Un antico rito babilonese
Avete mai giocato a Marco Polo?
No? Non lo conoscete? È un gioco molto in voga in Giappone e negli U.S.A.. Vi racconto brevemente le sue regole: si svolge in piscina, una persona assume il ruolo di Marco e a occhi chiusi deve catturare coloro che assumono il ruolo di Polo.
Quando un giocatore dice: Marco! Gli altri devono rispondere: Polo!
Parte la caccia, ops! Il gioco.
Il Polo che viene catturato diventa il nuovo Marco.
Ma attenzione!
Chi ha il ruolo di Marco è costretto a rimanere nella piscina, seppur volesse uscirne, una piccola parte del corpo deve rimanere in acqua.
Ma chi di voi ne conosce veramente le origini? Nessuno di voi?
Allora lasciate che vi narri la storia di un rito antico, potente ed esoterico che si perde nella notte dei tempi: l'invocazione alla dea babilonese delle acque salate e degli oceani, Tiāmat.
Se con i vostri amici avete un desiderio comune e siete certi, in assoluto, che il vostro legame sia saldo, allora potrete eseguire il rito per invocare la dea.
Sappiate che le possibilità di sopravvivenza sono scarse poiché un gruppo di persone devono rischiare la vita per un comune desiderio e per i compagni.
Infatti pochi avevano il coraggio di invocare la dea perché consapevoli che la natura umana è egoista.
Tiāmat non ama i mortali che la disturbano per un nulla, se si sente offesa, se la fate spazientire, se dimostrerete paura andrete incontro alla sua ira e, ripeto, a morte sicura. Siete avvertiti!
Ora per il rito vi occorrerà:
- un abito di seta azzurra, anche una camicia da notte.
- sale fino,
- candele o lampade a olio,
- un pugnale,
- il vostro sangue.
Recatevi in un'ampia distesa d'acqua a mezzanotte, dovrete essere minimo quattro persone, ma se siete più numerosi, dividerete equamente i compiti.
Una ragazza indosserà l'abito azzurro e avrà il ruolo di Marco. Deve essere disposta ad essere posseduta da Tiāmat, ma non potrà esprimere nessun desiderio. State tranquilli, forse lei ha una possibilità di salvezza, anche se alcune di loro sono impazzite, almeno così si racconta.
Gli altri tre avranno il ruolo di Polo e si divideranno i compiti. Se siete più di quattro dividete i compiti equamente.
Uno accenderà le candele o le lampade, un altro getterà il sale in acqua. Poi si disporranno attorno a Marco, l'ultimo si procurerà un ferita alla mano e così farà ai suoi compagni. Il sangue entrerà a contatto con l'acqua, alzate le mani al cielo e poi le immergete nell'acqua recitando la formula di invocazione a Tiāmat:
العب معنا تيامات استجب دعواتنا ( pronuncia: aleabu maeana tayamat 'astajib daeawatina), che significa: gioca con noi, Tiāmat, esaudisci la nostra preghiera.
La temperatura si abbasserà e ogni apparecchiatura tecnologica cesserà di funzionare. Sentirete sulla pelle una gelida brezza che porta con sé una voce che vi sussurra: inchinatevi alla mia presenza.
Voi obbedite abbassando il capo e la prescelta si immerge nell'acqua per pochi secondi e quando ne uscirà Tiāmat è fra di voi. I suoi occhi sono bianchi e la sua voce non ha nulla di umano.
Quando la dea vi chiama dovrete rispondere sicuri: sono qui! Altrimenti qualcosa di oscuro vi catturerà portandovi sul fondo del mare.
Il rito dura circa un'ora. Potete spostarvi per non farvi catturare, ma non fatevi prendere dal panico, uscire dall'acqua vi sarà fatale: una schiera di granchi comparsi dal nulla vi attaccheranno smembrando il vostro corpo.
Se riuscite a sfuggirle e a rispettare tutte le regole finalmente la dea è disposta a concedere la vostra richiesta. Voi dichiarate all'unisono il vostro desiderio, non cedete alla paura e dimostratele rispetto altrimenti vi divorerà.
Ma se qualcosa non andasse per il verso giusto?
Non avrete il tempo di pentirvi di aver voluto sfidare la sorte invocando la dea degli oceani e delle acque salate. Ma state tranquilli la prescelta tornerà in sé, senza alcun ricordo di ciò che è accaduto nell'ora precedente o forse avrà solo l'orribile consapevolezza di non sapere che fine hanno fatto i suoi amici.
Siete ancora disposti a giocare? Allora state attenti, mi raccomando…
«Marco!...»
«Polo…»
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