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Grazie papà

Oh baby, baby

Oh baby, baby

Oh baby, baby, how was I supposed to know

That something wasn't right here

Oh baby, baby, I shouldn't have let you go

And now you're out of sight, yeah

Show me how want it to be

Tell me baby 'cause I need to know now, oh because

Caroline cantava a squarciagola nella sua BMW nera, era molto felice poiché diretta a casa della sua migliore amica, Greta che era tornata in America dopo tre anni consecutivi in India per volontariato.

Le due amiche si erano conosciute ad una festa di paese e poiché per Caroline quella era la prima volta che usciva per stare tra la gente del piccolo paesino tra le montagne era anche stata la prima volta in cui le due avevano avuto la possibilità di fare conoscenza.

Quel pomeriggio sebbene fossero le tre e la popolazione vivesse sotto un clima estivo, faceva molto freddo e il cielo era nuvoloso, gli alberi che incorniciavano le strade venivano spinti sgarbatamente dal vento, e qualche ora più tardi anche la nebbia giunse in aiuto di questo.

"Guarda che nebbia, fortuna che il meteo diceva che ci sarebbe stato così tanto sole da spaccare le rocce, invece, sono in macchina con il giubbotto di jeans a congelare. Fantastico" mormorò Caroline.

La strada diventò sempre più asfaltata e isolata, la musica si fermò. Ci volle qualche minuto perché la giovane donna si potesse accorgere del silenzio improvviso.

"Cosa, perchè?" ignorò il problema di poca importanza e iniziò a pensare a Greta, a cosa avrebbero fatto e di cosa avrebbero parlato quando magicamente anche l'auto si fermò in mezzo alla strada.

Caroline si mise le mani tra i capelli "Sapevo che sarei dovuta andare dal meccanico. Perché non ci ho pensato prima?" esclamò.

Suo padre le aveva regalato da poco quella macchina, e non era mai stato riscontrato alcun problema.

Appoggiò la testa al sedile, sbuffò e si mise alla ricerca del telefono, riposto nella borsa, "nessun segnale" fu quello che lesse. Provò a chiamare qualche numero d'emergenza, ma la telefonata non partiva.

"No, no, no!" sbattè i pugni contro il volante, e lanciò il telefono nel sedile accanto al suo.

"Vaffanculo, auto di merda" guardò l'orario, 16:30 e poi alzò lo sguardo fuori dall'auto. Era buio, le macchine che avanzavano davanti e dietro di lei erano scomparse.

Incredula scese dall'auto per capire al meglio la situazione.

Un colpo d'aria gelido le lasciò uno schiaffo sulla guancia. Incrociò le braccia per ripararsi dal forte vento. Si guardò intorno, il grande albero dietro di lei si faceva sempre più alto coprendola dalla nebbia. Si accorse poi dell'assenza di sole, e la cosa la stupì parecchio. Più l'ombra si estendeva, più il freddo la aggrediva come se volesse divorarla.

Iniziò a tossire con un colpo e poi ne susseguirono altri più forti, fino a invaderle la gola come se fosse stata spezzata, non riuscì più a respirare continuando a vomitare sangue.

Pianse fino a che non cadde a terra, il viso rivolto verso il cielo nero, la nebbia più fitta e una pioggia forte che iniziava a piantare le sue radici. Il cuore di Caroline iniziò a diminuire il battito lentamente. Una lacrima segnò il viso della dolce ragazza e le palpebre si chiusero di scatto a causa della vista offuscata.

Le calze color carne diventarono più nere a contatto con il fango quando le ginocchia cedettero, e come se il corpo fosse stato svuotato completamente dall'anima che lo abitava si lasciò cadere violentemente sulla fanghiglia.

Continuò a piovere forte per qualche ora senza il cadavere potesse essere scoperto da qualcuno e poi gli occhi della giovane donna si riaprirono.

Smise di piovere, nel cielo ricomparve il sole e la ragazza dopo essersi svegliata del tutto si alzò, si guardò intorno e sorrise compiaciuta pulendosi i vestiti.

"Bel corpo, grazie papà" sussurrò nel riflesso dell'auto.

Aprì la portiera, infilò la chiave e la macchina ripartì.

"Buongiorno mondo" urlò indossando gli occhiali da sole

"Fa proprio caldo a quest'ora, il meteo non si sbagliava. Non vedo l'ora di rivedere Greta".

Alla radio She's got the luck.

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