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Prima di Natale


Lasciò che la porta si chiudesse alle sue spalle, dopo aver passato una tra le tante serate più noiose della sua vita. Aveva cenato con le sue amiche e con i loro fidanzati. La fatica era stata tremenda nel cercare di vestirsi adeguatamente (senza sembrare né troppo single, né troppo in cerca) che aveva quasi rinunciato ad uscire di casa. Lo scopo di quella cena era senz'altro cercare un fidanzato per Victoria, perché secondo le sue amiche l'altra metà della felicità si poteva trovare solo con la persona giusta. Lei non ci credeva molto ma decise di fidarsi lo stesso di loro. Erano tre ragazze molto attraenti e affascinanti, il contrario di ciò che era lei. Dalla prima superiore aveva cercato di diventare come loro ma era una missione impossibile poiché lei era sempre la stessa. Non si piaceva molto, e quando aveva scoperto la solida sicurezza di Taylor Rebecca e Page ne era rimasta colpita. Le aveva intercettate e aveva fatto in modo di diventare una di loro rinunciando a moltissime cose. Appena era riuscita ad entrare nelle loro grazie aveva scoperto tanti preziosissimi segreti: come mantenere la pelle liscia, evitare brufoli o altre schifezze adolescenziali sulla faccia ed essere una persona nuova.

Gli aspetti positivi erano tanti, un sacco di bei ragazzi la invitavano ad uscire attratti dal suo aspetto fisico, ma se c'era qualcosa che le non le era stato insegnato era come essere una persona ed era quello l'aspetto negativo. Infatti, se prima tutti quei bei ragazzi la volevano, dopo il primo appuntamento non si facevano più sentire e piano piano il suo ruolo nel gruppo di amiche divenne quello dell'amica bella ma scema. Capitava così che arrivasse il ragazzo sbagliato, quello che le rivolgeva lunghi sguardi illudendola di essere innamorato, usciva con lei e poi dopo aver consumato il frutto in mezzo alle sue gambe l'abbandonava per strada come un cane legato al palo.

Dopo essere lasciata sola, si precipitava a casa di Page che conviveva con il suo ragazzo Norman e si confidava con le altre.

"A me quel ragazzo non è mai piaciuto" commentava sempre Taylor mentre si smaltava le unghie e Page che le arricciava i capelli annuiva automaticamente.

Rebecca sembrava l'unica a pensare tra quelle ragazze, e mentre sceglieva l'abito giusto per l'amica si voltò verso le altre "e se organizzassimo qualcosa?"

"In che senso?" domandava Page mentre arricciava le ultime due ciocche di capelli

"Un appuntamento. Ognuna di noi porta un ragazzo che pensa possa essere perfetto per Victoria e poi vediamo come va a finire"

"Non è una bambola in vetrina" le altre due esprimevano il loro dissenso mentre lei se ne stava zitta. Lei doveva parlare e non lo faceva mai. Della proposta di Rebecca non si parlò più per settimane, al contrario venne fissata una cena il giorno prima della vigilia di Natale. Quello era il loro modo di festeggiare insieme, spiegò Page, perché i genitori del suo fidanzato li avevano invitati la sera del 24 e lei non poteva rimandare quell'occasione. Le altre si erano trovate d'accordo sulla decisione della leader e lei aveva annuito come sempre.

Prima di partire da casa, la scelta del vestito sembrava così importante, ora che stava a casa e aveva scoperto che non aveva funzionato copriva solo lo strato di dolore che per gli altri era pelle. Ora non importava più, era di nuovo sola nel suo appartamento. Nessuno le avrebbe fatto complimenti o avrebbe più criticato la tonalità di rosso che si era messa sulle labbra. Il suo appartamento era immerso nel silenzio. Non aveva un fidanzato con cui stare o dei figli da curare così accolse la noia e si abbandonò sul divano stropicciando il vestito. Ecco il bip proveniente dal telefonino: una notifica da Instagram. Page aveva appena pubblicato delle foto scattate durante l'ora precedente. Sbloccò il cellulare e aprì il social. Sullo schermo sembrava tutto così facile: persone che si allenavano, altre che festeggiavano con gli amici, altre che pubblicavano l'annuncio del loro primo anniversario con il loro ragazzo. Una di queste, Rose Jean, aveva ripreso la lunga scia di petali di rosa che ricopriva il pavimento del corridoio come zucchero filato e la accompagnava verso il salotto in cui era appesa la banalissima scritta "Ti amo, per sempre noi". Scaraventò il telefono dall'altra parte del divano e sbuffò. Osservò le quattro pareti che definiva "casa": le foto poste sulle mensole erano sempre le stesse, Victoria con mamma e papà, Victoria il giorno del suo diploma. Stava risparmiando spazio per la sua foto di laurea ma a quel punto non pensava ce ne sarebbe mai stata una. Ora osservò i vecchi libri di scuola dei suoi nonni che teneva più per autoconvincersi di essere abbastanza intelligente che per consultarli. Lei non sapeva, ed era questo che la feriva. Sembrava invece che le sue amiche sapessero più di lei e che, per qualsiasi distorta ragione lei non fosse tenuta ad essere informata. Perfino la sua esistenza era misera. Cos'aveva di speciale? Che cosa la differenziava dagli altri? A questa sua domanda non avevano mai risposto nemmeno i suoi genitori e non capiva perché, in fondo dovrebbero essere loro a conoscerti meglio di qualsiasi altra persona. Ma se neanche loro la conoscevano allora? Non avrebbe mai iniziato a essere qualcuno. Forse era questo che nessuno le aveva mai detto. La fatidica e impossibile soluzione. C'era stato solo un momento in cui, forse si era sentita apprezzata. Aveva 10 anni e stava disegnando nella sua camera, quando suo nonno era entrato e le aveva fatto i complimenti. Ne era rimasta stupita e aveva continuato a disegnare per un altro paio d'anni fino alla morte del nonno in cui aveva abbandonato definitivamente quella passione. Ora che ci pensava, forse non era mai stata così brava.

Ai suoi genitori non interessava molto, bastava che la figlia andasse bene a scuola e che facesse la brava ragazza. Li definiva da sempre i genitori sbagliati perché erano molto diversi da lei, e da piccola desiderava tanto cambiarli. Durante l'adolescenza avevano capito di che pasta era fatta la loro bambina ma non avevano provato ad avvicinarsi a lei come pensava avrebbero fatto. Lei ci era rimasta male, ci aveva pianto sopra e poi, a 19 anni aveva iniziato a cercare un appartamento poco costoso e loro non avevano detto niente. Dunque sono sempre stata sola, pensò, nessuno è mai venuto a chiedermi come stavo o se avevo bisogno di qualcosa. Quel pensiero oscurò il salotto e l'avvolse in una nube grigia. All'improvviso le foto si ingrigirono, spensero i sorrisi e i libri si strapparono. Il suo vestito presentò prima una macchia che poi si estese lungo le sue gambe, ricoprì i seni e investì il suo cuore di un sentimento pesante che in un primo momento le impedì di respirare. I suoi polmoni si trasformarono in una cassaforte senza chiave. La morte si fermò sullo stipite della porta e la osservò con i suoi occhi saggi e ragionevoli, lei allungò una mano verso la figura e mimò con le labbra "prendimi con te". Qualcosa le sfiorò le dita provocandole solletico e una forza sconosciuta le buttò la mano all'indietro. La riconobbe, era un'amica fedele che le stava sempre accanto e l'aiutava da sempre. Si era seduta vicino a lei quella sera e l'aveva cullata quando lei non parlava. Anche ora era vicina a lei e le stava tenendo la mano. Ora sollevò la sua mano e l'accarezzò dolcemente sul viso bagnato di lacrime. Victoria chiuse gli occhi per sempre.

Il suo corpo venne trovato solo quattro giorni dopo Natale da una donna anziana che passeggiava nel quartiere appeso con una corda al balcone di casa. Dondolava come un'altalena durante un temporale, i suoi occhi rimasero spalancati, le lacrime nere di Mascara pitturate sotto gli occhi e sulle guance ormai ghiacciate, il viso rivolto verso l'alto, i piedi e le braccia cadenti verso il basso. Sui giornali venne confermato il suicidio di una ragazza universitaria 23enne. I funerali si svolsero nella città dove aveva vissuto fino alla fine dell'adolescenza con i genitori. Page fece il solito discorso sull'amicizia e sul valore di questo elemento, di quanto lei, Victoria e le altre fossero legate e buttò giù qualche lacrima. Tre settimane dopo fu annunciata la proposta di matrimonio di Norman mentre Taylor e Rebecca partirono per l'estero insieme. Di Victoria non parlò più nessuno, i suoi genitori la ridussero a una fotografia sulla mensola. Se da viva Victoria non era nessuno, da morta non era mai esistita.

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