Illusoria libertà
Cerco invano di catturare l'aria, ma, quella poca che riesco ad imprigionare nei miei polmoni, mi lacera la trachea, come se stessi ingoiando il più letale dei veleni.
Il vento urla con tutta la sua ira, carica di disprezzo, sputandomi addosso le sue lacrime di atroci parole. La libertà ha un sapore inusuale di pioggia, come se il cielo volesse lavar via i miei peccati, facendoli sprofondare negli tetri abissi della terra madre, dove essa avvolge i cadaveri degli esseri umani che conobbi in una vita passata.
Mi fermo un istante per cercare di riprendere a respirare di nuovo, sorridendo come una stupida, pensando di essere finalmente libera da quelle orrende atrocità.
Il sole andava coricando, lentamente, come se avesse paura di lasciarmi sola con lo splendore della luna e dei suoi raggi sfolgoranti, che accarezzavano, un tempo, con tanta dolcezza i volti di quei esseri umani, ormai sepolti nei meandri della vita.
I primi scorci di una presunta città cominciavano a risplendere all'orizzonte, mentre il sole chiudeva i suoi tiepidi occhi, ormai stanco di rifulgere sulla madre, rendendo ogni cosa nitida.
Le mie gambe accelerarono, ardenti dal desiderio di rivedere una città dopo tanto tempo. Il respiro si fece sempre più corto e frenetico, i piedi iniziavano a dolere, ma non importava, avrei potuto rivedere una città dopo tanto tempo! Una vera città!
I palazzi in vetro brillavano come stelle sotto lo splendore della regina della notte, accarezzati dal suo candido splendore; era così bella.
Le ombre camminavano nella fitta oscurità, nascondendosi tra i fruscii delle anime in pena, per non aver vissuto pienamente i loro giorni rimanenti, consci del poco tempo che gli rimaneva.
La regina mi sorrise e mi sfiorò con un suo immacolato raggio, invitandomi a danzare con lei, questa notte. I miei denti si allungarono, i peli crebbero su tutto il corpo, le unghie ben curate si affilarono, fino a diventare dei veri e propri artigli.
"Finalmente" pensai, sentendomi rinata.
Mi misi di nuovo a correre tra le vie di quella città, tra le vie della mia città.
Tutto era rimasto identico a due anni fa, quando la lasciai per venir rinchiusa dentro una stanza, pallida, senza alcun colore in particolare.
Le case si ergevano maestose le une vicine alle altre, come per sorreggere a vicenda il grande fardello del tempo che portavano sulle spalle, che le aveva logorate e le stava logorando, schiacciandole. I ragni si divertivano, cercando di catturare le anime peccatrici tessendo le loro trappole d'argento, senza alcun risultato evidente.
Un visitatore superficiale avrebbe detto che la città fosse rimasta identica se non per le tracce del tempo, scolpite nelle crepe delle case; ma, solo un visitatore attento ai dettagli, noterebbe un lieve silenzio che aleggia tra le strade, resti di terribili urla che un tempo dominavano la città.
Il vento venne falciato, strappato dalla traiettoria di uno sparo.
Gli occhi si fecero pesanti, tanto pesanti; li chiusi, consapevole di non aver più via di scampo, ormai.
Mi addormentai, coccolata dalla terra madre, sarebbe davvero finita così?
Lunghe catene fasciavano il mio corpo, impedendone ogni movimento, aprii lentamente gli occhi e, davanti a me, vidi una parete, pallida.
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro