella di mia madre.
Mi alzai di scatto, ritrovandomi nella mia camera. Jack! Dov'è Jack? Fu il mio primo pensiero. Non lo vidi da nessuna parte.
Clara sei solo una stupida, è ovvio che sia stato solo un sogno. Jack è morto. Già, Jack è morto.. E quello di ieri è stato solo un sogno, un bellissimo sogno che custodirò con gelosia.
Sospirando ritornai nella mia stanza ma un qualcosa attirò la mia attenzione. Era un foglio, anzi un biglietto.
La calligrafia era quella di Jack, allora ieri sera non è stato solo un sogno! Lui era ancora qui, da qualche parte, solo che non riuscivo a vederlo, ma c'era e per me questo era l'importante.
"Vivi per me"
Così c'era scritto. Non voleva che lo raggiungessi in quel posto chiamato aldilà, voleva che continuassi a vivere anche per lui.. Sarebbe stato difficile, ma l'avrai fatto, avrei continuato a vivere finché la morte non mi avrebbe riportato da lui, dal mio Jack. Dovevo solo attendere pazientemente ma fino a quel giorno nulla mi avrebbe impedito di vivere al meglio la mia vita.
Vivrò per te e morirò per te, sei il mio angelo, il mio tesoro, la mia stella. Ti amo, Jack.
«Vivi per me,
Che ho sprecato la mia opportunità
E rimpiangente la mia anima è.» ~Jack
«Sorridimi come solo tu sai fare
Un'ultima volta, prima di andare.
Giuro sarò forte
Fino alla morte
Che dalla vita mi strapperà
E da te mi riporterà.
Ti amo, Jack.» ~Clara
«Non c'è cosa più dolce dell'amore
Se non due cuori che s'amano
E che l'amor si scambiano.» ~me
Spazio autrice
Ed è così che questa piccola favola è finita. Spero vi sia piaciuta, non sapete neanche quanto ci ho messo per scriverla.
LolloLoScrittore ecco la mia storia, spero ti possa piacere, non è un granché lo so ma ci ho messo tutto il mio impegno e tra mille idee, tristezza non voluta e litigi, sono riuscita solo a scrivere una cosa del genere.
Sinceramente ho avuto così tanta confusione e panico su cosa scrivere che ho avuto diverse idee ma sono riuscita a portar al termine solo questa di storia, chissà perché..
Sono complessivamente 1372 parole, sono riuscita a non superare il limite u.u
Spero sia abbastanza :)
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