◈
Ciao a tutti, eccoci di nuovo qui.
Lo so... sto temporeggiando tantissimo con i nuovi capitoli di Dannato Istinto, ma posso dirvi che intravedo la luce!
Per addolcirvi l'attesa vi lascio una One Shot che ho scritto durante un weekend strano, ma strano davvero (Anya_Tara è la prima ad averla letta e sa bene la mia volubilità).
Ammetto che non ero convinta di pubblicarla, ma Nodosenoatriale è rimasta così folgorata da questa Shot da farci una copertina personalizzata. E ditemi... di fronte ad una cosa così bella, sareste riuscite a dire di no?
Quindi abbracciamola forte e amiamola per quanto è brava a disegnare i miei due prediletti.
Se vi va, fatemi sapere cosa ne pensate... qui ci sono un Bakugou ed un Todoroki un po' diversi dai miei soliti quindi aaaansia!
A presto,
- Dylan
• STORIE •
A Todoroki Shoto piacevano le storie.
Non c'era un vero motivo dietro ciò, semplicemente da sempre si lasciava affascinare dai diversi punti di vista e dalle esperienze altrui.
Paradossalmente però non amava i libri. A lui interessavano le testimonianze dei diretti interessati, vedere quelle inflessioni che sulla carta stampata non poteva toccare con mano. Per contro, adorava le interviste. Molto del suo tempo libero lo trascorreva su YouTube e passava da un genere all'altro senza distinzioni.
Interviste a testimoni oculari di chissà quali vicende di cronaca nera, a personaggi famosi, a gente comune... e lui osservava i loro occhi, i loro sorrisi accennati, il loro imbarazzo, la loro rabbia.
Tutto ciò lo rendeva più che consapevole dell'imprevedibilità della vita, e proprio il fatto che sapesse dell'esistenza di queste casistiche gli faceva credere di essere pronto a tutto. Non si sorprendeva mai, calcolava anche la più piccola possibilità, e puntualmente non succedeva assolutamente nulla.
Gettò il tovagliolo che avvolgeva il sandwich mangiato al volo per pranzo, si sgranchì il collo godendosi ad occhi chiusi il tepore del sole pomeridiano, si sistemò la tracolla sulla spalla pronto per tornare all'interno dell'ateneo.
Non era solito mangiare all'aperto, ma una serie di coincidenze passate quasi inosservate l'avevano convinto a recarsi su un muretto esattamente a metà tra l'edificio principale ed i dormitori, e non gli era nemmeno dispiaciuto.
Midoriya si era trattenuto in biblioteca, e per quanto fossero legati Shoto capiva perfettamente che l'amico avrebbe saltato tutti i pranzi del mondo per stare insieme a Uraraka, la ragazza a cui correva dietro impacciatamente da un paio di anni.
Inoltre l'inverno quell'anno era stato lunghissimo ed implacabile, uno dei più rigidi di cui avesse memoria, e questo l'aveva inspiegabilmente spinto a volersi crogiolare in quel calore naturale. Proprio lui, che solitamente apprezzava più i venti freddi al sole splendente.
Uno come lui, così appassionato di avvenimenti imprevisti, avrebbe dovuto davvero insospettirsi di tutti quei piccoli cambiamenti.
"Ohi, tu" lo chiamò qualcuno alle sue spalle.
Shoto si voltò. La ghiaia del vialetto pedonale scricchiolò a quel movimento.
"Io?"
Un ragazzo dallo sguardo contrariato, vestito con una tuta smanicata nera da jogging se ne stava in piedi poco distante con le mani in tasca.
"Eh no, chi? L'albero?"
Dovette sbattere un paio di volte le palpebre, cercare di capire se avesse mai visto quel ragazzo, ammortizzare per un attimo la strafottenza maleducata che aveva ricevuto gratuitamente.
"Studi qui?" Gli chiese poi quello senza dargli neanche il tempo di offendersi per quel trattamento.
"Sì..."
Sul serio, non riuscì a mostrare il suo disappunto. Gli rispose semplicemente, preso in contropiede su tutta la linea.
"Mh, bene."
Lo sconosciuto si portò avanti il piccolo zainetto sportivo e dopo aver aperto la zip ne estrasse qualche volantino.
"Tieni."
Todoroki, inspiegabilmente e completamente incapace di connettere i propri neuroni, allungò la mano e prese alcuni fogli.
"Stasera alla festa del vostro college io e i miei amici suoneremo per un'oretta prima del dj set vero e proprio quindi siamo qui a distribuire un po' di questi."
"E che senso ha? Dovreste darli a chi non sa della festa, no?"
Piano piano il suo carattere stava venendo fuori, fortunatamente.
L'altro ragazzo lo guardò male, aveva occhi stranamente rossastri.
"A queste feste del cazzo tutti arrivano sempre a mezzanotte, ma noi suoniamo alle undici... non ci teniamo ad esibirci di fronte al nulla."
"Oh, capisco..."
"Sì, sì... quindi insomma se hai intenzione di venire convinci i tuoi amici ad entrare prima, ecco."
Sbatté nuovamente le palpebre.
"Se non sei uno studente o un visitatore non puoi entrare nel campus, lo sai?"
L'altro sollevò le sopracciglia, sorpreso, poi ridacchiò tra sé e tagliò camminando sul prato tagliato da poco su cui ovviamente era vietato passare.
"Sfido la legge per portarvi questi volantini... direi che almeno un salto, stasera, lo devi proprio fare."
Shoto rimase imbambolato un paio di minuti buoni e l'altro non si voltò più, andò diretto verso un'altra ala del cortile.
— —
"Ma chi sono questi che suonano Todoroki?"
Non c'era neanche stato bisogno di convincere Midoriya, glielo chiese lui per primo non appena Uraraka gli accennò che sarebbe andata alla festa.
"Un gruppo emergente, credo."
Il ragazzo che gli aveva lasciato il volantino si dimenava sul palco, era il chitarrista.
Aveva una maglietta larga con le maniche arrotolate fin sopra alle spalle, pantaloni stretti ornati con una catena da un lato.
La musica non era esattamente il suo genere preferito, ma ne capiva il potenziale, ne percepiva chiaramente l'energia.
Non se ne perse nemmeno una nota.
Il locale si riempì sull'ultima canzone, come previsto la maggior parte dei ragazzi arrivarono a mezzanotte, ma anche durante il concerto un po' di folla c'era. Evidentemente i volantini avevano funzionato.
"Ciao ragazzi" li salutò una voce cordiale e sottile, leggermente coperta dalla musica.
Ochaco sorrideva gentile e sembrava essere fuori contesto almeno quanto loro.
"Oh, Uraraka, ciao! Vuoi... ehm, vuoi da bere?"
Izuku ovviamente cominciò a balbettare e a non vedere altro che non fosse la ragazza.
"Grazie Midoriya, ma al tavolo abbiamo già qualche drink! Vuoi venire a bere qualcosa?"
Le luci del locale mascherarono un po' l'effetto, ma Shoto era certo che le guance dell'amico avessero appena preso fuoco.
"Certo! Ehm, g-grazie!"
"Todoroki, vuoi venire con noi?"
Fortunatamente almeno Uraraka era abbastanza in sé da ricordarsi anche della presenza dell'altro ragazzo.
"No, grazie comunque" sorrise garbato.
"Resterò qui al bancone per stare un po' fuori dalla folla."
Lei gli fece un cenno gentile e si incamminò verso i divanetti, Izuku temporeggiò.
"Ehm tra poco sarò di ritorno, Todoroki, te lo prometto!"
Ma Shoto sapeva benissimo come sarebbe andata la serata: i due avrebbero chiacchierato per delle ore e lui avrebbe passato tutto il tempo a guardare gli altri ballare, coglierne i dettagli, ipotizzare le loro storie.
"Non ti preoccupare Midoriya, fa con calma... siamo venuti qui per divertirci, no?"
Gli occhi grandi dell'amico brillarono.
"F-farò del mio meglio!" Esclamò prima di andare verso la zona in cui Ochaco si era già sistemata.
Trovò un punto del bancone da cui riusciva a vedere tutto quanto, vi si appoggiò coi gomiti e non passarono più di cinque minuti che scorse in mezzo alla folla alcuni membri della band che aveva appena finito di suonare.
Tre di loro si spintonavano, ridevano, ballavano vicino a quello che doveva essere il loro tavolo riservato, il biondo che gli aveva dato i volantini invece no. Lui filò dritto verso il bancone dedicando un dito medio ai suoi amici che lo richiamavano a gran voce. La confusione però era troppa, Todoroki proprio non capì il suo nome.
Cercò di mantenere autocontrollo, continuò a guardare dritto davanti a sé anche quando quello si andò a piazzare proprio accanto a lui ed ordinò qualcosa da bere.
Improvvisamente sentì di essere fissato insistentemente, si voltò verso il ragazzo ed infatti lo trovò intento a guardarlo.
Shoto sollevò un sopracciglio di fronte a quell'occhiata persistente. Poi d'un tratto il biondo sembrò avere un'illuminazione.
"Mi ricordo di te" gli disse appoggiandosi al bancone mentre ancora era in attesa del proprio cocktail.
"Oh beh, meno male" rispose sbuffando.
"Neanche mi avessi visto anni fa."
L'altro sgranò per un istante gli occhi, sorpreso.
"Oggi non sembravi così spigliato... anzi, hai dato proprio l'impressione di essere un idiota."
Todoroki assottigliò lo sguardo e leggermente piccato "La tua maleducazione mi ha colto alla sprovvista" disse, pentendosene un secondo più tardi per il modo in cui suonò come una sconfitta.
Quello rise e nello stesso istante il barista gli porse il bicchiere.
"In effetti sembri proprio uno beneducato, tu... e non avrei scommesso un soldo sul fatto che saresti venuto a questa festa."
"Non volevo venire, infatti."
"E poi cos'è cambiato?"
Shoto lo guardò intensamente come a lasciargli sottintendere qualcosa, ma non aveva la minima intenzione di confermare quello che i propri occhi stavano dicendo.
"Il mio amico ha insistito, tutto qui."
Le iridi stranamente rossastre non gli cedevano neanche un millimetro, resistevano, pulsavano a ritmo delle luci stroboscopiche.
"Mi chiamo Bakugou Katsuki."
Todoroki sorrise furbo e "Ok" disse soltanto, tornando a guardare in direzione del divanetto in cui Midoriya e Uraraka chiacchieravano ad una distanza di sicurezza esagerata persino per loro.
Non dicendo all'altro il proprio nome, credeva di avergli lasciato solo due possibilità: o l'avrebbe mandato al diavolo, o avrebbe insistito. Si sentiva prontissimo ad entrambe le opzioni.
"Beh Metà e metà, che mi dici dei tuoi occhi?"
Shoto voltò il viso di scatto e lo guardò incredulo, di nuovo.
"Metà e metà?"
Bakugou fece spallucce.
"Sai che cazzo me ne frega se non mi dici il tuo nome?"
Forse avrebbe fatto meglio ad andarsene nel momento esatto in cui scoprì che esisteva una parte del proprio cervello che godeva di quel continuo sorprendersi.
Ma rimase.
"È una semplice eterocromia" rispose mollemente.
Esattamente come quel pomeriggio, si sentì di fronte a qualcosa per il quale era del tutto impreparato.
"Mai vista una... ci sei nato, no?"
Todoroki annuì.
"Ti avranno preso per il culo da bambino, che seccatura!"
Non avrebbe saputo prevedere assolutamente nessuna delle frasi che quel ragazzo grezzo e impetuoso avrebbe potuto dire. Non ne era affatto capace.
"Per me comunque hai degli occhi che sono una figata mondiale."
Infatti.
"Uhm, grazie?"
"Ma cazzo, sei tornato l'idiota di oggi pomeriggio?"
Il biondo bevve dalla cannuccia un bel po' del proprio drink, si pulì le labbra con il dorso della mano per poi asciugarsi sui pantaloni cargo neri.
"Non so cosa rispondere a tutte le tue frasi sconclusionate, scusami tanto eh."
L'altro rise, ancora.
"Vieni con me" disse con gli occhi che brillavano. Todoroki sentiva un nodo allo stomaco che non lo lasciava in pace, lo tormentava, lo costringeva a dover regolarizzare respiro e deglutizione.
"No."
Era fuori discussione. Non voleva di certo affrontare l'ignoto, farsi trovare impreparato, dare corda a quel Bakugou Katsuki di cui fondamentalmente non sapeva assolutamente nulla.
"Perché?"
Non era deluso, non era sorpreso, non era offeso. Sembrava volergli scavare dentro.
"Oh, ho un sacco di buonissime ragioni."
"Abbastanza buone da convincere anche me?"
"Se tu fossi un tipo che usa il cervello sono sicuro che ti convincerebbero in un lampo."
Katsuki alzò le mani come in segno di resa, un'espressione masochisticamente divertita in volto.
"Mi ferisci così, Metà e metà!"
Gli occhi bicolore si assottigliarono.
"Certo, come no."
Non gli dava veramente fastidio, anzi, tutto il contrario.
Solo che quell'imprevedibilità lo destabilizzava e come per una sorta di meccanismo di difesa cercava di mantenere le distanze.
"Dai, giuro, non ti mangio... ma se sto un minuto di più qui in mezzo a tutta questa gente del cazzo va a finire che faccio una strage."
"Guarda che questa "gente del cazzo" la conosco, sai?"
"Già... ma il tuo unico amico è troppo impegnato a fare figure di merda con la piccoletta là in fondo e non mi sembra che tu abbia molti altri legami qui dentro."
Ancora una volta lo sorprese. A Shoto venne il dubbio di stare perdendo i colpi, non poteva credere che quel tizio fosse talmente imprevedibile.
"Ah però! Devi proprio essere uno pieno di preoccupazioni se hai tutto questo tempo per impicciarti della mia vita."
Cercò di strangolare subito sul nascere quel piccolo barlume compiaciuto morbido e ammaliante spuntato al solo realizzare che il biondo dovesse averlo seguito con lo sguardo per un po' prima di farsi avanti.
"Sono uno che osserva anche se non sembra."
"Io più che altro invece ascolto."
"Immaginavo... ma io voglio riuscire a farti parlare, sentire la tua voce."
Perché quella frase così semplice aveva un effetto così malizioso, sulle labbra bagnate d'alcol di quel tipo?
Shoto percepì la propria ostinazione vacillare. Sorrise.
"In mezzo a tutta questa confusione dubito che riusciresti a sentirmi."
Il ghigno che si espanse sul viso di Katsuki ebbe il potere di mozzargli il respiro, ma non aggiunse altro alla conversazione. Semplicemente si incamminò e lui, automaticamente, lo seguì.
La calca di persone si dimenava e non badava a niente e nessuno.
Todoroki aveva già rischiato un paio di volte di perdere di vista quei biondissimi ciuffi ribelli, aveva affrettato il passo, sgomitato, imprecato sommessamente.
Bakugou aveva meno problemi, ma non per una questione di forza fisica, piuttosto perché aveva meno riguardi nello spostare di peso chi gli si parasse davanti.
"Todoroki, ehi!"
Qualcuno lo chiamò cercando di sovrastare il volume della musica, lo afferrò per l'avambraccio scoperto.
"Scusa se ti ho abbandonato così" gli disse Midoriya in tono colpevole.
"Non ti preoccupare, lo sai che capisco la situazione."
L'amico gli sorrise.
"Credevo che saresti stato tutta sera al bancone, quando non ti ho visto mi sono preoccupato!"
Shoto diede un'occhiata attorno a sé e per un istante ci rimase male nel non vedere più Bakugou Katsuki - gli piaceva dire per intero il nome cognome di quel tipo - tra la folla.
"Ehm sì, avevo visto qui in mezzo un ragazzo che mi sembrava di conoscere allora mi sono spostato, ma non lo vedo più."
"Oh, scusa è colpa mia!"
"Ma no Midoriya, dai... non fare quella faccia."
La bolgia colpì Izuku facendogli quasi perdere l'equilibrio, Todoroki lo afferrò al volo.
"Ehm... vuoi che andiamo?" Propose proprio il più basso.
"E con Uraraka?"
Le guance lentigginose presero fuoco, lo riuscì a vedere nonostante le luci lampeggianti e colorate.
"Lei è... con le sue amiche ed io... ecco, ero in imbarazzo."
Shoto sorrise quasi intenerito.
"Come vuoi tu, dopotutto sono in macchina con te."
Midoriya avrebbe di certo detto di sì da lì a poco, non c'era dubbio, ma non ne ebbe il tempo.
"Stai cercando di darmi buca, Metà e metà?"
Bakugou comparve dal nulla, Izuku sussultò.
"Tu potevi anche rallentare, comunque."
Del tutto fuori dal proprio controllo, un brivido di sollievo sciolse i muscoli di Todoroki.
"Midoriya, ti va se stiamo un altro po'?"
"Oh..." i suoi grandi occhi verdi lasciarono trapelare tutta la sorpresa di quella richiesta.
"Certo... io, ehm... ti aspetto ai divanetti."
"Dai cerca di divertirti, non stare in disparte tutta sera."
I sorrisi sinceri di Shoto erano una della poche cose che davano coraggio ad Izuku. Forse perché erano qualcosa di raro.
"S-sì Todoroki! Grazie!"
Midoriya se ne andò con una nuova determinazione addosso, non si preoccupò nemmeno dell'aver lasciato il proprio migliore amico insieme ad un ragazzo mai visto prima e dall'aria minacciosa.
"Non riuscirà mai a farsela" commentò Katsuki scuotendo la testa.
"Loro sono più quel genere di persone che dopo anni di impacciato corteggiamento si sposa, fa tre figli e sta insieme per sempre."
Il biondo non commentò, lo guardò qualche istante sembrando fare ragionamenti tutti suoi e poi si decise a parlare.
"Andiamo Metà e metà, tieni il passo."
Gli prese un polso, se lo tirò contro, si rimise in marcia.
"Credevo che avessi sentito il mio nome" disse Shoto cercando di non pensare a quel contatto.
"L'ha detto Midoriya poco fa!"
"Uh? No, io non ho sentito proprio un cazzo."
"Ma non eri uno attento a tutto?"
La calca era distante un paio di metri, attorno a loro solo qualche colonna in muratura e alcune ragazze intente a mandare messaggi o a parlare al cellulare tappandosi un orecchio per il rimbombo della musica.
Bakugou si fermò di colpo e si voltò guardandolo dritto negli occhi.
"Solo a quello che mi interessa... e in quel momento forse ero troppo occupato a fare altro."
Todoroki aveva un senso di aspettativa nelle ossa, il cervello inondato da tutte le possibili risposte a quella che sarebbe stata la sua prossima domanda.
La maledizione di coloro che si prefigurano le conversazioni all'interno della propria testa.
"Tipo?"
Quel ghigno, di nuovo.
"Ci son tante cose che sembrano fatte per essere guardate, su di te... scegli quella che preferisci."
Era un brivido caldo quello che continuava a scuotere Shoto, lento, implacabile, infinitamente logorante.
Katsuki non gli diede tempo, come del resto stava facendo dal primo momento in cui gli aveva attaccato bottone, e si incamminò lungo un corto corridoio. Fu impossibile ignorare il fatto che non gli lasciò il polso nonostante non fossero più in mezzo alla folla.
"Eccoci... qui andrà molto, molto meglio."
Era una stanza scarna, riempita solo da un tavolo scheggiato posto contro una parete, uno specchio squadrato senza cornice e qualche scatolone qua e là. Non aveva neanche una porta, ma una tenda in perline di plastica la separava dal corridoio.
"Che posto sarebbe? Sicuro che possiamo stare qui?"
Bakugou gli lasciò il polso, andò dritto verso uno scatolone e ne tirò fuori due seggioline pieghevoli. Le aprì con uno scatto veloce e le sistemò parallele al tavolo.
"Ti fai sempre prendere dal panico o è semplice curiosità, la tua?"
Si sedette, allungò una mano verso l'altra sedia per incitare Todoroki a fare lo stesso.
"È un maturo approccio alla vita, fatto da rispetto delle regole e istinto di sopravvivenza" rispose sedendosi, ma spostandosi un po' più indietro rispetto a dove l'aveva posizionata il biondo.
Katsuki rise apertamente. Attraverso la pelle della gola tesa si poteva vedere la trachea sobbalzare.
"Cosa ci trovi di tanto divertente?"
Provò a ricomporsi e "Dove sei stato fino ad ora, Metà e metà?" Chiese retorico guardando fissi gli occhi spaiati.
Allungò le braccia, afferrò la sedia ai lati delle cosce di Shoto, tirò verso di sé.
"Sei troppo incredibile per essere vero."
Todoroki dovette impegnarsi sul serio per non apparire imbarazzato o, di nuovo, sorpreso.
"E invece eccomi, in carne ed ossa..."
"Oh, questo lo vedo" lo interruppe malizioso, riuscendo a zittirlo in un battibaleno.
Seguirono alcuni istanti di stallo, sguardi indecifrabili.
"Dimmi una cosa" cominciò poi Bakugou piegandosi in avanti, avvicinandosi a sua volta.
"Perché sei qui con me?"
Shoto aggrottò le sopracciglia, l'espressione sinceramente incuriosita e seria dell'altro riuscì a fermare la tachicardia di poco prima.
"In che senso?"
"Non mi conosci eppure sei qui."
"Oh beh, se è per questo nemmeno tu mi conosci ma mi hai portato con te."
Katsuki sorrise chiudendo gli occhi.
"Sì, ma io lo so perché ti ho portato qui. Tu lo sai perché mi hai seguito?"
Todoroki schiuse la bocca, ma impulsivamente riusciva a pensare solo a risposte che non aveva intenzione di dire.
Quel che contava, però, era che le accettasse lui stesso.
"Bakugou Katsuki" disse con più sicurezza nel tono, più rilassato e sereno di quanto non fosse mai stato quella sera.
"Qual è la tua storia?"
Il biondo per la prima volta venne colto alla sprovvista.
"Come scusa?"
"Qual è la tua storia?" Ripeté in un sorriso.
"Cosa vuoi sapere di me?"
Shoto alzò le spalle, le braccia conserte sul petto.
"Qualunque cosa tu voglia dirmi."
Sul viso di Bakugou tornò a formarsi l'ombra di un ghigno, lo smarrimento di poco prima era solo un ricordo.
"Potrei mentirti" lo sfidò.
"Oh certo, con le parole si può fare di tutto."
"Cazzo Metà e metà... fino a dieci minuti fa sembravi una matricola spaurita ed adesso invece ti mostri tutto sicuro di te" disse ridendo.
"Forse il soprannome che ti ho dato non è poi così sbagliato, eh?"
Todoroki non rispose, ma intensificò il proprio sguardo. Era in attesa di una storia e, oh, l'avrebbe avuta.
"E va bene, ma rendiamo le cose più divertenti... ti butterò nella storia almeno tre bugie. Così, a cazzo."
"Puoi fare tutto quello che vuoi, Bakugou Katsuki."
Le iridi pigmentate di rosso sembrarono per un momento diventare tizzoni ardenti, pulsanti di qualcosa di selvaggio e recondito.
La storia cominciò.
"Ho ventun'anni, ho mollato l'Università di matematica e fisica alla fine del secondo anno, lavoro in una panetteria e quando avevo diciott'anni ho fondato il gruppo con cui ho suonato stasera. Quando andavo al liceo sono stato sospeso tre volte per diverse ragioni: spaccio, graffiti sulle pareti ed atti osceni nei cessi della scuola. Ma ehi, io non posso essere domato. Ho due gatti e sono sfondato di soldi, vivo con i miei ed ho una passione smodata per i supereroi. A dieci anni mi sono rotto un braccio mentre giocavo da solo, fingevo di essere un mutante che sparava esplosioni dalle mani e mi sono lanciato dal primo piano di casa mia. La mia prima ragazza si chiamava Kyoka e amava la musica rock. Amava quello ed il mio amico Kaminari, con cui ha appena avuto un bambino cicciottello e pelato. Ah, devono sperare che non prenda un cazzo da quel fulminato di Denki perché se no li farà dannare per tutta la vita. Odio un sacco di roba, dalle canzoni in spagnolo al modo in cui mi stai guardano in questo momento... preferivo prima, quando sembrava volessi sapere come sono fatto sotto ai vestiti."
Le storie erano decisamente il punto debole di Todoroki Shoto e quella di Bakugou, seppur condita di bugie che pensava di aver individuato, gli piaceva da morire.
"Come sapevi di questa stanza?"
"Quando si è una rockstar si ha anche diritto ad un camerino, sai?"
Suo malgrado gli scappò da ridere.
"Perché sei imprevedibile."
"Che?"
"Ti ho seguito perché sei imprevedibile e non so cosa aspettarmi da te."
Katsuki aveva un'aria compiaciuta e smaniosa addosso.
Inclinò la testa, lo guardò con un fuoco strano negli occhi, si appoggiò di nuovo con le mani ai lati delle cosce di Shoto.
"Anche tu, devo dire... mi aspettavo negassi di avermi guardato come se mi immaginassi senza vestiti."
L'autocontrollo di Todoroki vacillava, tremava così come stavano tremando il cuore e lo stomaco. Lui, così solitamente distante dalle emozioni e dai coinvolgimenti diretti.
"E invece..." disse in un sussurro.
Bakugou si allungò verso la sua gola, i palmi ben saldi sulla sedia in plastica.
"E invece..." ripeté a sua volta respirando direttamente sulla curva bianca del collo.
Risalì in un movimento fluido, distante un solo centimetro dalla pelle di Shoto che agognava talmente tanto quel tocco da sentirlo bruciare su di sé.
"Metà e metà..."
"Mh?"
La voce bassa di Bakugou gli accarezzava la base dell'orecchio, gli riempiva la nuca di brividi che sfrigolavano elettrici espandendosi in lungo e in largo.
"Hai mai baciato un ragazzo?"
Una fitta di piacere esplose in silenzio nel centro esatto del cervello di Todoroki, ovattò i suoi sensi, si espanse correndo lungo i suoi nervi.
Caldo. Aveva dannatamente caldo.
"Posso sempre mentire" riuscì a rispondere con gli ultimi lasciti di una lucidità lontana.
Sentì quelle labbra sorridergli contro la gola, gli mancò il respiro quando lo vide staccarsi e mettersi esattamente di fronte al suo viso.
Se fosse stato un po' più in sé forse non si sarebbe stupito, se avesse avuto qualche secondo in più forse non si sarebbe fatto trovare impreparato.
Ma ovviamente non gliene diede il tempo.
Katsuki socchiuse le palpebre e si sporse in avanti quel tanto che bastava per raggiungerlo. Meno di dieci centimetri, di sicuro.
Baciare il Metà e metà era anche meglio di come si fosse immaginato per tutta la sera, e in tutta onestà anche già quello stesso pomeriggio.
Erano labbra sottili abituate a rispondere stizzite, abituate a sorridere contenute, abituate a ripetere per decine di volte i capitoli studiati per gli esami. Non sapeva quanto pura fosse, gli interessava relativamente, ma quando si schiuse per prima per lasciar passare la lingua, santo cielo, iniziò a capire che avrebbe dovuto prepararsi ad un viaggio tra le stelle.
Shoto non se l'aspettava, non aveva avuto il tempo per formulare quell'ipotesi. Forse il segreto era tutto lì: Bakugou Katsuki era nell'agire più veloce di quanto lui fosse nel ragionare.
Smise di connettere i neuroni nel momento esatto in cui le loro lingue entrarono in contatto. Quel ragazzo non sapeva cosa fosse l'andarci piano però, era evidente. Lo invase tutto in una volta, riuscì a stordirlo, a farlo sentire per la prima volta in balìa di qualcosa che non poteva controllare.
E... gli piaceva. Gli piaceva tanto da sciogliersi attorno a quella lingua.
Le dita di Bakugou stringevano così forte la sedia che nel momento in cui Todoroki portò le mani alle sue braccia ne sentì chiaramente ogni muscolo, ogni tendine. Era così duro.
"Sbriciolerai questa povera sedia se continui così" disse Shoto allontanandosi di poco, dopo essere risalito lungo la lingua di Bakugou.
Quello lo guardò lasciandogli intendere molte più cose di quelle che stava per dirgli, mollò la presa.
"O sbriciolo la sedia o sbriciolo te, Metà e metà... scegli."
Nessuno, mai, gli aveva parlato così.
Fu forse per quello che gli venne naturale alzarsi senza però uscire dallo spazio delimitato dalle braccia dell'altro, allacciargli le mani dietro al collo e andargli sopra in un incastro perfetto di gambe e vestiti.
Non gli rispose neanche, semplicemente, lo baciò. Con i pollici accarezzava l'osso definito della mandibola, ma era solo una scusa per poterlo toccare. Teneva gli occhi chiusi, accoglieva con piacere la lingua di Katsuki pulsando ad ogni affondo.
Non gli interessava che quella stanzina non avesse la porta e che ad una ventina di passi da loro c'erano i suoi coetanei, Midoriya, altre vite, altre storie. In quel momento gli interessava solo la propria, di storie.
Le mani di Bakugou bruciavano sulla sua schiena, lo stringevano, correvano per toccarlo il più possibile dalle spalle alla cintola, ed appena presero l'iniziativa di spingersi più giù, beh, non si staccarono più dal suo culo.
Todoroki lo sentiva, lo sentiva senza margine d'errore: erano eccitati e fermarsi lì sarebbe stato un rimpianto imperdonabile.
Con il rimorso invece avrebbe potuto convivere.
Aveva entrambe le mani su quel viso ribelle, su quella bellezza rude e sfacciata, la lingua di Katsuki che morbida lo stava ancora facendo morire a furia di giocare con il suo pudore, ed involontariamente, d'un tratto, spinse.
Fu un contrarsi di addominali dato da mille cose insieme: il respiro affannato, la voglia di imparare a memoria quel corpo solido ed estremamente caldo sotto di sé, l'istinto.
Todoroki Shoto possedeva una dote come l'istinto e nessuno ne era mai venuto a conoscenza.
Bakugou praticamente ringhiò.
Dovette interrompere il bacio.
"Cazzo Metà e metà..."
"Cosa?" Chiese leggermente imbarazzato, consapevole del proprio gesto.
Il biondo portò la mano sinistra al suo viso: le quattro dita sulla guancia fino ad immergersi tra i capelli bianchi, il pollice sull'angolo della bocca.
"Me lo fai venire duro solo guardandomi, se cominci anche a muoverti così è la fine..."
Shoto schiuse la bocca per la sorpresa e Katsuki ne approfittò infilando il pollice oltre quelle labbra. Gli girò la testa e si fece avanti, mordendo e succhiando la pelle bianca che ondulava sulla clavicola sinistra lasciata scoperta dal colletto in disordine della maglietta.
La mano destra, invece, palpò l'eccitazione del Metà e metà da sopra i jeans. Entrambi sospirarono sommessamente.
Todoroki pensò che fosse un buon momento per ricominciare a muoversi avanti ed indietro, giusto per il gusto di mettere alla prova l'altro, giusto perché semplicemente lo voleva visceralmente.
Bakugou aveva l'aria di essere molto più che affamato, un passo appena oltre il limite.
Con le dita slacciò il bottone, la zip scese rapida e arrendevole. Nel momento in cui gli poggiò il palmo contro ai boxer, oltre a sentire dentro di sé un incendio in piena regola, vide l'altro chiudere gli occhi. Gli leccò le labbra senza togliere il proprio pollice da dove l'aveva lasciato. Prese a palparlo con sempre più intenzione, ricevendo in cambio dei sospiri strozzati, dei movimenti più secchi contro il proprio bacino.
"Ohi, guardami..." disse senza interrompersi nemmeno un attimo.
"Fammi guardare quegli occhi, cazzo."
Shoto di riflesso aprì le palpebre, si ritrovò a dover fare i conti con l'espressione selvatica ed erotica di Katsuki che non appena vide quelle iridi sembrò perdere ancora di più la ragione ed intrufolò la mano sotto ai boxer bagnati dell'altro.
Todoroki si sentiva un filo in imbarazzo. Non riusciva a trattenere i gemiti nonostante si sforzasse per soffocarli, era certo di essere arrossito all'inverosimile e quel contatto visivo lo stava mandando al manicomio.
Ma più di tutto voleva toccare il ragazzo a sua volta, non ce la faceva più a trattenersi. Voleva sapere quanto fosse duro, come gemeva, come l'avrebbe guardato se fosse riuscito a farlo godere.
Scese con le mani, non lasciò spazio a fraintendimenti, indietreggiò di poco per riuscire a muoversi più liberamente anche se ciò significava allontanarsi da quel torace perfetto.
Bakugou tolse la mano sinistra dal suo viso, raggiunse quelle del Metà e metà per aiutarlo a sbottonare i suoi pantaloni.
Non fecero in tempo a far scendere la zip che quello l'aveva già preso in mano entrando oltre l'elastico dei boxer.
I gemiti di Bakugou Katsuki erano molto, ma molto meglio di quanto si fosse immaginato. Per un istante aveva anche pensato che non fosse tipo da dedicarsi a sospiri o versi sommessi, ma poi lo sentì ringhiare, lasciare andare un gemito roco e baritono, e fu contento come non mai di essersi sbagliato.
Si allungarono per cercare le loro lingue, di nuovo.
Erano scomodi su tutta la linea: i pantaloni abbassati stringevano sulla base delle loro eccitazioni, la sedia in plastica cigolava minacciosa, Todoroki cercava di far forza sui quadricipiti per non pesare troppo addosso all'altro ma senza riuscirci del tutto, le loro bocche non erano incastrate e finirono con il bagnarsi di saliva fin oltre il contorno delle labbra.
Eppure continuavano ad indurirsi ancora ed ancora.
Shoto sentì un fremito caldo coglierlo in sincronia ad un movimento perfetto di polso, di riflesso chiuse gli occhi, si morsicò il labbro inferiore sfuggendo al bacio di Katsuki. Spietato, il biondo smise di muovere la mano.
"Vuoi farmi venire?" Gli domandò.
Per la prima volta Todoroki avrebbe volentieri offeso gratuitamente qualcuno.
Frustrato, annuì.
"Sì... sì che voglio."
Bakugou ricominciò a sfregargli contro le dita, fin in punta e poi giù per bagnarlo il più possibile.
"Allora guardami, Metà e metà... fottimi il cervello con quegli occhi che ti ritrovi."
Dopo quella frase non servì molto altro.
Shoto era già al limite, certo, ma quelle parole lo spedirono all'inferno. Sentì uno spasmo addominale involontario, le scosse elettriche farlo a pezzi, il calore prendere forma per poi esplodere in un fiotto denso.
Fece come gli era stato detto e si impegnò per mantenere lo sguardo nelle iridi rosse, cercò di non strizzare gli occhi, di non distogliersi da lì. E venne ampiamente ripagato.
Katsuki non aveva mai visto niente di più bello in vita propria, e dire che aveva girato mezzo mondo.
Il Metà e metà era qualcosa di ultraterreno e quegli occhi ne erano semplicemente la dimostrazione pratica. Luce ed oscurità su un solo viso.
Vederlo godere, venire, contrarsi, schiudere la bocca e arricciare le labbra... cielo, Bakugou non poteva più resistere.
Sovrappose la sua mano a quella dell'altro, aveva rallentato per via dell'orgasmo. Gli leccò le labbra, morì nel constatare che non aveva mai distolto lo sguardo da quando gli aveva spiegato perché volesse essere guardato.
Venne a sua volta bruciando di una passione straziante, il suo seme si andò ad unire a quello del Metà e metà. Avevano fatto un macello sui loro vestiti.
Shoto era stravolto, tutto questo andava fuori da qualunque piano avesse fatto nella propria vita. Bakugou Katsuki doveva proprio avere qualcosa di diverso per essere riuscito a prenderlo così alla sprovvista e farlo persistere nell'ignoto.
Indietreggiò e si lasciò cadere sulla sedia che aveva lasciato vuota una decina di minuti prima, reclinò la testa, strinse forte gli occhi. Li aveva tenuti aperti forzatamente per così tanto che ora gli bruciavano. Così come i polmoni, i sensi, la coscienza.
Bakugou prese un po' di fiato, si alzò ed andò verso i cartoni accatastati a lato della stanza.
"Vuoi un cambio?"
"In che senso?"
"Non penso che tornare di là in queste condizioni sia il massimo per te."
Todoroki diede un'occhiata e capì. Certe macchie non sarebbero passate inosservate.
"Ma sono vestiti tuoi? Li possiamo prendere?"
Il biondo roteò gli occhi al cielo, ma sorrise.
"Sì Metà e metà, possiamo prenderli."
Gli lanciò una maglietta nera con sopra stampati simboli vagamente satanici. Intuì dovesse essere il logo di qualche band a lui sconosciuta.
Si alzò e fece per cambiarsi, dando però le spalle a Katsuki il quale rise tra sé per tutto quel pudore e levandosi la propria maglietta si avvicinò veloce.
"Guarda che per me è un bel vedere anche la tua schiena, sai?"
Lo cinse da dietro in un battibaleno, fece in tempo solo a toccare il suo busto in punta di dita che l'altro si irrigidì all'istante.
"Non avrei mai detto che avessi questo fisico, Metà e metà..." disse baciandogli un trapezio.
"Ce l'hai qualcosa che non va? Mh?"
Risalì baciando lentamente quella pelle bianca, seguì la curva del collo e si fermò solo quando arrivò all'attaccatura dei capelli. Dalla parte borgogna. Ispirò il suo profumo e ogni centimetro del corpo di Shoto vibrò, di nuovo.
"Il carattere" buttò fuori Todoroki.
"Ho un carattere terribile."
Il suo intento era dire qualcosa di serio, ma Katsuki rise di gusto. Sentiva il suo petto - e che petto - tremare contro la sua schiena, si voltò per guardarlo e sorrise a sua volta.
"Che hai da ridere? È vero!"
"Non lo metto in dubbio" rispose solamente, un attimo prima di baciarlo.
Il tempo sembrò dilatarsi in quel bacio. Fu lento, fu caldo, fu pieno.
Fu tutto ciò a cui Todoroki riuscì a pensare durante il viaggio in macchina con Midoriya e poi durante la notte.
Per la prima volta in vita sua qualcosa lo distraeva dai propri programmi, dalle storie altrui, dal continuo progettare di cui solitamente riempiva le giornate.
Il Lunedì, addirittura, dimenticò a casa un paio di libri e per uno come lui era molto più che una distrazione.
"Sei sicuro di non volere compagnia?" Chiese Izuku affiancandolo lungo il vialetto che li avrebbe portati alla grande mensa.
"Sicuro, grazie Midoriya. Ho proprio bisogno di fare una passeggiata."
L'amico lo guardò sgranando gli occhioni.
"Stai bene però? Mi fai preoccupare."
Shoto gli sorrise per rassicurarlo.
"Sono solo un po' stanco, tranquillo... ci vediamo in aula ok?"
Si salutarono, e Todoroki si incamminò deciso verso un luogo ben preciso.
Il sole di tre giorni prima era solo un ricordo. Il vento aveva portato nubi fitte, la temperatura era scesa di nuovo, l'umidità riempiva l'atmosfera e si infiltrava nelle ossa.
Non c'era modo di far sembrare quel luogo lo stesso del Venerdì, eppure ci provò con tutto se stesso. Si sedette sul muretto, tirò fuori il proprio sandwich e lo addentò.
Andò lì per mettere in ordine i propri pensieri, per trovare un senso a quel fine settimana, per cercare di venirne a capo e tornare alla lucidità della settimana precedente. Anzi, alla lucidità di sempre.
Una folata fredda di vento lo colse impreparato, gli sfilò quasi dalle dita il fazzolettino usato.
Si innervosì. Persino il meteo ora si metteva a sorprenderlo e di quel passo non ne sarebbe mai uscito.
"Non è affatto la giornata ideale per fare un cazzo di picnic all'aperto, lo sai?"
Incredulo si voltò di scatto.
Bakugou Katsuki aveva un ghigno in volto, una felpa larga con il cappuccio a coprirgli parte dei capelli biondi e stretti pantaloni della tuta. Si avvicinò a passo lento.
"Continui ad entrare in posti in cui non potresti, lo sai vero?"
L'altro gli sorrise, si fermò ad un metro di distanza da lui.
"Ho una ragione molto più valida della volta scorsa, quindi chi se ne frega."
La testa di Todoroki si riempì di aspettativa, di impazienza, di un desiderio a cui ancora doveva fare l'abitudine.
"Che cosa fai stasera, Metà e metà? Sei in debito con me di una storia."
Il vento soffiò di nuovo, scompigliò i loro capelli, congelò le loro mani, trasportò i loro profumi.
"E tre bugie" aggiunse Shoto sentendo i tasselli di un rompicapo sconosciuto andare al proprio posto.
"E tre bugie."
Gli occhi rossi di Bakugou Katsuki gli suggerirono che le storie degli altri, in fin dei conti, per quella sera avrebbero potuto aspettare.
(Copertina di chiusura sempre della nostra amata Nodosenoatriale )
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro