Leila
Non me lo aspettavo. Ti vedo per la prima volta seduta al tavolo di un pub, ti porti dietro quella bellezza di chi ha gli occhi di tutti addosso. Anche i miei, ora. Stai composta nel tuo sgabello, le gambe lunghe accavallate, una mano posata dolcemente sul ginocchio scoperto che esce dallo strappo dei jeans. Hai un sorriso ammiccante, tieni tra le labbra e i denti la cannuccia con cui stai bevendo il tuo drink. Vorrei essere io, quella cannuccia. Mi siedo al bancone, poggio i gomiti sul legno freddo e ordino la solita roba forte che spero mi faccia andare fuori di testa presto, perché ho bisogno di dimenticare. Me ne sto tutto preso tra i miei sbagli ed i miei guai che quasi mi sono dimenticato di te. Poi mi sorprendi, quando ti vedo con la coda dell'occhio che ti stai avvicinando a me. Sento l'ansia che mi accartoccia lo stomaco, cosa ho da darti, io? Ti siedi accanto a me, io ancora non mi giro a guardarti. Mi scolo il mio cocktail, tutto d'un fiato. Forse spero che l'alcool possa darmi un po' di coraggio.
- Ce ne facciamo un altro?
- Piacere, Alex.
- Leila.
È così che inizia la mia più grande storia d'amore o forse la mia più grande storia di autodistruzione. Leila è stata per me sale, ma è stata anche la cura.
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