Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Loop

Storia beeve Fantasy.

Eldrag viaggiava sempre in testa al gruppo, cupo come quando raggiunse Farrah per la prima volta al villaggio delle Sei Penne. Erano in viaggio da tre settimane, e, ormai, avevano raccolto i superstiti dei villaggi dei Picchi Argentati e degli abitanti della valle. Quella banda di straccioni aveva attraversato il Tayi, a Nord del regno dei Dunamar, ormai distrutto dalla Piaga e in preda alla devastazione. Mancava poco alla loro destinazione, la salvezza era vicina.

Eldrag li aveva salvati. Non che si fosse mai dimostrato entusiasta della cosa.

Erano passati due mesi dall'inizio della fine.

Nessuno al villaggio aveva idea di cosa fosse successo, nessuno aveva ricevuto notizie dalla capitale e, in seguito, non si erano presentati delegati del regno, ne soldati. Nessuno. Sul loro mondo, e sul resto del mondo, era semplicemente calata una pesante cortina grigia di nuvole pesanti. L'aria, giorno dopo giorno, si era fatta irrespirabile, mentre i raccolti deperivano e il bestiame moriva. Farrah e i suoi concittadini cominciarono a capire che qualcosa non andava quando anche i bambini cominciarono ad ammalarsi. Uno dopo l'altro soccombevano a quel male invisibile che asciugava i loro corpi senza che nessuno potesse farci nulla. Decisero di muoversi verso le montagne che separavano le loro terre dal Tayi, le pianure desolate. Lì, forse, avrebbero trovato riparo dalla rovina. Quando i pochi superstiti giunsero a destinazione, poterono vedere, da lontano, l'enorme incendio che divorava Lindelm, la capitale del regno. Il fuoco bruciava con tanta violenza da essere visibile anche di giorno, anche da quella distanza. La capitale era inondata da onde di vampa e una coltre quasi uniforme di cenere e polvere. Fu in quel momento che si resero conto di quanto grave fosse la situazione. Nei giorni seguenti, altri superstiti da altri villaggi raggiunsero i picchi. Nessuno aveva idea di cosa fosse successo, c'era chi diceva che i venti di guerra avessero raggiunto Lindelm, chi evocava gli orrori di antiche profezie. Nessuno, in realtà, aveva la certezza di nulla. Per qualche tempo le cose procedettero bene, c'era già chi pensava di stabilire un avamposto fisso lì, per poi scendere di nuovo a valle quando il tempo sarebbe stato propizio. In uno di quei giorni, comparve Eldrag. Tutti capirono che era un mago. La lunga tunica nera, logora e rovinata gli dava un aspetto da pezzente, rendendo la sua figura ancora più inquietante. Farrah intuì subito che se volevano una concreta possibilità di salvarsi da qualsiasi cosa avesse creato quella distruzione, dovevano affidarsi a lui. Eldrag non si dimostrò collaborativo, e non fece mistero del motivo. Era diretto oltre il Tayi, alla roccaforte del suo ordine, l'antico bastione di Eldergard. Il solo nominare quel posto creò tensione tra i superstiti.

Solo i maghi sapevano quali misteri venissero celati dalle mura di pietra di Eldergard. Gli stessi maghi venivano reclutati in modo oscuro e misterioso. Venivano rapiti da infanti, portati lì, e da quel momento nessuno sapeva più nulla di loro. L'aspetto di Eldrag non faceva altro che alimentare il sospetto e la paura. Niente di tutto questo, comunque, aveva più importanza. I temporali spazzavano la valle, inondando di saette i boschi che ora bruciavano come Lindelm. Poi, col passare del tempo, i fiumi cominciavano a prosciugarsi, la terra si spaccava, arsa da un male incontrollabile, le notti erano sempre più buie.

Eldrag non voleva compagni di viaggio, ma non poteva certo impedire a più di duecento persone di viaggiare nella sua stessa direzione. Il Tayi, comunque, avrebbe dimezzato il loro numero, e, su questo, Eldrag non promise di poterci fare nulla. Quando si rimisero in cammino, il numero dei superstiti era quasi raddoppiato. Donne, uomini, anziani e qualche bambino si misero in viaggio per le pianure del Nord, in cerca di salvezza, guidati da un losco mago dotato solo dei suoi vestiti distrutti e di quello strano bastone di legno nero che portava sulla schiena. Le pianure confermarono quasi immediatamente la loro fama di morte, mentre, notte dopo notte, qualcuno scompariva, qualcun altro non si risvegliava, e, molti, si ammalavano e il loro corpo veniva squassato da attacchi incontrollabili di tosse. Una di quelle notti, Farrah stava mangiando delle bacche raccolte per strada, e succhiava delle radici, tutto il cibo che avevano trovato, quando Wygo, capo villaggio di Punta Argento, la raggiunse. Eldrag se ne stava sempre solo, ai margini dell'arco di luce dei fuochi. Non mangiava quasi mai, di rado beveva qualche sorso d'acqua. E vegliava, in continuazione.

"Ti fidi di lui?" gli aveva chiesto Wygo. Farrah, per i primi tempi, si era tormentata nel dubbio. Alla fine, concluse che nella loro situazione era una domanda che non aveva nessuna risposta. Non c'era modo di saperlo con certezza, esattamente come non c'era modo di salvarsi se non grazie all'aiuto di qualcuno più preparato di loro. Tuttavia, lei aveva parlato con Eldrag, e con qualcuno doveva pur sfogarsi.

"Sono riuscita a estorcergli qualche informazione – ammise infine – Ci sono stati diversi scontri nel regno. Un esercito del Sud, ha detto, ha invaso il Dunamar e sono riusciti ad arrivare alla capitale. Li hanno fermati, nonostante le enormi perdite. Ma lo scontro è stato cruentissimo e ha messo in ginocchio invasori e difensori. La guerra, però, non è finita. Gli invasori hanno usato la magia e torneranno, e lui è stato incaricato dal suo ordine di tornare a Eldergard e recuperare un antico artefatto per prepararsi alla prossima battaglia" Wygo non commentò subito. Eldrag, da lontano, nonostante i suoi poteri si stessero affievolendo, riuscì a sentire la conversazione. Avrebbe voluto agire diversamente, ma doveva fare qualcosa.

"E una volta giunti a Eldergard cosa succederà?" chiese Wygo giocherellando con la collana con l'opale adornato di una pietra preziosa, amenicolo posseduto da ogni capo villaggio. Eldrag spuntò alle loro spalle.

"Vi lascerò lì" disse. Wygo e Farrah, sorpresi, si voltarono a guardarlo. I suoi occhi scuri erano praticamente invisibili al buio.

"Qualsiasi leggenda abbiate sentito su Eldergard è falsa. I maghi stessi le hanno alimentate per tenere lontani i curiosi. Tuttavia, i maghi di Eldergard sono tutti a Lindelm, e il forte è vuoto. Una volta giunti a destinazione, potrete rimanere lì, è un luogo più sicuro di qualsiasi altro rifugio troverete"

Il mattino seguente ripartirono. Due giorni dopo, quando il profilo delle montagne del Nord ormai li sovrastava, Eldrag ordinò al gruppo di fermarsi. Ormai il sole non si vedeva più, di tanto in tanto, una leggera pioggia inzuppava i vestiti e appesantiva l'anima. Si fermarono in mezzo al nulla, senza ripari di nessun tipo, al freddo. Eldrag ordinò a Farrah e Wygo di tenere tutti lì. Da solo, superò il letto di un fiume in secca, risalendo l'argine e oltrepassando degli ammassi di roccia. Trovò i soldati accampati li dietro, nascosti, le divise distrutte, sporchi ed emaciati. Quello che sembrava il capo si alzò in piedi immediatamente quando vide Eldrag. Nessuno dei due sembrava felice di vedere l'altro.

"Cosa ci fate qui? Avevamo un accordo" sentenziò duro il mago. Il soldato, daga alla mano, si avvicinò lentamente, un ghigno diabolico tremolante nelle labbra.

"Beh, l'accordo è cambiato, mago"

"Vi ho lasciato prendere alcuni di loro mentre dormivano. Non vi basta?"

"No, non ci basta più. Abbiamo fame, mago, e se vuoi passare il Tayi con i tuoi amichetti, devi stare alle nostre condizioni, altrimenti li ammazziamo tutti e tu i tuoi sogni di gloria morirete in queste terre desolate" altri due soldati si erano alzati in piedi. Il cannibalismo li aveva resi folli e imprevedibili, e stava succedendo prima del previsto. Non aveva altra scelta. Estrasse il bastone di tamerice dalla schiena. L'ultima sua difesa.

"Oh, giusto, il bastone magico. Conoscevo un tale di Eldergard, Wanax credo si chiamasse, che mi ha spiegato come funziona la magia dei vostri giocattolini. Ogni giocattolino ha la sua fonte di magia, giusto? E il legno da cosa la prende? Ah già, dalla terra" disse mostrando la desolazione delle praterie attorno a loro. Era tutto marcio, ogni filo d'erba moriva lentamente, giorno dopo giorno, la terra deperiva per diventare cenere.

"Quanta magia ti rimane dentro quel bastone, mago?" Eldrag serrò la mascella e strinse i denti.

"Abbastanza da uccidervi tutti" dopo qualche secondo di tensione, il soldato attaccò a testa bassa. Eldrag puntò il bastone, e una saetta di luce verde prese in pieno il petto del suo avversario. Altri due scattarono prontamente, ed Eldrag li fulminò col suo bastone. L'ultimo riuscì a raggiungerlo, menando un fendente diretto al costato. Il mago lo fermò col bastone, il quale, ormai, aveva esaurito la sua carica magica. Il legno di tamerice, flessibile e resistente, assorbì il colpo, ma si spezzò in due. Eldrag non perse tempo. Afferrato uno dei due pezzi, bloccò prontamente il soldato e gli piantò il bastone nero nel collo, tenendolo stretto finchè non smise di dimenarsi. Ansimante, affranto, diede un ultimo sguardo al suo bastone, ormai un semplice pezzo di legno, prima di accorgersi che il primo soldato era ancora vivo. Si inginocchio su di lui.

"Che cosa gli hai raccontato stavolta Eldrag? L'esercito del Sud?" Eldrag non rispose. Era stanco, e la speranza si affievoliva a ogni tentativo. Negli occhi del soldato c'era disperazione. Non quella del condannato a morte, ferito da uno con cui aveva combattuto fianco a fianco. Era la disperazione di chi sa che non c'è più speranza. Il mago non ci pensò due volte e pose fine alle sue sofferenze. Superato l'ammasso di rocce, trovò Farrah. Il momento di tensione durò solo un istante. Farrah lo abbracciò. Aveva visto tutto, come aveva combattuto con quei soldati, per difendere i sopravvissuti. Quando si staccò da lui, sorrideva, e aveva le lacrime agl'occhi.

"Tieni – disse togliendosi la sua collana – Un dono per le nostre vite" Eldrag non rispose, non mutò espressione, prese la collanina e rimase in silenzio.

Quando ripartirono, un vento impetuoso cominciò a sferzare da Sud. Non c'era più tempo. Salirono le montagne più in fretta che potevano. Ormai quasi la metà dei sopravvissuti erano morti, e i rimanenti, Eldrag compreso, erano allo stremo delle forze. Quando l'entrata di Eldergard, comparve in mezzo alle montagne, la speranza finalmente di riaccese. Il mago li fece entrare e richiuse il portale. Al sicuro dietro le mura di pietra del forte, tutti tirarono un sospiro di sollievo. Eldgar, però, non sembrava volesse perdere tempo. Li portò attraverso gli antichi corridoi, ormai abbandonati e vuoti, fino a una sala circolare, dove, uno a uno, li fece entrare, ricevendo il ringraziamento di ognuno, con la morte nel cuore.

Farrah si guardò attorno. L'enorme sala circolare era spoglia di ogni arredamento, degli enormi tubi di rame salivano dal pavimento, seguendo il tetto a cupola e scomparendo nel foro centrale. Farrah si guardò attorno, e, mentre un dubbio s'insinuava in lei, sentì la grossa porta di ferro richiudersi. Cercò Eldrag, senza fortuna. Corse verso la porta, ma era chiusa. Cominciò a battere sul ferro, richiamando il mago. Dalla parte opposta, Eldrag aveva infilato le mani in tasca e ora si rigirava tra le dita le sei collane dei capi villaggio. Un dono per le loro vite. Aprì lo spioncino, e, quando i loro sguardi s'incrociarono, Farrah capì.

"Non c'è nessuna salvezza" sussurrò. Eldrag scosse la testa.

"Non ci siamo incontrati per caso, vero?" e il mago, di nuovo, scosse la testa.

"Non è stata una guerra – disse infine – I Demoni hanno riaperto il Varco. Abbiamo provato a respingerli, ma non c'è stato nulla da fare. La guerra è durata meno di una settimana, e abbiamo perso, Farrah. I Demoni hanno conquistato il regno in pochi giorni, hanno annientato la Legione e distrutto tutto. Erano organizzati, sapevano dove e come colpirci" Farrah era terrorizzata, mentre la sua mente collegava i pezzi di quella storia.

"Perché c'hai portato qui?"

"Mi è stato assegnato un compito. Il Varco può riportarmi indietro nel tempo, possiamo riprovare. Per attivarlo però, mi serve una fonte di energia" Farrah ebbe un fremito. Una fonte di energia. Loro. Ululati terrificanti giunsero dall'esterno. Il tempo era scaduto. Eldrag infilò la mano in una fessura accanto alla porta, afferrò una leva e tirò. Il frastuono delle turbine invase la sala dov'erano rinchiusi i sopravvissuti, mentre la cupola si riempiva di un'intensa luce bianca. I loro sguardi s'incrociarono di nuovo, per l'ultima volta. Negli occhi di entrambe c'era disperazione, l'annichilente consapevolezza di ciò che andava fatto. Infondo, dietro il buio dell'orrore, brillava ancora la speranza.

"Non fallire" disse Farrah.

"Non fallirò"

6E1

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro