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Chapter 10

dopo due ore di allenamento che per me furono come due minuti Dylan mi chiamò da bordo vasca

-Credo sia il caso di andare, dobbiamo ancora lavarci e sbrigarci.-

-Perchè? non abbiamo nulla da fare dopo, perchè dovremmo sbrigarci?- chiesi

-Oh... ehm... per niente... solo che, avrei da fare.-

'Ecco che ci risiamo' pensai. Mi stava dinuovo ignorando, come se si volesse sbarazzare di me il prima possibile, ma non gli avrei dato questa soddisfazione così presto.

-Davvero? Cosa?- chiesi cercando di perdere tempo. Avevamo poco tempo per stare insieme e lo avrei perso tutto pur di stare insieme a lui, anche se sarebbe significato stare tre ore a parlare del tempo o di quano fosse brutta la razza dei bassotti anche se a me piacciono, qualunque cosa.

-Uhm... Una cosa molto importante. Potresti venire con me se vuoi.- mi disse lasciandomi spiazzata, forse doveva fare davvero qualcosa di importante e io gli stavo facendo perdere tempo.

'Dai Ale deciditi però!' Disse il mio subconscio.

-Si certo. Ora andiamo a farci una doccia però- dissi radiosa. Avrei passato altro tempo con Dylan e questo mi bastava per essere felice.

E poi mi venne un'idea.

Presi Dylan per la mano e senza spiegazioni lo feci salire su uno scalino e iniziai a recitare un monologo che lo ritraeva come vincitore di una gara olimpionica.

-E per la tua velocità e per la tua innata precisione nelle bracciate ti nomino vincitore delle gare olimpioniche appena create!- dissi finendo il monologo.

-Ora possiamo andarci a fare la doccia O'Brien- dissi iniziando ad avviarmi alle docce saltellando contenta.

Mi infilai sotto la doccia e iniziai a lavarmi creando una nuvola di vapore in tutto il cunicolo provocata dall'acqua fin troppo calda.

L'acqua era il mio elemento, quello che più di tutti mi faceva sentire bene. A volte mi chiedevo se fossi figlia al dio del mare, Poseidone.

Quando finii mi fiondai agli spogliatoi e mi preparai più in fretta che potei, fui rallentata come al solito dai miei capelli che era come se non si asciugassero mai e poi il phon che era attaccato alla parete era poco potente ed era molto scomodo da usare.

-Pronta Signora O'Brien?- mi chiese lui appena fummo l'uno di fronte all'altro.

-Certo, Signor O'Brien.- dissi e dopo averlo preso per mano iniziammo ad incamminarci.

***

-Oh andiamo Dylan muoviti!- dissi mentre parlava al telefono. Si era allontantato e ci stava mettendo troppo.

Il viaggio in macchina durò si e no 5 minuti finchè non fummo davanti casa di Kaya.

-cosa ci facciamo qui?- chiesi curiosa.

-Devo prendere una cosa. Vieni!- disse e mi tese la mano che afferrai subito. Dylan prese le chiavi e aprì. Era tutto buio e io non vedevo nulla.

Ad un tratto però le luci si aprirono di botto e un festone fu la prima cosa che attirò la mia attenzione. C'era scritto 'BUON VIAGGIO' a lettere grandi ed ero più che convinta che fosse per me. Dopotutto chi sarebbe partita se non io?

Kaya uscì da dietro due palloncini che poi tirò in aria.
-Bhe, non hai niente da dire?- disse con aria felice. Notai poco dopo che aveva le punte dei capelli verdi. Erano davvero belli.

-Ti sei tinta i capelli di verde!- dissi ancora intenta a fissarli.

-Davvero? Questo è tutto quello che hai da dire? Con tutto quello che c'è qui dentro tu pensi ai capelli?- disse e solo allora mi concentrai su tutta la stanza.

Oltre al festone c'erano palloncini ovunque. Un grande tavolo era aperto nel soggiorno e sopra era pieno di ciotole, piatti, brocche, tutto pieno di roba da mangiare.

Poi appesi al muro c'erano foto di Roma, di Venezia, di Firenze, di Napoli e anche di Milano. C'era praticamente l'Italia su una parete.

-E tutto questo per cosa è?- chiesi stranita ma felice.

-Bhe tu parti e vai in Italia no? Visto che noi non possiamo venire con te abbiamo fatto venire l'Italia qui.-  ed era vero. Ogni giorno ringraziavo Dio per avermi fatto conoscere loro, per avermi fatto conoscere i miei migliori amici. E quel giorno potei dire che non potevo chiedere di meglio.

-Grazie. Davvero, grazie di tutto, mi avete dato tutto. Un viaggio, avete portato l'Italia qui. Mi mancava. Ma credo che mi mancherete tanto anche voi quando sarò li.- dissi e avevo le lacrime agli occhi tanto era vero ciò che avevo appena detto.

-oh non è niente. Voglio dire, il punto problematico non è l'aver fatto tutto, il punto è averlo fatto bene. Quindi Tyler assaggerà tutto prima di noi. Metti caso che stiamo male poi? Prima Tyler poi noi. Spero che io li abbia saputi fare.- disse e io non potei far altro che abbracciarla.

-Chi mi ha nominato eh?- disse Tyler sbucando fuori. Corsi ad abbracciare anche lui.

-Hei quella è la mia ragazza. Lasciala Tyler!!- disse Dylan ma aveva un tono scherzoso. Lasciai le braccia di Tyler e mi fiondai tra quelle di Dylan.

-Grazie. Davvero grazie di tutto.- dissi lasciandogli un bacio.

-Non devi ringraziarci di nulla. Ora mangiamo? Non vorrei dire ma dopo due ore di nuoto continuo ho fame. Tanta fame.- disse lui sorridendo.

-Si dai. Tyler muoviti e inizia a mangiare! Una cosa per piatto e poi ci dici.- disse Kaya tutta felice.

La serata passò così, Tyler che mangiava per primo e noi che lo seguivamo a ruota, tutto era perfetto.

Poi ci salutammo e ci demmo appuntamento al giorno dopo in aereoporto per salutarci.

***

La mattina arrivò presto quel giorno, io ero tutta euforica ma anche triste, non volevo lasciare l'America, ma la voglia di tornare in Italia era troppa così ni alzai e mi andai a preparare.

Niente trucco, vestiti comodi e valigia preparata da quella santa di mia madre.
La ringrazio ancora oggi per averla preparata lei, altrimenti a me sarebbe venuta un crisi.

-Tesoro sbrigati io perderai l'aero!- gridò mio padre da dentro la macchina.

-Arrivo papà!- gridai di rimando e così facebdo mi avviai verso la macchina e mi accomodai sul posto laterale posteriore.

-Ricorda tesoro, devi salutarci tutti, chiamare appena arrivi, e avvisarci qualunque cosa brutta che accade. E io devo preoccuparmi di non essere troppo apprensiva.- disse mamma ridendo poi.

-Certo mamma. tu ricorda di chiamarmi ogni sera però.- dissi io ancora troppo felice.

Arrivammo in aereoporto e fu allora che capii quale sarebbe stata la cosa più forte da cui distaccarsi. Dylan.

Era stato tutto ciò che avevo avuto in America, era stato lui a presentarmi i miei unici amici. Era stato il mio punto di inizio e volevo che fosse anche il punto finale.

Appena lo vidi gli corsi incontro con le lacrime agli occhi.
-Amore mio guarda dove siamo! Guarda dove mi hai portato! Guarda ciò che sto per fare! Guarda quello che abbiamo costruito! Guarda quanto amore ho per te, e quanto ancora ne avrò!- dissi con le lacrime agli occhi.

-Vieni qui.- disse Dylan stringendomi ancora di più nel suo caldo abbraccio..

-Andiamo Dylan! Lasciala un po' anche a noi!- disse Kaya strattonando Dylan scherzosamente.

-Tu!- esclamai e poi la stritolai con tutte le mia forze.

-Si. Io.- disse con poca voce così la lasciai e poi abbracciai Tyler.

-Grazie grazii grazie, infinitamente grazie! siete le persone migliori che si possano avere come amici!- dissi

-grazie a te per essere nostra amica.- disse Kaya e così la abracciai dinuovo.

-Ora vai. Altrimenti perderai l'aereo.- disse Dylan.

Lo abbracciai di nuovo e poi gli lasciai un bacio sulle sue soffici labbra. Sapevo che mi sarebbe mancato troppo.

-Bene, ciao tesoro mio. Mi raccomando. Sai che io sono qui, basta che telefoni e io ti risponderò.- disse mia madre baciandomi la fronte.

-La mia bambina, sei cresciuta così tanto! Guardati come sei diventata! Una donna oramai, altro che bambina.- disse e nel suo sguardo lessi che era davevro orgoglioso di me cosa che mi rese davvero davvero felice.

Intanto mamma stava salutando Francesca e notai che tra noi c'era anche la sorella di Dylan. Così poi papà salutò Francesca e io dedicai le mie ultime attenzioni a Dylan.

Poi decisi di staccarmi chiamare Francesca e allontanarmi con lei.

Fummo veloci a fare tutto e così salimmo sull'aereo che decollo. Avevo paura. Avevo paura di ciò che mi aspettava, ma sapevo che sarei riuscita a superare tutto e questa sicurezza me la dava solo il ricordo di Dylan e la certezza del fatto che avrebbe aspettato il mio ritorno.

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