Lo spaventapasseri
Mi innamorai di questa casa nello stesso istante in cui percorsi il vialetto e ammirai l’intonaco bianco delle sue mura. Individuai nella veranda un luogo confortevole e ideale per rilassarmi nella lettura, poi mi piacque che affacciasse sul giardino e che una parte di esso fosse adibito a orto. Notai uno spaventapasseri che troneggiava al centro del pezzetto di terra ormai inaridito, aveva un’aria così affranta che mi intenerì. Quando chiesi all'agenzia immobiliare la ragione di un canone di affitto così basso furono vaghi, ma poco importava perché finalmente avevo trovato un luogo tranquillo in cui poter scrivere il romanzo che mi avrebbe riportato al successo. L'editore fu chiaro, se non avessi consegnato almeno qualcosa di decente entro sei mesi mi avrebbe fatto fuori. Odio avere il suo fiato sul collo e mi ripetevo come un mantra che presto sarei riuscita a riempire il foglio bianco di quelle parole che erano da tempo latitanti.
Nelle settimane seguenti mi dedicai a dare un tocco personale alla casa: nuove tende, le foto che avevo scattato durante i miei viaggi, guardarmi sorridere non mi metteva più malinconia, così come stare da sola non mi metteva più a disagio, anzi mi ero abituata da subito a quel silenzio che regnava intorno a me e alla mia casa.
Una sera, dopo cena, ero uscita sulla veranda a fumare una sigaretta perché avevo bisogno di riordinare le idee per concludere la scrittura di un passaggio importante del romanzo. Mentre mi dondolavo osservavo sovrappensiero il giardino, poi il mio sguardo distratto cadde sullo spaventapasseri, dopo un po’ mi ritrovai a fissarlo e a un tratto mi sovvenne l’impressione che si era spostato di qualche metro verso la casa. Incuriosita, contro ogni logica, raggiunsi il posto dove ero sicura che fosse prima, chiaramente non c’era alcuna traccia che mi desse ragione, ma una vocina nella testa mi ripeteva che lo spaventapasseri era lì dove lo ricordavo. Perlustrai il terreno in cerca di orme, segni di passi, chiaramente non c’era alcuna traccia che mi desse ragione, «ma che sto facendo?» Scossi la testa «che sciocchezza! Lo spaventapasseri che se ne va a zonzo per l’orto.» Sbuffai contrariata e mi diressi verso casa, ma avendo cura di non passargli accanto. Rientrata mi assicurai di aver chiuso tutte le imposte, improvvisamente mi sentii tanto stanca, sbadigliai, convenni che non sarei riuscita a mettere in fila due frasi di seguito, così decisi che era ora di andare a letto. Nel silenzio della stanza i pensieri ora si avvicendavano ora si accavallavano, di solito era un buon momento perché partorissi ispirazioni che poi avrei scritto, ma stranamente avevo davanti agli occhi lo spaventapasseri e la strana sensazione di disagio che avevo provato nell’orto. Mi ero sentita osservata e non era la prima volta che provavo quella stessa sensazione, ma non vi avevo dato peso o non avevo voluto per non alimentare le mie paure, i miei fantasmi, ma c’era qualcosa che non mi convinceva, non so cos’era, ma la sentivo reale. Intanto mi giravo e rigiravo e finalmente quando mi stavo per abbandonare al sonno mi balenò improvvisamente un'idea, “domani mattina vado al vivaio per comprare qualche piantina, così l’uomo di paglia avrà qualcosa da fare e smetterà di gironzolare per l’orto!”
Mi svegliò un rumore d’acqua che scrosciava, “piove” pensai; andai alla finestra per chiuderla, ma rimasi allibita, mi stropicciai gli occhi per essere sicura di ciò che stavo vedendo: lo spaventapasseri annaffiava quella che sembrava essere una tomba, poco dopo si girò verso di me. Lo vidi sorridere.
Mi svegliai di soprassalto al suono della sveglia. Un venticello freddo mi fece rabbrividire, poi ricordai ciò che avevo visto la notte prima:«Che sogno strano!» Feci spallucce e incominciai la mia giornata.
Quando tornai dal vivaio ero talmente euforica per la mia impresa contadina che presi una pala che avevo trovato in cantina volendo rivoltare un po' il terreno per iniziare la mia opera. Quando entrai nell'orto, rimasi allibita, lo spaventapasseri non era più dove lo ricordavo, con disappunto lo apostrofai:«Ma non riesci a stare fermo!» Mi avvicinai e lo fissai per qualche minuto con le braccia conserte e con sguardo di disappunto, poi gli girai intorno quasi a voler sorprendere un suo movimento, dopodiché con l’indice gli tastai la camicia a quadroni rossi all'altezza del cuore:«Niente! Sei fatto di paglia e vestito come tutti quelli come te.» Mentre lo dicevo mi venne da ridere, quelle risatine isteriche, un po' fastidiose, «devo smettere di scherzare su questa cosa, mi sto suggestionando.»
Mi allontanai di qualche metro e affondai la pala nella terra, mi impegnavo a scavare dei canali abbastanza profondi per piantare il basilico quando la pala trovò un ostacolo, pensai per un attimo al sogno che avevo fatto «Oddio! E se fosse un cadavere?» Istintivamente mi girai a guardare lo spaventapasseri. Un attimo dopo vidi un serpente venire veloce verso di me, mi sembrò che tutto procedesse con una lentezza esasperante anche quando l’uomo di paglia lo afferrò e lo ingoiò.
«Aaaaaaiutoooooo!»
Mi svegliai di soprassalto madida di sudore. Non riuscivo a fermare il tremore che mi scuoteva fino alle ossa. Mi alzai e anche se ero malferma sulle gambe andai alla finestra per riuscire a capire se avevo sognato, non era possibile, era tutto troppo reale. Non riuscivo a vederlo, allora mi sporsi e allibita lo vidi salutarmi:«Maledetto, non mi farai impazzire!»
Fui presa da una furia incontrollabile, corsi nell’orto, non seppi mai come mi trovai la pala tra le mani. Avanzai decisa contro lo spaventapasseri che mi sorrise beffardo, a un passo da lui alzai la pala per colpirlo. Sentii la terra muoversi sotto di me e mi disse con voce gracchiante:«Non temere ti innaffierò tutti i giorni.» La terra mi inghiottì.
Lo spaventapasseri osserva la casa, attraverso la tenda intravede la nuova inquilina muoversi per la stanza. Penso che a breve verrà a farmi compagnia, intanto l'uomo di paglia prende l'innaffiatore, è ora di dare acqua al mio fosso.
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