Love Story[Completa]
[ATTENZIONE: QUESTO È IL SEQUEL DI "HORROR STORY", NELL'ALTRO LIBRO]
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"Ce la puoi fare", pensò Jack,"ce la puoi fare, ce la devi fare!".
Tornò indietro, prese una bella rincorsa, e si librò con un salto, scavalcando il cumulo di macerie accavallate sul pavimento, le vecchie parti del muro che si trovava ora sotto i suoi piedi, un tempo davanti a lui. Si avviò verso la sala da poker, tranquillamente. Rovistò tra le bottiglie contenenti le strane miscele che la gente beveva in quel mondo, e vi trovò la scatoletta. La SUA scatoletta. L'aveva cercata dappertutto, non trovandola.
Gli era venuto un brivido di freddo quando, la sera prima, si era accorto di averla persa: un brivido che gli aveva trapassato le vertebre, toccato il midollo e non aveva quasi chiuso occhio, la sera prima. Ma adesso era diversa, la cosa: lui non aveva più problemi, per ora. Aprì il piccolo cofanetto, rivelandone la bellissima pietra incastonata in un braccialetto meraviglioso. Si perse più e più volte nei riflessi rosso fuoco e scarlatto della pietra, un rubino davvero bello,sembrava un pezzo di lava brillantato e sfumato all'interno. Continuò a guardare attratto il contenuto dello scrignetto,non accorgendosi della presenza dietro di sè. La figura gli toccò la spalla, lievemente e muta come un'ombra, facendogli prendere un bel magone. Si girò di scatto: meno male, era solo Spades...dalla sua espressione (quella degli occhi s'intende...) si capiva che voleva parlare con lui. Sembrerà strano, ma il BPT, per quanto abbia le bocche distrutte, tenute insieme da dei fili di spago colorati per non far staccare mandibola da mascella (fatta eccezione per Fool), sa parlare. Tutti i suoi componenti sanno parlare,anzi, la loro provenienza era accentuata proprio per questo, Jack aveva capito subito da dove venissero: Spades era tedesco (anche se l'accento era più russo), Clubs era francese (e dalla sua evve moscia si sentiva subito), Diamonds era danese (e parlava smozzicando un po' le parole, oppure non parlava) infine Hearts era inglese (aveva il tipico accento di Oxford).
-Zenti, Jack, potrezti fare un zalto in centro per prendere dei fili e dei feztoni per la fezta di oggi?-
Jack si sforzò di trattenere le risate: gli suonava buffo l'accento di Spades, soprattutto le "s" che lui leggeva o pronunciava "z".
-Come?! Ancora una volta?! Ma non ci eravate già andati ieri?!-,
Inveì Jack.
-Zì, ma il fatto è...che noi...dobbiamo addobbare...anche il camerino!
E-e-e poi, ehm...il terzo piano! Sì,il terzo piano!-,
Detto così sembrava uno scherzo: gli pareva non sapesse cosa dire e/o inventarsi.
-E-e e poi tu e Diamondz non fate nulla...quindi, perché non ci andate inzieme?-, terminò Spades.
Jack restò sbalordito: non era mai stato con una ragazza prima d'ora per così tanto tempo. Non aveva, tanto meno, mai saputo che tipo di persona fosse Diamonds, quindi non conosceva niente di lei. Ma proprio NIENTE.
"Vabbè", pensò, "proverò a trattarla come meglio posso". Si accorse solo in quel momento che la gelida mano scheletrica di Spades era sparita, lui con essa. Era proprio sbadato, oltre ad essere solo sulle scale. In quello stesso momento prese la sua decisione: avrebbe trattato Diamonds con i guanti di seta.
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Gli venne il dubbio che Spades gli avesse proposto di "uscire" con Diamonds solo ed esclusivamente per togliersela dalle scatole. Afferrò un ciondolino del suo "collare", battè il pollice e l'indice tre volte su di esso e contemporaneamente e si aprì, un mini orologio al quarzo. Era pressapoco esterrefatto.
"Davvero un buon lavoro!", si congratulò mentalmente con Clubs e Spades, i quali avevano lavorato sodo per aggiungere dei gadget ai collari di ognuno.
Avevano impiantato: micro spie, telecamere, cimici, coltellini svizzeri, forcine per scassinare le serrature e, cosa più importante, un mini orologio.
Guardò lo schermo della micro apparecchiatura: le 15. Solo tre ore da quando erano usciti dal casinò. Solo tre ore in cui era riuscito a ritrovarsi come un grande appendiabiti. Altre 8 ore prima del turno di lavoro.
Adesso si trovavano per le vie di quella stramba ed insolita città: lui come animale da soma, lei come principessa. Jack portava appresso tantissime borse, Diamonds, intanto, correva di negozio in negozio. A lui veniva il fiatone, a lei non gliene poteva fregare di meno della fatica di camminare.
Era sfinito. Si girò intorno velocemente ed adocchiò quasi subito un tavolino libero di un bar. Con un sorriso che andava da un orecchio all'altro (cosa possibile se pure tu non hai una bocca compatta e divisa in due), si sedette in pace e con calma. Rabbrividì al contatto con il ferro freddo della sedia, ma abituandosi a quella situazione subito dopo. Appoggiò vicino a sè le borse varie che Diamonds gli aveva caricato in groppa, distese le braccia e la testa davanti alla sua propria figura sopra il tavolino e sospirò. Aveva la schiena a pezzi. Poteva pure sentire le ossa scricchiolare. Sentì dei passi. Tacchi. Era Diamonds. Non gli disse nulla, come da abitudine, e si accomodò di fronte a lui, in silenzio. Si guardarono per qualche istante:
Lui, tutto rosso per la foga ed i capelli sudaticci attaccati ai lati della faccia, sulla quale scorrevano piccole perle di sudore; lei, un po' affannata e con i capelli arruffati.
Iniziarono a ridere, e ridere e ridere.
Lei piangeva dal ridere, lui tossiva per il medesimo motivo. Gli diede una leggera pacca sulla spalla, per farlo smettere di tossire: un tocco leggero ma talmente efficace da farlo arrossire. Diede un'altra fugace occhiata all'orologio: le 15:47.
"Wow", pensò, "il tempo scorre proprio veloce...". Si alzarono e, mentre lui sollevava le borse di biogiotterie ed una a parte, la quale conteneva gli articoli richiesti da Spades. Diamonds non si sarebbe mai permessa di comprare vestiti: non lo prevedeva il regolamento. Fool ci teneva alla buona presentazione e, per farli distinguere e riconoscere dai clienti, aveva dato ad ognuno di loro un costume, anzi, più paia dello stesso costume, da mettere sempre ed in ogni occasione: mai togliersi quei costumi. Se fosse stato per lei, Diamonds avrebbe certamente comprato qualcosa per sé: i soldi in quel casinò non mancavano. Si ricordò di tutte quelle volte in cui gli altri ringraziavano Spades e Clubs per aver manomesso le slot machine, nulla di più semplice per loro, avendo, tra l'altro, cambiato i programmi per portare le possibilità di vincita al minimo: 1 su 2.459.147.578, se non ricordava male era quello il numero che gli aveva riferito Spades. Non solo si accorse che stava pensando un po' troppo, che Diamonds stava correndo tenendolo per il polso e che lui era piuttosto...aspetta: stavano correndo?! E dove?!
-Dove stiamo...anf, anf, correndo...?-,
Chiese Jack con il fiatone.
-In un posto che ho sempre desiderato di vedere!-,
Diamonds si risparmiò sulle parole, pronunciandole tutte velocemente, con anche lei il fiato tirato. Corsero per, all'incirca, venti minuti: quel posto non era poi così vicino alla città, era poco più fuori "dal confine". Iniziava a vedere un...un...un giardino botanico, ecco cos' era!
Aprirono lentamente il cancello di ferro arrugginito, varcandone la soglia. Miriadi e miriadi di alberi, fiori e arbusti li investirono con i loro profumi aromatici dalle mille e più essenze. Jack era incantato: quel giardino si dimostrava una vera meraviglia. Si girò: Diamonds lo stava chiamando, era davanti ad un laghetto illuminato dalla Luna. Un'altra occhiata all'orologio: le 16:35. Lasciò perdere l'orologio e corse incontro alla ragazza in riva al laghetto. C'erano già le stelle in cielo, e la fontana funzionava benissimo: una scena romantica perfetta. Dedicò uno sguardo fugace a Diamonds: era arrossita e guardava avanti, con la testa poggiata alla sua spalla. Lui fece altrettanto, ma si limitò al guardare in avanti. Troppo imbarazzo nell'aria. Si stava per voltare verso la ragazza dei quadri, quando avvertì una sensazione morbida alle labbra. Una sensazione morbida e dolce. Diamonds lo stava baciando!
A lui piaceva quel bacio, ma non era quello che voleva: se lo sarebbe immaginato molto più diverso il suo primo bacio. Dolce, affettuoso, ma soprattutto dato da una persona che gli piacesse. Non che Diamonds non gli piacesse, anzi, era piuttosto bella, ma a lui non faceva sentire le farfalle nello stomaco... . Ricambiò quel bacio un po' sofferto con riluttanza: non voleva farla sentire male, e poi gli sarebbe dispiaciuto farla intristire per colpa sua.
-Ti amo tanto-,
Gli disse, dolce, Diamonds, rompendo il bacio.
-A-anche io...-,
Rispose, tremolante, Jack.
-Qualcosa non va?-,
Era preoccupato il tono usato dalla ragazza dei quadri.
-No, niente-,
Le disse il Jolly, abbracciandola.
Lui si sentiva un idiota: si stava approfittando dei sentimenti della sua amica.
Un'altra ragazza si sentiva un'idiota: le aveva rubato il ragazzo, ed ora correva via, verso il casinò.
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Hearts era sempre stata una ragazza forte, una vera roccia. Inoltre era gentile con tutti (cosa inimmaginabile se si considerava solo l'espressione a cui la sua bocca era costretta dai fili e dal maleficio di Fool). Era dotata, tra l'altro, di una sensibilità e tenerezza fuori dal comune: anche Spades, suo cugino, glielo ricordava continuamente.
Ma ormai non aveva più speranze: Jack era di Diamonds, non suo. Ricacciando le lacrime, si girò e scappò verso il casinò, con un ragazzo nel cuore ed un tradimento nella mente.
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Quando Clubs gli diceva che lavorare al casinò era difficile, l'aveva presa per un'intimidazione, ma ora gli era certo: non poteva essere più faticoso e stancante!
Erano arrivate le cinque del mattino, quindi i clienti erano usciti qualche mezz'oretta prima. Aprì la finestra, e si pentì immediatamente di averlo fatto: faceva freddissimo. Chiuse velocemente la finestra e scese al pianterreno. Superò il corridoio e uscì dall'edificio passando dal retro. Stava cercando Hearts, era tutta la notte che non l'aveva vista. Ed in quel momento la vide, seduta sul pavimento in legno che dava verso il giardino botanico, ancora intatto, dietro alla struttura. Era accovacciata sul bordo, non capiva se volesse prendere l'acqua o meno. Era una pioggia che scendeva bene, nè troppo forte nè troppo piano. Le si avvicinò.
Non sapeva che Hearts pensasse che lui fosse Spades, infatti lo chiamò.
-Spades...sei tu...?-,
La sua voce era rotta dal pianto.
Lui non aveva mai visto Hearts piangere se non quando rideva troppo. Si sentiva davvero male...
-No, sono solo io-,
Le disse.
-Ah, sei tu...-,
Si sentì pronunciare una nota acida in quella frase: che non lo volesse lì?
-Perchémi tratti così?-,
Le chiese tristemente Jack. Al sentir il mutamento nella sua voce, Hearts si girò di scatto, pensando stesse per piangere. Si alzò. Si guardavano negli occhi. E fu solo in quel momento, in quel piccolo istante in cui Jack poté vedere, anzi, guardare la sfumatura di colore negli occhi bianchi che aveva davanti. Una sfumatura celeste.
"Incantevole", pensò immediatamente.
Solo in quell'attimo di tempo si accorse di quanto Hearts fosse perfetta: alti uguali (lei un po' meno), tristi, delusi, amareggiati e, soprattutto, compresi da poche persone. E notò, inoltre, che come lui riusciva ad aprirsi a Clubs, lei faceva altrettanto con Spades. Quei tre si conoscevano dall'asilo,ma fin da quei tempi Clubs aveva dimostrato una certa possessività verso Spades. Comunque, accadde l'inaspettabile ma l'aspettato: Hearts gli diede un bacio a fior di labbra. Un contatto dolce e tenero,che non lasciava trasparire nemmeno un tocco del suo amore. Adesso il loro amore. Avvenne tutto in un attimo. Una luce abbagliante li travolse, facendoli percepire strani e contorti. Si stavano sformando!
E, nell'attimo successivo, di nuovo con i piedi a terra, abbracciati a guardare le gocce di pioggia, ora più tenue, scendere lentamente come briciole di diamante lanciate dalle mani generose di un qualcuno lassù nel cielo. Gli stessi diamanti che l'uno vedeva negli occhi dell'altra. Adesso non erano più come prima. I piedi con cui toccavano terra, piedi umani... le loro bocche, bocche umane...ed il bracciale di Alexander legato al polso di Coraline, legato come le loro braccia.
-Bravo Jack, l'hai capito di amare Coraline-,
Disse, mentre li guardava, Reenè. E sparì dietro al muro, la sua coda bionda dietro di lei: adesso era felice...
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