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Chapter 12

-Bene. Stiamo andando alla baracca 7 senza sapere se loro ci sono o no e senza la minima idea di cosa dire. Perfetto, è la situazione perfetta.- dissi

Carmine prese dalla tasca posteriore un pacchetto di Chesterfield. Era dalla sera passata con Dylan che non fumavo. Ah quella sera, era stata meravigliosa.

-Ne vuoi una?- mi chiede Carmine porgendomi il pacchetto.

-No grazie.- dico. Mi è sempre stato simpatico Carmine. Tempo prima ebbi una cotta per lui. Era carino, con me era molto gentile e disponibile e io in lui vi vedevo qualcosa che sentivo mi mancava. Mi montai la testa sul fatto che lui fosse la persona perfetta per me, eppure poi scoprii che in realtà era solo il migliore amico che chiunque potesse desiderare.

-Davvero? Stai scherzando. Udite, udite gente! Alessandra non fuma più!- dice ridendo
Gli do' una gomitata scherzosamente e poi gli sorrido.

-Oh ma andiamo. Non è che io non fumo più, semplicemente non ho più il vizio e momentaneamente non ne ho voglia. Se ne ho voglia quando c'è qualcuno ad offrirmela la prendo una. E tu ora me ne hai fatto venire voglia. E continuare a dire "venire voglia" fa sembrare tutto ciò uno scioglilingua.- dissi prendendo poi una sigaretta dal pacchetto che ancora era in mia direzione.

Tutti ne presero una, il fumo era un vizio che avevamo preso tutti insieme. E nessuno se lo scollava più, a parte io. O almeno così credevo.

Mi venne però ad un certo punto in mente che avevo dimenticato il cellulare nella 12. Ricordai che era sul tavolo.

-Fermi tutti!- dissi espellento in fumo che avevo appena aspirato. -Ho dimenticato il cellulare. Chi mi da' le chiavi per andare a prenderlo?- chiesi

A quel punto Antonio sobbalzò come se gli fosse appena venuto in mente di aver anche lui dimenticato qualcosa di importante.

-Ho dimenticato si dartele.- disse, poi si avvicinò a me e si inginocchiò, estrasse dalla tasca del giubbotto un cofanetto, era un cofanetto di quelli che si usano per gli anelli quando si fanno delle proposte di matrimonio. Al suo gesto anche gli altri si inginochiarono abbassando il capo.

-Mi state prendendo per il culo o cosa?- chiesi ridendo. E poi tra una risatina e l'altra Antonio alzò il pacchetto e la testa e guardandomi negli occhi disse:

-Ci faresti l'onore di tornare a far parte di noi?- chiese. Al che io risi. Nel cofanetto c'era la mia chiave della 12. Riconoscievo che era la mia, perchè altrimenti chi si verniciava la chiave di "casa sua" di blu?

-Mi prendete in giro. Quando mai io me ne sarei andata? Oh andiamo, non crederete forse che io posso abbandonarvi o anche solo dimenticarvi? Bhe se lo credete vi sbagliate. Siete le uniche persone al mondo per cui io darei tutto.- dissi convinta io stessa delle parole che avevo appena pronunciato.

-Bene. Allora prendi quella stupida chiave e non perderla. Quella sarà sempre la tua casa. E quale idiota rimane senza le chiavi di casa?- disse ridendo Luca.

Strappai dalle mani di Antonio il cofanetto e gridai un "sto arrivando. Ddatemi due secondi" e poi scappai ia in direzione della 12.

Essere tornati era qualcosa che aspettavo da tanto. Stare in America, stare lontani da qui era come avere il cuore diviso in due e stare o solo con una o solo con l'altra parte. Entrambe le parti non riuscivano a vivere in simbiosi perchè quando ero con una, per paradosso mi mancava l'altra. Ma avevo dimenticato quanto bene possano fare entrambe.

Perfino quando arrivai davanti la porta della 12 e infilai dinuovo la chiave nella serratura un pezzo del mio cuore andò a posto. Mi sembrava di essere tornata in estate. La corsa che facevo ogni giorno alla 12 per prendere il costume e andare a mare con gli altri. Era un'emozione che mi mancava provare.

Quando entrai sentii dei mormorii provenire da una stanza. Non sapendo chi potesse essere, sbattei la porta per chiuderla. Così facendo il rumore fece accorgere alle persone che mormoravano che non erano sole, c'ero anche io.

Fu strano sapere  che quelle persone erano Marco e Rosalia.

Quando uscirono dalla porta della piccola stanza mi mancò il fiato. Molto probabilmente sapevo cosa stavano facendo in quella stanza, ma non riuscivo ad ammetterlo a me stessa.

Marco era rimasto lo sesso, alto, con i capelli castani al momento tutti scompigliati. Saranno state le mani di Rosalia a scompigliarli così. Pensai.

Eppure, quando vidi Rosalia rettificai subito tutto. In quella stanza non stavano facendo altro che litigare, la stampa rossa della mano di Marco sulla guancia di Rosalia ne era la prova.

guardai furiosamente Marco negli occhi. Per quanto dolore mi avevano fatto provare entrambi, Rosalia era una ragazza e non meritava di essere trattata male dalla stessa persona di cui si era tanto fidata. Poi seguirono minuti di totale silenzio, finchè non fu poi Marco a romperlo.

-Ma bene. Guarda un po' chi è tornato. Bentornata Ale. Come al solito  il tuo tempismo è perfetto.- disse

-E come al solito la tua stronzaggine supera le mie aspettative. Sei rimasto lo stesso, e non solo fisicamente a quanto vedo- dissi indicando la guancia di Rosalia.

Guardai Rosalia negli occhi, all'interno di essi lessi di tutto, pentimento, tristezza, rabbia, delusione, rimorso e perfino un tocco di gioia nel rivedermi. Non potei continuare a guardarli perchè lei abbassò lo sguardo impaurita, forse, della mia reazione.

-Oh Gesù, quante storie che fai. Sei irritante anche soltanto facendo la vittima. Come ho fatto a sopportarti tutto questo tempo?- disse Marco rivolto a Rosalia mentre si avvicinava a me. Gli lanciai un occhiataccia che non fece altro che far allargare il suo sorriso.

Mi abbracciò, la mia altezza mi aveva sempre portato vantaggi, anche in quel caso, perchè non mi sentii bassa e minuta rispetto a lui. Anzi, avevamo la stessa altezza, anche quando stavamo insieme eravamo così per questo non avevo mai usato tacchi.

Poi portò le labbra al mio orecchio e sussurrò qualche parola, manco fosse un serpente.
-Mi sei mancata sai? E direi che ti sei tenuta in allenamento, hai un fisico da urlo. Sono certo che tu abbia fatto fià stragi di cuori in America, il primo fra tutti però sono stato io se non sbaglio.- disse, lo sentii anche sogghignare.

Mi lasciai uscire una risatina anche io.
-Stronzo e possessivo come sempre. Che dire se non "mi sei mancato"?-
Lo abbracciai più forte e poi lo lasciai uscire e con la solita sicurezza disse "ciao bellezze"

Mi avvicinai piano piano a Rosalia, le feci alzare il viso e diedi un ultimo sguardo a quegli occhi velati dalle lacrime. Poi la abbraciai. E così dopo poco sentii scivolare qualcosa di freddo e bagnato sulla mia spalla e capii che stava piangendo. La strinsi più forte e la sentii sussurrare un flebile "mi dispiace"

-Non stavamo facendo nulla lì dentro, se non litigare come al solito. Direi che abbiamo chiuso. Tra noi è finita.- disse lei, mentre un'altra lacrima silenziosa scendeva lungo la sua guancia.
-Mi dispiace per tutto quello che ti ho fatto passare. Sai, ho capito che stare con Marco è orribile, sempre a litigare. Forse non stavamo bene come lo stavate tu e lui.- continuò.

-Non dispiacerti, ti prego. Lo ho superato, tu non hai nulla di cui scusarti, perchè a volte nemmeno tu puoi sapere a quali inganni può condurti la tua stessa fiducia. Quando ti fidi di una persona sei nelle mani della persona in cui hai riposto fiducia, ed entrambe l'avevamo riposta in Marco, e a quanto pare abbiamo sbagliato entrambe. Ora ti prego, fidati di me e passaci sopra anche tu. non ha senso rivangare il passato.-
dissi io per tranquillizzarla, e mi accorsi solo alla fine che anche io avevo gli occhi straboccanti di lacrime.

-Non è mai andata come hai sempre creduto. Quel giorno quando ci hai visti a baciarci è stata l'unica volta. Non lo avevamo mai fatto prima. Quello fu un periodo veramente orribile per me, e mi ero confidata con Marco, che mi aveva fatto sentire speciale, come quando ti senti terribilmente sola e lui è il tuo unico appiglio. Mi faceva sentire bene, e quel giorno poi mi ha baciata. Mi dispiace molto per questo, perchè ti ho tradita anche io, non solo lui.-

-Oh tesoro... Ti prego dimenticalo.- dissi lasciandogli un ultimo abbraccio.

-ora asciuga queste lacrime, la capanna 7 ci aspetta.- dissi e gli asciugai il mascara colato porgendogli poi un fazzoletto.

Poi la presi a braccetto e uscimmo fuori insieme, dirigendoci verso gli altri sicura del fatto che ci avrebbero accolte come sempre, tra abbracci e festeggiamenti.

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